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CASTELLI ROMANI: INIZIATO IL COUNT DOWN PER LA “ROMANELLA” TARGATA DOC ROMA

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Tempo di lettura 3 minutiLa DOC Roma fu lanciata dal precedente commissario straordinario dell’Arsial Erder Mazzocchi

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Certo uscire dalla nomea che si è fatto questo spumantino romanesco non è facile, in primis perché ci sono tante copie malfatte in giro per cantine, fraschette e mercati. Tante bottiglie che con la vera Romanella non hanno nulla a che fare perché vi si aggiunge zucchero e anidride carbonica alla luce del sole, addirittura mettendo questi additivi nell’etichetta.

 

di Chiara Rai

Castelli Romani – Lo “spumante de noiantri” vestirà gli abiti della Doc Roma. Mancano pochi giorni e a marzo finirà sulle tavole dei castellani e dei romani nostalgici che per tradizione non rinunciano al bivacco con prodotti tipici e un bel bicchiere di Romanella.

E’ tutta per lei la passerella dei vini a denominazione di origine controllata della nuovissima Doc Roma lanciata dal precedente commissario straordinario Arsial Erder Mazzocchi.

Un disciplinare nato nel 2011 che prevede diverse tipologie: di vino: bianco, rosso, rosso riserva, rosato, “Romanella” spumante, Malvasia puntinata, Bellone. Nel 2013 conta ben 500 mila bottiglie sul mercato con 21 aziende a regime per una superficie coltivata di 58 ettari. Mentre la Romanella, che non può essere commercializzata prima del 15 marzo, registra a consuntivo circa 50 mila bottiglie pari a 337 ettolitri.

Al momento hanno aderito alla produzione della vera e unica Romanella, tre produttori che hanno conferito nella cantina Selva Candida. Certo uscire dalla nomea che si è fatto questo spumantino romanesco non è facile, in primis perché ci sono tante copie malfatte in giro per cantine, fraschette e mercati. Tante bottiglie che con la vera Romanella non hanno nulla a che fare perché vi si aggiunge zucchero e anidride carbonica alla luce del sole, addirittura mettendo questi additivi nell’etichetta.

Occorre ricordare che “Romanella” è una definizione riservata in via esclusiva allo spumante della Doc Roma, concetto che non è stato ancora recepito da alcuni produttori laziali che continuano a produrre vini da tavola gassificati chiamandoli appunto Romanella. Ma in realtà il tentativo della Doc Roma è proprio spazzare via questo status inappropriato e recuperare la tradizione perduta restituendo il giusto valore qualitativo ad un prodotto di nicchia che i vignaroli consumavano ad uso domestico. Soddisfatto il presidente del consorzio di tutela Frascati Doc Mauro De Angelis: “Ho visto diverse bottiglie in giro, Romanella a parte – dice De Angelis – di cantine frascatane come la San Marco ad esempio, che vengono vendute ad un prezzo di sette euro. Questa è una cifra che non sminuisce gli intenti della Doc Roma e non entra in competizione col Frascati”. Infatti, nonostante il crescente interesse, siamo ancori lontani dalle produzioni potenziali, calcolate in 8 milioni e 400 mila bottiglie di bianco e 8 milioni e 700 mila di rosso.

Ma come nasce lo spumantino de noiantri? Nei Castelli Romani, con l’uva raccolta per ultima si facevano i vini più zuccherini. La “Romanella” altro non era che una rifermentazione in bottiglia, ma senza aggiunta di lieviti. Imbottigliata all’inizio della primavera ed a seguito dell’aumento della temperatura lo zucchero si trasformava in alcol con la conseguente formazione di anidride carbonica e quindi delle bollicine. Il disciplinare della Doc Roma, sostituisce questa pratica empirica con processi di spumantizzazione razionali quali il metodo charmat o il metodo classico.

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