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Cultura e Spettacoli

CALCIO SCOMMESSE. CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER 130 INDAGATI

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Tempo di lettura 2 minutiA questo punto, la sua posizione alla guida della squadra azzurra potrebbe essere messa in discussione, rischiando di trascinare nel baratro anche il Presidente della Federazione Carlo Tavecchio

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di Silvio Rossi

Centotrenta indagati, tra questi nomi eccellenti, campioni come Giuseppe Signori e Cristiano Doni, il capitano della Lazio, Stefano Mauri, e soprattutto, anche se con un capo d’accusa meno importante, il Commissario Tecnico della nazionale Antonio Conte.
L’inchiesta è relativa al campionato 2010-2011, quando diciotto partite, tra cui quattro match di serie B e uno di serie A (Inter Lecce 1 a 0) sono finite sotto il mirino della procura. All’epoca dei fatti Antonio Conte era l’allenatore del Siena, Cristiano Doni era il capitano dell’Atalanta, e Mauri militava nella Lazio (squadra di cui è attualmente il capitano).

Le posizioni più gravi, da quanto si può leggere nella richiesta di rinvio a giudizio, sono per una ventina d’indagati, tra cui figurano Mauri, Doni, Signori, gli ex calciatori Stefano Bettarini e Alessandro Zamperini, i commercialisti Manlio Bruni e Francesco Giannone e l’allenatore dell’Atalanta Stefano Colantuono, che allena la squadra orobica proprio dal campionato in cui, secondo gli inquirenti, sono avvenuti gli illeciti.

Se molti degli accusati avevano già subito provvedimenti restrittivi dalla giustizia sportiva pochi mesi dopo gli avvenimenti contestati, per Colantuono l’accusa è arrivata senza che in passato fosse stato contestato nulla all’allenatore.

Con un’accusa minore (frode sportiva), ma comunque imbarazzante, visto il ruolo che ricopre, è indagato anche il selezionatore della nazionale, Antonio Conte, accusato di aver compiuto “atti, anche fraudolenti, diretti a ottenere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento dell’incontro di calcio Novara-Siena del 30 aprile 2011”. Secondo gli inquirenti, Conte “comunicava ai giocatori del Siena che era stato raggiunto dalle squadre l’accordo sul pareggio, così condizionando, anche in considerazione del ruolo di superiorità nei confronti dei calciatori della sua squadra… il risultato”.

Per queste accuse il CT ha già scontato una squalifica del Tnas (Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport) di quattro mesi, dopo che i primi gradi di giudizio sportivo avevano visto la condanna dell’allenatore, che nel frattempo era stato ingaggiato dalla Juventus, di dieci mesi.

A questo punto, la sua posizione alla guida della squadra azzurra potrebbe essere messa in discussione, rischiando di trascinare nel baratro anche il Presidente della Federazione Carlo Tavecchio, criticato da molti addetti ai lavori per l’incarico offerto al tecnico leccese, non tanto per le indiscusse capacità di Conte, quanto per la delicatezza del ruolo, non affidabile a chi aveva la Spada di Damocle dell’inchiesta calcioscommesse (che si sapeva aveva tra gli indagati il CT).

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