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Caos M5s-Lega, Conte e Tria prendono tempo con Ue

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Intanto bisogna “salvare” il 2020: tenere al riparo la prossima manovra da altri pesantissimi impegni. O il governo rischia di saltare. E’ questa la missione di Giuseppe Conte e Giovanni Tria, nella trattativa con l’Unione europea per evitare la procedura d’infrazione per debito eccessivo. Si punta tutto sulla politica, nelle ore finali. La correzione dei conti per il 2019 è pronta: il deficit scenderà, anche grazie a entrate maggiori del previsto, al 2,1% o al 2% del Pil. Ma all’ultimo il premier decide di rinviare a lunedì il Consiglio dei ministri che dovrebbe registrare il miglioramento nella legge di assestamento di bilancio. Tenterà, a margine del G20 in Giappone e poi domenica nel Consiglio europeo straordinario in cui tratterà sulle nomine, di ottenere che l’Ue conceda di discutere i conti 2020 in autunno. La Commissione attende senza pregiudizi, hanno fatto sapere da Bruxelles, aprendo anche alla possibilità di un rinvio della resa dei conti all’autunno. Ma certamente non al buio e aspetta che Roma mostri carte convincenti. Nel governo, intanto, c’è un clima quasi preelettorale.
Salvini: ‘Se continuano i no traggo conseguenze’ – “Nel M5S c’è fibrillazione, Di Battista, Casaleggio e Grillo vanno e vengono, ma Di Maio è persona seria e quel che abbiamo scritto nel contratto lo faremo. Vado oltre la mia convenienza personale e della Lega e vado avanti, ma se nelle prossime settimane si va avanti a furia di no, ne trarrei le conseguenze”. Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini a Porta a Porta, parlando delle prospettive della maggioranza e del governo. La vicenda Sea Watch arriva a coprire malumori e scambi di accuse pesantissimi. Ma i vertici notturni di martedì hanno lasciato scorie. Matteo Salvini viene descritto spazientito, irritato per lo stallo. Luigi Di Maio deciso a non cedere su un dossier come Autostrade, per frenare lo sfaldamento del Movimento. Il countdown verso possibili elezioni anticipate a settembre ha ripreso a correre: ai governatori del Nord sulle barricate per il nuovo stop all’Autonomia, membri del governo leghisti da Roma rispondono di pazientare ancora poco, due settimane e si capirà tutto. Non passa inosservato, a chi teme il voto, un colloquio in transatlantico alla Camera tra Giancarlo Giorgetti e il siciliano Nello Musumeci. Il Quirinale osserva tenendo al centro delle proprie preoccupazioni l’esistenza in vita di un governo che in autunno possa fare la legge di Bilancio 2020. E senza maggioranze alternative, in caso di crisi, non resterebbe che il voto.
Via libera al “decreto lirica” – Il provvedimento prevede, tra l’altro, misure che riguardano il personale delle fondazioni lirico-sinfoniche. Il decreto destina 19,4 milioni di euro provenienti dal Gioco del Lotto alla tutela del patrimonio culturale e sblocca 15 milioni di euro stanziati dalla Legge di stabilità 2019 per supportare le attività del Mibac. Prevede anche norme su cinema e audiovisivi. Spunta nel decreto “lirica” anche una norma per autorizzare la nomina di un commissario per gli Europei di calcio del 2020, che si svolgeranno in diverse città del continente, tra cui Roma. La norma era stata già proposta e poi stralciata dal decreto crescita. Questa sera è stata riproposta dalla Lega in Consiglio dei ministri, perché venga inserita nel decreto che contiene norme per la lirica e i beni culturali. Il commissario, chiamato a tutelare il patrimonio culturale della città metropolitana di Roma, dovrebbe essere nominato da Roma Capitale. Ma la norma potrebbe non entrare nella versione finale del decreto, per incompatibilità di materia. Il Cdm, su proposta del ministro Di Maio, ha deliberato l’esercizio dei poteri speciali, nella forma dell’imposizione di specifiche prescrizioni, in relazione all’operazione notificata da Fastweb e consistente nell’accordo tra la stessa e Samsung Electronics per la progettazione, fornitura, configurazione e manutenzione di apparati software relativi alle componenti radio e core network necessari alla realizzazione della rete 5G Fixed Wireless Access nelle città pilota di Bolzano e Biella. Lo si legge nel comunicato del Cdm.
Dossier aperti – Restano sul tavolo autonomia, Tav, Autostrade, Alitalia e l’ex Ilva. Mettere in fila i dossier, dà l’immagine dell’impasse. Le intese regionali slittano – un vertice è previsto mercoledì prossimo – in attesa di capire che ruolo dare al Parlamento. L’alta velocità va avanti, in attesa della mossa del premier Conte che dirà il Sì (o, meno probabilmente, il No) definitivo. I Cinque stelle insistono sulla revoca della concessione ad Autostrade ma – avvertono dalla Lega – così si tirerebbe a fondo anche l’opzione Atlantia per Alitalia, l’unica ad oggi davvero realistica per salvare la compagnia di bandiera: i tempi sono stretti, non più di due settimane, ma i leghisti confidano che il ministero dell’Economia, che dovrebbe firmare la revoca, si metta di traverso. C’è l’ex Ilva, con la minaccia di Arcelor Mittal di andar via il 6 settembre, quando decadrà l’immunità che la Lega avrebbe voluto mantenere e allargare e che il M5s ha bloccato.

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Editoriali

Mario Draghi e Gianni Letta ospiti di Marina Berlusconi: un incontro che scuote il panorama politico

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L’ex premier Mario Draghi a Milano: tensioni e segnali di distacco dal governo Meloni

La notizia dell’incontro tra Mario Draghi e Marina Berlusconi, tenutasi mercoledì 11 settembre, ha scatenato un forte dibattito politico, soprattutto dopo che l’Ansa l’ha resa pubblica solo tre giorni dopo. L’ex Presidente del Consiglio, visto uscire dall’abitazione della primogenita di Silvio Berlusconi in corso Venezia a Milano, avrebbe partecipato a un incontro definito “di cortesia” e pianificato da tempo, secondo quanto riferito da un portavoce della famiglia Berlusconi.

Tuttavia, la tempistica e il contesto politico rendono difficile non interrogarsi sulle implicazioni di questo incontro. Draghi era appena tornato da Bruxelles, dove aveva presentato un rapporto sulla competitività europea, e poche ore dopo la sua visita milanese è stato visto anche Gianni Letta, figura storica di raccordo tra la famiglia Berlusconi e Forza Italia.

L’incontro arriva in un momento delicato per Forza Italia, che negli ultimi mesi ha manifestato segnali di distacco dagli alleati di governo, in particolare Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni. In questioni cruciali come i diritti civili e la giustizia, il partito azzurro ha mostrato una crescente distanza dalle posizioni conservatrici del governo. Sebbene in Parlamento non ci siano stati strappi concreti, le dichiarazioni di Marina Berlusconi e le recenti mosse del gruppo Mediaset rivelano un progressivo smarcamento.

Solo qualche mese fa, Marina Berlusconi aveva dichiarato senza mezzi termini di sentirsi “più in sintonia con la sinistra di buon senso” su temi come l’aborto, il fine vita e i diritti LGBTQ. Questa presa di posizione, già significativa, viene ora amplificata da una nuova iniziativa di Mediaset, guidata da Pier Silvio Berlusconi: a partire dal 15 settembre, tutte le reti del gruppo manderanno in onda una serie di spot che promuovono la diversità e l’inclusione, una scelta che suona come una sfida indiretta alle politiche del governo Meloni.

Questo segnale non arriva solo dal fronte mediatico, ma si estende anche al contesto politico. Forza Italia sembra voler tracciare una linea di distinzione, tentando di riaffermare la propria identità moderata e liberale, distante dalle posizioni più radicali dell’esecutivo attuale.

Con queste mosse, la famiglia Berlusconi sembra voler riposizionarsi nel panorama politico italiano, lasciando intendere che potrebbe non voler più seguire pedissequamente la linea degli alleati di destra.

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Editoriali

Francesco Lollobrigida verso le dimissioni? Dopo il caso Sangiuliano, cresce la pressione sul Ministro dell’Agricoltura

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Lo scandalo Sangiuliano-Boccia mette a rischio anche la posizione di Lollobrigida. Le dichiarazioni dei partiti, tra difese e attacchi, alimentano le speculazioni sulla possibile uscita del ministro

Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e uno dei più stretti collaboratori della Premier Giorgia Meloni, si trova sotto una crescente pressione politica dopo lo scandalo che ha portato alle dimissioni dell’ex Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Il caso, che coinvolge anche Maria Rosaria Boccia, ha sollevato interrogativi sulla trasparenza e integrità morale nel governo. Ora, le indiscrezioni su possibili dimissioni di Lollobrigida si fanno sempre più insistenti, con esponenti dell’opposizione che chiedono chiarezza e responsabilità.

Al momento, non ci sono accuse dirette e specifiche rivolte a Francesco Lollobrigida in relazione al caso Maria Rosaria Boccia

Tuttavia, si vocifera che il ministro dell’Agricoltura possa essere indirettamente coinvolto o sotto pressione per via del coinvolgimento di altri esponenti del governo, come l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, in scandali che riguardano la figura di Maria Rosaria Boccia.

Il caso riguarda principalmente Sangiuliano, che si è trovato al centro di un scandalo personale e politico per una presunta relazione con Boccia, culminata con le sue dimissioni dopo che si è scoperto che avrebbe cercato di assumerla come consulente del ministero, nonostante la loro relazione personale e il fatto che fosse già sposato. Questo ha sollevato preoccupazioni su un possibile uso improprio delle risorse pubbliche.

Se Lollobrigida è stato associato al caso, potrebbe essere stato messo sotto pressione per la sua vicinanza a Sangiuliano e per l’ondata di scandali etici che stanno colpendo vari membri del governo, ma al momento non ci sono accuse concrete contro di lui relative direttamente alla vicenda Boccia.

Le reazioni politiche

Il Partito Democratico ha subito preso posizione contro il Ministro dell’Agricoltura. Elly Schlein, segretaria del PD, ha dichiarato: “Lollobrigida è stato fin troppo vicino a uno scandalo che ha già scosso le fondamenta del governo. Non possiamo permetterci che la credibilità delle istituzioni sia ulteriormente compromessa.” Schlein ha poi aggiunto che il governo Meloni deve fare “pulizia interna” e ristabilire la fiducia nelle istituzioni pubbliche.

Anche il Movimento 5 Stelle, attraverso il suo leader Giuseppe Conte, ha chiesto spiegazioni: “Dopo le dimissioni di Sangiuliano, la situazione è tutt’altro che risolta. Il caso Boccia ha mostrato gravi mancanze etiche, e ora ci aspettiamo che anche Lollobrigida faccia un passo indietro se dovessero emergere ulteriori responsabilità.” Conte ha insistito sul fatto che il governo non possa più ignorare il problema della “contiguità politica” e dell’utilizzo delle cariche pubbliche per interessi personali.

Difese interne al governo

Nel frattempo, dal fronte del governo, arrivano difese decise. Giorgia Meloni, Premier e leader di Fratelli d’Italia, ha espresso pubblicamente il suo sostegno a Lollobrigida: “Francesco è stato e continua ad essere un pilastro fondamentale del nostro governo. Le accuse che lo coinvolgono sono strumentali e non hanno alcun fondamento.” La Premier ha anche sottolineato che “la giustizia farà il suo corso”, e che non ci saranno dimissioni senza prove concrete di cattiva condotta.

Anche Matteo Salvini, leader della Lega e Vicepremier, ha voluto ribadire il suo sostegno al Ministro dell’Agricoltura: “Lollobrigida ha lavorato duramente per risolvere crisi importanti, come quella della peste suina. È assurdo metterlo in discussione per vicende che non lo riguardano direttamente.” Salvini ha poi accusato l’opposizione di “strumentalizzare” il caso Boccia per destabilizzare l’esecutivo.

Il rischio di nuove dimissioni

Nonostante le difese interne, il rischio di nuove dimissioni è concreto. Secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, Lollobrigida starebbe valutando le opzioni con i suoi legali e i collaboratori più stretti. Il Ministro si è detto “sereno” e convinto della sua innocenza, ma la pressione mediatica e politica potrebbe portare a una decisione di uscita “volontaria” per evitare che il governo venga ulteriormente logorato.

Il dibattito politico intorno alla vicenda continua a divampare, con una parte dell’opinione pubblica che chiede maggiore trasparenza e l’immediata apertura di un’indagine approfondita sui legami tra i ministri coinvolti nel caso Boccia. Altri invece ritengono che sia una tempesta mediatica destinata a rientrare, senza ulteriori sviluppi concreti.

La sorte di Lollobrigida appare quindi come appesa a un filo. Il governo Meloni, già scosso dalle dimissioni di Sangiuliano, potrebbe trovarsi di fronte a una seconda importante perdita tra le sue fila, con potenziali ripercussioni sulla stabilità politica dell’esecutivo. Tuttavia, con il sostegno di Meloni e Salvini, Lollobrigida potrebbe riuscire a resistere alla tempesta, almeno nel breve termine.

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Tensione tra Lega e Forza Italia: scontro su ius scholae e autonomia mette a rischio gli equilibri del governo Meloni

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Il rilancio di Tajani sullo ius scholae riaccende il braccio di ferro con Salvini. Le divergenze tra i due partiti di centrodestra rischiano di complicare i dossier caldi del governo, tra cui il rinnovo del Cda Rai e la legge di Bilancio

La tensione tra Lega e Forza Italia torna a farsi sentire, mettendo a dura prova l’equilibrio della coalizione di centrodestra. Il recente rilancio di Antonio Tajani sullo ius scholae – una proposta di modifica della legge sulla cittadinanza per i giovani stranieri cresciuti in Italia – ha scatenato la reazione immediata della Lega, che tramite il vicesegretario Andrea Crippa ha ribadito la propria opposizione: “La legge sulla cittadinanza va bene così com’è”.

Questo scontro, apparentemente su temi secondari, in realtà rappresenta un elemento di crescente tensione tra due alleati del governo Meloni. Le divergenze sullo ius scholae e sull’autonomia regionale riemergono ciclicamente, complicando la gestione delle questioni più delicate per l’esecutivo, come il rinnovo del Consiglio di amministrazione della Rai e la prossima legge di Bilancio.

Braccio di ferro sull’autonomia e lo ius scholae

L’affondo di Tajani arriva a conclusione dell’evento dei giovani di Forza Italia a Bellaria, dove ha riaffermato la volontà di portare avanti la modifica della legge sulla cittadinanza. La reazione della Lega è stata immediata e dura, con Crippa che ha ribadito il “niet” del partito di Salvini. A complicare ulteriormente la situazione, Nicola Molteni, sottosegretario all’interno, ha rilanciato proponendo addirittura un inasprimento della legge, con la revoca della cittadinanza per gli stranieri che delinquono.

Sul fronte dell’autonomia regionale, le distanze tra Lega e Forza Italia restano significative. FI ha piantato nuovamente i suoi paletti, rilanciando con la sorpresa dell’adesione dei consiglieri del Partito Sardo d’Azione (Psd’Az) al gruppo di Forza Italia nel consiglio regionale della Sardegna, un colpo per la Lega, che fino a quel momento aveva un accordo stabile con il partito sardo.

Rai e legge di Bilancio: dossier cruciali in bilico

Le tensioni tra i due partiti rischiano di avere ripercussioni su questioni strategiche per il governo, a partire dal rinnovo del Cda della Rai. La nomina dei quattro componenti, originariamente prevista per il 12 settembre, potrebbe subire ulteriori ritardi. Il centrosinistra, con in testa il Pd, si oppone all’elezione di Simona Agnes, nome proposto da Forza Italia, e chiede una presidenza di garanzia, aprendo alla possibilità di un dialogo solo se la maggioranza accetterà un approccio bipartisan per riformare la governance della Rai, come imposto dal Media Freedom Act dell’UE.

Intanto, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha preso le redini delle trattative, riuscendo a far desistere Salvini dalla richiesta di un direttore generale in cambio di alcune posizioni chiave nei settori culturali e cinematografici. Tuttavia, le frizioni con FI potrebbero mettere a rischio l’accordo.

Anche la legge di Bilancio rappresenta un terreno di scontro. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti deve presentare a Bruxelles entro il 20 settembre il Piano strutturale di bilancio (PSB), ma le risorse limitate obbligano il governo a scelte delicate. Se il centrodestra è compatto su misure come il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote IRPEF, le proposte di Lega e FI rischiano di creare ulteriori frizioni: la Lega preme per l’allargamento dei prepensionamenti (es. quota 41), mentre FI insiste per un ulteriore aumento delle pensioni minime, avvicinandole alla soglia dei 1.000 euro.

L’incertezza politica e il futuro della coalizione

In questo clima di tensione, il governo Meloni si trova a gestire una situazione complessa, in cui il rischio di rottura tra Lega e Forza Italia potrebbe destabilizzare la coalizione. Senza un vertice di maggioranza in vista per trovare una sintesi tra le diverse istanze, le tensioni interne potrebbero influenzare negativamente le decisioni su dossier cruciali come la Rai e la legge di Bilancio.

Le prossime settimane si preannunciano decisive per la tenuta del centrodestra e per la capacità del governo di superare gli ostacoli interni e mantenere la fiducia dell’elettorato, già messa alla prova dalle vicende politiche recenti.

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