Essere vegani: una realtà contestabile?

L’art. 11 e l’art. 21 della Costituzione Italiana recitano la libertà di pensiero e di parola nel rispetto dell’altro. Questi due articoli di legge affermano che ogni cittadino italiano ha diritto di unirsi liberamente per manifestare il proprio pensiero mediante i mezzi che ritiene più idonei (es. la parola, lo scritto o la stampa).

Pertanto, dinanzi alla legge, nel caso dei “vegani”, essi possono esprimere le loro credenze e le modalità con cui le mettono in atto; possono quindi decidere di non mangiare prodotti animali e i loro derivati come carne, pesce, latticini, uova e prodotti di alveare (es. miele). Di fronte a tali decisioni nessuno deve permettersi di contestare un diritto ufficialmente legale. Il vegano è colui che, per scelta etica o di salute, ha deciso di eliminare dalla sua alimentazione quotidiana determinati alimenti. Tuttavia, ogni decisione, in tal senso, va rispettata poiché non danneggia nessuno.

Secondo Vincent, poeta e scrittore, “il vegano è colui che mangia tutto senza mangiare nessuno”. Nella sua semplicità, questa frase ha molto senso e rispetta la “diversità alimentare”.
Ma chi non è vegano si chiede, da cosa deriva il termine vegano? Com’è nato?
A coniare la parola “vegano” è stato Donald Watson, inglese venuto a mancare nel 2005 all’età di 95 anni. A lui si deve la fondazione della “Vegetarian Society”, nata a Londra. Già vegetariano, Watson decise di modificare e rendere più “severe” le sue abitudini alimentari, rendendole ancora più dogmatiche. È stato lui a coniare il termine “vegan”, nato dalla parola “vegetarian” di cui rimangono solo poche lettere e che metaforicamente indicano l’inizio e la fine del vegetarianesimo. Fu una scelta molto drastica in cui molti membri della “Vegetarian Society” si sono astenuti.

Date le discrepanze con il gruppo, Watson decise di dissociarsi e condurre una vita e una società che rispecchiasse le sue nuove idee e le sue scelte di alimentazione alternativa. Il termine “alternativo” racchiude in sé la non obbligatorietà della scelta, pertanto il soggetto anti-vegano può concedersi di non approvare questo tipo di alimentazione, ma senza ritorsioni verso l’altro.

I sostenitori di questa scelta sono fieri, ma fortemente disillusi da chi insorge contro di loro. Di base, come per la religione, la scelta o meno di essere vegani è indipendente dal pensiero altrui. L’invito, in tal senso, è non fare “rumore” di fronte a chi fa delle scelte che reputa essenziali per sé stesso. Non serve denigrare, non è corretto offendere, non è costituzionalmente equo accanirsi verso scelte avverse dalle proprie. Lo afferma la legge italiana, lo dichiarano i sostenitori, ma soprattutto lo determina un diritto. Sarebbe opportuno evitare guerriglie che non portano a nulla.

Tuttavia, chi decide con la propria testa è fondamentalmente consapevole delle proprie scelte e nessuno può confutarle. Chi è onnivoro può diventare vegano e viceversa, ma nessuno può permettersi di protestare contro una decisione se non limitarsi a chiedere un parere, una spiegazione o un consiglio. Questa affermazione vale per chi mangia carne e non. Non si deve essere ostili verso chi la pensa in modo differente: non è umanamente accettabile.
Ognuno di noi è degno di prendere le sue decisioni alimentari purché tutto avvenga nel rispetto delle convinzioni etiche altrui.




L’operatore televisivo: competenze, professionalità e attitudini

Un buon operatore televisivo è una figura fondamentale nell’industria televisiva, responsabile della cattura delle immagini e del suono durante le riprese televisive.

Le sue competenze, professionalità e attitudini giocano un ruolo cruciale nella qualità del prodotto finale trasmesso ai telespettatori.

Ecco alcune delle caratteristiche e peculiarità che contraddistinguono un buon operatore televisivo:

  1. Competenza Tecnica: Un buon operatore televisivo deve avere una solida conoscenza delle apparecchiature e delle tecnologie utilizzate nel campo televisivo. Deve essere in grado di operare telecamere, microfoni, luci e altri strumenti tecnologici con precisione e efficacia.
  2. Creatività e Visione Artistica: Oltre alla competenza tecnica, un operatore televisivo deve possedere una forte sensibilità artistica e creativa. Deve essere in grado di comporre inquadrature interessanti, utilizzare luci ed effetti in modo creativo e contribuire alla narrazione visiva del programma.
  3. Attenzione ai Dettagli: L’attenzione ai dettagli è fondamentale per assicurare che le riprese siano di alta qualità e che non vi siano errori o problemi tecnici che potrebbero compromettere la trasmissione. Un buon operatore televisivo deve essere attento ai dettagli, preciso e meticoloso nel suo lavoro.
  4. Teamwork e Collaborazione: L’operatore televisivo lavora spesso in team con altri professionisti, come registi, produttori, tecnici e giornalisti. La capacità di lavorare bene in team, di comunicare efficacemente e di collaborare con gli altri è quindi essenziale per il successo del progetto televisivo.
  5. Adattabilità e Flessibilità: L’ambiente televisivo può essere dinamico e imprevedibile, con cambiamenti repentini, problemi tecnici e situazioni inaspettate. Un buon operatore televisivo deve essere flessibile, adattabile e in grado di gestire lo stress e la pressione in queste situazioni.
  6. Etica Professionale: La professionalità, l’integrità e l’etica sono valori fondamentali per un operatore televisivo. Deve rispettare le norme e le regole dell’industria, trattare tutti i colleghi e i talenti con rispetto e lavorare sempre nel miglior interesse del programma e dei telespettatori.
  7. Formazione Continua: L’industria televisiva è in continua evoluzione, con l’introduzione di nuove tecnologie, tecniche e tendenze. Un buon operatore televisivo deve essere disposto a investire nella propria formazione continua, aggiornando le proprie competenze e conoscenze per rimanere al passo con le ultime novità del settore.

In conclusione, un buon operatore televisivo è una combinazione di competenza tecnica, creatività, attenzione ai dettagli, capacità di collaborazione e etica professionale. La sua capacità di catturare immagini di alta qualità, contribuire alla narrazione visiva del programma e lavorare efficacemente in team è essenziale per il successo di qualsiasi produzione televisiva.




Hollywood e Cinecittà, due pietre miliari della cinematografia mondiale

Hollywood e Cinecittà rappresentano due dei centri nevralgici più importanti dell’industria cinematografica mondiale, ciascuno con la propria storia, tradizioni, stili e influenze. Sebbene entrambi siano simboli del cinema di qualità e producano film di grande successo, esistono delle differenze sostanziali che caratterizzano questi due mondi.

Hollywood

  1. Storia e Tradizione: Hollywood, situata a Los Angeles, California, è considerata la capitale mondiale del cinema. Ha una lunga storia che risale ai primi anni del cinema muto e ha contribuito a definire l’estetica e la narrativa del cinema mainstream.
  2. Industria e Mercato: Hollywood è noto per il suo approccio industriale alla produzione cinematografica. Gli studios hollywoodiani sono grandi conglomerati che producono film con un budget elevato, puntando spesso su blockbuster e franchise destinati a un pubblico globale.
  3. Stile e Linguaggio: Hollywood è famoso per il suo stile narrativo e visivo, che spesso si basa su trame lineari, effetti speciali avanzati e star system. Il cinema hollywoodiano è caratterizzato da una forte enfasi sull’intrattenimento e sulla spettacolarità.

Cinecittà

  1. Storia e Identità: Cinecittà, situata a Roma, Italia, è spesso definita come la “Hollywood sul Tevere”. Fondata negli anni ’30, ha una ricca tradizione che abbraccia diversi generi cinematografici, dal neorealismo italiano ai peplum, dai film d’autore alle coproduzioni internazionali.
  2. Cinema d’Autore e Innovazione: Cinecittà è stato il luogo di nascita di molti movimenti cinematografici e ha visto la nascita di registi leggendari come Federico Fellini, Roberto Rossellini e Luchino Visconti. È conosciuto per la sua capacità di mescolare l’arte e l’industria, producendo film che combinano innovazione estetica e profondità narrativa.
  3. Collaborazioni Internazionali: Cinecittà ha una lunga tradizione di collaborazioni con registi e produzioni internazionali, contribuendo a creare un ponte tra il cinema italiano e quello internazionale. Ha ospitato la produzione di molti film stranieri, sfruttando la sua versatilità e la sua capacità di adattarsi a diversi stili e generi.

Confronto

  • Approccio Industriale vs. Arte e Innovazione: Mentre Hollywood è focalizzato sull’industria e sull’intrattenimento di massa, Cinecittà ha una vocazione più artistica e sperimentale, valorizzando l’innovazione e la ricerca cinematografica.
  • Globalizzazione vs. Identità Culturale: Hollywood ha un’ampia portata globale e produce film destinati a un pubblico internazionale, mentre Cinecittà spesso riflette l’identità culturale e storica dell’Italia, pur mantenendo una proiezione internazionale.

In conclusione, Hollywood e Cinecittà rappresentano due mondi cinematografici distinti, ciascuno con le proprie peculiarità e contributi unici all’arte del cinema. Mentre Hollywood domina il mercato globale con i suoi blockbuster e il suo stile spettacolare, Cinecittà continua a essere un centro di eccellenza per il cinema d’autore e per la sperimentazione cinematografica, mantenendo viva la tradizione e l’identità culturale del cinema italiano.




Roma, ritorna Romics: su Rai Kids 2 appuntamenti speciali

Rai Kids torna a Romics, il Festival Internazionale del Fumetto, Animazione, Cosplay, Cinema e Games al via giovedì 4 aprile a Roma. Un grande evento lungo quattro giornate pronto ad accogliere, fino a domenica 7 aprile, un numeroso pubblico.
La direzione Rai dedicata ai bambini e ragazzi è presente con due speciali appuntamenti in programma domenica 7 aprile. Alle ore 11.45, al padiglione 8 (Sala grandi eventi e proiezioni), ci sarà la proiezione in anteprima di “Sapiens?” uno speciale animato di Bruno Bozzetto. prodotto da Studio Bozzetto in collaborazione con Rai Kids. L’opera vuole invitare a riflettere sull’aggettivo “sapiens” associato all’essere umano. Le sinfonie di diversi autori di musica classica fanno da sfondo a tre cortometraggi dedicati all’uomo ed al suo comportamento nei riguardi della natura e della società. La proiezione sarà introdotta da un video saluto del maestro Bozzetto. “Sapiens?” sarà poi ?” sarà poi disponibile venerdì 19 aprile su Rai Play, e trasmesso alle ore 16.15 su Rai 3.
Sempre domenica 7 aprile, alle 12.45 al Padiglione 5 (Palco Movie Village), ci sarà un evento speciale con “I Ronfi”, creazione di Adriano Carnevali, che dopo oltre quarant’anni sono diventati una serie animata in onda tutti i giorni su Rai Yoyo e disponibile su RaiPlay. La serie è prodotta da Rai Kids e Gertie con la partecipazione di Something Big. Durante l’incontro ci sarà l’esecuzione live delle musiche della serie, curate dal maestro Vince Tempera. I sonnacchiosi roditori si animano per la prima volta con tutti i loro comportamenti tipici, una spiazzante parodia del mondo degli umani, e si esprimono in un buffo grammelot ronfesco concepito appositamente per la serie TV. A disturbarne i pisolini, come sempre, ci sarà Lupo, all’eterno inseguimento di una bistecca di Ronfo, ma anche un inedito e buffo Panda che cercherà invano di scuoterli dal loro perenne torpore. Inoltre, uccellini, castori e tutte le altre creature che popolano il bosco nato dalla fantasia di Adriano Carnevali.
Da segnalare, sempre domenica 7 aprile, alle ore 13.45, al Padiglione 5 (Palco Movie Village), il Winx Cosplay Contest. Le fate di Alfea sfileranno sul palo e la giuria decreterà la vincitrice che non solo si aggiudicherà un premio speciale ma diventerà anche una delle finaliste del Winx Cosplay Contest che si terrà il 31 agosto a Rimini durante il Winx Celebration Party per festeggiare i 20 anni delle fatine più amate, in onda sempre su Rai Yoyo, Rai Gulp e RaiPlay.



Il maternage: una pratica educativa di crescita individuale

La relazione madre-figlio rappresenta il primo legame affettivo di un neonato.

Come afferma Bowlby, è in questa fase che la madre mette in atto una serie di comportamenti come, coccolare il proprio bambino, contenerlo e nutrirlo affinché si possa instaurare un attaccamento sicuro o insicuro.

Nell’ambito psicologico il maternage è un complesso di atteggiamenti ed azioni implicati nel rapporto madre-figlio. Tali comportamenti possono creare relazioni di dipendenza o di indipendenza. Da questi atteggiamenti il bambino costruisce il proprio io nonché la propria personalità.

Nell’ambito psicoterapico il maternage è considerato una tecnica per curare le psicosi avvenute nella prima infanzia. In questo caso il rapporto di cura si crea tra terapeuta e paziente. Il maternage, come cura del paziente da parte del terapeuta, è stato individuato da Racamier, Sechehaye e anche da Winnicott nel secolo scorso.

Il maternage nell’accezione complessa del termine è considerato un approccio, una filosofia di vita basata sulla condivisione emotiva tra due soggetti sia nell’ambito familiare, educativo che terapeutico.

Il termine maternage sottintende il prendersi cura dell’altro con delicatezza, con gentilezza e con rispetto. La tecnica del maternage è un cammino sia per il bambino che per l’adulto, è come dire “sono qui con te”, è una sorta di “formula magica”.
Il soggetto che si prende cura dell’altro funge da contenitore emotivo.
Lo studio del maternage analizza differenti pratiche diffuse nel mondo, in funzione dei modelli di riferimento definiti in base al livello di contatto: il maternage ad alto contatto, caratterizza le società tradizionali, mentre il maternage a basso contatto è tipico dei paesi industrializzati.

Tale affermazione pone in evidenza le differenziazioni culturali. Ad esempio, pensiamo ai bambini africani rispetto a quelli svedesi: i primi, per usanze e tradizioni hanno maggior contatto con la propria madre, mentre i secondi, data la frenesia quotidiana, hanno un minor coinvolgimento nelle cure materne.
È proprio in base alle attenzioni che si danno ad un soggetto che si riceveranno altrettante risposte differenti.

Il maternage è una tecnica di cura e di empatia, deve essere svolta nel modo più attento e sensibile possibile. In questo atteggiamento sono implicate le emozioni di entrambi i soggetti.
Tuttavia, un comportamento adeguato crea momenti di simbiosi unici, in particolare nel rapporto madre e figlio nei primissimi anni di vita. È un rapporto di esclusività che deve dar vita a sicurezza, serenità, fiducia e bidirezionalità relazionale: una sorta di gioco di sguardi che coinvolge i due soggetti in un rapporto sano, equilibrato e disposto a proseguire nel tempo.




La nuova sede romana dei corrispondenti dei media esteri dall’Italia rinnova memorie berlusconiche

La nuova sede romana dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, ASEI, inaugurata in presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, ha dato occasione ai media italiani ed esteri che hanno descritto l’evento di rinnovare memorie, di vario genere, sul trentennio berlusconiano attraversato dall’Italia, poiché la stessa sede era stata la residenza romana del magnate e politico italiano per molti anni. Si è ricordato, nelle descrizioni mediatiche, l’allergia di Berlusconi ai contatti con i corrispondenti, le occasioni di numerosi incontri politici, e poco politici, che avvenivano tra le museali stanze del secentesco palazzo Grazioli, proprietà di una famiglia nobiliare romana.
Non sono mancate citazioni pruriginose sulle vicende personali del presidente del Consiglio dell’epoca, che sono state una manna per i cronisti di cronaca nera o rosa, e che forse sarebbe ora di riporre negli scaffali della storia politica e del costume italiana.
Come scritto da taluni, la nuova sede al primo piano del palazzo, che assomiglia indubbiamente più ad un museo che ad una struttura per lavoro, ha subìto importanti ed autorizzati rifacimenti che la recedono senza dubbio unica in Europa, e forse nel mondo, come centrale operativa dei circa 400 corrispondenti della antica Associazione, fondata nel 1912 da un manipolo di corrispondenti basati a Roma a quel tempo, e in cui è attivo dal 1989 il giornalista tarantino Gianfranco Nitti, come corrispondente di media finlandesi.
Dopo il rituale saluto al Presidente Mattarella dalla Presidente dell’Associazione, la turca Esma Çakir, il capo dello Stato italiano, che aveva fatto un rapido giro nella sede, ha ringraziato per l’invito a essere presente in un momento così significativo: l’inaugurazione della nuova sede dell’Associazione Stampa. Nel formulare gli auguri, dicendosi lieto di vedere una così bella nuova sede, anche come socio onorario, Mattarela ha detto di apprezzare tale condivisone, ricordando come, oltre un secolo fa, sia iniziata la storia dell’Associazione, Come ricordato dal Presidente, era il momento in cui l’Europa attraversava la ‘belle époque’, poi travolta, dopo due anni, dalla terribile condizione della Grande Guerra. Fino a due anni fa, l’Europa viveva non in una belle époque, ma in una ‘époque de paix’, che si spera di riuscire a difendere, preservare e ripristinare appieno. È una storia importante quella dell’Associazione, con i corrispondenti esteri che si sono moltiplicati, insieme agli strumenti dell’informazione che cambiano continuamente in questa epoca. Tutto questo non ha visto cambiare lo spirito della presenza dei corrispondenti a Roma, in Italia. Mattarella ha detto di aver sempre accompagnato questo lavoro, questa attività, con due impegni: l’indipendenza di giudizio e la conoscenza approfondita dell’Italia. Queste attività integrative dell’Associazione – come conoscere meglio la cultura italiana, il cinema, la cucina, lo stile di vita italiano e lo sport – sono fondamentali per interpretare e raccontare l’Italia in maniera autentica. Il ruolo della libera stampa è decisivo, essendo il presidio indispensabile della libertà delle persone. Il Presidente ha evidenziato come la Repubblica italiana esprime riconoscenza verso i corrispondenti dei media esteri augurando buona fortuna per la loro attività, consapevole che il mondo è sempre più integrato e interconnesso, richiedendo rapporti collaborativi.
Hanno fatto eco a Mattarella il ministro degli Esteri Antonio Tajani e quello delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, con interventi di apprezzamento e di sostegno all’Associazione. È giusto ricordare che quest’ultimo ha la competenza sulla concessione della sede all’Associazione, sede che è messa a disposizione dallo Stato italiano, il che costituisce probabilmente un unicum nel mondo. Urso ha detto, tra l’altro, che “sin dall’inizio della legislatura abbiamo migliorato il contesto per l’internazionalizzazione economica del nostro paese e per gli investimenti esteri. In questi mesi gli investimenti esteri sono notevolmente cresciuti ed è notevolmente cresciuto, più di ogni altra borsa, l’indice di borsa italiana”. Si sono poi susseguiti interventi degli sponsors che hanno collaborato all’allestimento della nuova sede.



L’amore ai giorni nostri…

Oggi l’amore ha subito numerose variazioni. Rispetto al passato i sentimenti d’amore sono diventati più labili e superficiali.

Questo mutamento è dovuto anche ai nuovi sistemi tecnologici: dichiararsi con un messaggio whatsapp, lasciarsi con una telefonata e via dicendo…

L’amore oggi è come giocare a scacchi, l’essere umano vuole premeditare ogni mossa avversaria con lo scopo di risultare il più forte. Oggi è difficile riconoscere i propri sentimenti, mentre è diventato più facile fingere l’indifferenza.

L’aspetto che fa la differenza è legato anche all’incapacità emotivo-relazionale e affettivo-empatica. Non si piange più sulle spalle degli amici quando si soffre per amore, ma ci si chiude in sé stessi. Quando i nostri sentimenti sono feriti e quando le nostre aspettative vengono meno, cadiamo in pianti, urla e disperazione.

Un tempo questo scenario era maggiormente accettato dalla società, ma oggi purtroppo non lo è più: viviamo in un mondo fatto di solitudine, sensi di colpa e inquietudine.
Oggi l’amore è “liquido”, afferma Bauman, cioè è immaturo; è un amore scisso tra il desiderio di emozionarsi e la paura di legarsi. L’amore viene narrato come qualcosa di passeggero, futile, da non prendere troppo sul serio.

Il romanticismo non esiste più, al suo posto c’è la volgarità. Il corpo delle donne è uno strumento da usare e gettare via. La sessualità e il desiderio temporaneo del corpo dell’altro hanno la maggiore rispetto ai concetti legati all’amore e al sentimento duraturo e profondo.
I termini come matrimonio e procreazione sono fortemente messi alla prova: i giovani si sposano meno e temporeggiano sull’avere figli.

Questo fenomeno, in Italia, sta vedendo un calo della natalità e un progressivo aumento della popolazione anziana. L’amore rompe i propri schemi e riproduce il degrado della nostra società.

La nostra generazione pensa che la non curanza ed il disinteresse siano i concetti chiave di una relazione. Non è così; lo sforzo, l’interesse, la fedeltà, lo sono.
Oggi, cambiare le prospettive sul concetto di amore risulta molto difficile se non irraggiungibile. Sarebbe opportuno dare maggiore attenzione alle relazioni anche se questo a volte significa sacrificare il proprio orgoglio, bisognerebbe osservare le persone attorno a noi e non lasciarle andare facilmente.

Prima di arrenderci di fronte ad una difficoltà, dovremo assicurarci di aver lottato fino in fondo. Ognuno di noi dovrebbe custodire l’amore e farne qualcosa di prezioso. Bisognerebbe riconoscere il proprio modo di amare e fortificarlo ogni giorno di più.
Il pianto, il dolore e la vulnerabilità fanno parte dell’amore e in parte contribuiscono a renderlo magico.

Resistere alle tentazioni, al giorno d’oggi, è molto difficile, ma dovremo scindere il desiderio sessuale dal sentimento vero.

La società vulnerabile e superficiale dei nostri giorni non lascia il tempo di riflettere e meditare, è tutto più veloce e rapido. La cura e la parsimonia di avere una relazione stabile e continuativa, ricca di valori è un ideale che si sta sempre più allontanando.
Sarebbe adeguato essere più stabili sentimentalmente per garantirci una società meno legata alla “materia” e più aperta ai valori e ai sogni.




A Roma, AALTO – Aino Alvar Elissa La dimensione umana del design

Una mostra attualmente in corso al MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma da dicembre a maggio prossimo, ripercorre la storia dell’idea progettuale di Alvar, Aino ed Elissa Aalto, caratterizzata da un’architettura e un design in armonia con le persone e il mondo circostante. Architettura, arte e design sono tutti interconnessi nel pensiero degli Aalto. Gli edifici progettati dallo studio di architettura del finlandese Alvar Aalto continuano a ispirare gli architetti di tutto il mondo; le idee di design degli Aalto possono essere viste in oggetti prodotti in serie in molte case, con diversi pezzi degli anni ’30 ancora in produzione oggi.
La mostra presenta 11 progetti edilizi completati dallo studio di Aalto nel corso della sua lunga carriera. L’allestimento sperimentale offre ai visitatori diversi modi per esplorare queste opere di fama mondiale. Nella visione di Aalto, architettura, arte e design sono parti inscindibili di un unicum. Edifici divenuti icone che influenzano gli architetti di tutto il mondo e oggetti di design che, anche grazie all’attenzione dell’azienda alla produzione di massa a basso costo, sono entrati nelle case di molte persone e sono ancora oggi in produzione. “La vera architettura esiste solo dove l’essere umano si trova al centro”, Alvar Aalto, 1958.
Sono esposti un numero considerevole di disegni originali provenienti dalle vaste collezioni della Fondazione Alvar Aalto. Oltre ai disegni, la mostra comprende documenti in prestito dal fondo documentario della Fondazione e oggetti, come vetri, mobili e apparecchi di illuminazione, dalla sua collezione di oggetti. Il prestito di quasi 250 oggetti per questa mostra è il più grande realizzato dalla Fondazione Alvar Aalto nel 2023.
La visita alla mostra può essere integrata con la lettura di un libro appena uscito in Italia, con un’eccellente versione di Nicola Rainò per l’editore Salani, una biografia visiva di Aino e Alvar Aalto. “Aalto nomina sempre le sue mostre e firma le sue opere con il nome di Aino e Alvar Aalto. Non è solo un gesto da gentiluomo mettere al primo posto il nome di tua moglie; fin dai primi anni di studio, la base del loro matrimonio solido e stabile è stata la collaborazione e la condivisione degli obiettivi. Al di là di questo, il loro vero segreto forse è il fatto che, pur essendo persone completamente opposte, erano allo stesso tempo anche uguali. Alvar Aalto è inquieto, esuberante, imprevedibile, così come Aino è sempre stato concentrato, diligente e riservato. È come se uscissero dal Kalevala. Meno male che attorno a un vulcano scorre ancora acqua.” ‘Aino e Alvar Aalto. Una storia di amore e architettura’, un libro del nipote dei due grandi architetti e designer che segue il dipanarsi di un progetto di vita che ha unito amore e lavoro, idee e genio.
La mostra è curata da Space Caviar.
Contemporaneamente alla mostra, e dal 27 febbraio 2024 al 24 marzo 2024, due film raccontano ed esplorano la vita e le opere dei maestri finlandesi dell’architettura e del design moderno. Dedicato a un’unica e straordinaria opera di Aalto – l’unica realizzata in Italia dall’architetto finlandese – il documentario di Roberto Ronchi e Mara Corradi, ‘Non abbiamo sete di scenografie – La lunga storia della chiesa di Alvar Aalto a Riola’ va alla ricerca del prezioso e complesso progetto la cui realizzazione ha richiesto ben tredici anni, fino alla sua inaugurazione nel 1978 dopo la morte dell’architetto, ripercorrendo in parallelo le vicende sociali ed economiche che hanno caratterizzato la provincia di Bologna tra gli anni Sessanta e Settanta. AALTO di Virpi Suutari, invece, ci conduce in un incantevole viaggio attraverso i processi creativi e i progetti più iconici di Alvar e Aino Aalto tra Finlandia, Russia e Parigi, fino agli anni ’50, che aprirono una nuova fase nel lavoro di Alvar, segnata dalla perdita della prima moglie e successivo matrimonio con Elissa. Attraverso materiale d’archivio inedito e le testimonianze di amici e studiosi, il film ripercorre i momenti più significativi della vita di Aalto e la straordinaria progettazione riguardante la storia del modernismo.
Proiezioni:
Non abbiamo sete di paesaggi – La lunga storia della chiesa di Alvar Aalto a Riola (2018 – 63′)
regia di Roberto Ronchi, Mara Corradi, lingua: italiano con sottotitoli in inglese, tutti i giorni, ciclo dalle 11:30;
AALTO (2020 – 103′), diretto da Virpi Suutari
lingua: finlandese con sottotitoli in italiano, realizzato da Fondazione In Between Art Film.
Informazioni sull’evento
14.12.2023–26.05.2024
MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma
A cura della Fondazione Alvar Aalto, MAXXI
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La gestione di una Azienda Sanitaria in chiave sostenibile

La gestione di un’azienda sanitaria locale è un compito complesso e cruciale per garantire la fornitura di servizi sanitari di alta qualità alla comunità. In questo contesto, l’implementazione di pratiche innovative e sostenibili, supportate da ricerca e programmazione efficace, è fondamentale per affrontare le sfide attuali e future del settore sanitario.

La ricerca è il motore trainante dell’innovazione nel settore sanitario

Investire in ricerca scientifica permette di sviluppare nuove terapie, tecnologie diagnostiche e approcci terapeutici che migliorano la qualità delle cure e la salute complessiva dei pazienti. Ad esempio, la ricerca può portare alla scoperta di nuovi farmaci più efficaci, procedure chirurgiche meno invasive o dispositivi medici avanzati che ottimizzano i risultati clinici.

Integrare l’innovazione nella gestione di un’azienda sanitaria locale significa adottare tecnologie avanzate per migliorare l’efficienza operativa, come sistemi di gestione elettronica delle cartelle cliniche, telemedicina e strumenti di monitoraggio remoto dei pazienti. Queste soluzioni non solo ottimizzano i processi interni, ma anche migliorano l’accesso ai servizi sanitari e la comunicazione tra pazienti e operatori sanitari.

Programmazione Efficace

Una programmazione efficace è essenziale per garantire l’allocazione ottimale delle risorse e la pianificazione strategica delle attività all’interno di un’azienda sanitaria locale. Ciò implica la definizione di obiettivi chiari, la valutazione delle esigenze della comunità, la previsione delle tendenze epidemiologiche e la pianificazione delle risposte a emergenze sanitarie.

Una programmazione oculata permette di identificare aree prioritarie di intervento e di assegnare risorse in modo equo ed efficiente, assicurando che i servizi sanitari soddisfino adeguatamente le esigenze della popolazione. Inoltre, una pianificazione a lungo termine consente di adattarsi ai cambiamenti demografici, tecnologici e normativi, garantendo la sostenibilità nel tempo dell’azienda sanitaria locale.

Sostenibilità

La sostenibilità è un imperativo etico ed economico per le aziende sanitarie locali. Essa implica non solo l’adozione di pratiche ambientali responsabili, ma anche la promozione di equità nell’accesso ai servizi sanitari, la gestione efficiente delle risorse e la creazione di un ambiente lavorativo sano e sicuro per il personale.

Integrare la sostenibilità nella gestione di un’azienda sanitaria locale comporta l’implementazione di politiche volte a ridurre gli sprechi, l’ottimizzazione dell’uso delle risorse energetiche e idriche, l’adozione di pratiche di riciclo e il supporto a iniziative di mobilità sostenibile per il personale e i pazienti. Inoltre, promuovere l’equità nell’accesso ai servizi sanitari significa garantire che tutti i membri della comunità abbiano accesso a cure di qualità, indipendentemente dalla loro situazione economica, sociale o geografica.

Tirando le somme

La ricerca, l’innovazione, la programmazione e la sostenibilità sono pilastri fondamentali nella gestione di un’azienda sanitaria locale. Questi elementi non solo migliorano la qualità delle cure fornite ai pazienti, ma anche l’efficienza operativa e la sostenibilità economica dell’organizzazione nel lungo termine. Investire in queste aree è essenziale per affrontare le sfide emergenti nel settore sanitario e per garantire un sistema sanitario equo, efficiente e orientato al futuro.




Arte pittorica e jazz: due mondi apparentemente diversi, ma che in realtà condividono molti elementi fondamentali

L’arte pittorica e il jazz sono due forme espressive che hanno in comune la libertà creativa, l’improvvisazione e l’originalità. Non è quindi sorprendente che questi due mondi si siano spesso intrecciati, dando vita a collaborazioni e opere straordinarie.

Il rapporto tra arte pittorica e jazz ha radici profonde nella storia dell’arte moderna e contemporanea. Artisti come Jackson Pollock e Willem de Kooning nel corso del XX secolo hanno tratto ispirazione dal mondo musicale del jazz per creare opere che catturano il ritmo, l’energia e la vitalità di questa musica innovativa.

Il connubio tra arte pittorica e jazz è stato particolarmente evidente durante il movimento dell’espressionismo astratto negli anni ’50 e ’60, quando molti artisti erano attratti dal processo creativo dell’improvvisazione, simile a quello utilizzato dai musicisti jazz durante le loro performance.

Alcuni artisti, come Romare Bearden e Stuart Davis, hanno addirittura incorporato elementi musicali direttamente nelle loro opere, creando una sintesi unica tra suono e immagine. Altri, come Jean-Michel Basquiat, hanno sperimentato con materiali e tecniche pittoriche ispirate dalla libertà e dalla creatività del jazz, creando opere che vibrano di energia e movimento.

In tempi più recenti, artisti contemporanei come Mark Bradford e Julie Mehretu hanno continuato a esplorare le connessioni tra arte e jazz, utilizzando la musica come fonte di ispirazione per le loro opere astratte e immersive.

Il connubio tra arte pittorica e jazz non si limita solo alle opere d’arte

Spesso, le performance musicali di artisti jazz sono accompagnate da proiezioni di opere d’arte visive, creando un’esperienza multisensoriale in cui suono e immagine si fondono in un’unica forma di espressione artistica.

In conclusione, l’arte pittorica e il jazz sono due mondi apparentemente diversi, ma che in realtà condividono molti elementi fondamentali. Il connubio tra queste due forme artistiche è un mix vincente che continua a ispirare artisti e spettatori in tutto il mondo, dimostrando che la creatività e l’innovazione possono fiorire quando si lascia spazio alla libera espressione artistica.




Cooperative learning: coinvolgere i ragazzi e formarli per il futuro

Insegnare è una missione e in quanto tale il docente non deve assumere atteggiamenti da gerarca nei confronti degli allievi. L’insegnante deve supportare l’allievo e la classe nella sua unicità.

Una lezione, che sia alle scuole elementari o alle scuole superiori di I e II grado, deve appassionare il singolo alunno, ma anche l’intera classe.

Molteplici esperienze didattiche confermano che più si crea empatia con i ragazzi tanto migliori sono i rapporti tra docenti-alunni e nel contesto classe. Entrambi gli aspetti fanno sì che la lezione risulti meno pesante del solito.

L’insegnante rappresenta, non solo, l’istituzione presso cui lavora, ma la classe; tuttavia è compito del docente essere un facilitatore e un sostegno valido per l’intero gruppo classe.

Come affermava Dewey, la classe è come un laboratorio dove gli alunni devono scoprire, appassionarsi, porsi delle domande e vivere il senso del gruppo.

Un bravo docente deve saper tirar fuori da ogni singolo alunno le potenzialità creative, inventive e di ragionamento; ma ciò deve avvenire in un contesto attivo in grado di offrire agli alunni metodi e strumenti idonei.

Tuttavia, l’insegnante non solo deve spiegare la lezione, ma la deve rendere co-partecipativa. Di concerto reputo fondamentale che 20 minuti di lezione siano sufficienti, dopodiché è utile dare vita al confronto con gli alunni sul tema trattato, dare loro la possibilità di esprimersi senza il timore di dover essere giudicati.

Osservando le classi spesso si nota che gli alunni hanno timore della valutazione del docente; in tal senso per essere “giusti” gli insegnanti devono intendere la valutazione non solo come un elemento che conclude un percorso e che va a convalidare o meno il raggiungimento di determinati obiettivi.

“Cari studenti voi non siete un voto” voi siete quello che decidete di voler essere

Siamo tutti d’accordo che alla fine di un quadrimestre si deve “dare un voto” a ogni singolo alunno, ma in quell’azione un docente non dovrebbe essere influenzato dagli aspetti negativi o positivi dell’allievo, l’insegnante deve in modo imparziale valutare delle conoscenze/competenze acquisite o meno dallo studente.

Perciò, al di fuori della scienza che studia il come attribuire i voti agli allievi, la docimologia, il docente dovrebbe essere dotato di quell’intelligenza emotiva che va oltre ogni valutazione di tipo oggettivo.

Per garantire ai ragazzi e quindi alla società del futuro un mondo giusto, reale e coinvolgente da un punto di vista esperienziale, sono gli insegnanti docenti che devono costruire un terreno fertile alla collaborazione.

Riprendendo quanto detto all’inizio i docenti non devono valutare in termini rigorosi, ma devono tener conto di tutto quel mondo che ha a che fare con le emozioni, i sentimenti, l’empatia e la collaborazione.

Un docente deve insegnare la via del futuro, non ostruirla; quando si valuta bisogna tener conto del mondo interiore ed esteriore dell’allievo. Solo così possiamo creare “flotte” di ragazzi che vanno a scuola con piacere e interesse.