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Roma

CASTEL GANDOLFO: TUTTI PAZZI PER L'ETRURIA E IL… TREKKING

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Tempo di lettura 2 minuti L'appuntamento con il Cai: Castel Gandolfo Sabato 14 marzo 2015 ore 7.50 P.le via Prati (sottostante edicola giornali).

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Redazione

Castel Gandolfo (RM) – Il Cai – Club Alpino Italiano Sezione di Castel Gandolfo per sabato 14 marzo ha organizzato un escursione nel viterbese dedicata alla riscoperta di quei luoghi "magici" che furono degli etruschi. Un itinerario di 4,30 ore di cammino, con poco dislivello, in mezzo a tombe etrusche insediamenti longobardi, mulini abbandonati e torri medievali. "Visiteremo la piramide di Bomarzo, misteriosa costruzione etrusca molto simile alle piramidi maya, visiteremo il villaggio rupestre di Santa Cecilia – – fanno sapere gli organizzatori  – e raggiungeremo poi il ruscello – aggiungono – dove Pasolini aveva ambientato le scene del suo Vangelo secondo Matteo che riguardavano il battesimo di Gesù nel Giordano. Il percorso è ad anello". L'appuntamento, con mezzi propri, è quindi a Castel Gandolfo per sabato 14 marzo alle 7.50 da P.le via Prati (sottostante edicola giornali). Gli organizzatori consigliano il seguenteb equipaggiamento: Scarponcini da trekking, zaino, pranzo e acqua, giacca anti vento, felpa, cappello, guanti, un cambio da lasciare in macchina e… tanta voglia di camminare. Per maggiori informazioni: Direttore di gita: Tito Ferretti 338 11 630 40 – Sede ogni giovedì pomeriggio 349 24 62 513

La Piramide Etrusca o Altare Piramidale di Bomarzo.
Nei pressi di Bomarzo (VT) ma il famoso parco dei mostri non c'entra nulla, si trova un'enorme (8 x 16 metri circa) e particolare masso tufaceo adibito a luogo di culto dagli Etruschi del VII secolo A.C. Viene chiamata "Piramide di Bomarzo" anche se in realtà è una piramide tronca, per certi versi simile a quelle dei Maya; un nome più appropriato è "altare piramidale", qualcuno la chiama anche "sasso del predicatore",  perchè ricorda un pulpito. Il masso è stato sapientemente lavorato tanto da ricavarne una scalinata di 26 gradini che conducono prima a due altari intermedi affiancati e poi all'altare principale posto in cima. Completano la struttura altre scalinate minori per un totale di circa 50 gradini. Sono inoltre presenti vari sedili e, sulla parte destra, dei canali che dovevano servire per la raccolta di liquidi versati durante i sacrifici, si notano anche varie nicchie profonde 15cm probabilmente destinate ad accogliere strumenti rituali e di culto. La zona dove si trova la piramide è denominata "Tacchiolo" e come quella poco distante di "Santa Cecilia" è ricca di reperti ed insediamenti appartenenti al periodo etrusco ma anche protostorico. Percorrendo i sentieri che si snodano nei boschi circostanti ci si imbatte quindi anche in abitazioni rupestri scavate dentro enormi rocce megalitiche, altari e luoghi di culto, tagliate etrusche ed un cimitero paleocristiano.  I percorsi sono certo tortuosi, a volte non segnati e sommersi dalla vegetazione, costellati di continui saliscendi e di passaggi veramente ripidi ma… i tesori che nascondo ripagano dagli sforzi necessari per raggiungerli. Tornando alla piramide è probabile che prima degli Etruschi il posto fosse stato scelto come "luogo alto" dalla cività dei Rinaldoniani, essa si insediava infatti proprio lungo i corsi d’acqua e sopra rupi  prossime ai fiumi, inoltre i Rinaldoniani erano soliti scolpire le pietre, per farne sepolcri e per fini astronomici e di culto. L'altare è stato scoperto nella primavera del 1991 da una spedizione guidata da alcuni ricercatori locali:  Giovanni Lamoratta e Giuseppe Maiorano, purtroppo l'archeologia ufficiale non ha ancora effettuato uno studio approfondito su questo insediamento che rimane, di fatto, abbandonato a se stesso.

 

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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