Rai Gulp, prima visione: arriva la terza stagione di “Vita da giungla”

Arriva in prima visione su Rai Gulp la terza stagione di “Vita da giungla: alla riscossa!”. Da lunedì 21 settembre, alle ore 12.35, vanno in onda i nuovi episodi dell’amato cartone animato, che si basa sul film di animazione “Vita da giungla – Operazione tricheco”.

La serie segue le strambe avventure di Maurice, pinguino adottato da una tigre e convinto di essere un agguerrito e scattante felino, e del suo figlioletto adottivo Junior, un pesce tigre che sguazza fiducioso nella sua ampolla. Insieme al resto della Squadra della Giungla, padre e figlio si lanciano con coraggio nelle missioni più incredibili per preservare il difficile equilibrio tra le diverse tribù di animali e correre in soccorso a chiunque chieda loro aiuto. Il tempo libero è dedicato a spedizioni di caccia, ripittura quotidiana delle strisce di Maurice, lezioni di addestramento e insegnamenti alle giovani generazioni che rappresentano il futuro della giungla.

Le serie precedenti hanno vinto numerosi premi, tra cui il prestigioso Kids Emmy Award per la migliore animazione nel 2014, due Pulcinella Awards nel 2012 e 2014, e due Kidscreen Awards nel 2013 e 2014.




Alessandro Incerto, da “Un posto al sole” a “I bastardi di Pizzofalcone”: una carriera brillante per uno dei migliori attori italiani. L’intervista

Bravura e presenza scenica indiscutibile per Alessandro Incerto che senza dubbio è uno degli attori più interessanti della scena italiana. Ha caratterizzato con la sua professionalità personaggi delle più popolari fiction italiane come “Un posto al sole”, all’indimenticabile “La squadra Bastardi di Pizzofalcone” di Maurizio De Giovanni che ha appena finito di girare.

Nato a Napoli, zona Vomero, che adora tantissimo, nella sua vita, prima di fare l’attore, è stato venditore di auto ed è anche istruttore di diverse discipline sportive nonché speaker radiofonico.

Alessandro Incerto

Ha rilasciato a noi de L’Osservatore D’Italia un’interessante intervista relativa il suo percorso professionale e la sua città.

A quanti anni hai capito che avresti intrapreso questa strada?

In verità me lo hanno fatto capire, da ragazzo avevo cominciato ed era una cosa che mi affascinava. Poi fui assunto nel settore automotive con il quale sono cresciuto, ma la vendita si sa è tanta recitazione. Per cui ho sperimentato la recitazione durante questi anni di formazione alle vendite prima come consulente e poi come responsabile di punti vendita ……. La vita è strana a volte sembra rimetterti sul percorso interrotto… staremo a vedere dove ci porterà….

Che rapporto hai con Napoli? Cosa non cambieresti mai che appartiene alla città e cosa cambieresti per migliorarla?

Napoli è Napoli, perché è cosi con le sue contraddizioni, è un vulcano di emozioni di vita, forse attingiamo energia dal magma che scorre sotto i nostri piedi, non riuscirei a immaginare un posto diverso per viverci, cosa cambierei? della città nulla! Cercherei di ottimizzare servizi per rendere Napoli più vivibile. Di Napoli purtroppo, come si sa, si amplifica ogni cosa che di negativo accade gonfiando e distorcendo la sua visione. È vero a Napoli ci sono dei problemi, ma come ci sono in egual misura in altre città… ma caso strano delle cose meravigliose di questa città, del suo popolo passionario non ne si fa menzione mai…. chissà forse non si vuole ammettere che abbiamo una marcia in più che viviamo la vita attivamente con grande generosità.

Se puoi dare qualche anticipazioni dei prossimi progetti

Sono in fase di elaborazione, valutazione delle proposte che mi sono state fatte…. spero a breve invece di mettere in produzione una collezione di poesie di noti autori contemporanei e non, interpretate da me con l’accompagnamento di musica dei grandi musicisti campani, purtroppo il progetto ha subito una battuta d’arresto per via del COVID-19

Ci sono sogni nel cassetto?

Sogno poco, scherzo…, spero di fare meglio, di avere sempre più  soddisfazioni da questo lavoro, soddisfazioni che non sono soltanto di carriera, ma anche di contributo sociale al fine di poter essere utile a giuste cause, sensibilizzare evidenziare…. credo debba essere un obbligo morale da parte di chi svolge questo mestiere in tal senso

Napoli ha qualche influenza sulla tua scelta lavorativa ?

Mah! sicuramente ha prodotto un impronta artistica per lo stile di vita a cui ti sottopone, non a caso è una delle città che ha prodotto il più  grosso numero di artisti.

Sei attore e regista 

Di fatto attore, ma credo che per forza di cose si diventa registi… ogni volta che prepari un personaggio lo vedi virtualmente, lo immagini, lo costruisci in un contesto in parte illustrato, ma che poi definisci con l’incontro con il regista, per cui in minima parte lo sei, poi per altri  aspetti meramente tecnici c’è la dovuta formazione .

Nel periodo del lockdown hai progettato qualcosa?

Ho completato il progetto di cui sopra che purtroppo come già detto l’emergenza  non mi ha permesso di metterlo in campo

La pandemia ha cambiato (dentro) quasi tutti e tolto qualcosa a quasi tutti, cosa ha cambiato di te? Se ti va di parlarne ovviamente

Io penso che la pandemia ha tirato fuori la vera natura delle persone, se eri una bella persona lo hai dimostrato, se eri una pessima persona lo stesso e ne stiamo avendo enormi prove ….

Hai indubbiamente una presenza scenica importante, e hai sempre avuto ruoli importanti, c’è qualche personaggio o ruolo che ti piacerebbe avere, ma diverso dai ruoli fino adesso?

Guardi per una grande formazione non dovremmo avere delle preferenze … ma ovviamente in alcune interpretazioni occorre un certo viso, per cui potresti essere più o meno credibile e questo lo stabilisce il regista 

Molti vorrebbero fare cinema, vorresti fare qualche raccomandazioni?

Questo è un lavoro molto complesso che non segue uno schema di evoluzione ben preciso, un lavoro che comporta tanti sacrifici soprattutto economici, è snervante, stressante… e non vi è garanzia di riuscita anche impegnandosi tanto. A mio umile parere bisogna avere delle capacità che… o ce l’hai  o non ce l’hai!




Eduardo De Crescenzo, “Il lockdown è una condizione che può ricorrere spesso nella vita di un artista”. L’intervista all’autore di “Ancora”

Artista internazionale Eduardo De Crescenzo ha calcato le scene fin da piccolissimo accompagnando intere generazioni con le sue canzoni, con la sua ‘voce strumento’ che tanto lo caratterizza, i suoi testi fanno parte ormai del bagaglio dei ricordi  di ognuno di noi, fra queste il brano indimenticabile “Ancora”  del 1981, “L’odore del mare, e tanti altri.

 Nato nel capoluogo campano attualmente vive nell’Antica  Puteoli nei Campi Flegrei, nella sua lunga carriera ha partecipato alla Kermesse sanremese ben 5 volte, e tantissime manifestazioni di solidarietà e si è spesso volte esibito con i big della musica contemporanea a livello mondiale.

Eduardo De Crescenzo

De Crescenzo ha concesso a L’Osservatore d’Italia un’intervista sul suo rapporto con le sue radici, con Napoli e i Campi Flegrei.

Hai cominciato da piccolissimo ad esibirti, c’è qualcosa altro che vorresti fare?

Non ci ho mai pensato, non ho mai avvertito l’esigenza di fare altro.

A distanza di diversi anni le tue canzoni si sentono tuttora, regalando sempre forti emozioni  tra queste il brano “Ancora”, quanti dischi hai venduto di questo brano?

“Ancora” è un evento raro che ha varcato nel tempo confini geografici, generazionali, culturali … oggi potrei solo dare dei numeri a caso.

Ti sei esibito diverse volte in dialetto partenopeo, quanto sono importanti per un artista le radici?

La lingua napoletana è una lingua poetica ricca di espressioni idiomatiche ma anche una lingua fortemente musicale, come l’inglese,  per via delle “tronche” finali. Molti artisti anche non napoletani la amano. Nell’83 pubblicai un album “decrescenzo” interamente in lingua che le generazioni hanno amato nel tempo. Alcuni titoli: – Quantu tiempo ce vo’- Io ce credo – Metropolitana … sono ancora molto amati anche dalle nuove generazioni.

Che tipo di rapporto hai con la città partenopea e i Campi Flegrei?

E’ un rapporto istintivo con i suoni, con i colori, con i profumi che mi fanno sentire a casa.

Che tipo di rapporto hai con la televisione di adesso e con i social?

Ogni mezzo di comunicazione ha proprie caratteristiche e specificità. Negli anni, il mio interesse per la musica si è orientato sempre più verso la dimensione del concerto che trova respiro in teatro, in un Auditorium … Di contro, sempre più, la televisione è diventato un mestiere specifico e la musica non è la sua priorità se non come riempitivo, come intermezzo, come show… Anche il pubblico  mi sembra sia cambiato negli anni, c’è una frattura culturale in atto,  difficilmente il pubblico che riempie le sale dei concerti è lo stesso che segue lo show-business in televisione.

I “ social” sono una grande opportunità di libertà e democrazia. Li uso con parsimonia per dare informazioni sulla mia attività, li uso per dialogare più direttamente con il pubblico. Come tutte le conquiste di libertà “acerbe” hanno bisogno di evolversi e sviluppare un codice etico.

Durante il lockdown molti artisti hanno creato qualcosa, anche tu?

E’ complicato rispondere a questa domanda perché il lockdown  è una condizione che può ricorrere spesso nella vita di un artista: a volte raccogliersi nel proprio spazio, non avere troppi contatti con il mondo esterno è una scelta cercata e necessaria per elaborare emozioni. Davanti, però, hai un appuntamento con il pubblico. Il lockdown obbligato da  una pandemia è molto diverso, è un isolamento fatto di vuoti e interrogativi, non è stato per me una condizione felice per la creatività, la mia musica si proietta e si esprime in concerto, con un pubblico vero, con musicisti veri, non virtuali.

Un artista è una persona generosa perché condivide con gli altri le proprie sensazioni, le proprie speranze e anche i timori ecc quando crea sa che quell’opera, seppur è stata creata da lui, una volta fatta fruire non sarà più sua, ma fa parte del bagaglio dei ricordi delle persone, tu come vivi questa cosa?

Vivo la creatività come una possibilità di evoluzione personale non penso mai a cosa accadrà poi. Sentire che il tuo piacere personale è avvertito anche da altri dona un senso di appartenenza molto gratificante ma continuerei a cercare “quella spinta vitale” anche se dovessi farlo solo per me stesso. La musica per un musicista non è solo un mestiere, è un modo di essere.

Quali sono i progetti futuri di Eduardo De Crescenzo?

Tornare in concerto il prima possibile, spero nella prossima estate.

Quali sono i tuoi hobby?

La musica mi appaga e mi diverte, è un lavoro e un gioco, non avverto tempi vuoti da riempire.

Ci sono altre forme d’arte che pratichi?

No, non le pratico ma le frequento come pubblico con vero interesse. Sono un appassionato di cinema e teatro, sono per me una fonte inesauribile di emozioni, di confronto, di ispirazione.

Qual è l’incontro (artisticamente parlando) che per te è stato determinante e che porti nel cuore?

Ce ne sono molti, per fortuna. Su tutti direi Ray Charles. Tutta la musica che è venuta dopo di lui gli deve qualcosa.




Cellino San Marco, alla tenuta di Al Bano Carrisi la IV edizione del premio “Giuseppe Fasano” – Grottaglie Città delle Ceramiche

CELLINO SAN MARCO (BR) – La IV Edizione del Premio “Giuseppe Fasano” – Grottaglie Città delle Ceramiche, torna a fare tappa per la seconda volta a Cellino San Marco, nella tenuta di Al Bano Carrisi, con un rigoroso rispetto delle norme anticovid 19.

L’accesso all’area dell’evento, che si svolgerà dalle ore 19 di venerdì 18 settembre 2020, per le stesse ragioni di sicurezza sarà limitato ai soli invitati. E’ prevista la presenza di Al Bano anche nella veste di amico di Giuseppe Fasano e di padrone di casa.

La serata, organizzata dalla giornalista Titti Battista, sarà presentata dalla brillante giornalista di Telenorba, Maria Liuzzi.

Attese sul palco le esibizioni del “Duo Panama” di Nunzio e Michele Laudadio, del fisarmonicista Vince Abbracciante e del gruppo “Terraross”.

Saranno assegnati premi e riconoscimenti a personaggi del mondo della cultura, dell’imprenditoria, del commercio e della società rappresentata dalla magistratura, dal mondo della sanità e dal volontariato; personaggi che a livello nazionale ed internazionale stanno scrivendo una importante pagina della nostra storia. I nomi saranno tenuti segreti fino a pochi minuti prima dell’inizio della serata.

Promotore del Premio è Giuseppe Fasano, un autentico “vulcano”, che con questa iniziativa mette in evidenza le peculiarità di una attività artistico-culturale iniziata dal padre Nicola e portata avanti dai suoi discendenti dal 1620, quest’anno, quindi la famiglia Fasano festeggia anche il quattrocentesimo anno di attività ceramica a Grottaglie.

Chi ha conosciuto Nicola Fasano ne parla come di un artista vero, autentico figlio grottagliese e vero maestro su un duplice fronte: la trasmissione dell’arte ceramica ai figli e ad altri ceramisti e il dialogo con migliaia di studenti, provenienti anche da altri Paesi, che chiedevano di visitare il suo laboratorio, di vedere plasmare con le sue mani l’amorfa argilla che, magicamente, acquistava forme e figure di grande fascino.

A lui piaceva fasi vedere da studenti e turisti con il grembiule sporco di argilla, le mani alle prese con il tornio per dare forma originale a questo prodotto della terra verso il quale non sarebbe male che le nuove generazioni si avvicinassero con un senso di gratitudine e di attenzione per scoprirne i diversi significati.

Se Nicola Fasano è stato tutto questo, è meritevole che il figlio Giuseppe dedichi al padre, ogni anno, uno spazio riservato a coloro che veramente amano la cultura della ceramica e che continuano ad apprezzarne il valore attraverso una produzione che Giuseppe, come già fece il padre Nicola, rende varia ed attraente di anno in anno.

Chi ha conosciuto Nicola Fasano e il figlio Giuseppe nel loro storico laboratorio, oggi ritorna volentieri, non soltanto perché Giuseppe è il degno continuatore della tradizione ceramistica dei Fasano, ma anche per quel clima di grande raccoglimento che offre il laboratorio, Guardando i forni e i resti archeologici di una zona che sfida i secoli, sembra ancora aleggiare la figura “ieratica”, ma nel senso più semplice dell’espressione, di Nicola Fasano.




Noleggiare un’auto a lungo termine: quali vantaggi?

Noleggiare un’auto a lungo termine è diventata una prassi consolidata in Italia. Nello scorso anno, infatti, è stata quasi raggiunta quota un milione di veicoli in flotta (944.00 unità) e per la prima volta sono stati superati i 3 miliardi nel giro d’affari. Numeri destinati a salire ancora maggiormente, anche a causa del clima di incertezza economica.

Ed il noleggio a lungo termine è una scelta che non riguarda soltanto le aziende, ma anche i privati. Nel 2019, infatti, è cresciuto il numero di privati che hanno scelto tale formula al posto dell’acquisto. Secondo le stime dell’Associazione, è stata superata quota 52.000 contratti.

Collegato alla crescita dei privati, spicca il dato di significativo aumento delle utilitarie, 42.000 veicoli (+17% e una quota che supera il 25% del totale immatricolato a noleggio), a fronte di un calo complessivo di tutti gli altri segmenti, in particolare delle medie-superiori (35.000 e -13%). In testa alla top ten delle vetture più noleggiate a lungo termine si è confermata la Fiat Panda, seguita da Renault Clio, Lancia Ypsilon, Fiat 500X e Jeep Renegade. D’altronde ormai in giro per le città d’Italia si è sempre più soliti incontrare società di noleggio. Così per il noleggio lungo termine Roma, Milano o Napoli basta semplicemente informarsi per trovare la soluzione migliore alle proprie esigenze.

I vantaggi

Uno dei primi vantaggi nella scelta del noleggio riguarda l’impossibilità per molti di impegnarsi in finanziamenti o acquisti diretti. Inoltre, la campagna di demonizzazione del diesel e le limitazioni sempre più diffuse a livello locale hanno spinto le aziende a prolungare i contratti in essere, piuttosto che rinnovare il proprio parco auto. Dal punto di vista fiscale, poi, come sappiamo il contratto di Noleggio, come anche quello di Leasing, è un contratto atipico, cioè non disciplinato espressamente dal Codice civile, che viene assimilato al contratto di locazione di beni mobili. L’articolo 164 del TUIR ne disciplina le varie percentuali di deducibilità.

Nel caso di un noleggio strumentale, quando cioè l’attività d’impresa non potrebbe essere esercitata senza l’uso del veicolo stesso (ad esempio, le auto per le autoscuole o per le imprese di noleggio) e per gli autocarri, la deducibilità delle spese ai fini della determinazione dei redditi è totale, cioè l’impresa può dedurre il 100% dei costi.

Invece per le autovetture non utilizzate esclusivamente come beni strumentali da imprese e professionisti, la percentuale di deducibilità del costo è del 20% (costo massimo riconosciuto fiscalmente di €18.075,99) o dell’80% per gli agenti e rappresentanti di commercio (costo massimo riconosciuto fiscalmente di €25.822,84).

Per il Noleggio a Lungo Termine la deducibilità parte da €723,04 euro annui (è il 20% del costo massimo fiscale di €3.615,20). Per gli agenti e rappresentanti di commercio il beneficio aumenta fino all’80% con un limite aumentato a €5.164,57. La deducibilità è del 70%, senza limiti di importo, se l’auto viene assegnata ad uso promiscuo a un dipendente.




Rai Gulp, per la gioia dei più piccini tornano le avventure di Rapunzel e di 101 Dalmatian street

Tornano su Rai Gulp, con i nuovi episodi, due delle serie animate Disney più amate. Si tratta de “Le avventure di Rapunzel” e di “101 Dalmatian Street”.

Da domenica 20 settembre, tutti i giorni, alle ore 16.20, saranno proposte, in prima tv free, le puntate di Rapunzel. L’amata protagonista, riunita a suoi genitori, è alle prese con il suo nuovo ruolo di principessa e con l’atteggiamento iperprotettivo del padre, che contrasta con il suo irrefrenabile spirito libero. In questa seconda stagione la principessa, Eugene, Cassandra, Pascal, Maximus accompagnati da Lance, vecchio amico di Eugene, Piede a Uncino e Piccoletto, si avventureranno oltre le mura del regno di Corona per raggiungere il Regno Oscuro e risolvere il segreto delle rocce nere. Durante il viaggio, il gruppo farà la conoscenza di Adira, una misteriosa guerriera che brandisce una spada in grado di annientare le rocce nere e che li aiuterà a raggiungere la meta desiderata. Episodio dopo episodio, con l’aiuto dei suoi amici, Rapunzel saprà dimostrarsi all’altezza in ogni situazione e i suoi magici capelli torneranno a essere protagonisti.

Per chi ama i cani, e soprattutto per chi ama il divertimento, arrivano su Rai Gulp da lunedì 21 settembre, alle 15.15, i nuovi episodi di “101 Dalmatian Street”, liberamente ispirata al grande classico Disney “La carica dei 101”. La storia si svolge nella Londra contemporanea e segue le avventure dei due cuccioli di dalmata Dolly e Dylan, dei loro genitori Delilah e Doug e dei loro 97 fratelli e sorelle più giovani, i cui nomi cominciano tutti con la lettera D…  Dylan è un maestro delle invenzioni e ha sempre idee geniali e Dolly, sempre pronta per una sfida, è la mascotte di una squadra di calcio locale. La mamma lavora in ospedale, il papà alla stazione dei pompieri e Dylan e Dolly hanno la responsabilità di badare alla casa e di supportare lo stuolo dei fratellini più piccoli. Tra commedia domestica e avventure urbane, la serie esplora con ritmo incalzante e gag esilaranti i temi della crescita e della ricerca del proprio posto all’interno della più caotica e divertente famiglia allargata che si sia mai vista! La serie Disney è stata prodotta interamente in Europa, tra Regno Unito e Finlandia.  La sigla italiana è cantata da Cristina d’Avena, la regina delle sigle dei cartoni animati, mentre nella colonna sonora c’è anche il brano “110 per Voi”, interpretato dai popolarissimi YouTuber “Me contro Te”.




“Primo giorno di scuola”, la nuova canzone dedicata a tutti gli studenti targata Zecchino d’Oro e DeAJunior

In occasione dell’inizio di questo nuovo e diverso anno scolastico, arriva da Zecchino d’Oro e DeAJunior “Primo giorno di scuola”, una nuova canzone interpretata dal Coro dell’Antoniano diretto da Sabrina Simoni per festeggiare e accompagnare il rientro sui banchi dei bambini d’Italia.

La canzone, dedicata a tutti i bambini di Italia, è un modo per festeggiare un nuovo anno scolastico e stare accanto ai piccoli studenti durante un primo giorno di scuola così particolare, dopo il periodo che li ha tenuti distanti dai compagni di classe, dagli insegnanti, persino dalla campanella. In particolare, il brano – scritto da Alessandro Visintainer (tra gli autori della canzone vincitrice dell’ultima edizione dello Zecchino d’Oro) – trasmette ai più piccoli l’immagine di una scuola che tutti loro possono vivere appieno, da protagonisti che “sanno cosa fare” e che con allegria e responsabilità possono essere di esempio a genitori e maestri, ispirandosi in questo senso alle recenti parole di Liliana Segre, che invitava i ragazzi a prendere per mano genitori e insegnanti in questo momento di incertezza.

Un messaggio di ripresa positivo ed emozionante, la voglia e la gioia di rincontrarsi, una grande festa: “Primo giorno di scuola” sarà in onda su DeAJunior (canale 623 di Sky) in rotazione nel palinsesto a partire dal 14 settembre e disponibile online sul canale YouTube “Zecchino d’Oro – Le canzoni dell’Antoniano” e sui canali social di Zecchino d’Oro.

La grande iniziativa targata Zecchino d’Oro in collaborazione con DeAJunior mette al centro i bambini e la loro voglia di ripartire, sostenendosi e cantando tutti insieme: per questo, sul sito www.zecchinodoro.org, sarà possibile scaricare un kit personalizzato con la canzone ufficiale, il testo e la base musicale, per raggiungere ogni scuola, famiglia e bambino d’Italia.




Smart working, abiti formali per fare fronte alle incertezze del futuro

Fiducia ed esperienza? Vanno cercate nell’armadio! Se per alcuni il pigiama è stato il grande compagno delle settimane da remoto, sono tantissimi coloro che hanno riscoperto l’importanza degli abiti formali per vedersi più confident e, di conseguenza, far fronte a stress e incertezza per il futuro.

Nasce così lo stile conformal, ultima tendenza a dettare legge in ambito lavorativo che unisce la sicurezza in se stessi (in inglese confident) agli abiti formali.

Come dimostra uno studio pubblicato dall’Harvard Business Review, infatti, il look business professional è il prediletto da chi vuole apparire esperto agli occhi di clienti e colleghi, anche per quanto riguarda le videochiamate.

Fra gli over 60 la percentuale di chi sceglie un abbigliamento formale da remoto è addirittura del 46% ma, a differenza di quanto si possa pensare, il trend riguarda da vicino anche le nuove generazioni. Per impressionare positivamente, sono ben 8 su 10 i giovani che optano per un dress code business anche su Skype e Zoom. In videochiamata, i vestiti sono infatti considerati uno degli elementi più importanti per fare bella figura, secondi solo al background. Infine, per il 39% degli intervistati oltre al tipo di vestito è il colore scelto a giocare un ruolo fondamentale: da quelli brillanti per sembrare più affidabili (33% degli intervistati), ai toni neutri per apparire esperti (74%), fino alle fantasie per dare l’idea di essere innovativi (34%).

“Non sono bastati mesi di smart working per mettere la parola fine all’importanza dell’eleganza, in ambito lavorativo e non solo – afferma Stefano Bigi, cravattaio di terza generazione e amministratore unico di Bigi Cravatte Milano – L’abito continua ad essere l’outfit d’eccellenza per l’uomo in quanto porta con sé un’aura di professionalità che pone immediatamente chi lo indossa in una posizione privilegiata, godendo di fiducia ed emanando professionalità e sicurezza. Provate ad entrare in un negozio, in un ufficio o al ristorante in giacca e cravatta e noterete di sicuro un’attenzione differente. La cravatta, in particolare, rafforza questa percezione positiva e permette di aggiungere a qualsiasi look maschile un tocco di eleganza e di personalità: giocando con i colori sarà possibile adattarla ad ogni situazione, da quella più formale sino a quella che richiede un abbigliamento più casual. Mai come in questo momento indossare un abito classico ed elegante e una bella cravatta di qualità è un segno di distinzione”.

La passione per il conformal è arrivata anche in Nuova Zelanda, come racconta The Guardian: dall’isola dell’emisfero australe è partito infatti il fenomeno del #formalFriday, in totale controtendenza con quello in auge da qualche anno a questa parte che prevede di indossare abiti casual il venerdì. Ed è così che in tantissimi hanno iniziato a postare le loro foto sui social vestiti di tutto punto, tanto che questo hashtag conta oggi oltre 37 mila post. A sottolineare il legame fra eleganza e comodità è anche l’editorialista americano Robert Armstrong che sulle pagine del Financial Times scrive: “Siamo a nostro agio quando ci vestiamo bene. I completi maschili sono comodi, in quanto sono disegnati per esserlo. Può darsi che quando torneremo in ufficio in un mondo ancora pieno di incertezze ci renderemo conto che il lavoro è un privilegio, qualcosa per il quale occorre essere all’altezza e ben vestiti”. Sul tema è intervenuto anche Giovanni Maria Conti, docente di Storia e Scenari della Moda presso il Politecnico di Milano: “L’abito formale da sempre pone chi lo indossa sotto una luce diversa; comunica maggiore rispetto e quindi ‘distanza’ in rapporto a modi di fare più amicali. Dona autorevolezza e determina comportamenti più ricercati”. E ancora sul cambio di paradigma innescato dalla pandemia spiega: “Il lockdown ci sta portando a nuove o rinnovate soluzioni di abbigliamento; credo che il #formalFriday sia la risposta al fatto che ci si voglia ‘dare attenzione’, prendersi cura di sé indossando abiti di un certo tipo, belli”. E non è la prima volta che dopo un momento buio della storia si assiste a una riscoperta dello stile come riporta il New York Times. Il primo esempio risale addirittura all’epidemia di peste bubbonica che colpì l’Europa nel quattordicesimo secolo: in quel periodo, infatti, gli abiti si arricchirono di ornamenti e l’abbigliamento divenne sempre più importante. A cambiare sarà anche il modo di acquistare: d’accordo con un’analisi elaborata dalla Royal Society, una delle più antiche accademie scientifiche, contrariamente a quanto avvenuto in Cina dove subito dopo la fine del lockdown si è assistito al “revenge buying”, nel resto del mondo le persone stimano di comprare meno vestiti, ma di spendere la stessa cifra. I consumatori punteranno quindi di più sulla qualità, acquistando meno ma meglio, lasciandosi alle spalle il fast fashion e il continuo desiderio di nuovo che per anni ha regnato sovrano.




Grottaferrata, all’Abbazia di San Nilo i “vignaioli” del territorio riscoprono le radici culturali per un progetto comune

GROTTAFERRATA (RM) – Il 14 settembre 2020, presso la magnifica Abbazia di San Nilo, con il patrocinio dell’amministrazione comunale e alla presenza di autorità civili e religiose, si terrà un percorso di riscoperta delle radici culturali di un territorio prezioso e antico, attraverso il racconto di sei viticoltori.

Sarete accolti per la presentazione ufficiale dell’”Associazione Vignaioli in Grottaferrata”, un evento ad inviti, riservato ad operatori del settore di Roma e Castelli Romani, alle Associazioni attive nel territorio, alle istituzioni ed ai referenti del mondo scientifico e della cultura della nostra regione.

L’evento verrà arricchito da un programma di iniziative volte a promuovere ed approfondire il progetto, gli intenti e gli obiettivi dell’associazione.

Si porrà focale attenzione sul recupero dell’identità culturale e storica del territorio di Grottaferrata nella meravigliosa Abbazia di San Nilo, pietra fondante della Città, scegliendo il vino quale prodotto messaggero, che unisce e conduce alla riscoperta delle sue origini e radici antiche.

Verranno anche messe in risalto le identità delle singole aziende attraverso il loro racconto, al fine di fornire complete ed esaustive le informazioni relative alle produzioni di ciascuno, che hanno portato ad un progetto comune.

Saranno creati, inoltre, momenti e spazi adatti a presentare e raccontare il territorio, le tradizioni, i prodotti, il patrimonio identitario e tutto ciò che valorizza l’unicità di Grottaferrata, anche attraverso un‘esperienza enogastronomica.

Le sei aziende associate: VILLA CAVALLETTI, EMANUELE RANCHELLA, GABRIELE MAGNO, LA TORRETTA di Riccardo Magno, CAPODARCO, CASTEL DE PAOLIS.

L’evento sarà gestito in tutta sicurezza e nella completa ottemperanza delle norme anti Covid19 in vigore.




Musica d’autore, Cristian Melis: da Rocca di Papa a Sanremo Rock (L’intervista)

Cristian Melis, 34 enne, cantautore di Rocca di Papa si esibirà sul palco dell’Ariston in occasione della prossima edizione di Sanremo Rock, manifestazione musicale che si terrà nella città ligure dal 7 al 12 settembre.

Una chitarra tra le mani e una carica di energia non indifferente ha spinto Melis e la sua band a cercare sempre nuove esperienze.



Cristian scrive i testi delle sue canzoni da quando aveva 16 anni e da qualche tempo ha intrapreso un percorso che lo vede protagonista di pezzi inediti e molto apprezzati: Orgoglioso della cittadina in cui vive, molto attivo nella tutela dell’ambiente e sempre pronto a spronare i giovani a scommettere nei loro sogni.

I suoi maestri ispiratori sono italiani, lui stesso li definisce dei poeti dal sound graffiante e coinvolgente: Ligabue, Vasco, Fabrizio Moro e Rino Gaetano sono i fari che hanno dato linfa alle sue prime note.

E dalle note arricciate, incalzanti e spontanee sono arrivate anche parole profonde, nuove ma che raccontano sentimenti, odori e sapori antichi come la sua bella Rocca di Papa che specialmente sotto Natale sembra un presepe a cielo aperto.




“And love finds a voice of some sort”, il nuovo libro di Michele Stanco: l’intervista

È uscito il nuovo libro di Michele Stanco dal titolo: “And love finds a voice of some sort”, omosessualità e (auto) censura nella letteratura inglese e francese tra il 1870 e il 1930. Michele Stanco è professore di Letteratura inglese all’Università di Napoli Federico II ed ha concesso a noi de L’Osservatore d’Italia un’intervista in merito al suo nuovo libro.

Com’è nata l’idea del libro?
L’idea del libro è nata da un seminario sulla Censura nella Letteratura inglese e francese tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento rivolto agli studenti del corso di laurea in Lingue dell’Università di Napoli “Federico II”. Abbiamo poi constatato che tutti gli studiosi invitati a proporre una relazione (Tiziano Mario Pellicanò, Paola Di Gennaro, Raffaella Antinucci, Aureliana Natale) si erano interessati, in particolare, di scrittori omosessuali: da Wilde a E.M. Forster, ai poeti uraniani, a Marcel Proust. Abbiamo quindi stabilito in un secondo momento di circoscrivere ulteriormente il campo d’indagine al rapporto tra letteratura e omosessualità. L’omosessualità è stata sempre considerata un peccatum mutum e gli omosessuali definiti innominabili. Dunque, tra omosessualità e censura c’è sempre stato un legame fortissimo, legame che è così diventato lo specifico oggetto d’indagine del nostro libro.

Il titolo è già un programma, viviamo in una società libera da ogni discriminazione?
Il titolo del libro nasce da una frase di J.A. Symonds, autore tardovittoriano: “I am sure that I love […] and love finds a voice of some sort” (Letters, 1892). La frase mi è piaciuta subito perché esprimeva, consapevolmente, la necessità di superare qualsiasi forma di censura. Symonds rivendicava, con forza, la necessità di dar voce a quell’amore che i suoi contemporanei ritenevano innominabile. Fu anche il primo, o uno dei primi, a usare il termine “homosexual” in ambito inglese (termine che, ricordiamo, cominciò a diffondersi solo nel tardo Ottocento, all’interno di studi medici e legali). Cionostante, lo stesso Symonds non poté mai esprimersi liberamente: la sua volontà di dar voce a un amore innominabile si scontrò inevitabilmente con la legislazione del tempo, in base alla quale il reato di “gross indecency” era severamente punito. Per tale motivo, i suoi Memoirs hanno potuto vedere la luce, dopo complicate vicissitudini, solo nel 2016, in un’edizione critica curata da Amber K. Regis (editore Palgrave). Per quanto riguarda il presente, la nostra società ha superato solo parzialmente, e dopo molte lotte, le discriminazioni dell’età vittoriana. A noi oggi può sembrare incredibile, ma fu solo nel 1967 che l’Inghilterra depenalizzò il reato di omosessualità. Il cammino, però, è ancora lungo perché – in Inghilterra come altrove – la depenalizzazione del reato non ha totalmente annullato lo stigma sociale. E, come dimostra la presenza di partiti di estrema destra non solo in Inghilterra, ma in tutto l’Occidente (si veda, per esempio il caso della Polonia), sui diritti conquistati occorre mantenere una vigilanza continua. Perché i diritti sono fragili e ciò che è stato conquistato può essere perso di nuovo.

Lei è uno scrittore ed è anche Professore all’u Università ed è molto presente sui social, ma con discrezione, come vede questo medium?
Facebook, come altri media, se bene usato, può essere una risorsa valida. Thomas Mann, nel parlare del nazismo, usò l’espressione “arcaismo dell’anima”. Il punto è proprio questo: la tecnologia può essere un ottimo supporto, ma se finisce nelle mani sbagliate, se viene usata da chi ha un’anima arcaica può produrre effetti devastanti – come fu per il nazismo, appunto. Attualmente il libro è disponibile nella versione cartacea.