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di Christian Montagna
Passa alla Camera l'articolo 1 del ddl scuola con 267 voti favorevoli e 92 contrari. L'articolo prevere l'introduzione di insegnamenti opzionali nelle scuola superiori che faranno media all'Esame di Stato. Dunque via libera della Camera all'attuazione dell'autonomia della scuola. L'Aula ha approvato l'articolo 1 del provvedimento; i voti riprenderanno lunedì. Sono 750 in tutto gli emendamenti presentati da votare fino a mercoledì. Grande la soddisfazione espressa dal ministro Giannini.
Ciò nonostante aumentano le proteste nelle piazze, nelle scuole e tra gli anziani e diminuiscono sempre più i consensi verso il nuovo governo in merito alle proposte avanzate dai ministri. Renzi si trova ogni giorno a dover fare un passo indietro su qualche disegno di legge avanzato. Soltanto la scorsa settimana, quello che è stato definito il più grande sciopero di tutti i tempi, ha visto coinvolte persone di ogni età, colore e ideologia politica in una protesta contro il disegno di legge che mirava ad un radicale cambio nella scuola italiana. Insuccessi conteggiati, Renzi si dice pronto a discutere nel merito di tutto ma palesa intransigenza massima nei confronti della valutazione degli insegnanti unitaria per tutti; Avanza perciò un bonus mensile da attribuire soltanto ai migliori docenti. Sempre secondo i suoi calcoli, approvando questa riforma, cento sessanta mila persone nei prossimi anni saranno pronti ad essere assunti tramite i concorsi pubblici.
Le dichiarazioni del premier giungono in seguito alle minacce del blocco degli scrutini, ritenuto assolutamente inconcepibile da molti esponenti politici. Anche dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, giungono frasi di incoraggiamento: "Mi auguro che prevalgano il buon senso e il senso di responsabilità, perché c'e' da contemperare il diritto di chi vuole protestare con quello di chi vuole portare a termine l'anno scolastico. Mi auguro che non ci sia un diritto che prevale sull'altro". A queste dichiarazioni però si contrappongono quelle della Cgil di Susanna Camusso che non identifica questo come un sistema efficace e che non reputa credibili i numeri espressi dal Premier. Titubante è anche l'ex premier Enrico Letta, secondo cui le riforme andrebbero fatte non tanto per il gusto di farle ma con maggiore condizione di causa.
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