RICCARDO BOCCI TRA BATTAGLIE, PASSIONI E TEATRO

Riccardo Bocci è stato colui che per primo ha segnalato a suo tempo che a Riano, dove abita, presto sarebbe stata realizzata una discarica e dunque fu fondatore della primo comitato antidiscarica "Sos discarica Riano".

 

di Gabriella Resse

Riano (RM) – Un volto senza età il suo, che ben si coniuga con la necessaria dinamicità dell’attività  di attore di teatro ,alla quale si avvicina all’età di 23 anni, colto quasi d’improvviso dal fuoco sacro dell’arte, mentre ancora si dedicava agli studi di giurisprudenza all’Università.

Parliamo di Riccardo Bocci che oltre ad essere un abile ed apprezzabile attore contemporaneo, possiede quella sensibilità, nonché capacità empatica ed oratoria che ne hanno fatto anche un attivista impegnato nel sociale. E’ stato infatti fondatore del Comitato “ SOS Discarica Riano “ che ha contribuito in maniera significativa alla lotta alle discariche in generale e più nello specifico, ad allontanare  (speriamo definitivamente) il pericolo discarica dal territorio di Riano, sua terra d’origine .

Il trascorso di cui vi ho parlato, mi ha invogliata a voler meglio conoscere questo personaggio – attore, la sua storia, le sue aspirazioni, il suo punto di vista sul mondo del teatro e dello spettacolo, in un’Italia ormai stretta all’angolo da una crisi economica e culturale senza precedenti.
Quando parliamo della situazione odierna del teatro in Italia, Riccardo indugia in un lungo sospiro e mi spiega quanto in questo paese, la suddetta forma d’arte, sia sottoposta a vincoli elitari da una parte, mentre dall’altra venga trattata come una sorta di sorella povera, rispetto al cinema ed alla televisione “Si può fare grande teatro senza spendere troppi soldi e magari con una redistribuzione più equa delle risorse, evitando gli sprechi ,come alle volte accade nei teatri stabili ” mi spiega ed aggiunge : “ oggi ci sono generazioni di attori e di registi che si formano continuamente, che il mercato non considera e che dunque troppo spesso si ritrovano relegati ad apparire solo alle platee dei teatrini o della sale d’essais.

Un attore dovrebbe avere grande competenza e passione. Giovani attori particolarmente acuti riescono a rielaborare testi e personaggi della tradizione letteraria con grande identità personale e meriterebbero una chance in più rispetto a quello che offre il mercato dello spettacolo e del teatro in particolare”.

Di certo scorrendo il suo curriculum, Riccardo Bocci di raccomandazioni non ne necessita affatto, avendo alle sue spalle esperienza e preparazione di tutto rispetto. Diplomato alla scuola d’arte drammatica “Teatro Azione “di Isabella del Bianco e Cristiano Censi, storica scuola romana d'arte drammatica da cui sono usciti talenti come Elio Germano, ha poi frequentato la scuola d’alta formazione teatrale “Centro Teatrale SantaCristina” diretta da Luca Ronconi e quando non calca le scene, nei momenti di pausa, segue seminari e laboratori teatrali condotti da illustri docenti ,tra questi ricordiamo Geraldine Baron  (Membro dell’Actors Studios di New York).

Gli chiedo incuriosita qual è il metodo che usa per calarsi nelle vesti di un dato personaggio e se ci siano dei ruoli che lo affascinano più di altri. Mi balza subito agli occhi che la sua risposta è animata da quella passione ,quella forza, quel guizzo creativo tipico dell’artista innamorato del proprio lavoro, e così mi confida di non aspirare ad un ruolo in particolare ,ma piuttosto di propendere ,per la scelta ,per personaggi complessi che si distinguano per la forte responsabilità che hanno in scena ,così da poter mettere a frutto il duro lavoro fatto su stesso per crescere come interprete ( cita Strehler, adducendo che per fare un buon attore ci vogliono almeno 10 anni di studio ed esperienza ).

Mi spiega quanto sia importante tenersi strette le emozioni che ispira un dato personaggio ,e quanto sia fondamentale girare intorno alla sua personalità ,essere come un chirurgo dell’anima che sminuzza ed analizza ogni aspetto del suo essere ,al fine di riportarne un’immagine corposa , convincente ed emozionante agli occhi del pubblico.

E da questo punto di vista Riccardo Bocci ha diverse frecce messe a segno, infatti tra i vari impegni professionali ,ricordiamo la partecipazione nel 2003 ad un cortometraggio a fini pubblicitari ,scritto dal regista di fama mondiale Giuseppe Tornatore, l’impegno al teatro Argentina con l’illustre attore-regista Gabriele Lavia e l’affondo interpretativo nella drammaturgia contemporanea, attraverso autori italiani come Luca de Bei e con il teatro di autori quali Vitaliano Trevisan e Giuseppe Manfridi. Con Luca de Bei ,si cimenta in un teatro di impegno civile che racconta la tragica realtà delle morti sul lavoro ,con la rappresentazione dal titolo “ Le mattine dieci alle quattro “,ma Riccardo Bocci interpreta ruoli che attingono la loro matrice anche da autori classici ,da Pirandello a Shakespeare, e per quest’ultimo in particolare ,si mette alla prova nell’articolata rappresentazione del  “ Cimbelino “ ,del quale interpreta ben quattro personaggi .Nel 2013, annoveriamo tra i suoi ultimi impegni, una tournée, come protagonista,  dello spettacolo pluripremiato del teatro dell'Elfo di Milano,” History Boys “ di Alan Bennett, per la regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani ,spettacolo per il quale si è registrato uno straordinario successo in tutt’Italia .
 E dunque dalla nostra chiacchierata informale ,ho potuto desumere la fatica e l’impegno che il lavoro dell’attore impone, e la certosina preparazione che si cela dietro agli artisti che calcano la scena durante le rappresentazioni teatrali “ Mi tengo in esercizio ,mi aggiorno continuamente sulle tecniche di recitazione, frequento diversi seminari e mi dedico spesso e volentieri alla lettura di testi teatrali classici e moderni, ma soprattutto studio con trasporto la poesia”, confessa candidamente e ribadisce : ”

La poesia è una fonte primaria di arricchimento interiore, mette a fuoco le emozioni più intime, regala l’illuminazione su chi sei, su cosa vuoi ,ed un buon attore deve conoscere se stesso al meglio se vuole entrare in empatia con il pubblico e l’approfondimento della poesia è un ottimo metodo”. Gli chiedo infine quali siano i suoi impegni per il futuro e se tra questi c’è anche il cinema, e lui, sorride quasi imbarazzato “ il cinema ? è tutto da scoprire per me, ma sono stato felice di partecipare al film “I baci mai dati” di Roberta Torre, e fra poco avrò la fortuna di stare sul set del prossimo film dei fratelli Taviani registi pluripremiati ,di indiscussa esperienza e comprovato talento”. Mi congedo con un timido “ buon lavoro !”, sapendo che gli auguri nel mondo dello spettacolo vanno fatti in modo accurato ed io non ne sono avvezza, e con l’intima speranza che i volti nuovi del teatro, possano vedere riconosciuto il loro valore e preparazione negli anni a venire.




COMMERCIO ESTERO: E' BOOM PER L'ESPORTAZIONE DI VINO

Redazione

L’aumento record del valore delle esportazioni di vino (+7%) traina l’intero agroalimentare Made in Italy che all’estero raggiunge la cifra record di 33,4 miliardi di euro (+5 per cento). E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat dalla quale si evidenzia che il vino è la principale voce delle esportazioni agroalimentari con un fatturato realizzato all’estero che per la prima volta ha raggiunto i 5 miliardi. L’andamento positivo sui mercati esteri compensa solo parzialmente il forte calo nei consumi che si è verificato in Italia con le famiglie che nel 2013 – sottolinea la Coldiretti – hanno tagliato gli acquisti dal pesce fresco (-20 per cento) alla pasta (-9 per cento), dal latte (-8 per cento) all’olio di oliva extravergine (- 6 per cento) dall’ortofrutta (- 3 per cento) alla carne (-2 per cento) mentre aumentano solo le uova (+2 per cento), sulla base dell’analisi della Coldiretti su dati Ismea relativi al primi undici mesi che evidenzia un calo medio del 4 per cento. Il prodotto Made in italy piu’ esportato è il vino, ma rilevanti sono anche le spedizioni all’estero di ortofrutta, quelle di pasta e di olio di oliva. I 2/3 del fatturato realizzato all’estero si ottiene con l’esportazione di prodotti agroalimentari verso i paesi dell’Unione Europea, ma il Made in Italy va forte anche nelle Americhe e nei mercati emergenti come quelli asiatici. A preoccupare per il 2014 è il rialzo dell’euro che rischia di frenare le esportazioni Made in Italy in mercati importanti come gli Stati Uniti dove ad esempio il valore delle esportazioni di vino – conclude la Coldiretti – ha superato il miliardo di euro nel 2013.

 




CONSUMI: LA SPESA DELLE FAMIGLIE CROLLA DRASTICAMENTE DEL 7% DA INIZIO CRISI

Redazione

I consumi finali delle famiglie nel 2013 sono scesi a 797.634 milioni con un ulteriore calo del 2,6 per cento rispetto all’anno precedente, che ha provocato un drammatico tracollo del 7 per cento dall’inizio della crisi nel 2008 che ha toccato tutti i principali beni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei conti trimestrali dell’Istat sul conto economico delle risorse e degli impieghi a valori concatenati, dai quali si evidenzia che a pesare nell’ultimo anno è stato soprattutto il calo della spesa alimentare che rappresenta la seconda voce nel budget familiari. Gli italiani nei primi anni della crisi – sottolinea la Coldiretti – hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, dall’abbigliamento alle automobili, ma una volta toccato il fondo hanno iniziato a tagliare anche sul cibo con un crollo record del 3,1 per cento della spesa alimentare nel 2013 rispetto allo scorso anno che significa un calo dell’8 per cento dall’inizio della crisi nel 2008. Nel 2013 le famiglie italiane – precisa la Coldiretti – hanno tagliato gli acquisti dal pesce fresco (-20 per cento) alla pasta (-9 per cento), dal latte (-8 per cento) all’olio di oliva extravergine (- 6 per cento) dall’ortofrutta (- 3 per cento) alla carne (-2 per cento) mentre aumentano solo le uova (+2 per cento), sulla base dell’analisi della Coldiretti su dati Ismea relativi al primi undici mesi. In particolare si è assistito – continua la Coldiretti – ad un calo nelle quantità di alimenti acquistati, ma soprattutto all’affermarsi dei prodotti low cost a basso prezzo in vendita nei discount che sono gli unici a fare registrare un aumento (+1,6 per cento) nel commercio al dettaglio nel 2013. A differenza di quanto è accaduto per tutti gli altri settori – sottolinea la Coldiretti – dall’abbigliamento alle automobili, in cui gli italiani hanno rinunciato agli acquisti, per l’alimentare, che va in tavola tutti i giorni, questo non è possibile, almeno oltre un certo limite, ma si è verificato un sensibile spostamento verso i prodotti a basso costo per cercare comunque di risparmiare. Dietro questi prodotti – precisa la Coldiretti spesso si nascondono infatti ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi. Il risultato è che nel 2013 sono aumentati del 14 per cento gli allarmi alimentari in Italia con ben 534 notifiche sulla sicurezza di cibi e bevande potenzialmente dannosi per la salute, sulla base del sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF), rispetto al 2007 in cui è iniziata la crisi. Si tratta di un balzo record nel numero di notifiche nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, rispetto allo stesso periodo di cinque anni fa, prima dell’inizio della crisi. Solo una minoranza di allarmi è dovuta – conclude la Coldiretti – a prodotti nazionali.

 




OZPETEK E AMENDOLA: SFIDA ALL'ULTIMO BOTTEGHINO

di Christian Montagna

I cineasti stavolta propongono una sfida molto ardua. A combattere il duello saranno il regista turco Ferzan Ozpetek e l’attore e regista Claudio Amendola. Due uomini, due grandi figure del cinema italiano che raccontano due storie diverse. Un misto tra dramma e commedia è quello proposto da Ozpetek in ”Allacciate le cinture” definito da lui stesso il film sulla vita. Nel cast: Smutniak, Arca, Scianna, Scicchitano, Crescentini, Ranieri, Elena Sofia Ricci e Paola Minaccioni. Il regista torna a girare nella Lecce che aveva fatto già da sfondo al famoso “Mine Vaganti” raccontando l’amore tra Elena e Antonio.
Scritto da Gianni Romoli, con il suo solito stile un pò melodrammatico non mancano nel film famiglie disfunzionali, amici gay, uomini rozzi e razzisti.
Una storia che parla di amore, amicizia e sofferenza dovuta alla più brutta delle malattie: il cancro. E’ proprio nel momento della scoperta di questa malattia il regista non risparmia nessuna scena: dalla sala della
chemioterapia, alla perdita dei capelli, alla parrucca e alla storia vissuta in ospedale con il marito incurante dell’aspetto della moglie malata. Il film, criticato per mancanza di colpi di scena, sin dall’inizio presenta una evoluzione dei fatti chiaramente: lei (Kasia Smutniak) di buona famiglia, con aspirazioni imprenditoriali e un migliore amico omosessuale e socio in affari (Filippo Scicchitano) si innamora di lui (Francesco Arca) proletario, meccanico, omofobo e vagamente razzista. E’ il caso di dire che gli opposti si attraggono. Ad affiancare la drammaticità delle tematiche affrontate alcuni siparietti comici. Claudio Amendola invece debutta con una commedia sportiva ambientata ai tempi della crisi. Nel cast de “La mossa del pinguino” Ricky Memphis, Edoardo Leo, Antonello Fassari, E. Fantastichini e F. Inaudi.
Amendola debutta dietro la macchina da presa evitando con grande umiltà di inserirsi tra i protagonisti. Racconta una storia di amicizia in un tempo in cui sembra veramente difficile poter sognare.I protagonisti però lo fanno, cercando di poter diventare una squadra di curling e andare a disputare le olimpiadi a Torino. Per raggiungere questo obiettivo si servono di trucchi e stratagemmi. Definito dalla critica come un film di attori, una commedia di caratteristi e caratterizzazioni, sui valori della famiglia e sulla precarietà dei sogni. Già, perché purtroppo anche i sogni al giorno d’oggi sono precari.
Grande abilità del regista è quella di giocare sul paradosso, a cominciare dalla scelta di uno sport così misterioso come il curling. Un film dunque in cui le risate non mancheranno, in cui lo sport è metafora di vita e rinascita.
Due storie totalmente differenti ma entrambe specchio della nostra società. La sfida al botteghino è cominciata. Che vinca il migliore!




PUBBLICITA’ OCCULTA NEL SERVIZIO DELLA BELEN RODRIGUEZ CON SUO FIGLIO SUL SETTIMANALE CHI

di Cinzia Marchegiani


Spesso i giornali e le riviste sono accusati di realizzare servizi e reportage fotografici per propagandare e mettere in visibilità attori e personaggi che gravitano del mondo dello spettacolo. Stavolta il servizio su Belen Rodriquez pubblicato dal settimanale CHI sul n.17 dello scorso 24 aprile 2013, intitolato “Belen con il suo Santiago” è stato messo sotto istruttoria dall’AGCM, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che nella riunione del 29 gennaio 2014 ha deciso di sanzionare con 70mila euro ciascuno per Mondadori e Unifarm e a 50mila euro per Philips per pubblicità occulta.
In particolare, si legge nel comunicato dell’Antitrust, che nel servizio pubblicato erano riportate, ingrandite, riquadrate in rosso e isolate dal contesto, le immagini di un latte per neonati, Neolatte1, e di un biberon della Avent. Nelle didascalie che accompagnavano le foto venivano specificati prezzi e proprietà dei due prodotti: in particolare il latte artificiale veniva indicato come “un tipo di latte in polvere per lattanti con Bifidus naturali, che favoriscono una sana e buona digestione” mentre il biberon “in PES (Polietersulfone) per neonati, riduce al minimo l’aria nella pancia evitando coliche e irritabilità”.
L’indagine ha messo in evidenza che il latte Neolatte1 è prodotto da un’azienda tedesca ma distribuito nel canale delle farmacie da Unifarm, società di farmacisti, che opera nel settore della distribuzione intermedia del farmaco. La società olandese Philips produce anche prodotti per le mamme e i bambini, fra i quali il biberon Philips Avent.
Secondo l’Antitrust “ pur in assenza di una prova diretta dell’accordo, è stato possibile desumere la natura pubblicitaria del messaggio da molteplici indizi precisi e concordanti quali: la collocazione delle foto (ingrandite, riquadrate in rosso e fuori contesto rispetto al contesto narrativo e fotografico del servizio), le informazioni sui prodotti (caratteristiche e prezzi), la differenza tra il servizio in bozza (che non conteneva riferimenti specifici a prodotti individuati e alle loro caratteristiche) e quello poi pubblicato. Si tratta di chiari elementi distintivi rispetto a quelli che si trovano nei servizi giornalistici sulla vita dei personaggi pubblici, la c.d. informazione leggera.”
Nell’impaginazione mancava inoltre qualsiasi accorgimento o indicazione che rendesse evidente ai consumatori la natura promozionale delle immagini.
Come spesso accade, nulla è per caso e il lettore diventa spesso il consumatore inconsapevolmente indotto a acquistare prodotti che sembrano essere usati nella quotidianità dai personaggi intervistati, questi sono messaggi neanche tanto subliminali dovrebbero essere passati come delle vere pubblicità commerciali….. altro che Belen e il suo Santiago.

 




DEPRESSIONE POST – PARTUM: CHE COS'E', COME RICONOSCERLA E COME INTERVENIRE

di Dott.ssa Catia Annarilli – psicologa psicoterapeuta

La gravidanza e il parto nella vita di una donna sono momenti molto importanti, ci si trova a vivere profondi ed intensi cambiamenti emotivi e corporei che la obbligano ad una riorganizzazione profonda del proprio essere donna; il vissuto generale in queste circostanze, spesso, è di profonda vulnerabilità. È pensiero comune quello per cui ogni donna in gravidanza viva una felicità intensa per la formazione della nuova vita e per la famiglia che si allarga e, per tali ragioni, sentimenti depressivi o aspetti di ansia e preoccupazione potrebbero non essere riconosciuti. Gravidanza e parto, in realtà, possono anche essere intense fonti di stress tali da scatenare nelle neo mamme alcuni disturbi caratteristici come quelli dell’umore: da forme più lievi fino a stati più patologici.
La reazione psicologica successiva alla nascita di un figlio è imprevedibile ed estremamente variabile. È legata e condizionata dalle aspettative più profonde della donna e della famiglia, dalle modalità e dalla dinamica del parto, dall’allattamento, dallo stato di salute della donna dopo il parto, dalla presenza di una solida e consolidata relazione con il partner. La discrepanza fra le aspettative e la reale situazione può alimentare sentimenti e vissuti di profonda inadeguatezza tali da indebolire la donna e rendere incerta la relazione di accudimento primario; è proprio in questo momento che è opportuno sondare la presenza di sintomi specifici della depressione o di pensieri infanticidi.
Alcune donne possono avere difficoltà ad accettare il nuovo stato provando sentimenti contrastanti, oscillando tra felicità e paura. Anche se questo tipo di reazioni sono molto comuni, non vengono quasi mai espresse dalle donne per timore di essere giudicate inadeguate nella funzione materna; la mancanza di ascolto di queste parti di Sé può determinare un passaggio in cui sentimenti di tristezza e ansia si trasformano in veri e propri sintomi depressivi.
La depressione post-partum è un disturbo dell’umore, può colpire le donne nel periodo immediatamente successivo al parto. È una condizione diversa sia da quella definita baby-blues, che dalla psicosi puerperale; la prima caratterizza le primissime settimane dopo il parto, è una sindrome benigna transitoria abbastanza diffusa, che non necessariamente si trasforma in uno stato patologico depressivo vero e proprio, e che solitamente ha una risoluzione spontanea in breve tempo; la seconda, la psicosi puerperale, è invece uno stato psicopatologico grave caratterizzato da sintomi psicotici veri e propri, che richiede l’immediato intervento di uno specialista.
Fattori di rischio nell’insorgenza della depressione post-partum.
Sembrerebbe che i fattori di rischio per la DPP non siano diversi da quelli per la depressione nella popolazione generale: questi aumentano solo la probabilità che una depressione si possa manifestare ma non sono fattori causali necessari. Alcuni ritengono che l’improvvisa variazione ormonale – calo del livello degli estrogeni e del progesterone – possa essere un fattore scatenante, ma appaiono decisamente più significativi gli aspetti di carattere psicologico, come:
storia personale di depressione; timore per le nuove responsabilità; cambiamento del proprio aspetto fisico; depressione durante la gravidanza; mancanza di sostegno sociale e/o familiare; gravidanza non pianificata; avere già due o più figli; disoccupazione; la fatica fisica del post-partum e le alterazioni del sonno possono essere un potente induttore di stress che agendo sul sistema immunitario materno può ridurre la capacità di difesa e di reazione, rendendo la donna più vulnerabile alla depressione;
Soprattutto per il primo figlio, la donna deve affrontare alcuni importanti compiti evolutivi di riorganizzazione psichica:
cambiamento di ruolo nelle relazioni sociali; costruzione di una nuova identità femminile; nuovo equilibro di coppia; confronto con la propria relazione materna; perdita dello stato simbiotico con il bambino; confronto fra il bambino immaginato e quello reale; relazione di dipendenza con il figlio;
Molte pazienti tendono a non riconoscere il proprio stato depressivo, può esserci riluttanza a confessare questi vissuti per vergogna, senso di fallimento o timore di essere giudicate inadeguate alla cura del proprio bambino. Alcune attribuiscono ai repentini cambiamenti di umore, alla stanchezza e alle difficoltà di relazione la causa del disagio piuttosto che ammettere di essere depresse.
La depressione materna non trattata può interferire negativamente con lo sviluppo cognitivo, emotivo e comportamentale del bambino.
Il riconoscimento precoce dei sintomi depressivi e dello stato di profonda sofferenza della donna permette di attuare tempestive azioni psicoterapeutiche e farmacologiche (se necessarie), utili alla positiva risoluzione della situazione.
Cosa fare? Come chiedere aiuto?
L’intervento deve essere sempre tempestivo per contenere il più possibile gli effetti dannosi per la mamma e il neonato. È importante rivolgersi a uno psicoterapeuta in quanto il sostegno psicologico e la psicoterapia risultano essere gli interventi più efficaci nella cura e gestione del momento depressivo post parto.

La psicoterapia
La donna che soffre di depressione post parto deve essere aiutata a riconoscere i segnali del malessere, e a formulare una richiesta di aiuto. Ha bisogno di ritrovare fiducia in sé stessa, nelle proprie capacità di madre e di donna, deve essere sostenuta nella costruzione della relazione di attaccamento con il proprio bambino. Ha bisogno di essere accolta, ascoltata e compresa nei vissuti di colpa e di vergogna che la sofferenza ha determinato, compromettendo a livello profondo la sua autostima e la costruzione della nuova identità materna. Per tutti questi motivi un percorso di psicoterapia e di accompagnamento alla maternità sembra essere il trattamento elettivo nell’incontro terapeutico, dove la donna può trovare uno spazio di ascolto neutro e poter depositare ed elaborare i sentimenti più inconfessabili senza sentirsi giudicata, potendo ritrovare il senso della propria storia alla luce della nascita di un figlio, e all’ombra della rivisitazione del rapporto con la propria madre. La maternità riporta la donna a rivivere emozioni legate al rapporto con le proprie figure di attaccamento, e talvolta ciò può essere fonte di conflitto e di disagio interiore; nello spazio di ascolto terapeutico anche questi aspetti possono trovare un contenimento rassicurante in un processo evoluto di crescita del ciclo vitale.
Il trattamento farmacologico quando è necessario ?
I farmaci psicotropi possono essere dannosi per il feto e per il neonato, e possono compromettere l’allattamento al seno. È quindi necessario considerare gli effetti patogeni e la tossicità perinatale; di conseguenza, l’uso di farmaci deve avvenire solo dopo attenta valutazione da parte di uno psichiatra e dietro sua diretta prescrizione. Qualora fosse necessario un trattamento farmacologico questi dovrebbe possedere il più basso profilo di rischio per la mamma e per il neonato, dovrebbe prevedere un dosaggio minimo efficace a permetterne l’allattamento. È consigliabile comunque affiancare sempre l’assunzione di farmaci ad un trattamento psicoterapeutico.

Contatti: 

Dott.ssa Catia Annarilli
psicologa psicoterapeuta

cell. 347.1302714 
catia.annarilli@gmail.com

www.psicologa.catia.annarilli.it
 




CONSUMI: UN ITALIANO SU TRE TEME CRIMINI ONLINE

Redazione

Un italiano su tre (33 per cento) non si fida dell’uso di internet per attività come operazioni bancarie o acquisto on line principalmente perché si preoccupa che qualcuno possa prendere i suoi dati personali ed utilizzarli in modo improprio, ma anche per problemi di sicurezza sui pagamenti on line. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla Indagine Eurobarometro della Commissione Europea sul cybercrime dalla quale emerge che la metà degli italiani accede ad internet almeno una volta al giorno, ma il 33 per cento non lo fa mai. Per difendersi – sottolinea la Coldiretti – il 23 per cento degli italiani ha installato software antivirus, il 22 per cento non apre le email di persone sconosciute, il 21 per cento visita solo siti di cui si fida e il 19 per cento evita di dare informazioni personali. La preoccupazione di essere vittima di cyber reati in Italia è maggiore – sottolinea la Coldiretti – rispetto alla media dell’Unione Europea dove appena il 28 per cento non si fida dell’uso di internet per operazioni bancarie o acquisti on line. Si tratta di un freno importante allo sviluppo del commercio on line a livello nazionale dove tuttavia risulta in forte crescita. In Italia a fronte di quasi nove utenti su dieci (89 per cento) che si informano online su prodotti e sui marchi, la percentuale di utenti Internet che acquista online si ferma al 34 per cento secondo una analisi della Coldiretti sulla base di uno studio Agriventure/Campagna Amica dal quale si evidenziano grandi prospettive di crescita per il commercio alimentare su internet. I dati di mercato mettono in evidenza che – sottolinea la Coldiretti – in Italia solo il 9 per cento degli utenti che fanno acquisti su internet comprano in ambito alimentare con un peso sul fatturato complessivo e-commerce intorno all’1,2 per cento (la percentuale più bassa nell’Unione Europea), contro il dato della Gran Bretagna che si attesta al 5,5 per cento (il più alto nell’Unione Europea). Gli italiani hanno preferito fino ad ora usare internet per acquistare elettronica (5 per cento), assicurazioni (6 per cento), turismo (24 per cento) e soprattutto per il tempo libero (57 per cento). Il potenziale di crescita per il cibo in Italia è quindi enorme con oltre il 29 per cento degli italiani che dichiara comunque di fare ricerche sul web per confrontare prezzi e caratteristiche dei cibi, secondo l’analisi Coldiretti/Censis. Si tratta di un numero non lontano dai 15 milioni di persone nel complesso e in particolare sono oltre 5,7 milioni a farlo regolarmente. A frenare la vendita di alimentari on line – prosegue la Coldiretti – sono anche la deperibilità dei prodotti in vendita e le preoccupazioni per le caratteristiche qualitative. In questo contesto pero’ un vero boom – precisa la Coldiretti – si sta registrando per le prenotazioni on line per acquisti di prossimità anche direttamente dal produttore a chilometri zero, che consentono di verificare direttamente le condizioni di produzione. Una operazione che – prosegue la Coldiretti – viene spesso fatta attraverso gruppi di acquisto, i cosiddetti Gas formati da condomini, colleghi, parenti o gruppi di amici che decidono di fare la spesa insieme per ottenere condizioni vantaggiose. Una opportunità offerta – conclude la Coldiretti – dalle iniziative di successo che sono state avviate anche nella rete dei punti vendita e dei mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

 




L'AGRICOLTURA ITALIANA FESTEGGIA L'8 MARZO CON 228MILA IMPRESE TUTTE ROSA

Redazione
Sono 227.894 le imprese agricole guidate da donne in Italia dove ormai nelle campagne quasi una azienda su tre (29,3 per cento) è rosa a seguito del progressivo aumento della loro presenza in termini percentuali sul totale. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della festa della donna sulla base dei dati Unioncamere relativi al 2013. Dopo quello del commercio è  – sottolinea la Coldiretti – il settore agricolo quello in cui la presenza femminile è maggiore. L’ingresso progressivo delle donne nell’agricoltura italiana – sottolinea la Coldiretti – ha certamente dato un forte impulso all’innovazione che ha caratterizzato il settore con l'ampliamento delle attività ad esso connesse come la trasformazione dei prodotti, la nascita del settore dell'agribenessere, il recupero di antiche varietà, le fattorie didattiche, gli agriasilo, la pet-therapy, l’adozione di piante e animali on line  e tante altre innovazioni. “Questa multifunzionalità, che è la caratteristica principale delle aziende agricole condotte da donne,  genera piu’ occupazione perche sviluppa attivita’ particolari che si affiancano a quella principale per fornire un prodotto o un servizio particolare”, afferma Lorella Ansaloni, responsabile nazionale di Donne Impresa Coldiretti. La capacità di coniugare la sfida con il mercato, il rispetto dell'ambiente e la qualità della vita a contatto con la natura sembra essere – precisa la Coldiretti – una delle principali ragioni della presenza femminile nelle campagne. Un impegno che – conclude la Coldiretti – è infatti particolarmente rilevante nelle attività piu' innovative e multifunzionali come dimostra il protagonismo delle donne nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica, negli agriturismi o nelle associazioni per la valorizzazione di prodotti tipici nazionali come il vino e olio.
 




"LA GRANDE BELLEZZA": UNA NOTTE DA OSCAR

di Christian Montagna

Proprio una grande bellezza mi verrebbe da dire parlando della serata di ieri peccato però che cadrei in un gioco di parole. Al Dolby Theatre, per la ottantaseiesima edizione, si è tenuta la cerimonia degli Oscar. Alla conduzione per la seconda volta Ellen De Generes. Criticata dalla maggior parte dei telespettatori, nonostante disponesse di un cast stellare, la cerimonia ha registrato molti punti morti e lentezza nell'esecuzione della scaletta.
Addirittura stamattina sul famoso Twitter veniva paragonata all'ultima funesta edizione del Festival di Sanremo. La televisione russa, ha boicottato la trasmissione nelle reti televisive nazionali a causa delle tensioni diplomatiche in corso con gli Usa. Proprio negli Stati Uniti invece a pensarci a diffondere le immagini provenienti da Los Angeles ci ha pensato il Network ABC. Solo il 16 gennaio erano state annunciate le candidature. Ieri i verdetti finali: film vincitore per eccellenza "12 anni schiavo di Steve Mc Queen e a grande sorpresa premio come miglior film in lingua straniera "La grande bellezza". Se dopo quindici anni, l'Italia torna a sognare,l'ultima volta ci aveva pensato Roberto Benigni con "La vita è bella", è soltanto grazie a lui, Paolo Sorrentino. Napoletano di nascita, classe 1970 è uno dei registi, sceneggiatori e scrittori italiani più acclamati della nazione. A quanto pare anche dal resto del mondo. Vincitore di sette David di Donatello, Premio della giuria al Festival di Cannes nel 2008, Premio Strega nel 2010 è riuscito a trionfare anche a Los Angeles. Vittoria,a mio avviso meritatissima, dedicata alle sue città di ispirazione Napoli e Roma, a Federico Fellini, Martin Scorsese, i Talking Heads , Diego Armando Maradona e ai suoi genitori. "La grande bellezza", scritto in collaborazione con Umberto Contarello e interpretato da Toni Servillo aveva registrato in Italia un incasso di oltre sette milioni di euro e nel resto del mondo di circa venti milioni di dollari.
Un successone insomma! Accompagnato da una serie di giudizi contrastanti è stato definito da molti il film che riduce in lacrime. E lo stesso effetto lo ha ottenuto anche con i telespettatori stranieri che lo hanno fortemente apprezzato. Un Italia sul podio dunque. Nonostante le critiche al film elargite sui social network e la situazione che stiamo vivendo noi in quanto paese, questi avvenimenti ci fanno ricordare quanto sia bello appartenere a questa terra. La ripresa avverrà. Nel frattempo però godiamoci questo MADE IN ITALY in tutto il mondo. Grazie Paolo!




CRISI, GRANO ALLE STELLE: L'UCRAINA FA LIEVITARE I COSTI DELLA PASTA

Redazione

Il prezzo mondiale del grano è schizzato ai massimo da inizio anno, ma a salire sono anche le quotazioni di orzo e mais per effetto delle tensioni in Ucraina che è considerata il granaio d’Europa e si classifica tra i paesi leader nelle esportazioni a livello internazionale. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti che evidenzia come gli effetti della crisi in Ucraina si sono fatti sentire, oltre che sulla borse e sul petrolio, anche sul mercato delle materie prime agricole per la produzione di pane, birra ed anche mangimi per l’allevamento, come dimostra l’andamento delle quotazioni al Chicago Board of trade di grano,e mais . A preoccupare è la situazione sul Mar Nero per gli effetti che potrebbe avere sulle spedizioni navali a breve termine, ma nel lungo periodo le attuali tensioni rischiano – sottolinea la Coldiretti – di far saltare la creazione in Russia, Ucraina e Kazakistan del Comitato cerealicolo del Mar Nero con l’obiettivo di aumentare la quota di questi Paesi nell'esportazione mondiale dei cereali dall’attuale 20 per cento al 30 per cento, grazie non solo a un nuovo istituto di coordinamento, d'informazione che segue la situazione al mercato di cereali, ma anche una struttura logistica più moderna e più competitiva. Le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime agricole sono sempre piu’ condizionate dalle situazioni economiche e sociali internazionali sulle quali si innestano facilmente le speculazioni che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro fino alle materie prime come grano, mais e soia. Garantire la stabilità dei prezzi in un mercato a domanda rigida come quello alimentare è un obiettivo di interesse pubblico che – continua la Coldiretti – va sostenuto con l’introduzione di interventi di mercato innovativi a livello comunitario, ma anche con investimenti a livello nazionale per sostenere le strutture impegnate a stabilizzare il mercato. In Ucraina nel 2013 – conclude la Coldiretti – sono stati raccolte 63 milioni di tonnellate di cereali, il 36,3% in più rispetto all’anno precedente. In particolare, la terra ucraina ha prodotto 22,27 milioni di tonnellate di grano (+41,3%), 7,56 di orzo (+9%) e 30,9 di granoturco (+47,4%). Sono invece scese le quantità raccolte di miglio (102.000 tonnellate, -35,2%), avena (467.200 tonnellate, -25,8%), grano saraceno (179.000 tonnellate, -25%), riso (145.100 tonnellate, -9,2%) e segale (637.700 tonnellate, -5,8%). Inoltre, sono diminuite le barbabietole da zucchero (10,75 milioni di tonnellate, -41,7%) e sono aumentati i semi di girasole (11,04 milioni di tonnellate).




ROMA, VIA VENETO: ARRIVEDERCI RINO

Chiara Rai

ROMA – Non può essere un addio la partenza di Rino perché lui, tutti i giorni sarà vivo per la smisurata energia che ci ha lasciato. Rino era oltre perché guardava sempre oltre l’oltre. Onesto, sincero, schietto, polemico, ribelle, innamorato della vita, della sua famiglia dei suoi affetti e amico unico e irripetibile. Rino era un vulcano, era ‘pane al pane vino al vino’, semplice ma elegantissimo anche quando non indossava la cravatta. Bastava sedergli accanto un attimo al tavolino all’aperto del suo Harry’s Bar per accorgersi che il suo sguardo puntava oltre le colonne d’Ercole, ad isole lontane dove già poteva scorgere le sue idee realizzate, concretizzatesi in un momento, per lui bastava volerlo. Solo un simile genio riusciva a penetrare l’inesplorabile e nel momento che pensava “l’impossibile”, questo aveva già bussato alla sua porta. Infatti Rino può essere preso d’esempio, come ha detto anche lo zio nella predica, perché è riuscito a superare se stesso. Nato in piccolo paese, Galluccio, in provincia di Caserta e approdato a Colleferro in provincia di Roma è diventato barbiere e da barbiere è uscito fuori dal suo paese per trasferirsi a Roma e dopo poco tempo, proprio perché si è saputo sempre sperimentare e mettere alla prova è diventato l’imperatore di via Veneto, proprietario dell’Harry’s bar, emblema della Dolce Vita e fondatore dell’associazione dei commercianti dell’intera famosa strada, Commendatore della Repubblica Italiana e tanto altro. Ha amato quel posto, “casa sua”, si arrabbiava Rino, sbraitava, quando le istituzioni e la politica allentavano l’attenzione sulla strada più famosa di Roma. Si è interessato con gusto indiscusso e sovrano di tutto per anni: Dalle aiuole alle magnifiche luminarie sotto Natale. “Da presidente – mi disse un paio di anni fa – addobbammo un grande albero di Natale che nulla aveva da invidiare a quello di Central Park, di fatti facemmo un gemellaggio Via Veneto – Fifth Avenue”. Ecco Rino: sapeva portare l’America in Italia, l’Harry’s bar in tutto il mondo e il suo paese nell’universo. Paese inteso come attaccamento alle radici, dove ha toccato con mano la fatica, la perseveranza condita di umiltà seguita dalla grande scia di volontà che ha fatto un grande uomo. Tutte queste qualità le ritroviamo in suo fratello Piero, al timone dell’Harry’s Bar perché chi se non Piero ha davvero respirato e vissuto un’arte di difficile trasmissione: aldilà del lavoro, aldilà di master e pratica, oltre l’oltre. Piero incarna tutte le qualità di suo fratello, non è stato passato un testimone ma è stato operato un percorso condiviso al timone del transatlantico della dolce vita. Con viva e sincera commozione, ricordo insieme alla mia famiglia, quanto Severino Lepore fosse una persona onesta e perbene. Così ha voluto essere ricordato anche dallo zio, perché così lui era: una stella cometa che ha fatto ardere via Veneto, illuminando una grande e immensa famiglia. Per questo motivo tanti amici erano oggi presenti per salutarlo. Buon viaggio imperatore.

Emanuel Galea

Come tutti gli uomini di successo, Rino Lepore non è nato “già imprenditore”.  Lo è diventato grazie al suo carattere tenace, forte, grazie a quella voglia di fare che gli era propria, di cercare sempre il meglio, di guardare avanti, sempre scrutando traguardi migliori ed inesplorati, senza accontentarsi. Era un uomo di un’intelligenza irrequieta, superattiva, in cerca costante di mete più alte. L’ho conosciuto negli anni settanta. Si era presentato per coprire un incarico di responsabilità nel posto dove io prestavo servizio. Il mio primo impatto con Rino è stato positivo. In quel colloquio Rino mi aveva dimostrato che davanti a me c’era l’uomo giusto per quell’incarico. Da quel giorno siamo rimasti amici. Questa esperienza, sono certo, ha fatto nascere in Rino la passione per la Ristorazione. Pochi mesi dopo ci siamo salutati e qualche anno dopo ci siamo rivisti a Via Veneto. Passando per recarmi in ufficio, ogni mattina incontravo l’amico Rino, fuori del locale Ciao Bella, la sua nuova impresa, il suo nuovo acquisto nel campo della ristorazione. Rino Lepore, ormai un imprenditore della ristorazione con meriti e riconoscimenti indiscussi, non perse l’occasione, quando l’Harry’s Bar, che a tanti richiama le felici serate della Dolce Vita, gli offrì l’occasione a cui ambiva da sempre. Dal locale Ciao Bella salì Via Veneto e conquistò l’Harry’s Bar, tempio e meta di uomini di affari, politici e personaggi dello spettacolo. Oggi Rino ci ha lasciato verso un’altra meta. L’augurio che gli facciamo è che dove sta ora possa trovare quello che ha sempre cercato, il meglio, il bello, il più sereno. Ciao amico, che tu possa trovare la pace. Ciao Rino, oggi a Via Veneto, senza di te, c’è una luce in meno. 

 

Luigi Caporicci (Presidente del Gotto d’Oro)

Noi lo abbiamo visto solo due volte, più che sufficienti per avere l’impressione di una persona per bene. Chi l’ha conosciuto più a lungo, ne ha potuto apprezzare meglio e più le doti umane che promanava. Mi dispiace tanto per Piero, che ritengo riconosceva in Rino una salda guida e riponeva nel fratello una totale fiducia. Un rapporto di reciproca affidabilità.

Giovanna Bizzarri (pianista cantante dell’Harry’s Bar)
Una personalità molto forte, a volte aspra, ma profondamente innamorato  del suo gioiellino” l’Harry’s Bar. Ricordo che, quando stava ancora bene, quasi sempre si fermava con noi a fine serata a parlare di nuove idee, progetti e modifiche per l’Harry’s. In effetti, quando vi entri, tutto parla di Rino; anche se forse quello che sto dicendo non gli piacerebbe, perché era sempre proiettato verso nuove idee.