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Sembra l’ondata del fango sulle divise, ma probabilmente è solo una percezione. “Chiederò al Csm copia integrale del verbale dell’audizione della pm di Modena Lucia Musti per intraprendere ogni azione legale prevista dalla legge a tutela del mio assistito”. Così Francesco Romito, il legale di Sergio de Caprio, Capitano Ultimo oggi Colonnello.
Da quanto riportato sui media Musti, nel corso della sua audizione dello scorso 17 luglio al Consiglio superiore della magistratura, avrebbe definito il colonnello De Caprio e l’allora capitano Gianpaolo Scafarto “esagitati”, “spregiudicati”, come “presi da un delirio di onnipotenza”.
Il legale puntualizza poi che De Caprio non si è mai occupato dell’inchiesta Consip, ma solo di quella Cpl-Concordia e che nell’agosto del 2015 al colonnello furono revocati, con provvedimento del Comando generale dell’Arma, i compiti operativi da vicecomandante del Noe; gli furono cioè tolti i poteri di polizia giudiziaria.
Respinge dunque le le accuse il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che arrestò Totò Riina e, anzi, precisa che fu la pm Musti a chiedergli di tacere. Dopo le ultime rivelazioni in merito all’inchiesta Consip apparse sulla stampa, De Caprio precisa: “Non ho mai svolto indagini per fini politici”, definendo una “campagna di linciaggio mediatico” quella apparsa sui giornali, secondo cui in più di un’occasione, lui e il capitano del Noe Scafarto si rivolsero alla procuratrice di Modena Lucia Musti (“Dottoressa, lei, se vuole, ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi”).
Di più: chiarisce che fu proprio il magistrato a richiedere il silenzio del militare: “La dottoressa Musti è stata supportata in tutto quello che ci ha liberamente richiesto, compresa la presenza del capitano Scafarto a Modena, compreso il fatto di non informare delle indagini il comandante provinciale dei carabinieri di Modena e la prefettura perché li considerava collusi con le cooperative rosse su cui da tempo indagava autonomamente”.
Alle parole del militare Lucia Musti evita di ribattere: “Non commento le dichiarazioni del colonnello Sergio De Caprio. Risponderò solo alle domande dei magistrati della Procura della Repubblica di Roma”.
“Abbiamo in mano due bombe”
“Dottoressa, lei, se vuole, ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi”. Così, in più di un incontro tra Modena e Roma, il capitano del Noe Scafarto e il colonnello Ultimo si rivolsero alla procuratrice di Modena Lucia Musti. Sono le frasi shock riferite dalla magistrata durante l’audizione tenuta il 17 luglio scorso al Csm.
I colloqui risalgono alla primavera del 2015: ad aprile di quell’anno, la Procura di Modena aveva appena ricevuto gli atti dell’inchiesta sugli affari della coop Cpl Concordia, aperta dalla Procura di Napoli e poi trasmessa per competenza territoriale nella città emiliana. In quelle carte c’era anche la conversazione tra l’ex premier Matteo Renzi e il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi.
È la procuratrice a ricostruire i retroscena durante la seduta di oltre due ore e mezza davanti alla prima commissione del Csm, dove è aperto il procedimento per incompatibilità nei confronti del pm Henry John Woodcock, di cui sono relatori i togati Luca Palamara e Aldo Morgigni. Nel corso dell’audizione, la procuratrice Musti viene più volte incalzata dai consiglieri, che chiedono maggiori dettagli. E racconta di aver visto Scafarto e Ultimo particolarmente “spregiudicati” e come “presi da un delirio di onnipotenza”.
Ai rappresentanti del mondo politico, che gridano al golpe, Ultimo replica: “Leggo che illustri esponenti politici – tra cui ministri Dario Franceschini, Luigi Zanda, Michele Anzaldi, Pino Pisicchio – paventano colpi di stato e azioni eversive da parte del Capitano Ultimo e di pochi disperati carabinieri che lavorano per un tozzo di pane. Stiano sereni tutti, perché mai abbiamo voluto contrastare Matteo Renzi o altri politici, mai abbiamo voluto alcun potere, mai abbiamo falsificato alcunché”.
Sempre a proposito del procuratore Musti, il capitano afferma di non averla “mai forzata in nessuna cosa” e di aver sempre svolto “le indagini che ci ha ordinato con lealtà e umiltà”. “Non ho mai parlato di Matteo Renzi né con la dottoressa Musti né con altri”, aggiunge. E poi aggiunge nuovi dettagli: “La dottoressa Musti è stata supportata in tutto quello che ci ha liberamente richiesto, compresa la presenza del capitano Scafarto a Modena, compreso il fatto di non informare delle indagini il comandante provinciale dei carabinieri di Modena e la Prefettura perché li considerava collusi con le cooperative rosse su cui da tempo indagava autonomamente”.
Il colonnello De Caprio, che accusa di falsità “alcuni organi di disinformazione funzionali alle lobby che da anni cercano di sfruttare il popolo italiano”, sottolinea di non aver mai “svolto indagini al di fuori dei fatti che emergevano direttamente ed esclusivamente dalle persone indagate. Non ho mai avuto esaltazioni o esagitazioni a seguito delle indagini da me svolte neanche quando abbiamo arrestato Riina, non abbiamo mai esultato, non abbiamo esploso colpi in aria, non abbiamo fatto caroselli per le strade, mai festeggiato, perché la lotta anticrimine appartiene solo al popolo e noi non usiamo il popolo per i nostri fini, o per avere dei voti, lo serviamo e basta”.
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