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Red. Cronaca
ROMA – Peculato, falso e truffa. Queste le accuse all'ex sindaco capitolino Ignazio Marino in relazione all'utilizzo della carta di credito del Campidoglio ed al pagamento di consulenze della sua Onlus "Imagine", formulate dai Pm della Procura della Repubblica di Roma Roberto Felici e Pantaleo Polifemo, che hanno chiesto la condanna a tre anni un mese e 10 giorni.
I rappresentanti dell'accusa sono partiti da una pena di quattro anni e otto mesi di reclusione (quattro anni per il caso scontrini, otto mesi per la vicenda Onlus), ridotta di un terzo per la scelta del rito, l'abbreviato, da parte di Marino. Oggetto del processo 56 cene, per circa 13 mila euro, pagate dall'ex sindaco con la carta di credito, e la predisposizione di certificati che attestavano compensi destinati a collaboratori fittizi o inesistenti che avrebbe procurato alla Onlus un ingiusto profitto di seimila euro. Cinquecentomila euro per danno di immagine e altri centomila euro per danno funzionale. È la richiesta di risarcimento fatta dall'Avvocatura di Roma Capitale all'ex sindaco Ignazio Marino per le vicende dell'uso improprio della carta di credito del Campidoglio e per un ingiusto profitto procurato alla propria Onlus.
I fatti risalgono al 2012 e al 2014 con danno patrimoniale per l'Inps di seimila euro, riferiti al mancato versamento degli oneri di contributo. Sulle richieste il gup Pierluigi Balestrieri deciderà la prossima settimana al termine di un giudizio abbreviato.
Per quanto riguarda il capitolo onlus i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio con rito ordinario per tre persone: Rosa Garofalo, Carlo Pignatelli e Federico Serra. Concorrono nel reato di truffa con Marino per aver predisposto la certificazione dei compensi riferiti a prestazioni fornite da collaboratori fittizi a soggetti inesistenti. Nel giudizio, cominciato oggi, si è costituita anche l'avvocatura del Comune come parte civile nella persona dell'avvocato Enrico Maggiore. Il penalista ha chiesto all'ex sindaco un risarcimento di 600mila euro, così suddivisi: 100mila per danno funzionale e 500mila per danno dell'immagine.
Si concluderà quindi venerdì 7 ottobre il processo all'ex sindaco di Roma Ignazio Marino.
In aula prima del rinvio è intervenuto in difesa dell'ex sindaco l'avvocato Enzo Musco. A margine del processo, dopo il suo intervento ha parlato con i giornalisti ribadendo che "a Marino non si possono attribuire fatti dei quali non ha alcuna responsabilità". Soprattutto per quanto riguarda la vicenda delle cene il penalista ha detto: "Mi stupisco del fatto che gli investigatori sono stati superficiali. Per ben 49 volte hanno ripetuto lo stesso refrain invece di andare da lui per fare accertamenti a proposito di chi quelle sere ha cenato con lui. Gli investigatori sono stati superficiali nessuno gli ha mai chiesto nulla quando il 19 ottobre 2015 si è presentato in procura per dare le sue spiegazioni". Ribadendo che Marino "si è difeso alla grande" Musco ha aggiunto "abbiamo fatto a pezzettini impianto accusatorio dei pubblici ministeri. I giustificativi di spesa sono stati firmati dal capo della segreteria politica come risulta da una nostra consulenza grafologica". Per quanto riguarda la Onlus e l'accusa di truffa Musco "la mia versione è che la direttrice Rosa Garofalo come lei stessa ha dichiarato più volte ha fatto tutto. Ignazio Marino non si è mai recato nella sede della onlus e neppure ha compiuto atti di natura amministrativa". Come si è detto il processo si concluderà venerdì 7 ottobre dopo le repliche dei pubblici ministeri e delle altre parti in giudizio.
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