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Daniela Zannetti
L’espansione dell’edilizia, la crescita delle cubature smisurata rispetto a quella naturale della popolazione, il depauperamento delle falde acquifere e un frequente ricorso a strumenti urbanistici in deroga ai piani regolatori sarebbero tra le principali cause di un carico antropico ai Castelli romani, divenuto oramai inaccettabile.
Secondo Italia Nostra è allarme già da tempo per la sostenibilità dei Castelli Romani e lancia l'Sos anche on line. La sua petizione “Basta al Cemento” nel giro di pochissimo tempo è sottoscritta da 1250 persone in tutta Italia e da autorevoli personalità come Sergio Zavoli, Giovanna Marini, Carlo Ripa di Meana, Salvatore Settis, Vittorio Emiliani, Paolo Mondani, Paolo Berdini, Alberto White, Angelo Baracca.
Ma per Enrico Del Vescovo, presidente di Italia Nostra Castelli Romani, “sono le Norme di salvaguardia e il Piano d’Assetto del Parco dei Castelli Romani a rimanere lo strumento di importanza fondamentale per la tutela del territorio dei Castelli Romani”. Di fatti, a difesa del Piano e della raffica di ricorsi che sono piombati sull’adozione della perimetrazione del 2009 di Ravaldini (Ravaldini fu il commissario ad acta che portò da 9,5 mila a quindici mila ettari il confine del Parco), Italia Nostra ha presentato il 13 gennaio scorso un ricorso “ad opponendum“ al Consiglio di Stato, al cui giudizio si sono rivolti i comuni di Marino e Grottaferrata affinché le norme di salvaguardia si applicassero solo sul vecchio confine.
Una data simbolica quella del 13 gennaio, la mediazione tra forze politiche e associazioni ambientaliste determinò nel 1984 l’istituzione regionale del Parco Suburbano dei Castelli Romani. Da allora, “un “Tiramolla Adventures” di ventotto anni e, una perimetrazione capace di allungarsi e ritirarsi per chilometri come il carismatico eroe dell’omonimo fumetto. Soprattutto un piano d’assetto, adottato dal Parco ma, mai approvato dalla regione Lazio.
“Auspichiamo – dice Del Vescovo – che dopo la pronuncia del Consiglio di Stato il piano di assetto possa essere approvato dal Consiglio regionale e diventare, quindi, legge regionale, per rendere compiuto un iter che restituirebbe all'ente Parco quel ruolo cruciale ed indispensabile per il corretto funzionamento del parco stesso, la tutela dell’ecosistema e la qualità di vita dei cittadini”.
“Il nostro appello Basta al Cemento – ribadisce Del Vescovo, il cui impegno lo conduce in molte iniziative di tutela del territorio – è rivolto a tutte le amministrazioni che sono invitate a fare ricorso esclusivamente a varianti di salvaguardia che riducano la crescita delle cubature edilizie, a valorizzare i centri storici e a garantire infine la trasparenza delle informazioni riguardanti il bilancio idrico comunale e la qualità dell’acqua pubblica”.
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