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Editoriali

caro matteo

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CARO MATTEO, NON SEI PIU’ CREDIBILE
DI ROBERTO RAGONE
Caro Matteo, permettimi di darti del tu, visto che ci chiami ‘ragazzi’ , come sul tuo profilo Facebook, dove il ‘Lei’ non esiste. So che ogni settimana i tuoi incaricati mandano una e-news a tutti i giornali, e questa settimana è toccato all’Osservatore d’Italia, uno dei pochi quotidiani non inquadrati – capisci a me. Quindi ho poche speranze che tu legga queste mie righe. So però che qualcuno le leggerà, e, se del caso, te ne riferirà. Ma non ci faccio conto. La tua imperturbabile espressione inglese, resa famosa da mister Bean, non si perturberà in ogni caso. E comunque, dovere m’impone di risponderti, altrimenti qualcuno – non tu – potrebbe pensare che siamo d’accordo con ciò che è stato pubblicato con la tua firma. Il messaggio è chiaro, ma è sempre il solito: meno spese, meno tempi morti, meno burocrazia, più risparmio, il futuro invece della paura… sembra la pubblicità di un detersivo per lavatrice, più resa, meno spesa. Ignorando tutti coloro che, al di là degli slogan, ti hanno risposto nel merito della riforma, e che tu bellamente metti da parte con un ‘non è vero’; anche se chi ti contesta porta degli argomenti validi, mentre tu continui con i tuoi slogan. Ora vuoi farci credere che con il SI’ avremmo più forza in sede EU: ma se sei proprio tu che stai battendo il pugno sul tavolo a sproposito, tanto che Juncker ha dichiarato che ‘se ne frega’ delle tue proteste, che non portano a nulla. In proposito mi torna alla mente la barzelletta di Totò, che raccontava di aver incontrato un tale che, chiamandolo Pasquale – che non era il suo nome – gli dava una gragnuola di cazzotti sulla testa. E lui non protestava, chiedendosi, alla fine, questo tale dove volesse andare a parare. Bene, anche i tuoi cazzotti sono dati ad uno che non si chiama col nome giusto, solo per farti bello davanti alla nazione; per far veder che i capi dell’Europa con te non possono far carte; per acquisire un po’ di merito con i cittadini più ingenui, nei confronti di una Unione Europea che nessuno ha voluto tranne voi, e che fin dalla sua fondazione ci ha tartassati, tradendo quei principi a cui voi vi rifate, quelli dei veri padri dell’Unione. I quali oggi si metterebbero le mani nei capelli se vedessero come avete falsato il loro progetto, rivendendolo alle banche, alle lobby e alla finanza internazionale, quella dell’ITTP: può anche darsi che si rigirino nella tomba, dopo tutto. Il tuo problema, caro Matteo, è che non sei più credibile. Vai in giro a nostre spese con aerei ed elicotteri per fare propaganda al SI’, contro ogni etica; permetti che la tua fedele ministra Maria Elena Boschi faccia altrettanto, andando a condizionare con i suoi begli occhi gli Italiani all’estero, spendendo trecentomila euro solo per il Sudamerica; ti vediamo in TV su ogni rete, in ogni programma o talk show, nei telegiornali fino alla nausea; tanto non possono rifiutare di accoglierti, specialmente in Rai; i giornali pubblicano solo notizie a tuo favore, e altrettanto fanno i Tiggì. Hai piazzato i tuoi fidi in ogni e qualsiasi posizione cruciale di potere. Insomma, sei sovraesposto, quello che attori e cantanti cercano di evitare, per fare in modo che i telespettatori cambino canale appena li vedono. Ormai la pappardella a proposito del referendum la conosciamo a memoria, e non regge; sei scontato, banale, non più credibile, e così tutti coloro che tirano il tuo carrettino, ministri, viceministri e sottosegretari del PD renziano. Sì, perché ti sei permesso anche il lusso di creare una tua corrente in seno al partito, e c’è che dice che ne fonderai uno tutto tuo, altro che andare a casa. Qualcuno ti ha mal consigliato, Sensi o Messina che sia. E poi, Matteo, davvero pensi che la gente possa apprezzare quelle che tu chiami ‘riforme’, dopo l’abolizione dell’art. 18, dopo il balletto degli occupati con i vaucher, dopo il debito pubblico che cresce, dopo che anche lo spread è tornato a minacciarci se vincerà il No, come ai tempi di Berlusconi, dopo che avete promesso di tutto purchè si voti il SI’? Ci manca che promettiate che con il SI’ in Italia non ci saranno più terremoti. Poi, ci spieghi, tu o la Boschi, perché l’italia con la nuova riforma dovrebbe essere più forte in Europa? E dopo che avete distrutto la scuola, state distruggendo i conservatori di musica, avete affamato milioni di pensionati a vantaggio dei pochi titolari di pensioni d’oro, avete preso in giro tanti con gli 80 euro prima dati e poi detratti, con la scusa che era ‘un conguaglio’; dopo la bufala della rottamazione di Equitalia, tanto per prenderci in giro per l’ennesima volta, e dopo aver boicottato il referendum sacrosanto sulle trivelle, per accontentare le lobby del petrolio e continuare ad inquinare l'Adriatico, lasciando intatte le trivelle quando smetteranno di funzionare, come un monumento all'italica idiozia; quando non hai risolto il problema dei migranti/clandestini/terroristi, guardandoti bene dall'entrare nel merito della faccenda, per salvaguardare gli interessi dei soliti noti a spese della vita di migliaia di poveracci, mentre sai benissimo che tutto ciò si potrebbe evitare, solo che lo si volesse, ma ci sono troppi soldi in ballo. Con l'Italia ridotta alla miseria, delinquenti impuniti per le strade, Milano che chiede i soldati, il tuo carissimo sindaco Sala, dubbio gestore di Expo 2015, che non sa più come fare per l'ordine pubblico; quando all'organico di polizia mancano almeno quarantamila uomini, i mezzi scarseggiano o sono obsoleti e l’addestramento pure. E poi un militare, addestrato per altri compiti, come, quando e perchè potrà usare l'arma in dotazione, senza passare un guaio? Come capo del governo sei decisamente insufficiente, almeno nei confronti dei cittadini: forse i tuoi referenti più in alto saranno contenti di te, ma noi no. La questione non è più se devi rimanere o andartene dopo il NO, non è mai stata così, anche se vuoi far credere agli sprovveduti che i ‘vecchi’ come D’Alema votino NO per mandarti a casa: hai riconosciuto anche tu che personalizzare la competizione è stato un errore, e ora non puoi più ciurlare nel manico. La riforma è sbagliata, raffazzonata, creata a vostro uso e consumo, piena di trappole. Non vedi la svolta autoritaria? Bene sei l’unico. Scommettiamo che se vince il NO, il giorno dopo modifichi l’Italicum con il proporzionale? E che se vince il SI’ lo lasci com’è? Sarebbe troppo lungo enumerare tutti i motivi per cui ormai chi pensa non ti crede più. Gli altri o sono poco pensanti, o hanno un vantaggio nella tua politica. Ormai i tuoi ‘compagni’ di cordata si distinguono subito, basta che parlino a favore della modifica. A chi legge queste righe, poi, indirizzo un appello: non vi fidate di Renzi, anche quando dice che il NO è in vantaggio: lo fa per farci allentare la guardia. Continuiamo con la nostra opera di propaganda del NO, senza lasciare spazio, senza cullarci nella previsione di una facile vittoria. Ricordiamoci che il nostro presidente del consiglio è come quel marito che, sorpreso a letto con l’amante dall’inatteso ritorno della moglie, continua a negare, mentre l’altra si alza, si riveste, rifà il letto e se ne va. Dopodiché lui guarda la moglie e dice: “Bè, cara, mi sa che ti sei proprio sbagliata.”
 
 
 

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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