Lo scorso venerdì a Sassari
un detenuto al 41 bis ha conficcato la penna in faccia a un poliziotto
penitenziario. Al carcere di Petrusa di Agrigento un altro detenuto ha
aggredito un medico e un ispettore di polizia penitenziaria e nel carcere
napoletano di Poggioreale un detenuto ha cercato di strangolare un agente della
Penitenziaria.
Questi alcuni dei fatti degli ultimi giorni che hanno interessato i lavoratori della polizia penitenziaria.
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Una situazione, quella delle carceri italiane ormai afflitta dal sovraffollamento dei detenuti, dalle continue aggressioni agli agenti penitenziari, dai suicidi, anche tra gli operatori della penitenziaria e dalle carenze nelle strutture sanitarie per gli ospiti delle case circondariali.
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Il garante dei detenuti,
Mauro Palma ha spiegato che le aggressioni sono sempre più in aumento e sono la
conseguenza dello stato di abbandono che si respira nelle carceri.
Intanto è atteso il nuovo
rapporto, sui dati del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, in
programma il 17 aprile in Senato. Già nel 2020 si devono registrare 41
aggressioni in carcere ai danni di agenti penitenziari, più altri 5 contro
personale amministrativo.
Molti anche i suicidi
nel 2019 sono stati 53 tra i detenuti. Degli ultimi 8 casi avvenuti lo scorso dicembre 4 riguardavano persone senza dimora e 3 in attesa di primo giudizio.
Ma il dramma dei suicidi
coinvolge anche e soprattutto il personale di Polizia penitenziaria: c’è stato
un picco, con 9 casi, secondo le fonti ufficiali e 11 secondo gli Osservatori.
Il sovraffollamento registra
un indice del 129,40%. Vale a dire che a fronte dei 50.692 posti a disposizione
negli istituti penitenziari italiani, sono presenti 60.885 detenuti.
Di questi, il 67% è di
nazionalità italiana, il 5% è comunitario e il 28% è composto da
extracomunitari.
Il sovraffollamento colpisce
alcune regioni più delle altre: quelle con maggior presenza di detenuti risultano
essere Lombardia (8.560 detenuti a fronte di una capienza di 6.199), Campania
(7.440 a fronte di 6.164 posti), Lazio (6.675, mentre la capienza regolamentare
è pari a 5.247) e Sicilia (con 6.443 detenuti e 6.497 posti). La tendenza
registrata nel 2019 è stata sempre superiore alle 60mila. Ma quali sono i
motivi?