Castelli Romani
Caso scomparsa Davide Cervia, il ministro Trenta rinuncia all’appello. Riconosciuto de facto il rapimento
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6 anni faon
Il 12 settembre del 1990 scompare a Velletri l’ex sergente della Marina Davide Cervia, a pochi minuti di strada dalla sua abitazione. A quello che è stato definitivamente riconosciuto come rapimento, assistono due inconsapevoli testimoni: un anziano vicino di casa, che prende i gesti di Cervia come un segno di saluto, a cui risponde – mentre tre persone lo caricano su di un’auto verde, che si allontana a tutta velocità – e l’autista di un pullman di linea, a cui l’auto verde taglia la strada ad un incrocio, seguita dalla Golf bianca di Cervia, guidata da uno dei rapitori.
Nonostante i testimoni, la scomparsa viene subito rubricata come allontanamento volontario. Un anno dopo viene ritrovata l’auto di Davide Cervia, con all’interno ancora il mazzo di fiori che aveva comprato per la moglie. L’unica ipotesi valida per il rapimento – quella che poi si rivelerà reale – è che Davide Cervia sia stato rapito per la sua competenza specifica nel campo della Guerra Elettronica e ‘venduto’ ad una potenza straniera acquirente del sistema d’arma segretissimo OTOMAT prodotto in Italia, che soltanto il Cervia e pochi altri suoi colleghi di corso sarebbero stati in grado di assemblare correttamente. Nonostante depistaggi, minacce ed intimidazioni anche gravi, la famiglia, ed in particolare la moglie, Marisa Gentile, non si rassegna al silenzio, rifiutando perfino l’offerta di un miliardo di lire per tacere e lasciar perdere.
Nel 2012 la famiglia Cervia fa causa al Ministero della Difesa in sede civile
La causa si conclude nel gennaio del 2018 con la condanna del Ministero al risarcimento simbolico di un euro. Nelle motivazioni della sentenza viene citata la “violazione al diritto alla verità” subita dalla famiglia, cioè il diritto a “chiedere e ad ottenere, dai soggetti che le detenevano, ogni notizia ed ogni informazione relativa al proprio congiunto, al fine della individuazione delle ragioni della scomparsa”. Secondo il tribunale, il Ministero avrebbe omesso di fornire informazioni complete ed esatte sul rapimento, impedendo, secondo l’avvocato della famiglia, ove rese note, di giungere al ritrovamento del congiunto. Contro la sentenza il governo precedente aveva interposto appello. La notizia di oggi ci dice che il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha deciso di desistere e rinunziare all’ennesima udienza in merito, riconoscendo, de facto, il rapimento.
Abbiamo raggiunto al telefono la signora Marisa Gentile, moglie di Davide Cervia
Signora Marisa, certamente questa notizia premia l’impegno suo e dei suoi figli nella ricerca della verità. Se lo aspettava, oppure le è giunta inattesa?
Bè, per l’impegno che alcuni parlamentari avevano messo in questa faccenda, anche prima di essere al governo, mi aspettavo un aiuto concreto. Non mi aspettavo però questa grande umanità da parte del ministro, perché il ministro Trenta mi ha telefonato personalmente, e questo non accade così di frequente. Mi ha chiamata al telefono e mi ha detto della sua decisione, dopodiché ci siamo incontrati durante un evento assolutamente informale, una cena ai Castelli, durante la quale il ministro ha spiegato a me e ai miei figli i motivi per cui aveva deciso di rinunciare all’appello. Oggi poi è apparso sulla stampa questo comunicato, che ci rende molto felici, soprattutto per una cosa: noi siamo sempre stati bistrattati, snobbati, umiliati, minacciati, intimiditi, per ventotto anni. Oggi le scuse del ministro hanno per noi un significato veramente importante. Questo momento è per noi molto particolare, soprattutto, lo ripeto, per l’umanità dimostrata da un membro del governo, cosa che di sicuro non è così frequente. Ho chiesto che l’impegno del governo non si fermi qui; riceviamo le scuse dello Stato, va benissimo, ma l’impegno politico deve continuare, perché a questo punto, come nel caso di Stefano Cucchi, bisogna arrivare in fondo e fare chiarezza.
C’è una promessa formale da parte del ministro di continuare, se mai le avessero effettivamente iniziate, le indagini sulla sparizione di suo marito?
Nessuna promessa ufficiale. C’è stata però, e l’ho letto anche sul suo post ufficiale – e l’ho letto anche sul post del sottosegretario Angelo Tofalo – la notizia della volontà di andare avanti. Ora vedremo in quale modo. Oggi parlavo con un giornalista che mi consigliava di fare un appello alla magistratura. Io l’appello alla magistratura non ho intenzione di farlo, lo faccio invece alla politica. È inutile fare appello alla magistratura, perchè quando la magistratura va a chiedere atti e documenti ufficiali, se non c’è la collaborazione delle istituzioni, la cosa non va avanti, come è successo per Davide. Quindi ci vuole volontà politica di risolvere e di fare chiarezza. Non so se si potrà risolvere, ma fare chiarezza sicuramente. A questo punto è la politica, e quindi il governo, che ci deve dare una mano.
Allora questo avvenimento e questa notizia rilanciano tutta la questione del rapimento, che sembrava ormai messa da parte.
Sì, perché bisogna considerare che il 19 dicembre avremmo avuto l’udienza di appello. Quindi, dato che l’appello è stato proposto dal governo precedente, quando si sono resi conto che ci saremmo presentati in giudizio contro chi ci aveva aiutato già in precedenza, per loro è stato imbarazzante. Hanno poi letto le carte e sui sono resi conto che quello che noi chiedevamo era legittimo.
Comunque, imbarazzanti, nel prosieguo, saranno forse anche alcune ipotesi che sia voi che altri avevate considerato, nel merito del sequestro. Ora, senza entrare nei particolari, come lei pensa che potrebbe evolversi la cosa?
Non lo so, onestamente non lo so. Mi viene in mente forse magari la costituzione di una commissione parlamentare? Non lo so. Spero solo che loro in qualche maniera abbiano interesse e soprattutto intenzione di fare chiarezza.
Roberto Ragone
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