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Editoriali

CARCERI ITALIANE: IL DRAMMA DEL SOVRAFFOLAMENTO

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Tempo di lettura 2 minutiIl consiglio europeo punisce ogni anno l'italia per lo spazio e le condizioni che le carceri riservano ai detenuti.

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di Christian Montagna

"Si entra colpevoli e si esce vittime di reati" è quanto affermato dal cappellano Don Franco Esposito della casa circondariale di Poggioreale lo scorso martedì 17 dicembre durante la trasmissione Linea Gialla in onda su La7. In crescita i pestaggi e le morti sospette all'interno delle carceri. Drammatica la situazione del penitenziario di Napoli che ospita circa 2750 detenuti rispetto alla norma di Legge che ne consentirebbe un terzo.

Una ricerca pubblicata sul sito Linkiesta registra sessanta suicidi nel 2012 e trentotto durante quest'anno. Il carcere dunque non è più un luogo rieducativo ma aggrava le condizioni psichiche di chi lo vive.

Secondo alcuni volontari la mentalità che vige all'interno di queste strutture è deleteria: si parla di vera e propria violenza contro la dignità umana. Guardie carcerarie più stressate dei detenuti stessi, costrette a turni di lavoro estenuanti.

Percosse su asciugamani bagnati per non lasciare segni, vere e proprie spedizioni punitive nei confronti di detenuti irrequieti nelle terribili "celle zero". Nessuno può dimostrare i fatti e i carnefici restano perciò impuniti. La testimonianza di una ex guardia penitenziaria del carcere di Asti rivela una situazione agghiacciante: si parla di torture vere e proprie, privazione di cibo per più giorni ai detenuti, condizioni igieniche pessime, assenza di attività sociali all'interno delle strutture. A questo punto viene da chiedersi: "Quis custodiet ipsos custodes?.

Nessuno. Il consiglio europeo punisce ogni anno l'italia per lo spazio e le condizioni che le carceri riservano ai detenuti. Finalmente il Presidente della Repubblica torna a parlare della questione lanciando un monito al Parlamento. "Il sovraffollamento cronico è incostituzionale, servono amnistia e indulto" afferma Giorgio Napolitano. Troppo lunghi i tempi di un processo. E' l'ennesimo tassello che va a completare il quadro di una Nazione in declino: la giustizia non funziona, spesso incespica e rallenta l'emissione delle sentenze.

Noti alle cronache sono i casi di Stefano Cucchi e Marcello Lonzi entrambi morti in carcere per violenze sospette. I detenuti sono cittadini italiani come tutti gli altri, colpevoli di reati ma non per questo trattabili come bestie. A punirli deve pensarci la legge e nessuno deve ergersi a giudice abusando del potere della propria professione. Una volta scontata la pena dovranno reinserirsi nella società.

In che condizioni possono vessare queste persone che subiscono tutto ciò per mesi e anni? Quanta rabbia possono aver covato? L'aiuto di specialisti e psichiatri è fondamentale in questa fase di recupero ma a quanto pare non sono gli unici a necessitarne.

Almeno chi ricopre una carica istituzionale dovrebbe dare il buon esempio ed essere garante di giustizia e trasparenza. E ciò ahimé non accade.
 

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