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di A.B.
Catania – I Carabinieri del Ros hanno sequestrato beni per un valore di 26 milioni di euro all’imprenditore Santo Massimino, che è ritenuto vicino alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano di Catania. Si tratta di ben sei aziende poste sotto sequestro, le aziende si occupano di edilizia e di energia rinnovabile. Il soggetto era stato arrestato durante un’operazione denominata “Iblis” e nel processo che ne è scaturito è stato condannato a 12 anni di reclusione.
E’ stato accusato di aver intrecciato contatti con l’allora capo provinciale di Cosa Nostra etnea, Enzo Aiello. Gli inquirenti ritengono che il soggetto avrebbe “posto e mantenuto le sue imprese nel mercato in violazione delle regole della libera concorrenza e dall'altro apportando un concreto contributo causale ai fini della conservazione, del rafforzamento e, comunque, della realizzazione anche parziale del programma criminoso di Cosa Nostra etnea”.
Spesso i beni confiscati a soggetti accusati per mafia vendono trasformati in opere nuove, l’esempio lampante è la villa del boss dei boss Totò Riina che è diventata la nuova caserma dei carabinieri a Palermo – Uditore all’interno del complesso residenziale di Via Bernini. La villa è famosa per essere stata il covo di Totò Riina durante l’ultimo periodo della sua latitanza che terminò il 15 gennaio del 1993. L’ex villa del boss è una vera e propria oasi immersa nelle ville più lussuose di Palermo. Il boss aveva creato un’oasi con alberi e prato inglese e persino una piscina. E’ una struttura molto grande in una zona molto popolare della città. Ora tutto è riadattato alle esigenze dei militari.
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