Castel Gandolfo, polemica sul "Castelletto": botta e risposta tra Bavaro e Colacchi

Redazione

CASTEL GANDOLFO (RM) – Si continua a parlare del caso della destinazione del Castelletto, bene confiscato alla criminalità organizzata che si trova a Castel Gandolfo in via dei Pescatori. Qualche giorno fa il nostro quotidiano L'Osservatore d'Italia ha intervistato il vicesindaco Cristiano Bavaro il quale, tra le diverse cose dette, ha asserito che il "Castelletto", bene sequestrato alla criminalità organizzata, potrebbe essere affidato ad una associazione che si occupa di violenza contro le donne. Sul caso è voluto intervenire l'ex sindaco di Castel Gandolfo e attuale presidente del Consiglio Comunale Maurizio Colacchi il quale ha ripercorso l'iter che ha fatto il bene fino a che le chiavi arrivassero nelle mani del Comune. A seguito delle dichiarazioni di Colacchi è tornato sulla questione Cristiano Bavaro.

Ecco la nota di Cristiano Bavaro: 

Ho avuto modo di leggere quanto dichiarato nell'articolo su L'Osservatore d'Italia dal presidente del Consiglio comunale di Castel Gandolfo Maurizio Colacchi Maurizio Colacchi in riferimento alla mia intervista nella quale affrontavo la problematica del bene confiscato alla criminalità organizzata e assegnato al comune di Castel Gandolfo meglio noto come "Castelletto". Devo dire che il filo conduttore delle dichiarazioni del presidente Colacchi è la più totale confusione ed ignoranza amministrativa. Ma andiamo per gradi. Originariamente e precisamente nel novembre 2002 l'amministrazione Colacchi decise di destinare il Castelletto come autorimessa per mezzi di polizia locale, sede della protezione civile a appoggio per i mezzi di primo soccorso 118. A tale scopo inoltró la relativa richiesta all'Agenzia del Demanio con nota protocollo 16085 del 25.11.2002 a firma del sindaco Colacchi.

Tutta la procedura giuridico/amministrativa ha poi seguito il suo regolare iter fino alla consegna del bene avvenuta nell'ottobre 2012, quindi pochi mesi dopo l'insediamento dell'amministrazione Monachesi avvenuta nel maggio 2012. Dal momento della consegna abbiamo iniziato una serie di sopralluoghi con i tecnici per stabilire lo stato di fatto della struttura ed è li che sono iniziati i problemi. Da una perizia fatta dal nostro ufficio tecnico è risultato che la struttura era, ed è, totalmente inagibile sia sotto il profilo strutturale (in particolar modo il secondo il terzo piano e l'immenso interrato il cui solaio è franato in più parti) che sotto il profilo impiantistico e che per renderlo fruibile ci sarebbe voluta una cifra pari o superiore agli 800/900 mila euro.

Questo Colacchi lo sapeva? Da chi avremmo dovuto avere tale cifra per rendere agibile il Castelletto? Abbiamo così iniziato una serie di incontri con soggetti istituzionali e non (Regione Lazio Unindustrie e Coni, solo per citarne alcuni) i quali tutti, per motivi concernenti l'elevata somma da corrispondere solo per rendere agibile la struttura, hanno fatto un passo indietro. Avremmo, quindi, dovuto chiederli ai cittadini di Castel Gandolfo, magari indebitandoci ulteriormente con un mutuo? Abbiamo pertanto rivalutato l'idea di modificare la destinazione d’uso del bene dandogli una più marcata finalità sociale e a tale proposito abbiamo avviato tutte le pratiche necessarie. E come dichiarai tra le varie ipotesi abbiamo preso in considerazione la possibilità di destinare il bene in questione a centro di seconda accoglienza per donne che hanno subito violenza.

Non cambierà nulla e l'immobile rimarrà in affidamento al Comune di Castel Gandolfo in quanto ente sul cui territorio insiste il bene confiscato, anche a seguito della modifica della destinazione d’uso e ritengo, semmai, che tale modifica abbia un valore ed una finalità altrettanto importante e socialmente utile. Per quanto concerne invece gli edifici e l'area dell’ex Mattatoio di via Gramsci e le cui finalità sono state ben ricordate dal presidente Colacchi nella medesima intervista, è doveroso da parte mia specificare quanto segue. Effettivamente il bene in questione doveva essere destinato a centro di prima accoglienza per donne in difficoltà in collaborazione con la Azienda USL ROMA H e questo sin dall'inaugurazione della struttura avvenuta nel giugno 2012. Il comune quindi ci avrebbe messo i locali e la USL il personale qualificato. Quello che il presidente Colacchi non sa (o finge di non sapere) è che in data 07/10/2014 con nota protocollo n. 86560, avente per oggetto “Restituzione immobile sito in via A. Gramsci”, l'Azienza USL Roma H ci ha comunicato la restituzione dei locali “in ragione del fatto che l’Azienda sta ora avviando una completa fase di riorganizzazione” e che quindi non era possibile da parte loro “ garantire tempi certi per l’utilizzo dell'immobile dal comune concesso in comodato d’uso”. Pertanto abbiamo pensato di portare la sede sella Protezione civile nei locali dell’ex Mattatoio di via Gramsci, già perfettamente agibile, cosa già fatta, e di spostare le attività che si sarebbero dovute svolgere li (centro di accoglienza per donne che hanno subito violenza) al Castelletto. Oltretutto essendo i locali dell’ex Mattatoio piuttosto grandi, abbiamo pensato di riservarne alcuni al servizio di soccorso regionale Ares 118 e a tale fine il sindaco ha avviato degli incontri con il personale dell’Ares per concludere al più presto. Le bugie hanno le gambe corte e mi sarei aspettato un contegno diverso da un politico con un curriculum ed un esperienza come quella di Maurizio Colacchi. Ma si sa in campagna elettorale conta il fine e non i mezzi con cui raggiungerlo