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Economia e Finanza

L’amico a quattro zampe val bene una Tari maggiorata

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I così detti amici a quattro zampe non votano. Non votano, i pappagalli, i criceti e i pesci rossi. Fino ad oggi, a parte quello umano, nessun’altro animale gode di questo privilegio. Fino a quando però, sarà così? A fare arrivare la loro “voce” alla Camera ci sta pensando Michela Vittoria Brambilla che, con Berlusconi come testimonial, ha dato vita al partito animalista che tenterà di guadagnare più seggi alla Camera per i suoi cani. E mentre un anziano cittadino stava lì lì per spegnere l’apparecchio tv e dedicarsi ad altro, annoiato di guardare, tra un intervallo di pubblicità e l’altro, un vecchio film, ci racconta di essersi incuriosito per uno spot pubblicitario: due signore si salutano e una dice all’altra “vado di fretta per ritirare la torta dalla pasticceria perché oggi è il compleanno di Fiffy”. Fiffy, veniva a sapere dopo l’anziano cittadino, era il caro amico a quattro zampe.

Nulla da dire perché con i propri soldi ognuno è libero di fare ciò che vuole. Si può immaginare però, che c’è chi sta pensando ai tanti bambini che non riescono a consumare due pasti al giorno e a tanti dei loro genitori che fanno veramente il “digiuno a staffetta” dieci volte al mese. Comunque l’Italia è una Repubblica e si dice pure che sia democratica. All’esame della Commissione Affari Sociali della Camera c’è una proposta di legge che, senza dubbio piacerà alla signora proprietaria di Fiffy e ad altri che condividono le sue passioni. La proposta che vorrebbe l’amico a quattro zampe anch’esso iscritto sullo stato di famiglia è intitolata: “Disposizioni concernenti l’interoperabilità dell’anagrafe della popolazione residente con le anagrafi canine regionali e l’indicazione degli animali di affezione nelle certificazioni relative allo stato di famiglia”.

A sostegno di questa proposta, l’ENPA, Ente Protezione Animali Domestici ha raccolto 10.289.796 firme. Lo stato di famiglia, a sentire i promotori delle campagne pro animali, non si allargherebbe ai soli amici cani ma, sempre secondo gli animalisti, dovrebbero trovare spazio anche i gatti, i pappagalli, i criceti e i pesci rossi. E il servizio sanitario nazionale sarebbe tenuto a provvedere alle loro cure mediche. La materia è molto fluida ed è in continuo divenire. Ha fatto molto discutere il caso della signora, dipendente dell’Università La Sapienza di Roma, a cui è stato concesso il permesso retribuito per assistere il suo cane malato, a norma di contratto collettivo dei dipendenti pubblici per “gravi motivi famigliari e personali”. Una volta votata questa legge anche Fiffy e gli animali domestici dell’Arca di Noé entrerebbe negli archivi anagrafici del Comune e a pieno titolo farebbero parte integrante del numero dei componenti il nucleo familiare.
Ciò detto, giriamo pagina e passiamo alla fase successiva, guardiamo l’altro lato della medaglia, anch’esso ha la sua importanza. Dice un principio europeo al riguardo della Tari: più sporchi e più paghi. Principio giusto, pienamente condivisibile.

Quali sono le modalità di calcolo della tariffa sui rifiuti – Tari? Tanto per iniziare diciamo che la tariffa sui rifiuti per le utenze domestiche si compone da una quota fissa ed una quota presuntiva. Per il tema di oggi interessa la prima quota e cioè quella fissa. In poche parole questa quota si determina moltiplicando il numero di metri quadri della superficie calpestabile dell’immobile del contribuente per la tariffa corrispondente il numero dei componenti del nucleo familiare iscritto negli archivi comunali. La tariffa, poi, corrispondente il numero dei componenti del nucleo familiare iscritto negli archivi comunali, viene determinata seguendo un principio di proporzionalità dettato dall’Europa e cioè più sporchi e più paghi. Ragionevolmente si può interpretare che due sporcano più di uno e tre più di due. Da questo ragionamento è stata stilata una tabella tariffaria che stabilisce un principio di una tariffa progressivamente crescente con il numero dei componenti il nucleo familiare.

A titolo esemplificativo citiamo il caso di due genitori e un figlio che scontano la tariffa inerente a tre componenti familiari mentre due genitori, un figlio e due cani sconterebbero una tariffa maggiorata e cioè quella relativa a 5 componenti e così via crescendo. Nell’eventualità che la proposta di legge di inserire “l’indicazione degli animali di affezione nelle certificazioni relative allo stato di famiglia”, domani potremmo assistere al caso appena spiegato a titolo di esempio. I vari proprietari di Fiffy, pertanto, oltre alla torta di compleanno, le spese del centro di benessere, le parcelle di fisioterapia e la ginnastica attiva, il tutto per il benessere del loro caro a quattro zampe, troverebbero un extra da pagare sulla bolletta Tari. Nulla di che allarmarsi, dunque, perché nel caso passi la legge non ci sarà nulla di anormale, niente di ingiusto. L’amico a quattro zampe val bene una Tari maggiorata.

 

Emanuel Galea

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Economia e Finanza

L’Italia è il paese più ricco di strutture ricettive in Europa

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Il fenomeno dell’eccesso turistico costituisce attualmente tema importante del dibattito pubblico, anche grazie a tutta una serie di proteste che si sono verificate in alcune delle mete turistiche più frequentate del continente europeo, con le più accese a Barcellona e Maiorca. Con questa espressione si intende una situazione in cui l’impatto del turismo supera le capacità fisiche, ambientali, sociali, economiche, psicologiche o politiche dei luoghi in cui accade vedi Venezia o Firenze. Si tratta di dinamiche che hanno delle ripercussioni sia sui residenti delle comunità locali che sui turisti stessi, oltre che sul paesaggio, sui beni culturali e sui servizi presenti all’interno di questi contesti. La misurazione di queste dinamiche è ancora complessa da fare. Si tratta di materia relativamente nuova per le quali ancora non ci sono delle reali linee guida su quali siano gli indicatori da utilizzare. Inoltre, alcune caratteristiche del fenomeno (come la sua stagionalità) rendono ancora più complesse le analisi. Per poter iniziare ad inquadrare il fenomeno è utile valutare lo stato dell’industria turistica nei paesi comunitari, partendo dal numero di strutture ricettive di accoglienza e il numero di posti letto.
 
Nel suo complesso, l’Unione Europea conta oltre 636mila strutture ricettive con più di 29 milioni di posti letto. In questo dato si comprendono non soltanto gli alberghi ma anche altre strutture di alloggio simili come i B&B oltre a campeggi e aree camperistiche attrezzate.
 
Negli anni delle restrizioni dovute alla pandemia si registra un calo ma i valori attuali (riferiti al 2023) sono in crescita rispetto al periodo pre-Covid. Per quel che riguarda il numero di strutture ricettive, si registra un incremento del 3% rispetto al 2019 mentre per i posti letto l’aumento è dell’1,5%. Il 21,1% delle strutture turistiche europee si trova in aree urbane centrali, che comprendono il 22,6% dei posti letto. Seguono poi le zone periferiche (32,5% strutture, 33,6% posti letto) e le zone rurali (46,4% e 43,8%). Circa la metà delle infrastrutture turistiche europee si trova in aree costiere (51,1%) e copre il 41,6% dei posti conteggiati.
 
Come informa Openpolis, su elaborazione dati da Eurostat, in termini assoluti l’Italia è il paese europeo dotato del maggior numero di strutture ricettive (229.513) e di posti-letto (5,2 milioni). Rispettivamente, coprono il 36,1% e il 17,8% dell’offerta nel continente; per quel che riguarda le infrastrutture turistiche, seguono Croazia (117.476, il 18,5%), Germania (48.275, 7,6%) e Francia (29.375, 4,6%). In coda,  tre piccoli paesi dell’unione: Cipro (771, 0,1%), Lussemburgo (357, 0,1%) e Malta (335, 0,1%).
 
Per quel che riguarda invece i posti-letto, al nostro paese seguono Francia (5.094.909, 17,5%), Germania (3.665.302, 12,6%) e Paesi Bassi (1.400.003, 4,8%). Gli stati caratterizzati da una minore quantità di posti letto sono invece Lussemburgo (57.830, 0,2%), Lettonia (52.263, 0,2%) e Malta (51.041, 0,2%). Occorre evidenziare che risultano mancanti i dati dell’Irlanda mentre quelli della Spagna sono invece parziali, motivo per cui non sono stati considerati nell’analisi.
 
Questi dati sono disponibili a livello regionale per quasi tutte le aree dell’UE. Per poter permettere di confrontare il dato tra regioni con popolazione differente, è stata calcolata l’incidenza ogni 10mila abitanti. La regione europea con l’incidenza maggiore di strutture ricettive è Jadranska Hrvatska (857,64 ogni 10mila abitanti), che comprende tutta l’area della Croazia. Seguono Ionia Nisia (Grecia, 223,90) e la provincia autonoma di Bolzano (221,55). Tra le prime dieci europee, quattro sono italiane: oltre al territorio già citato, sono presenti anche il Veneto (123,84), la Valle d’Aosta (103,39) e il Friuli-Venezia Giulia (83,07). Sui posti letto invece i valori maggiori si registrano nella regione di Notio Aigaio (Grecia, 9.084,56), Jadranska Hrvatska (Croazia, 8.357,92), Ionia Nisia (Grecia, 7.714,12) e Corsica (Francia, 4.728,77).
 
È importante notare che valutare l’incidenza delle strutture ricettive turistiche sul territorio è solo uno degli elementi utili per considerare lo stato del turismo in una regione. Di fondamentale importanza è considerare anche la quantità di notti passate dai turisti in un paese, così come l’incidenza del settore nel calcolo del Pil.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Economia e Finanza

Sicilia, discariche sature: 90mila tonnellate di rifiuti in partenza per la Finlandia

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Di Paola (M5s): “Parliamo di cifre da capogiro che alla fine graveranno sulle casse pubbliche”

È da tempo risaputo come anche i rifiuti siano una risorsa ma una risorsa non facile da gestire e trasformare in prodotti utili. Si apprende dunque sa organi d’informazione siciliani che è stata recentemente definitiva una disposizione o decreto regionale, del 1° agosto scorso, che consente di spedire i rifiuti della Sicilia all’estero fino al prossimo 30 giugno e questa volta con destinazione Finlandia.

L’assessorato regionale competente pei rifiuti ha deciso che dall’isola Sicilia saranno effettuate almeno 3 mila spedizioni di rifiuti indifferenziati, trattati negli impianti Tmb, che non possono essere più smaltiti in loco, per complessive circa 90 mila tonnellate di rifiuti, decisione provocata dalla saturazione delle discariche locali, come quella di Lentini, gestita dalla Sicula Trasporti.

Questi trasferimenti, però, non sono indolori per i Comuni siciliani, che vedranno sobbarcarsi un costo extra

Lo smaltimento in Sicilia costava tra i 200 e i 250 euro a tonnellata, mentre in Danimarca, nel termovalorizzatore di Copenaghen, la cifra è salita a 400 euro a tonnellata. Adesso, l’immondizia di circa 150 Comuni siciliani, soprattutto della Sicilia orientale ma anche del Trapanese, Agrigentino e Palermitano, finirà in Finlandia trasportata dalla ditta lombarda Vibeco, nel termovalorizzatore della società Loviisan Satama Oy, sita a Valko, ove verranno trattati nell’ottica del recupero energetico.

Ed è prevedibile che i costi lieviteranno ulteriormente. Il porto di Loviisa è un porto marittimo baltico nella città di Loviisa, situato sulla costa meridionale della Finlandia e sulla sponda settentrionale del Golfo di Finlandia. a poco meno di una novantina di km. da Helsinki.
Il decreto non indica alcun prezzo né fornisce un ristoro economico ai sindaci, che già dall’anno scorso avevano chiesto uno stanziamento extra per fronteggiare i costi.

La situazione è ora più complessa e pesante

Secondo l’attuale governo regionale, i rifiuti potranno in futuro essere trattati in Sicilia utilizzando un paio di inceneritori che dovrebbero essere realizzati a Palermo e Catania, ma il cui iter autorizzativo non sembra breve, ragion per cui la soluzione dell’esportazione non appare di breve durata.


Il M5S, con il vicepresidente dell’ARS, Nuccio Di Paola, fiuta il pericolo di una manovra inevitabile per la Regione dichiarando che “se spedire i rifiuti in Finlandia è la soluzione di cui tanto parlava Schifani pochi giorni fa, allora c’è davvero da preoccuparsi.

Parliamo di cifre da capogiro che alla fine graveranno sulle casse pubbliche. Con queste cifre, una amministrazione coscienziosa avrebbe dovuto stringere i tempi per accompagnare le due grandi città siciliane, Catania e Palermo, a ridurre il quantitativo di raccolta non differenziata. Invece a quanto apprendiamo, la musica non cambia. Lo avevamo visto già con Musumeci, continuiamo a vederlo con Schifani”.

Alla destinazione finnica si aggiunge anche una destinazione turca: infatti altri 5 decreti hanno autorizzato l’invio a Aliaga-Izmir, nell’impianto Ege Celik Sanay Ticaret, di 5.733 tonnellate. Anche in questo caso l’autorizzazione all’invio, concordata con i ministeri dell’Ambiente italiano e turco, durerà un anno.

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Costume e Società

Croazia: boom di turisti e prezzi alle stelle

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La Croazia ad oggi è parte dell’Unione Europea e come tale ha acquisito i diritti e i doveri degli altri Paesi che ne fanno parte. Diverse testimonianze di turisti confermano che quest’anno si è osservato un boom turistico proveniente da zone limitrofe e oltre: Italia, Bulgaria, Romania, Moldavia, Grecia e Francia.

Tuttavia, è credibile che l’entrata della Croazia tra le “stelle” dell’Unione Europea abbia incentivato la costruzione di alberghi e di ristoranti per ospitarne il turismo da un lato, ma dall’altro ha sicuramente rialzato le spese dell’economia croata.

Questo aspetto finanziario dettato dalla moneta unica, rispetto a quello che era il valore della moneta croata, ha “meravigliato” sia la popolazione croata che il turismo, subendo alcuni contraccolpi sia nelle spese che nei ricavi economici.

L’euro, in un certo senso, ha equiparato la Croazia con gli altri Stati Europei da un punto di vista dei tre settori economici: agricoltura, industria e turismo.

Questo requisito ha però modificato la vita quotidiana di ciascun croato che si è ritrovato a dar di conto ad un’economia più ampia e complessa rispetto al passato.

Non c’è alcun dubbio sul fatto che la Croazia si stia notevolmente sviluppando nel turismo con la costruzione di alberghi, di strutture marittime etc…, ma questi nuovi investimenti hanno richiesto all’economia croata di creare adeguate risorse non solo per il turismo, ma anche per gli abitanti stessi.

La Croazia ad ora ha prezzi elevati e poco concorrenziali soprattutto negli alimenti, nelle postazioni turistiche (es. ombrelloni, sdrai), nei vestiti e nell’oggettistica (es. souvenirs), rischiando un saldo economico di ritorno più basso del previsto.

Un tempo il turista che arrivava in Croazia pagava meno rispetto ai servizi di cui necessitava, oggi è inevitabile che l’aumento dei prezzi possa portare con sé il rischio di abbassare il flusso turistico.

La Croazia ha però una particolarità intrinseca rispetto al passato: nelle città costiere i prezzi si sono elevati rispetto alle isole. Questo dato è tratto da alcune ricerche svolte sul campo nei periodi di luglio e agosto; è come se la vita da isolano costasse meno rispetto a quella di città. Il dato potrebbe essere scontato, ma non lo è, poiché prima dell’ingresso nell’Unione Europea, l’intera Croazia aveva costi poco concorrenziali e soprattutto similari nel triangolo costa, città e isola.

Nel frattempo che la Croazia continui il suo “viaggio” di inserimento in Europa, ogni turista sicuramente “farà due conti in tasca prima di avventurarsi in zone della Croazia dove i costi sono saliti alle stelle”.

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