LA PIZZA NAPOLETANA ALLA CONQUISTA DI "EXPO MILANO 2015"

di Christian Montagna

Manca davvero poco alla tanto discussa Expo, la grande esposizione universale sull'alimentazione e sulla nutrizione a Milano. La nostra nazione si sta finalmente esponendo al mondo vantando le doti culinarie e le ricette alimentari esportate nel corso degli anni oltre i confini. Dal 1 Maggio 2015 al 31 Ottobre 2015, Milano diventerà una vetrina mondiale in cui i Paesi potranno mostrare al meglio le proprie opere in materia di alimentazione. Nella vasta area di un milione di metri quadri, più di centoquaranta paesi per un totale di oltre venti milioni di visitatori si confronteranno su cibi sani e sicuri e promuoveranno le innovazioni per un futuro sostenibile.

Notizia ancora più esaltante per i napoletani è che la pizza sarà presente all'interno della manifestazione e sarà degustata dai palati di tutto il mondo
. Di storia lunga e incerta, le prime attestazioni della pietanza che ha fatto di Napoli il suo luogo emblematico risalgano all'anno Mille nei pressi di Gaeta. Successivamente, altre testimonianze individuate a Sulmona, Roma, Pesaro portano a quella che è considerata la vera pizza, risalente al 1889 quando, per onorare la regina d'Italia Margherita di Savoia, il cuoco Raffaele Esposito crea la "pizza margherita" condita con pomodori, mozzarella e basilico, simboli della bandiera italiana. Da quel momento, la pizza diventa una vera e propria caratteristica del capoluogo campano e riesce a conquistare perfino i Savoia. Per tutto il Novecento pizza e pizzerie restano un fenomeno prettamente napoletano e pian piano, sull'onda dell'emigrazione, vanno a diffondersi adeguandosi ai vari paesi. Senza dubbio, vedere ora la specialità culinaria campana esposta alla manifestazione universale alimentare non può non essere un gran motivo di orgoglio.

Proprio ieri, i maestri pizzaioli partenopei di Rossopomodoro hanno presentato a Napoli le pizze che realizzeranno nei sei mesi dell'esposizione. Nell'attività di Via Partenope, da un forno installato su un furgoncino Fiat sono state preparate le pizze in edizione speciale dal campione del mondo Davide Civitiello. Le pizze realizzate in modo artigianale con una lievitazione di almeno 24 ore e cotte nel forno a legna saranno condite con ingredienti selezionati e provenienti da produttori artigianali scelti. Si lavora dunque per portare agli occhi del mondo le eccellenze italiane e quelle napoletane in particolare. All'Expo saranno presenti: la pizza Margherita (pomodoro, mozzarella fior di latte, basilico); la Napoletana (pomodoro, mozzarella, acciughe sott’olio e olive nere); Zucchine e speck (Mozzarella, zucchine, cipollina novella, menta, speck Igp e scaglie di Grana); Ricotta di bufala e 'nduja (mozzarella, pomodorini di Corbara, fiocchi di ricotta di bufala, ‘Nduja di Spilinga e origano), Mortadella e zafferano (mozzarella, crema di bufala allo zafferano, mortadella Bologna IGP, scaglie di grana e pistacchi di Bronte tostati).
 




IMPERIA: AL NASTRO DI PARTENZA LA X EDIZIONE DEL VIDEO FESTIVAL

Redazione
Imperia
– Ci sarà una forte e qualificata partecipazione della produzione cinematografica indipendente italiana in concorso alla 10a edizione del Video Festival Imperia, rassegna tra le più valide e affermate del settore, in programma da martedì 21 a sabato 25 aprile presso l’Auditorium della Camera di Commercio di Imperia. 
 
Il taglio del nastro alla kermesse avverrà martedì mattina alle ore 10 ad opera di S.E. il Prefetto di Imperia Silvana Tizzano, presente al Video Festival di Imperia non solo nelle vesti di “madrina”, ma anche in qualità di partner istituzionale.  La Prefettura è infatti organizzatrice dell'evento "Progetto Alcool Responsabile: prevenzione del fenomeno dell'abuso di alcool tra i giovani" che fa parte degli appuntamenti in programma nel contenitore di incontri e convegni "NonSoloCinema e che aprirà di fatto la 10a edizione del Video Festival.
 
Il concorso vero e proprio, quello "cinematografico", scatterà nel pomeriggio di martedì 21 con la proiezione delle prime opere. Sono due le sessioni proposte gratuitamente al pubblico: una con inizio alle 15,30 ed una alle 20,30. Saranno proposti 67 (quelle selezionate dalla giuria) delle 715 opere iscritte originariamente e provenienti da 65 nazioni. Le proiezioni proseguiranno tutti i giorni sino a venerdì 24. Trenta sono i premi assegnati nelle varie categorie. Ai vincitori verrà assegnato l’ambito “Silver Frame”, originale e artistico riconoscimento che caratterizza il Video Festival Imperia.
 
All’edizione 2015 del Video Festival si parlerà molto di Africa. Si sono moltiplicate le opere che propongono storie e aneddoti, che raccontano e illustrano problematiche e comportamenti degli abitanti e della fauna del continente africano. Questi lavori saranno in concorso in una nuova ed apposita categoria l’African Wildlife.
Condivide e contribuisce a sviluppare l’amore per l’Africa l’associazione AIEA (Associazione Italiana Esperti Africa), presente al Video Festival e promotrice di uno degli eventi (in programma venerdì 24 aprile) inseriti nel contenitore di incontri, eventi e convegni “NonSoloCinema” che anche quest’anno, nel segno di una sempre più consolidata tradizione, proporrà tematiche culturali e sociali.
I rischi che produce l’abuso di alcool tra i giovani; le Alpi del Mare, bellezze naturali incomparabili, di cui si parlerà, assieme ai rappresentanti dell’Uisp nella mattinata di mercoledì 22; la lotta alla zanzara tigre, promossa dall’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta (spettacolo e convegno sono in programma giovedì 23) e l’omaggio ad Adrien Wettach, in arte Grock, sono i temi che saranno affrontati nel corso dei cinque giorni del Video Festival. 
 
Molti quest'anno anche gli argomenti "sensibili" toccati dai film in concorso. Si va da quelli legati alla "privacy"; alla "lotta partigiana" nel racconto di 2 "staffette; al sogno paraolimpico di un giovane disabile, al dramma del lavoro; alla storia di un impresario funebre che si è inventato la pubblicità per la propria azienda, alla storia di una pittrice piemontese di fine 800, primo 900 (interpretata da Pamela Villoresi) che ricorda molto (coi suoi distinguo) Frida Kahlo; a testimonianze di vita di immigrati; a storie di mafia, sino al problema dell'anoressia. Questi due ultimi argomenti, come quello del sogno paraolimpico sono frutto di Produzioni RAI. Quest'anno la Rai è fortemente presente coi "lavori" di alcuni suoi registi al Video Festival Imperia.
 
 
E sarà un caso, ma tra i Premi destinati alla "Televisione di qualità'" che da qualche anno il VFI assegna ce ne sono due destinati proprio alla Rai: A Report per il Video giornalismo d'inchiesta ed a Ulisse il piacere della scoperta per l'Approfondimento scientifico. Tra i premi "Televisione di qualità'” figura anche quello assegnato a “Life, Uomo e Natura”, mentre il premio “Personaggio TV” verrà attribuito a Dario Ballantini.
 
Sabato 25, nell'ambito di una speciale cerimonia (inizio ore 21), preceduta dal passaggio di registi, attori, personalità dello spettacolo, su un autentico “red carpet” posizionato lungo il percorso che da piazza Dante porta all'interno dell'Auditorium, si svolgerà la premiazione dei vincitori. Un autentico “Gran Galà” molto apprezzato e partecipato, per il quale è prevista la partecipazione dell’attore comico Alberto Patrucco.
 




MOLISANI NEL MONDO: SHORT FOOD MOVIE OSPITE IN RAI

di Silvio Rossi

Smartphone, tablet o un camcorder connessi velocemente per accedere con un click e registrare un racconto, una storia, divertirsi, da un posto all’altro. Facilmente. Senza confini.
In questo scenario, trovano spazio i cortometraggi della prima edizione di “Molisani nel mondo. Short food movie”, un concorso che ha al suo interno un unica prerogativa, il Molise, la regione d’origine, per narrarlo con gli occhi dei suoi emigrati.
MoliseCinema in collaborazione con l’Ufficio “Molisani nel Mondo” e la regione Molise ha concepito le performance, con un diverso senso degli spazi, delle scene e dei movimenti, attraverso il meraviglioso mondo digitale, quindi con l’ausilio di strumenti tecnologici, ci si infrange con la terra d’origine.

Il contest si lega all’Expo 2015 di Milano: il binomio cibo-vita, in tutti i suoi aspetti culturali, antropologici e produttivi. Infatti la prima edizione di “Molisani nel mondo. Short food movie” dedicherà un’attenzione particolare ai corti che affronteranno questo argomento, legandolo anche ai temi della tradizione alimentare molisana, ai piatti tipici, agli antichi sapori, alle pratiche agricole sostenibili e alle contaminazioni tra luoghi d’origine e luoghi di destinazione. I vincitori parteciperanno alla 13a edizione di MoliseCinema Festival che si terrà a Casacalenda (CB) dal 4 al 9 agosto e a loro verranno dedicati momenti di incontro e di dibattito nei quali potranno raccontare la loro esperienza di vita e di lavoro fuori dai confini regionali e nazionali. Un premio speciale sarà assegnato ai lavori provenienti dal Venezuela, Paese che ospita una delle più grandi comunità di emigrati molisani al mondo.

Di tutto ciò se ne parlerà anche il 21 aprile a Community – L'altra Italia, la trasmissione RAI dedicata agli italiani che vivono all'estero. Cristian Ferrao (Responsabile della programmazione del festival) e Simonetta D'Onofrio (Coordinatrice del progetto Molisani nel Mondo nuovo progetto Molisani nel mondo – Short Food Movie e giornalista de L'Osservatore d'Italia . Dieci minuti per descrivere il concorso, la storia di MoliseCinema, le novità e i progetti, a pochi mesi dalla partenza della tredicesima edizione del Festival.
Le informazioni riguardanti il concorso possono essere prese collegandosi sul sito web: www.molisecinema.it ( in diverse lingue, inglese, spagnolo, tesesco, francese). Fino al 16 maggio qualsiasi molisano residente in Italia e nel resto del Mondo può partecipare. è molto semplice: registrare un breve video, inviarlo www.molisecinema.it o all’indirizzo mail: moliseincorto@molisecinema.it

Il programma RAI – COMMUNITY – L’ALTRA ITALIA sarà in onda in tutto il mondo il prossimo 21 aprile con i seguenti orari:

Rai Italia 1 (Americhe)
NEW YORK / TORONTO: lunedì ore 18.30, dal martedì al giovedì ore 18.45, venerdì ore 18.30
BUENOS AIRES: lunedì ore 19.30, dal martedì al giovedì ore 19.45, venerdì ore 19.30

Rai Italia 2 (Asia-Australia)
PECHINO/PERTH: dal lunedì al venerdì ore 14.45
SYDNEY: dal lunedì al venerdì ore 17.45

Rai Italia 3 (Africa)
JOHANNESBURG: dal lunedì al giovedì ore 16.45, venerdì ore 17.00

Sul sito RAI è possibile leggere il palinsesto aggiornato con gli orari di messa in onda. A fine programmazione, il video della puntata resterà consultabile online, accedendo all'archivio multimediale di Community.

 




PALERMO: AD APRILE PARTE IL PRIMO FESTIVAL DELLO STREET FOOD

di Ang. Bar.
 
Palermo – Il 18 e il 19 aprile sono due date importanti per Palermo, saranno due date storiche. A Palermo si organizza il primo Panormvs Street Food Festival, l’evento è collegato alla manifestazione dell’Expo 2015 che avrà sede a Milano. Il luogo prescelto è Piazza San Domenico e turisti e palermitani potranno mangiare Crocchè, panelle, pane con la milza e tante prelibatezze. Palermo è stata inserita, dalla rivista Forbes, al quinto posto nel mondo e al primo posto in Europa per lo Street food. Il Sindaco Orlando ha detto: “E’ un primo passo per l'avvio di una programmazione internazionale di questo evento, che porti a Palermo operatori di tutto il mondo e faccia conoscere in tutto il mondo i nostri prodotti, frutto di una tradizione gastronomica millenaria che unisce arabi, ebrei, spagnoli, normanni e tanti altri popoli che hanno toccato le sponde di Sicilia”. 



ORA LEGALE:12 MLN DI ITALIANI A RISCHIO INSONNIA, I TRUCCHI

Redazione

Cibi come il latte e il riso possono aiutare a combattere il rischio insonnia che riguarda circa 12 milioni di italiani e contribuire a un passaggio morbido dall’ora solare a quella legale. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’allarme insonnia determinato dall’obbligo di spostare di un'ora in avanti le lancette dell'orologio che provoca un cambiamento del ciclo del sonno con rischio di insonnia accompagnata da ansia, nervosismo, malumore, mal di testa e tensione muscolare . Pane, pasta e riso, ma anche lattuga, radicchio, aglio e formaggi freschi, uova bollite, latte caldo e frutta dolce favoriscono il sonno e aiutano l'organismo a rilassarsi, anche in concomitanza con il passaggio alla stagione primaverile, mentre – sottolinea la Coldiretti – alimenti conditi con curry, pepe, paprika e sale in abbondanza ed anche salatini, alimenti in scatola e minestre con dado da cucina rendono più difficile addormentarsi. L'alimentazione – riferisce la Coldiretti – è in stretto rapporto con il sonno, infatti, ci si addormenta difficilmente a digiuno o comunque non sazi, ma anche nei casi di eccessi alimentari, in particolare con cibi pesanti o con sostanze eccitanti. La Coldiretti ha stilato un vademecum degli alimenti utili per conciliare un buon sonno e di quelli da evitare per battere il jet lag da cuscino come cioccolato, cacao, the e caffè per la presenza della caffeina, oltre ai superalcolici che inducono un sonno di qualità cattiva con risveglio al mattino. Innanzitutto – avverte la Coldiretti – a cena è fondamentale evitare cibi con sodio in eccesso per cui vanno banditi alimenti con curry, pepe, paprika e sale in abbondanza, ma anche salatini e piatti nei quali sia stato utilizzato dado da cucina. Anche gli alimenti in scatola per l'eccesso di sodio e di conservanti sono da tenere lontani. Esistono invece cibi – evidenzia la Coldiretti – che aiutano a rilassarsi: innanzitutto pasta, riso, orzo, pane e tutti quelli che contengono un aminoacido, il triptofano, che favorisce la sintesi della serotonina, il neuromediatore del benessere e il neurotrasmettitore cerebrale che stimola il rilassamento. Ok nella dieta serale anche a legumi, uova bollite, carne, pesce, formaggi freschi. La serotonina aumenta con il consumo di alimenti con zuccheri semplici come la frutta dolce di stagione. Tra le verdure – ricorda ancora la Coldiretti – al primo posto la lattuga, seguita da radicchio rosso e aglio, perché le loro spiccate proprietà sedative conciliano il sonno, ma anche zucca, rape e cavoli. Un bicchiere di latte caldo, giusto prima di andare a letto, che oltre a diminuire l'acidità gastrica che può interrompere il sonno, fa entrare in circolo durante la digestione elementi che favoriscono una buona dormita per via di sostanze, presenti anche in formaggi freschi e yogurt, che sono in grado di attenuare insonnia e nervosismo. Infine – conclude la Coldiretti – un buon dolcetto ricco di carboidrati semplici ha un'azione antistress, così come infusi e tisane dolcificati con miele che creano un'atmosfera di relax e di piacere che distende la mente.




TOSCANA: NUOVI TRENI SWING PER I PENDOLARI

di Simonetta D'Onofrio

Finalmente una buona notizia per i pendolari che quotidianamente sono costretti a recarsi al lavoro a bordo dei convogli ferroviari. Non più vecchie vetture in cui si infiltra l’acqua, ma moderni treni, rapidi e confortevoli. Si tratta di moderni convogli diesel a tre carrozze con un'offerta di 161 posti a sedere (2 postazioni per persone a mobilità ridotta). Ogni 'Swing' può raggiungere la velocità di 130 chilometri orari ed è dotato di apparati per migliorare le comunicazioni ai passeggeri e la videosorveglianza. La Toscana ne avrà in tutto 13, dei quali 11 acquistati direttamente dalla Regione con un investimento di 48 milioni di euro. A oggi sono tre i convogli 'Swing' in Toscana, ma gli altri arriveranno presto, entro l'estate del 2015.
A poter usufruire di questa positiva novità sono dunque i cittadini toscani, grazie all’acquisto della Regione di treni swing, prodotti in Polonia dalla Pesa. Una regione che ha dimostrato di essere vicina ai propri cittadini che sono costretti a spostarsi tra una città e l’altra. Nei mesi scorsi è stata rinnovata la flotta di bus di Arezzo, Piombino e Siena, ora con i treni che sostituiranno le vecchie ALn 668 sulla linea da Pisa a Aulla, e sulla linea tra Firenze e Pisa, si offre non solo una maggiore velocità negli spostamenti, ma anche un confort che rende meno impegnativo il tragitto tra casa e scuola o lavoro.
Comunica il Cesmot: “Mentre alcune regioni sopprimono o hanno soppresso il servizio ferroviario sulle linee «minori» (come il Piemonte o la Campania) ed altre proseguono nella loro sonnolenta apatia (vedi ad esempio Lazio o Abruzzo), la regione Toscana "cambia musica" e si dimostra sempre più virtuosa in tema di TPL investendo nel trasporto su ferro. L'arrivo dei nuovi treni Swing, presentati oggi in Garfagnana, dimostra la volontà dell'amministrazione regionale di rilanciare e potenziare il trasporto ferroviario, anche sulla tratte che, a torto, in passato sono state considerate minori”.
Si spera che l’esempio del presidente Ernesto Rossi e dell’assessore ai trasporti Vincenzo Ceccarelli possa essere emulato anche per altre linee, che invece sono male utilizzate, compromettendone la funzionalità. “Non esistono «rami secchi» ma solo linee gestite male, – ci dice Omar Cugini, presidente del Cesmot – con materiale spesso obsoleto, mancata integrazione con gli altri vettori ed orari che non tengono conto delle esigenze reali dell'utenza”.
Il viaggio inaugurale del nuovo treno swing, avvenuto sabato mattina tra Lucca e la Garfagnana, è stata una vera festa, a ritmo di musica, omaggiando il nome del convoglio. All’arrivo del treno a Castelnuovo in Garfagnana, una banda con gruppo di sbandieratori al seguito, ha accolto il nuovo treno con tutti gli onori del caso.




EXPO 2015: ATTENZIONE, GLI ANIMALI DOMESTICI NON SONO AMMESSI

di Cinzia Marchegiani

Milano – Expo Milano 2015 è l’esposizione Universale che l’Italia ospiterà dal primo maggio al 31 ottobre 2015 e sarà il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione. Per sei mesi Milano diventerà una vetrina mondiale in cui i Paesi mostreranno il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta concreta a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri.

Ma attenzione, i proprietari di animali domestici con cui pensano di fare un viaggio e visitare EXPO 2015 va ricordato che i loro amici del cuore non sono ammessi, anzi, il sito spiega che sarà permessa eccezione solo per i cani per le persone non vedenti o altri cani da compagnia ma solo per specifiche ragioni mediche. Il sito expo 2015 in merito al divieto di entrare agli animali di qualsiasi tipo alla fiera supertecnologica parla chiaro anche per i furbetti che pensano di lasciare i loro amici pelosotti fuori la fiera: “si prega di notare che all’esterno del sito non sono previste aree o servizi dove lasciare gli animali durante la visita ad EXPO 2015” Insomma, non fate il viaggio con i vostri amici animali che non sappiamo dove metterli.”

Pensate un’area espositiva di 1,1 milioni di metri quadri, più di 140 Paesi e Organizzazioni internazionali coinvolti, oltre 20 milioni di visitatori attesi. Sono questi i numeri dell’evento internazionale più importante che si terrà nel nostro Paese e non è stata data la possibilità di creare un’area dedicata agli amici animali.
Il genio italiano è inconfondibile verrebbe da dire….un’occasione sicuramente persa per una crescita culturale del nostro bel Paese.




TERRORISMO E CRIMINALITA': 1 MILIONE DI FIRME FURONO RACCOLTE DAL MSI-DN PER LA PENA DI MORTE

 

Giorgio Almirante: "Vorrei sapere se i terroristi, dei quali son piene le cronache dei nostri giornali, non siano lupi e non vadano trattati come lupi. Io non chiedo che vengano trattati come lupi, chiedo che vengano sottoposti alla legge militare"

"Quando vi si chiede di salvare la pelle degli italiani, siate solleciti per lo meno quanto lo siete nell' intascare o nel lasciare che s'intaschi o nel non voler denunziare i loschi traffici in cui sono impastati, senza alcuna eccezione, tutti i vostri partiti".

"È un po' poco, onorevoli colleghi, discutere, fra qualche ora, della legge sui pentiti. È un po' poco, banchi vuoti; è un po' poco, Camera irresponsabile; è un po' poco, Governo al vertice della irresponsabilità… Vergognatevi nel ricordo di Ugo La Malfa!"

di Giuseppa Guglielmino

Il partito dello Stato, per combattere il terrorismo dilagante, cerca il consenso del popolo italiano. Così Giorgio Almirante allora segretario del Movimento Sociale Italiano lanciò una petizione per chiedere l'applicazione della pena di morte nei confronti del terrorismo.

La proposta raccolse oltre un milione di firme, la prima fu quella di Anna Mattei, madre dei martiri di Primavalle. Tra i firmatari della petizione ci fu anche il figlio di Giacomo Matteotti, numerose adesioni furono raccolte anche nella «rossa» Bologna: l'Italia è stufa del terrorismo. Dopo numerosi tentativi di procrastinare il dibattito sulla petizione popolare, arrivò finalmente il momento in cui se ne discusse alla Camera.

Giorgio Almirante parlò così, alla seduta del 23 Febbraio 1982 della Camera, all'indomani di un congresso che lo rielesse per acclamazione segretario del Msi-Dn.

Pena di morte: la petizione popolare del Msi-Dn

Giorgio Almirante:
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, il mio compito stamane è quello di replicare all'intervento svolto ieri dal rappresentante del Governo. Non posso peraltro cominciare senza ringraziare affettuosamente l'onorevole Franchi per la brillantissima illustrazione della nostra mozione. Ringrazio anche i tre deputati del gruppo radicale, che hanno ritenuto ieri di intervenire nella discussione pronunciandosi contro le nostre tesi, ma compiendo per lo meno il loro dovere di parlamentari. Poiché i giornali di questa mattina riportano largamente la notizia che ieri quest', aula era vuota (e oggi è quasi vuota), io desidero dire con onesta franchezza che come parlamentare ne sono mortificato, come segretario del Movimento sociale italiano e firmatario della nostra mozione ne sono invece orgoglioso, perché non si tratta di approvare o di respingere un documento presentato dal Movimento sociale italiano destra nazionale, si tratta di approvare o di respingere una mozione presentata a norma del regolamento sulla base di una petizione popolare, che è stata firmata da oltre un milione di cittadini elettori. Il che vuol dire che la distinzione tra il paese reale e il paese legale non è mai stata tanto netta ed evidente quanto oggi. Ringraziamo i banchi vuoti, ringraziamo i colleghi assenti, perché essi ci concedono, al di là delle nostre stesse speranze e dei nostri stessi meriti, la rappresentanza del paese reale contro il paese legale, contro questo Parlamento inerte, sonnolento e fazioso fino all'inverosimile, anche nell'assenza.

Ciò premesso, onorevole rappresentante del Governo, io debbo denunciare come irresponsabile l'atteggiamento del Governo quanto al merito della questione: lo denuncio come irresponsabile, riferendomi correttamente alla prima parte delle dichiarazioni del sottosegretario, in particolare là dove ha affermato che le nostre argomentazioni, dalla data di presentazione della petizione ad oggi, hanno perduto molto della loro efficacia dialettica. Io ritengo che lei abbia dichiarato ciò in relazione al successo conseguito dalle forze dell'ordine nel «caso Dozier».

Ci siamo rallegrati a suo tempo di quel successo; voglia Iddio che successi ancora più clamorosi abbiano a determinarsi; voglia Iddio che il fenomeno del terrorismo possa essere stroncato con i vostri metodi; ma oggi stiamo ragionando dopo quanto è accaduto dopo la liberazione miracolosa del generale Dozier. Sono accadute alcune cose, onorevole rappresentante del Governo, sulle quali tornerò più avanti, che hanno colpito l'esercito italiano nel suo prestigio, hanno colpito il sindacalismo di regime pesantemente nella sua residua credibilità, hanno colpito notizie di questa mattina la giustizia, perché nell'aula di sicurezza di un tribunale a Napoli è avvenuto proprio ieri un efferato delitto, terroristico nella sostanza (e poi parlerò dei legami tra delinquenza comune e delinquenza terroristica), e in questo momento siamo sotto vigilanza speciale qui, nell'aula di Montecitorio, e voglia Iddio che non ci capiti qualche cosa, perché si ritiene che il lucernario debba essere adeguatamente protetto. Le pare possibile, onorevole sottosegretario, in una situazione di questo genere, in cui per la prima volta nel dopoguerra, anzi, per la prima volta in assoluto, la frequentazione interna dei palazzi del Parlamento rappresenta un rischio anche personale (lo dico sorridendo perché io non ho scorte all'esterno e quindi il non averle all'interno non fa che aumentare il mio compiacimento per questo doveroso rischio che tutti quanti noi corriamo), le pare di poter, proprio in questo momento, iniziare il suo intervento in quel modo? Questo denota, non lo dico a lei personalmente, che è stato estremamente corretto e gentile, ma mi riferisco in generale a tutti i membri del Governo, che voi siete affetti da una mentalità coloniale, coloniale in senso negativo, insomma siete colonizzati. È stata salvata la vita ad un generale americano, che importa poi se diciotto soldati italiani si sono fatti legare come altrettanti salami? Credo che il prestigio dell'esercito italiano valga almeno quanto la vita di un generale americano! E vorrei che questo potessero dirlo i rappresentanti di tutti i gruppi. C'è da vergognarsi, onorevole rappresentante del Governo, a sentir sostenere tesi di questo genere. Ma questa è stata la sua premessa, dopo di che lei si è riferito agli aspetti giuridico – costituzionali della questione. Ed allora, anche a questo riguardo il confronto ci onora, perché noi chiediamo l'applicazione delle norme di legge vigenti e il Governo invece continua a presentare disegni di leggi speciali. Quando lei, onorevole sottosegretario (adesso ne parlerò, sia pure rapidamente, perché,m' interessano gli effetti politici del problema), dichiara che quanto noi chiediamo sarebbe opinabilmente sottolineo: opinabilmente fuori dalla Costituzione, lei dimentica che immediatamente dopo la discussione e la votazione di questa nostra mozione si inizierà l'esame della cosiddetta «legge propenditi» e noi cominceremo presentando una pregiudiziale di incostituzionalità, che non ci siamo inventati, onorevole sottosegretario, visto che cito dai giornali di più recente pubblicazione l'onorevole Violante, a proposito del progetto di legge sui pentiti e della sua costituzionalità, dice: «La nostra linea, essendoci un sospetto di incostituzionalità, è comunque quella di lavorare in futuro per estendere quanto previsto in favore dei terroristi anche ad altri imputati». Le pare poco una eccezione di incostituzionalità a proposito del progetto di legge sui pentiti, perché si fissano, si statuiscono per legge due categorie, direi quelli che si possono pentire e quelli cui è vietato pentirsi o, più esattamente, coloro che asserendo di essersi pentiti ottengono delle guarentigie eccezionali e coloro che, se anche si pentono sinceramente e lo dichiarano, non ottengono alcuna guarentigia eccezionale? Mi sembra che questa sia una eccezione di incostituzionalità grossa come una casa e il Governo dovrebbe vergognarsi nell' affrontare il problema sollevato dalla nostra mozione proprio sul terreno della incostituzionalità, perché si tratta proprio della pagliuzza in confronto alla trave. C'è una dichiarazione dell'onorevole Felisetti a questo stesso riguardo: «Dal punto di vista morale e da quello del diritto questa legge» non questa mozione, questo progetto di legge, che fra poco voi sosterrete e voterete tutti quanti insieme «grida vendetta. Essa si giustifica solo come legge di emergenza». Oh, santa pace, come fate a dichiarare queste cose onestamente e al tempo stesso a denunziare come incostituzionale la nostra proposta che si riferisce invece a leggi vigenti e che non consiste nel chiedere nuove leggi e tantomeno leggi eccezionali, ma consiste soltanto nel chiedere che la legge vigente venga rispettata e fatta rispettare?

Ma questo discorso sulla costituzionalità della legge cui noi ci riferiamo, questo discorso sulla costituzionalità del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, datato inizialmente, se non erro, 1931, questo discorso sulla costituzionalità dei codici penali militari di guerra in tempo di pace, questo discorso, onorevole rappresentante del Governo e onorevoli colleghi nostri avversari, ci riporta al più ampio discorso sulle responsabilità di tutta la classe dirigente «ciellenistica», di tutta la classe dirigente del cosiddetto «arco costituzionale», da 40 anni a questa parte.

Prendiamo, ad esempio, l'importantissima norma che va sotto il nome di testo unico per le leggi di pubblica sicurezza, una tra le più importanti leggi che esistano: bella o brutta che sia, è una norma fondamentale. Voi ci venite a raccontare oggi che gli tabella più qualificanti di quel testo unico sarebbero contrari alla Costituzione. Siamo nel 1982, voi esercitate in solido il potere qui dentro (voglio essere generoso) dal 1° gennaio 1948 (non alludo ai periodi precedenti), dall'entrata in vigore cioè della Costituzione repubblicana; voi esercitate il potere, noi non lo abbiamo mai esercitato, non vi abbiamo mai nemmeno partecipato; e ci pensate ora? E vi accorgete adesso che sono incostituzionali norme fondamentali di quel testo unico? Voi avete disatteso completamente il vostro dovere, lo avete disatteso da ogni punto di vista. Potevate, con un semplice tratto di penna, sostituire quel testo con un altro testo; potevate abrogare con i voti di tutti quanti quel testo perché «fascista» (lo dico tra virgolette); avete convissuto con la «legislazione fascista» (sempre tra virgolette) in taluni degli aspetti che potevano maggiormente lo dico io e più direttamente richiamare il regime e la mentalità di quel tempo, perché si tratta di norme pesantemente repressive; non vi siete serviti di quelle norme per tentare di salvare l'Italia dal terrorismo: non volete servirvene, non avete avuto il coraggio e la capacità di modificarle, quando altro rimedio non esiste, non solo a nostro avviso, ma ad avviso di milioni di italiani. Infatti, a prescindere dalla nostra petizione popolare, ci sono state le indagini Doxa, le quali, in crescendo, denotano che più della metà degli elettori italiani è favorevole alla nostra proposta della dichiarazione dello stato di guerra, e pertanto al ripristino della pena di morte.

E voi ci venite a raccontare che queste norme sono «opinabilmente» lei, signor sottosegretario, non poteva andare oltre fuori dalla Costituzione! E allora, la Corte costituzionale, che dovrebbe essere presidio della costituzionalità di tutte le norme? E lo stesso intervento del signor Presidente della Repubblica? Ci risulta che il signor Presidente della Repubblica abbia dichiarato che egli non farà mai grazia ad un terrorista o ad un grande spacciatore di droga. Qui si tratta di fare grazia a priori a centinaia o a migliaia di terroristi dopo che essi abbiano compiuto i loro crimini! Non ci risulta, però, che il signor Presidente della Repubblica abbia rifiutato l'assenso a che quel provvedimento insano venisse esaminato dal Parlamento (infatti, è già stato esaminato dal Senato, e oggi arriva in aula alla Camera)!

Ma con quale coerenza? Come vi permettete di sbarrare la strada nella coscienza popolare a questo provvedimento, che noi invochiamo come attuazione di leggi vigenti, non abrogate, non modificate e consacrate dalla compagnia che ci hanno tenuto per quasi 40 anni? Al termine di 40 anni, quando non sapete come cavarvela, quando il terrorismo incombe sui destini di tutti, quando il lucernario di quest'aula incombe su di noi non come una luce, sia pure attenuata, ma come una minaccia, non vi accorgete del ridicolo in cui cadete tutti quanti e dell'irresponsabilità profonda con la quale vi state comportando?

Se volete esserne ancora più convinti, tiro fuori un foglio ingiallito (qualche giornalista in tribuna c'è): è il Corriere della sera di mercoledì 30 dicembre 1908, un'era della quale non posso essere nostalgico, perché, per quanto vecchio, sono nato un po' dopo. Ci si riferisce al terremoto di Reggio e Messina, agli sciacalli e all'immediata reazione di quel Governo, che non era certamente fascista ma che, come sapete, si servì immediatamente dei codici penali militari per fucilare gli sciacalli. Ma quel che io non ricordavo e che penso nessuno di voi possa ricordare è che la posizione più netta in favore di quei provvedimenti fu presa dal Partito socialista, attraverso l' Avanti! Dice infatti, il Corriere della sera di quel giorno che l' Avanti! era uscito in edizione straordinaria e che, a proposito degli atti di saccheggio compiuti a Messina e dei pieni poteri conferiti alle autorità militari per salvare gli sventurati superstiti «dall'assalto di quei feroci», scriveva: «Noi non esitiamo ad approvare il provvedimento. A San Francesco di California i depredatori venivano sommariamente impiccati. Noi diciamo che in certi casi come questi la difesa sociale può farsi legittimamente anche a suon di fucilate. Uomini che si lancino al saccheggio in quest'ora non sono uomini, ma lupi e vanno trattati come lupi».

Vorrei sapere se i terroristi, dei quali son piene le cronache dei nostri giornali, non siano lupi e non vadano trattati come lupi. Io non chiedo che vengano trattati come lupi, chiedo che vengano sottoposti alla legge militare
, in caso di proclamazione dello stato di emergenza, che noi reclamiamo o in tutto il territorio dello Stato italiano o per lo meno in quelle zone che sono particolarmente oggetto di attentati terroristici.

C'è qualcuno il quale non sia disponibile a ripetere oggi il linguaggio che i socialisti (forse Mussolini era ancora nel Partito socialista e chissà che non le abbia vergate lui quelle righe) usavano allora? Credo dobbiate meditare su queste pagine di storia patria, quelle che abbiamo vissuto insieme e quelle che, per ragioni di età, non abbiamo, evidentemente, vissuto insieme.

Non si dica allora, onorevole sottosegretario, che si vorrebbero da parte nostra imporre metodi e sistemi autoritari, che potrebbero portare alla guerra civile. In guerra civile vi piaccia o no sciaguratamente ci siamo. Io, per dir meglio, siamo in guerra incivile, ma incivili sono coloro che applicano la pena di morte e civili siamo noi che fino a questo momento non la abbiamo avuta a disposizione come vorremmo. Qui, onorevole rappresentante del Governo, ripeto una cosa che ha già detto ieri ottimamente l'onorevole Franchi. La voglio ripetere perché mi sembra sia, fra le tante, la considerazione più seria e importante. Guerra civile. La guerra civile esiste, è in atto; è una guerra che si combatte come una partita di calcio ad una porta sola, una guerra che viene combattuta contro il popolo lavoratore italiano senza che lo Stato italiano intervenga a difesa della vita dei cittadini.

Quando parlo della vita dei cittadini italiani ho evidentemente, onorevoli colleghi, l'umano diritto di ricordare a me stesso e anche a voi, e anche agli assenti, che il partito che ho l'onore di dirigere ha pagato un altissimo tributo di sangue:sono stati fino ad oggi ventitré i nostri ragazzi o anziani (ma si è trattato soprattutto di ragazzi) stroncati dal terrorismo. Debbo anche dirvi cosa che mi dispiace di rilevare, perché rientra in un mio esame di coscienza che mi vergogno, mi vergogno profondamente (e ne chiedo scusa al mio partito, alle famiglie degli assassinati) che non siamo riusciti neppure in un caso ad ottenere giustizia. E non parlo di giustizia sommaria, parlo di giustizia attraverso i tribunali. Perché l'unico caso in cui ci siamo parzialmente riusciti c'è stato guastato e corrotto tra le mani dall'intervento del «Soccorso rosso», capitanato dal senatore comunista onorevole Terracini; sicché l'assassinio, a Salerno, di un nostro ragazzo diciannovenne è stato punito con tre anni e mezzo di reclusione effettiva. L'assassino è uscito in libertà e qualche giorno fa mi ha telefonato da Salerno il padre dell'ucciso, credendomi un personaggio importante (e non lo sono), per chiedermi che io facessi tutto ciò che potevo, perché quell' anarchico sciagurato che gli aveva ucciso il figlio venisse ridotto fuori da Salerno, città nella quale egli continua a passeggiare, davanti alla casa di quel padre che teme ulteriori tragedie per gli altri suoi figlioli!

La prima firmataria della petizione è Anna Mattei: gli assassini dei fratelli Mattei (il primo di 8 e l'altro di 23 anni) sono in questo momento in Sudafrica, dopo essere stati in Svezia, perché «Soccorso rosso» ve li ha mandati: la giustizia italiana li aveva condannati, ma per colpa dei magistrati non è stata nella condizione di catturarli… Onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, non parlo come uomo di parte perché lo stesso cordoglio io provo ed esprimo nei confronti di tutti coloro che sono caduti in questa battaglia. Non dimentichiamo perché l'abbiamo compianto tutti insieme, quale che fosse il nostro pensiero politico l'onorevole Moro, il più illustre tra i caduti in questa battaglia; non dimentico, colleghi della sinistra, il sindacalista Rossa assassinato a Genova, nella città che ha visto il primo caduto per terrorismo (lo ha visto accanto a me, esattamente accanto a me) il 18 aprile 1970, Ugo Venturini, operaio di 33 anni, assassinato da «prebrigatisti» (ancora le Brigate rosse non avevano cominciato il loro triste ufficio funebre); non dimentico i giornalisti di parte socialista, anche illustri; non dimentico le vittime appartenenti alla Democrazia cristiana; non dimentichiamo soprattutto gli agenti delle forze dell'ordine, i soldati, gli agenti di polizia, i carabinieri. Nei confronti di tutti costoro io mi vergogno, e credo che, entro voi stessi, dobbiate vergognarvi soprattutto voi, uomini di Governo, perché quasi mai la giustizia ha raggiunto i colpevoli! Ora che sembrava possibile che la giustizia cominciasse a raggiungerli, subito interviene la legge «pro pentiti», per salvarne e rimetterne in circolazione una buona parte: e a questo punto la mia personale vergogna si trasforma in sdegno e denunzia. Si raggiungono e superano i vertici della viltà: mai c'eravamo trovati di fronte ad uno spettacolo così degradante!

Voglio rileggere una dichiarazione per me fondamentale, ieri citata giustamente dall'onorevole Franchi: sono le motivazioni del giudice Francesco Amato per il mandato di cattura contro 260 brigatisti rossi: «Il piano eversivo apertamente conseguito e propagandato mediante la diffusione di volantini, opuscoli ed altri scritti, prevede il compimento d'azioni delittuose volte sistematicamente a colpire le strutture portanti ed i gangli vitali dello Stato e della società; a mobilitare la più vasta ed unitaria offensiva armata contro la Repubblica; a suscitare la guerra civile, ad attaccare e distruggere il vigente sistema democratico, ad organizzare ovunque il potere proletario armato per l'insurrezione e la presa di potere. La dimensione e l'efficienza dell' organizzazione politico-militare, dotata di denaro, armi, basi, tipografie e strumenti di falsificazione, nonché servizi logistici, pongono un concreto pericolo per l'esistenza e l'incolumità dei poteri dello Stato, per l'ordine e la sicurezza interna. Tutto ciò porta alla configurazione dei reati d'insurrezione armata per suscitare la guerra civile». Lo dice un magistrato, responsabilmente e nel momento in cui denunzia 260 brigatisti rossi; lo dice avendo evidentemente compiuto indagini, sia pur preliminari; lo dice sulla base di documenti e di ciò che tutti sappiamo e viviamo, in ogni parte d'Italia! Lo dice anche perché, onorevole rappresentante del Governo, sembra vi sfuggano (nel suo intervento quasi non se ne parla o non se parla affatto) i due dati fondamentali: la saldatura in atto tra la delinquenza politica e quella comune. I magistrati napoletani si sono accorti che occorre approvare al più presto la «leggina» per l'equiparazione della camorra alla mafia. Ma quand'anche tale equiparazione avvenisse, il problema rimarrebbe irrisolto; il problema a Napoli dovrebbero saperlo non è solo politico. Il rapimento del democristiano Ciro Cirillo rapimento che era politico e di malavita ha dimostrato con tutta evidenza la realtà di quanto affermo: è in atto la saldatura tra la delinquenza comune e quella politica. Questo vuol dire che i portatori della guerra civile non sono le centinaia o le migliaia di unità che ci eravamo abituati a ritenere; si tratta invece di decine di migliaia di persone, che operano in questa Italia devastata dalla corruzione, dalla delinquenza, che voi, attraverso la gestione clientelare del potere, avete favorito, tutelato, protetto. Non c'è comune d'Italia che non sia un centro di malavita, che non abbia i fautori, i padrini della malavita. Voi avete esteso la mafia in tutt' Italia; vi sono, oggi, decine di migliaia di delinquenti organizzati. Vi è la delinquenza dei sequestri di persona, quella della droga ancor più vasta e ramificata , quella dei ricatti, quella camorristica, quella della «'ndrangheta» calabrese e quella della mafia, che ormai si è trasferita anche nel settentrione d'Italia. Tutto ciò si salda con la delinquenza politica, e la legge relativa ai «pentiti» offre la possibilità di nuovi reclutamenti. Sarà infatti comodo, d'ora in poi nel caso questo sciagurato provvedimento venga approvato, delinquere, incassare, uccidere, per poi «pentirsi» ed infine ricominciare dopo qualche tempo a delinquere, incassare, ed uccidere nuovamente. Voi ci state consegnando alla delinquenza; tra quella di vertice e quella di base la saldatura è stretta.

Il secondo aspetto inquietante della situazione lo ha riconosciuto persino il Presidente del Consiglio Spadolini è rappresentato dalle intese a livello internazionale. Anche in questo caso voglio citare come testimonianza la voce di un magistrato, il giudice istruttore Carlo Nordio di Venezia, il quale, rinviando a giudizio un gruppo di brigatisti rossi, ha affermato: «Il giudice istruttore ritiene di dover rilevare, sulla base non di illazioni gratuite, ma di prove concrete, che sono emersi solidi legami tra le Brigate rosse ed altre formazioni internazionali e che l'Italia sia stata e sia tuttora oggetto di mire destabilizzanti ed egemoniche di paesi stranieri». Il Presidente Spadolini, pochi giorni fa cito a memoria, ma lo avete letto su tutti i giornali, ha parlato finalmente di due riferimenti precisi: il KGB ed il «bandito» Gheddafi. Bandito lo dico io, però mi dovete consentire di sottolineare in questa sede vi dirò poi il motivo, che è anche personale un giudizio che è parso imprudente o eccessivo a coloro che lo hanno ascoltato attraverso la televisione o lo hanno visto scritto sui giornali.

Onorevoli colleghi, io leggo i giornali molto attentamente, ma qualche volta ho l'impressione che voi non li leggiate. Su Gheddafi e sul «banditismo» gheddafiano in Italia vi sono documentazioni impressionanti, vi sono prese di posizione in ogni parte del mondo. Alcune prese di posizione sono state, tra l'altro, pubblicate con evidenza da alcuni nostri giornali. Ho qui davanti un titolo apparso sul periodico Oggi, in cui il presidente del Sudan si esprime in tal guisa da giustificare un titolo a tutta pagina: «Appello al mondo: isolate Gheddafi». Nel sottotitolo il capo dello Stato del Sudan così si esprime: «Mi rivolgo a tutti i capi di Stato affinché non collaborino con un uomo indegno di stare in un consesso civile; so che dopo Sadat toccherà a me, ma non temo la morte. Il tiranno di Tripoli ha già fatto bombardare alcuni nostri villaggi di confine abitati da poveri contadini ed ha fatto gettare petrolio nelle acque del Nilo per inquinarle. Gheddafi non è un essere umano! Solo quando sparirà dalla terra molta gente, e non solo in Africa, potrà vivere in pace».

Su Il mattino del 30 giugno 1980 leggo una denunzia che si riferisce sia a Gheddafi come fautore del terrorismo in Italia, sia alla solita Cecoslovacchia, di cui tanto si parla. Onorevole Sanza, penso che lei debba ascoltare questa parte del mio intervento perché, non oggi ma in seguito, il Ministero dell'interno dovrà dare qualche notizia o fornire qualche smentita sull'argomento. Finora il suo Ministero ha taciuto di fronte a quello che è stato pubblicato e che sto per leggere. Dunque, su Il mattino del 30 giugno 1980 è scritto: «Sui più segreti scaffali dell'archivio del Ministero dell' interno dedicato al terrorismo, accanto al «dossier Cecoslovacchia», c'è quello sulla Libia. Sono ormai entrambi piuttosto voluminosi. Riposano nelle stanze blindate dei sotterranei del Viminale». Se si custodissero le vite dei carabinieri come si custodiscono i dossier che non bisogna tirare fuori perché, altrimenti, i rapporti con Gheddafi o, più esattamente, i traffici di petrolio con Gheddafi, nei quali siete tutti, nessun settore escluso tranne il nostro, alquanto esercitati si potrebbero guastare, penso che si sarebbe risparmiata la vita di molti carabinieri, di molti soldati, di molti agenti di polizia, di molti giovani ed anziani d'ogni parte politica, anche se avreste incassato qualche tangente in meno.

Continua l'articolo: «Per evitare che commandos di terroristi possano arrivare fin lì per distruggerli, ogni documento è stato miniaturizzato ed «imparato a memoria» da un cervello elettronico che ha classificato nomi, dati, rapporti riservati ed episodi. Il secondo fascicolo (il dossier Libia) è tenuto nascosto perché la sua pubblicazione potrebbe indurre Gheddafi a chiuderci i rubinetti del suo petrolio, revocando affari d'enorme portata». Io impegno il Governo, ed il Ministero dell'interno in particolare, a dare, non oggi perché non voglio metterla in difficoltà, onorevole Sanza, ma nei prossimi giorni una risposta. Altrimenti, apriremo un'inchiesta a livello popolare e parlamentare, su questi dati vergognosi. Credo che potremo farlo anche per un altro motivo, onorevole sottosegretario: c'è qualcuno che ricorda ancora, qui dentro, la strage di Fiumicino ? Come mai vi ricordate giustamente, per carità? di tutte le altre stragi? Come mai, da anni a questa parte, si parla tanto delle stragi falsamente attribuite alla destra, mentre della strage di Fiumicino non si parla più? Perché? Cosa c'è dietro? Lo sappiamo benissimo! Gheddafi! Dunque anche questo, onorevole sottosegretario ed onorevole ministro assente, si trova negli archivi segreti, memorizzato e miniaturizzato? Voi conoscete dati e nomi: perché l'inchiesta non procede? Come mai, di recente, il Governo italiano, si è precipitato per offrire a Gheddafi l'acquisto di petrolio pagando qualche dollaro in più per ogni barile? Come mai? Forse è ancora la guerra del petrolio contro il sangue? Il sangue è quello dei poveri diavoli, dei poveri «cristi» del nostro paese! E il petrolio abbonda! Ed allora si parla, a suon di petrolio, di socialismo tricolore! Le speranze dell'onorevole Craxi procedono e poi procedono quelle dei nuovi raggruppamenti di «solidarietà nazionale», tanto cari all'onorevole Andreotti! E dietro ogni formula di Governo, dietro ogni possibile crisi di Governo, ci sono le tangenti ed i traffici! Continuate pure i vostri traffici, ma non fateli pagare con il sangue al popolo lavoratore italiano.

Quando vi si chiede di salvare la pelle degli italiani, siate solleciti per lo meno quanto lo siete nell' intascare o nel lasciare che s'intaschi o nel non voler denunziare i loschi traffici in cui sono impastati, senza alcuna eccezione, tutti i vostri partiti.

Perché parlo del «bandito» Gheddafi? Perché pur essendo io una modesta persona, mentre il «bandito» Gheddafi è un uomo importante mi sembra che esista un fatto personale. La rivista Sicilia oggi si stampa con il denaro di Gheddafi. Voi sapete che Pantelleria è per metà di proprietà di Gheddafi e conoscete pure la vicenda perché ne hanno parlato tutti i giornali della moschea costruita a Catania in onore dì Gheddafi; voi sapete che in Sicilia gli affari «gheddafiani» procedono . Ebbene, in questa rivista, che reca in prima pagina l'effigie dell'«eroe» e che è tutta in sua difesa, anzi in sua esaltazione, una pagina è dedicata al sottoscritto. In essa, fra le tante amenità sanguigne, si dice: «Non si capisce come si possa prescrivere una ricetta politica secondo la quale si dovrebbero chiudere le porte in faccia a Gheddafi, che dà lavoro a tanti italiani, per aprirle a chi vuole vendere all'Italia qualche decina di miliardi di dollari di armi». A prescindere dai miliardi di dollari di armi, a proposito di Gheddafi che dà lavoro a tanti italiani nessuno ricorda la vicenda, ben più grave di quella dell'aeroporto di Fiumicino, della cacciata a pedate nel sedere dei lavoratori italiani dalla Libia? Nessuno ricorda, sui banchi governativi, che si è trattato di una cacciata vile, di un furto collettivo? Nessuno sa che i nostri coloni sono stati ricacciati in Italia senza una lira, che sono stati persino derubati dei conti correnti postali? Che sono stati derubati di tutti i loro averi, di tutto quello che avevano costruito? Onorevole sottosegretario in questo caso Almirante non parla come fascista, ma come vecchio combattente in Africa settentrionale, io ero un ragazzo quando conobbi la Libia e la conobbi, certamente attraverso le armi, ma soprattutto attraverso le strade che erano state costruite dagli italiani. Ho potuto vedere l'opera dei coloni, le case costruite dai 20 mila coloni, Chi si ricorda più dei 20 mila coloni cacciati a pedate nel sedere dal «bandito» Gheddafi? E adesso si sputa sul sangue dei morti, sul lavoro dei sopravvissuti, si sputa su questa vicenda che non ha niente di nostalgico e niente di imperiale, perché è la vicenda, auspicata da Giovanni Pascoli, della «grande proletaria» che si era mossa finalmente nel Mediterraneo e più in là, per dare lavoro, per far fiorire il deserto! Siamo a questo punto: per quattro barili in più l'Italia ufficiale si vende persino le memorie del passato, perfino le memorie che sono sacre a tutti noi, perché penso che in questo, almeno, tutta l'Assemblea possa essere concorde e ricordare con riconoscenza l'opera dei coloni italiani che hanno affermato non il colonialismo italiano, ma la capacità italiana di dare la civiltà. I libici ebbero persino, in tempo fascista, la cittadinanza speciale: riconoscimento che nessun altro popolo colonizzatore ha mai pensato di dare ai propri «colonizzati»! Ma adesso dimentichiamo tutto: e si trattasse solo di affari, onorevole rappresentante del Governo! Si tratta, infatti, anche di ingerenza ignobile negli affari interni del nostro paese!

Non posso, e non voglio, farvi perdere tempo, ma ho qui, per esempio, un'intervista del «bandito» Gheddafi ad Epoca del 25 novembre 1980, in cui si parla della situazione alla FIAT. Se ne parla perché Gheddafi è uno dei più grossi azionisti della FIAT ed egli, in questa intervista del 1980, diceva che avrebbe volentieri spinto all'occupazione della fabbrica gli operai attraverso l'influenza di cui, come grande azionista, poteva godere. Certo, si è trattato di minacce a vuoto ma, se si vuole davvero capire quel che sta accadendo nel sindacalismo di regime in questo momento, posso rifarmi alla dolorosa confessione di Giorgio Benvenuto, che forse avete letto, ma che è interessante rileggere. Giorgio Benvenuto, su La Repubblica del 12 febbraio 1982, afferma: «Sì, i terroristi nel sindacato ci sono e sono anche più diffusi e presenti di quanto non si pensi di solito. È un terrorismo di tipo nuovo, che non spara a questo e a quel dirigente » per ora, dico io «ma ha come obiettivo quello di attaccare il sindacalismo anni '80. Questo nuovo terrorismo io lo respingo nelle grandi fabbriche: ci attaccano, ci dileggiano e non ci lasciano parlare. Non abbiamo proposte, sappiamo solo dire di no e rischiamo di essere emarginati, di non contare più niente. Siamo in presenza di una nuova generazione di terroristi, ad una nuova fase, ben più pericolosa delle precedenti». Giorgio Benvenuto respira il terrorismo in fabbrica, noi respiriamo il terrorismo a Montecitorio: si respira il terrorismo ovunque! Lo Stato democratico è infetto di terrorismo e, invece di reagire con delle antitossine virulente ed efficaci, reagisce attraverso una immissione di ulteriori tossine terroristiche nel tessuto connettivo del nostro paese. Questa è la realtà. Tra gli argomenti adottati dal rappresentante del Governo e adottati largamente anche sulla stampa contro di noi e contro la nostra mozione, nonché, a suo tempo, contro la nostra petizione popolare, il più diffuso e, al tempo stesso, il più singolare è quello che, se venisse approvata la nostra proposta, si darebbe ai terroristi il «riconoscimento» (tra virgolette) come combattenti. Ma vogliamo paragonare il «riconoscimento» (tra virgolette) come combattenti che noi daremmo (con tre emme, perché due non bastano) ed il riconoscimento come pentiti che voi vi accingete a dare? Se lo stato di guerra che noi chiediamo, se lo stato di emergenza, lo stato di pericolo venissero messi in funzione e i tribunali militari giudicassero sui reati compiuti dai terroristi, di quali reati si tratterebbe? Evidentemente, si tratterebbe di reati di sabotaggio, di attentato contro i militari impegnati. Secondo voi, i disertori, riconosciuti come tali e puniti come tali, fanno parte dei combattenti? Secondo voi, i sabotatori, riconosciuti come tali e giustiziati come tali, fanno parte dei combattenti? Secondo voi, le spie che, secondo la legge di guerra, devono essere punite con la condanna a morte fanno parte dei combattenti?

Ma dove siamo, onorevole sottosegretario, anche con l'uso della lingua italiana? Voi continuate a parlare il linguaggio ciellenista dopo tanti anni. Non avete ancora stabilito la differenza tra il combattere per la patria ed il combattere contro la patria? Non lo avete ancora capito? Eppure, quello che è successo tanti anni fa dovrebbe avervi messo in guardia contro equivoci di questo genere. Quando noi chiediamo l'applicazione della legge di guerra nei confronti dei terroristi, perché lo stato di guerra (avete sentito la testimonianza del magistrato) non può purtroppo non essere riconosciuto, noi chiediamo che la legge di guerra venga attuata contro i nemici.

Non riusciamo a capire perché applicare la legge di guerra significherebbe disarmare i combattenti o significherebbe dare dignità di combattente al nemico. Scusate, in guerra che cosa impone la legge? Si spari contro il nemico! In tempo di guerra che cosa impone la legge? Si giustizi, s'impicchi, si fucili il sabotatore, il traditore, il disertore! E come li volete considerare nella più benevola tra le ipotesi? Non volete equiparare il terrorista al disertore, al traditore in guerra, al pugnalatore alle spalle? Come li volete considerare? E noi diamo loro onore applicando la legge di guerra, inchiodandoli al muro, chiedendo che siano fatti fuori? Mi sembra veramente che stiate esagerando, proprio nel momento in cui voi state per innalzare a categorie da privilegiare, da beneficiare, da salvare, la vecchia, squalificata categoria dei confidenti. Ma servitevi dei confidenti! Per carità, servitevi dei confidenti! Li avete nelle vostre file! Il Partito socialista, nella sua ala manciniana, ha tutti i confidenti che vuole! Il Partito socialista ha preso Piperno, che è venuto in Italia sotto l'usbergo delle mancate estradizioni. Lo ha fatto parlare a Mondoperaio, lo ha fatto parlare al balcone della federazione socialista di Cosenza. Perché non lo avete invitato a confidarsi? Poteva confidarsi! Quante cose avrà raccontato Piperno a Mancini! E Mancini a Piperno! E Flora Ardizzone! C'è tutta una fungaia di terroristi al vertice del Partito socialista. Usateli! E chi si scandalizza! Date loro denaro! Chi si scandalizza! Chiedete fondi speciali perché il Ministero dell'interno possa pagare i confidenti: noi voteremo a favore. Tra i tanti denari che rubate questi saranno almeno spesi bene, se li spenderete in quel modo! Ma quando mai il confidente è stato promosso a categoria politica, addirittura a categoria morale? In tutti i paesi del mondo, in tutte le polizie ci si serve dei confidenti e li si tratta adeguatamente. Forniteli di passaporti falsi! Forniteli di tutte le tutele! Non fateli ammazzare, come li fate ammazzare stupidamente e vilmente, perché poi con queste segnalazioni ad honorem, evidentemente, qualche Peci finisce sempre per pagare. E ce ne dispiace sinceramente, perché si trattava di una creatura umana, che non meritava quel destino, perché tentava di comportarsi bene. Ma non dite a noi che trasformiamo i terroristi in combattenti e diamo loro un rango d'onore, perché l'unico rango che noi vogliamo dare ai terroristi, naturalmente dopo il giudizio…"

Presidente: "Onorevole Almirante, il tempo a sua disposizione non è scaduto ma, poiché non vorrei strozzare il suo discorso, la avverto che ha ancora due o tre minuti a disposizione.

Almirante: "Grazie, Presidente. Credo quindi che la più pesante tra le accuse che ci vengono rivolte sia questa e che io abbia potuto agevolmente dimostrarne non solo l'infondatezza ma la paradossale inadeguatezza. Concludo subito, signor Presidente, con le parole di un altro parlamentare, molto più illustre di me e caro al cuore di tutti noi, il quale, il 16 marzo 1978, il giorno di via Fani, ebbe a dire: «Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Presidente del Consiglio, abbiamo tutti credo la consapevolezza di vivere l'ora più drammatica della nostra Repubblica. Dopo aver sacrificato decine di vite di cittadini che compivano il loro dovere (forze dell'ordine, magistrati, avvocati e giornalisti), queste bande di terroristi sono arrivate al vertice della nostra vita politica democratica. Credo che a questo occorra reagire: guai a pronunciare discorsi di circostanza, perché questa non è una circostanza. Si è dichiarata guerra allo Stato, si è proclamata la guerra allo Stato democratico, ma lo Stato democratico risponde con una dichiarazione di guerra. Una democrazia cui si rivolge una sfida di guerra non risponde con proclamazioni di pace. Salta l'economia, saltano le finanze, salta l'ordine pubblico e si uccidono magistrati, avvocati, poliziotti; saltano i vertici della vita democratica e noi siamo qui a discutere della fiducia al Governo. È un po' poco, onorevoli colleghi!».

È un po' poco, onorevoli colleghi, discutere, fra qualche ora, della legge sui pentiti. È un po' poco, banchi vuoti; è un po' poco, Camera irresponsabile; è un po' poco, Governo al vertice della irresponsabilità… Vergognatevi nel ricordo di Ugo La Malfa!"




PROSTITUZIONE: VERSO IL RICONOSCIMENTO E LA REGOLARIZZAZIONE DELL'ANTICA PROFESSIONE

 

La senatrice Spilabotte, la prima firmataria del ddl spiega:”la mia proposta ha come cardine la prevenzione, il controllo, la sicurezza dei cittadini, il potenziamento del contrasto alla tratta delle donne e a questa nuova schiavitù. A partire da questo, si può pensare di salvaguardare il principio di autodeterminazione, anche per contrastare il giro di affari clandestino e far emergere un pezzo di economia sommersa

 

di Cinzia Marchegiani

Dopo il quartiere a luci rossa proposto nel quartiere Eur di Roma, arriva anche un disegno di legge al Senato per regolarizzare questo mestiere più antico del mondo. Ormai il percorso ancora tutto da tracciare vuole il riconoscimento della prostituzione come un lavoro qualsiasi, e quindi deve rispettare le normali regole del mercato. Insomma cause chiuse autogestite, uso obbligatorio del profilattico e le prostitute possono iniziare la loro attività semplicemente facendo una regolare comunicazione di inizio attività, la DIA, così anche loro pagheranno le tasse.

Il disegno di legge è bipartisan, e inizierà nelle prossime settimane l'iter alla commissione Affari costituzionali e Giustizia del Senato. La prostituzione non è reato ma lo diventa chi invece sfrutta le donne con questo lavoro e esporta e importa con le tratte donne che sono semplicemente schiave dei loro padroni. Andrà in discussione anche la questione dei quartieri a luci rosse. La senatrice Maria Spilabotte, una delle firmatarie di questo ddl rivendica questa decisione:”Io il tema l'ho sollevato un anno e mezzo fa inviando testo ddl e mail a tutti i vertici del partito prima di presentarlo. Conservo ancora le mail. Non ho ricevuto mai nessun suggerimento, contributo o considerazione. Nessuna reazione. Ho cercato di coinvolgere tutti i soggetti che da sempre si interessano di diritti delle donne. Non si è mosso nessuno. La calendarizzazione nelle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia del disegno di legge sulla prostituzione di cui sono prima firmataria è davvero una buona notizia. La discussione di questi giorni è stata proficua perché ha contribuito a sollevare il problema, che nelle grandi città come Roma esiste a prescindere e che è stato scaricato tutto sulle spalle dei sindaci. Il disegno di legge affronta la complessa e seria questione della prostituzione in modo serio ed articolato, a partire dalla prevenzione, dal contrasto alla tratta degli esseri umani, dall'educazione. Serve un approccio di sistema e non si può fare finta che il problema non esista". La senatrice Pilabotte spiega anche il motivo che mira solo ad arginare il fenomeno con lo zoning è un fallimento: "la mia proposta ha come cardine la prevenzione, il controllo, la sicurezza dei cittadini, il potenziamento del contrasto alla tratta delle donne e a questa nuova schiavitù. A partire da questo, si può pensare di salvaguardare il principio di autodeterminazione, anche per contrastare il giro di affari clandestino e far emergere un pezzo di economia sommersa".

Il ddl ha una strada sicuramente in salita, ma ormai è evidente che la prostituzione è un'emergenza tale che non ci si può più permettere di rimandare la calendarizzazione, altrimenti è anacronostico parlare di tutela delle donne, se sono sempre le stesse ad essere usate del loro corpo spesso da datori di lavoro che fanno fare viaggi della speranza a ragazzine solo perché nel nostro paese è difficile colpire questo fenomeno. Libertà alle donne,  del loro corpo e una possibilità di essere padrone di se stesse, e non del rimo aguzzino che è capitato sulla loro strada. 




ALITALIA: LA COMPAGNIA SI FA PUBBLICITA' GRAZIE A SERGIO MATTARELLA

di Cinzia Marchegiani

Con un volo di linea il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella  ha stupito passeggeri e piloti. Il tweet di Alitalia conferma questa notizia, e in un paese troppo spesso abituato all’utilizzo smodato dei voli di Stato da rappresentanti istituzionali  spesso per scopi esclusivamente personali, lascia meravigliati e speranzosi in un cambiamento radicale. Il tweet del sito Alitalia conferma: "Un passeggero normale, una persona speciale. Buon viaggio Presidente" #mattarella #presidenteapalermo!

Il viaggio di Mattarella già sta diventando un simbolo del cambiamento, da Roma Fiumicino ha raggiunto Palermo con la compagnia Alitalia per una visita privata senza utilizzare il l’aereo presidenziale, all’arrivo al terminal con un auto, ha sorpreso i viaggiatori che erano in attesa del loro imbarco. Al Presidente è stata messa a disposizione una sala riservata per attere il suo volo.

Molti però si chiedono dov’era quando alla Camera è stata cambiata la Costituzione, e lo stesso Presidente ha fatto sapere che i gruppi che hanno fatto richiesta saranno ricevuti separatamente martedì prossimo…molti si augurano che questo viaggio nella “normalità” sia espressamente un reale cambiamento, e non un lancio solo pubblicitario. 




SAN VALENTINO: ECCO COME CAMBIANO LE ABITUDINI DEGLI ITALIANI

Redazione

Per San Valentino regalatevi un viaggio, meglio se a Venezia o Parigi. La sera puntate ad un film d’amore come Pretty Woman, una cena casalinga, magari preparata da voi. Per regalo una donna su tre vorrebbe un diamante, ma l’uomo preferirebbe non regalare nulla. La serata si conclude con un sottofondo musicale dolce come quello di Jovanotti, soddisfacendo qualche piccola fantasia sessuale. E’ questa la fotografia che emerge dal sondaggio, effettuato dal brand di gioielleria d’alto lusso Giamore, diffuso tramite social network GiamoreItalia, sito web www.giamore.com e mailing list. E’ un marchio italiano di gioielleria di lusso: creazioni uniche realizzate dall'estro dell'artista Danilo Giannoni. L'azienda, fondata nel 2012, è già una solida realtà nel panorama internazionale, con un laboratorio a Hong Kong e alcune collaborazioni in Italia, il tutto gestito da italiani e francesi. I suoi gioielli sono caratterizzati da una manodopera altamente specializzata nella ricerca e nell'acquisizione di pietre rare e nella creazione di pezzi unici, realizzabili su misura, secondo il gusto e la personalità della propria clientela e dei collezionisti.

TURISMO – In occasione del lancio italiano del brand e del concorso con le sedi di Roma e Milano dell’Accademia del Lusso alla ricerca di fedi nuziali per lei e per lui, è stato lanciato un sondaggio sui gusti degli italiani tra musica, viaggi, cinema, lusso e regali. Tra i regali più desiderati da uomini e donne, il viaggio è al primo posto, scelto dal 54% degli intervistati. Sono soprattutto le donne a preferirlo, con il 59% delle preferenze, contro il 41% degli uomini. La seconda scelta cade invece sul gioiello: il 14,5% lo preferisce a qualsiasi altra cosa, ma 2/3 sono donne. Sotto il 10% tutte le altre preferenze, che nel nostro sondaggio erano fiori (6,4%), capi di abbigliamento (5,6% di cui la totalità di sesso maschile), mentre un 4,8% preferisce non ricevere nulla, ma a rispondere così sono quasi esclusivamente gli uomini.

Due le domande relative al turismo: una per quanto riguarda la città più romantica d’Italia, un’altra per quella europea. Nel Belpaese la grande preferita è Venezia, con il 39,3% delle preferenze, seguita da Firenze con il 23,9%, mentre al terzo posto si classifica Roma, con il 16,2%. Al 9,4% le altre proposte dagli utenti, con Verona e Torino in primis. A seguire c’è Napoli con il 6,8%, Milano con il 2,5%, Pisa con l’1,7%. Le risposte hanno accomunato più o meno uniformemente sia uomini che donne.

Per quanto riguarda la meta turistica estera, confermata Parigi come capitale dell’amore, con il 40,6% di voti, seguita da Londra con il 13,5% e Praga con il 12,7%. Nella nostra classifica rientra al 10,17% la voce altro, comprendente soprattutto Austria e vette. A seguire Barcellona, con il 9,3%, Budapest con il 7,6%, Bruges con il 5,9%. La differenza tra universo maschile e femminile qui si nota di più: la capitale francese è leggermente preferita dalle donne, mentre gli uomini volerebbero a Londra e, soprattutto, Budapest e Barcellona. Bruges, invece, sembra piacere quasi esclusivamente al mondo femminile.

LUSSO – In fatto di gioielli è l’anello quello preferito, secondo il nostro sondaggio dal 35,1%, mentre l’orologio dal 27%. Non sorprende che quest’ultimo sia soprattutto scelto dagli uomini (quasi il 73%), ma fa riflettere che soltanto il 17% di loro avrebbe voluto un anello. Tra gli altri regali in classifica, il braccialetto conquista il terzo posto con il 15,3% delle preferenze, equamente distribuiti tra maschi e femmine. A seguire gli orecchini (9,01%), il pendente (8,1%), la spilla (2,7%) e i gemelli (2,7%).

E poi l’ennesima conferma in fatto di lusso: secondo il nostro campione il 30,4% degli italiani vuole uno o più diamanti come regalo. E’ l’uomo a subire meno il fascino delle pietre: del precedente numero solo il 21% ha spuntato la casella. E se i diamanti si confermano i principali amici dell’universo femminile, gli uomini optano, anche se di pochi punti percentuali, per l’oro e l’argento. Nel complesso l’oro è stato selezionato dal 24,3%, mentre l’argento dal 26,1%. Rubini, brillanti e topazi affascinano poco più del 10%, mentre l’8,7% punta ad altro preferendo, nel 69% dei casi che si tratta di acciaio.

LA CENA – Dal regalo alla cena: sarà per la crisi, sarà per avere un po’ di intimità, ma quest’anno si festeggia tra le mura domestiche. Il 36,13% è disposto a mettersi tra i fornelli, con una leggera preferenza “rosa”, mentre il 35,2% preferisce il classico lume di candela al ristorante. A seguire c’è la trattoria, con l’11,7% delle risposte, la pizzeria con il 7,5% e la cucina asiatica con il 5,8%. C’è anche chi preferisce una consegna a domicilio: sono il 2,5%.

Ma una volta seduti a tavola, scoprite che accanto a voi c’è una coppia omosessuale: 3 persone su 4 non vede nessuna differenza nel loro orientamento, mentre circa il 10% si abbandona a frecciatine e si scandalizzerebbe se si scambiassero un bacio. Sembra strano ma ad essere più colpiti da tale scena sono i meridionali (60%), e la metà ha almeno il titolo di laurea. L’11,8 ritiene la situazione romantica, mentre nessuno sarebbe disposto ad abbandonare il tavolo.

E per il dopocena? Nulla. Il 37,8% preferisce terminare così la serata, più della metà è composto da donne. Ma c’è anche chi farebbe una passeggiata, pari al 36,9%. Soltanto l’8,4% andrebbe al cinema, il 3,3% a ballare, mentre il 2,5% al teatro.

Una volta a letto, la situazione si fa bollente: quasi il 36% del campione si lancerebbe in giochi erotici e a fantasie hot, di cui il 59% è donna. Il 24,5% opterebbe invece per un rapporto tradizionale, altrettanti – puntando sulla quantità – preferirebbero una doppia prestazione, richiesta nell’81% dei casi dalle partner, e un altro 24,5% sceglierebbe una dolce musica di sottofondo per accompagnare il prosieguo della serata.

FILM – Spazio anche al cinema e alla musica. Il film più romantico di sempre è un grande classico: Pretty Woman, con il 20,5% delle preferenze, mentre al secondo posto Romeo + Giulietta (16,2%). Medaglia di bronzo da dividere tra Titanic e Ghost, entrambi al 14,5%. A seguire nella classifica abbiamo Notting Hill, con il 10,2%, seguiti da La Bella e la Bestia (8,5%) e Brokeback Mountain (5,1%). Un 9,4%, infine, clicca altro: tra gli altri film menzionati, Shakespeare in Love e Dirty Dancing.

MUSICA – Se volete conquistare il cuore del vostro partner, dedicate una canzone: A te di Jovanotti è considerata la canzone più romantica di sempre, scelta da 36,5%. A seguire Angels di Robbie Williams con il 19,2%, All the man that I need di Whitney Houston con il 12,5%, Without You di Mariah Carrey (10,5%), E… di Vasco Rossi – votata solo dalle donne – il 3% per Ti amo di Umberto Tozzi e poco meno per The One di Elton John ed Hello di Lionel Richie. Il 6,7% suggerisce, invece, canzoni come Love me tender, She’s the one e Il cielo in una stanza.

Infine, a conclusione del sondaggio, una critica da muovere nei confronti di chi parla di San Valentino: il 32,4% reclama meno clamore mediatico, mentre il 29,9% l’ha dichiarato un giorno come altri. C’è anche un 17,9% che lo abolirebbe, di cui si scopre che la metà è single. Tra le cose meno apprezzate della festa dell’amore, secondo l’11,9% c’è la mentalità consumistica: sono soprattutto gli uomini a lamentarsene, circa il 62%.