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Castelli Romani

Castel Gandolfo, reperti archeologici a rischio e opere abusive: il presidente del centro canoa a processo

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Tempo di lettura 2 minuti. Querelata anche la responsabile della polizia locale di Castel Gandolfo

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CASTEL GANDOLFO (RM) – Finisce in Tribunale a Velletri il caso dei reperti archeologici, attribuibili al porto di Domiziano risalente al primo secolo d.C., messi a rischio da uno sversamento di circa 2 mila metri di terra sul lago Albano a Castel Gandolfo. Il 20 dicembre si terrà la terza udienza del processo che vede imputato il presidente Kaiak Luciano Buonfiglio accusato di aver realizzato, nell’anno 2012, opere abusive sull’arenile demaniale del lago Albano a Castel Gandolfo, davanti il villaggio Olimpico.

Un caso sollevato a seguito di un esposto presentato all’Ardis, Agenzia regionale per la difesa del suolo del Lazio, dal presidente dell’Asd Brunetti Giampiero Tofani, il quale ha denunciato l’occupazione abusiva dell’arenile demaniale, la realizzazione di opere e appunto lo sversamento di terra che avrebbe interessato i reperti. Le opere abusive sarebbero state realizzate in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico, zona a protezione speciale e sito di importanza comunitaria dove insistono reperti.

Questi reperti sarebbero stati interessati da un grosso sversamento di terra di provenienza ignota e inoltre sull’arenile demaniale sono state messe delle recinzioni che di fatto impediscono a chiunque di poter camminare liberamente nel sito.

Anche l’associazione Earth per la tutela giuridica della natura e dei diritti animali ha presentato una querela nei confronti di ignoti perché nell’area occupata dalla Federazione canoa ci sarebbero diversi reperti che sarebbero stati danneggiati dallo sversamento da una sorta di “collina artificiale” al fine di eliminare il dislivello che negli anni si è creato a causa dell’abbassamento di circa 6 metri delle acque del lago.

Ma torniamo al caso giudiziario, all’epoca il Pm Carlo Morra ha ordinato la demolizione di tutte le costruzioni realizzate senza titolo. Diversi quindi i reati contestati a Buonfiglio che vedono come parte lesa il Comune di Castel Gandolfo. Nei confronti di Buonfiglio era stato emesso un decreto penale di condanna, verso il quale era stata presentata opposizione a luglio 2014.

In occasione di un sopralluogo della Guardia di Finanza, il 20 settembre 2016, la comandante della Polizia Municipale di Castel Gandolfo Maria Cristina Toti ha precisato che “la discarica di materiale ferroso ed ogni altro elemento abusivo, era stato completamente rimosso così come da verbale di constatazione redatto dall’Ardis” e ha aggiunto che “la presenza della recinzione posta perpendicolarmente al lago, non si è potuta appurare in quanto l’area è fittamente ricoperta da rovi”.

Sei mesi dopo, il Tenente Paolo Borelli della Polizia Municipale di Albano ha eseguito un altro sopralluogo a seguito del quale, attraverso un nutrito dossier fotografico, ha constatato che le recinzioni metalliche non sono state rimosse. Dopo il sopralluogo di Borelli, Tofani ha presentato una querela nei confronti del funzionario Maria Cristina Toti: “È scandaloso – dice il presidente dell’Associazione Brunetti – che un presidente di federazione venga imputato per certi abusi e ancora di più che un funzionario dello Stato arrivi a negare l’innegabile nonostante la numerosa serie di fotografie che immortalano tutto quello che è successo e che ancora è sotto gli occhi di tutti, soprattutto la collina di terra sui reperti archeologici e le recinzioni che impediscono ai cittadini il libero transito”.