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di Marco Staffiero
Sta arrivando in questi giorni nelle librerie e già fa discutere, non solo tra le frange più esigenti e calde del tifo. Ma anche tra i cattedratici che dello sport, all’Università, ne fanno una materia di studio e approfondimento storico-sociologico: “Roma Sparita Football Club. La storia sconosciuta del calcio capitolino. Dal 1892 ad oggi. (Urbone editore)” è l’ultima fatica dello scrittore d’inchiesta Maurizio Martucci, giornalista de Il Fatto Quotidiano. Che sin dal titolo promette di svelare trame inedite del pallone all’ombra del Colosseo: “In realtà la storia del calcio romano non è mai stata raccontata nel modo giusto, con la dovuta contestualizzazione storica che si deve ad un fenomeno popolare profondamente radicato nella società civile capitolina com’è da sempre il calcio”, dice l’autore trascorsi alcuni anni a scovare notizie e fatti rimasti, deprecabilmente, per oltre un secolo nel dimenticatoio.
“Come si può pensare che il calcio sia nato da un’intuizione di fiumaroli del Tevere nel 1900, estranei al clima della Bella Epoque? E che la fusione romanocentrica del 1927 sia avvenuta solo per meri interessi sportivi e non per volontà fascista?”, riferendosi alla genesi di Lazio e Roma ripete Martucci, già autore di apprezzati libri che hanno anticipato verità scottanti (come l’omicidio di Gabriele Sandri, l’11 Novembre saranno 9 anni!). “Nel mio ultimo libro c’è spazio per tutte le realtà che per circa 125 hanno giocato a calcio e che era doveroso consegnare alla storia. Non ho tralasciato nessuno: la MATER di Fulvio Bernardini in Serie B che giocò pure contro la Juventus in Coppa Italia, la Chinotto Neri Casilina, l’OMI, l’ALMAS, il Banco di Roma e la Tevere Roma dell’andreottiano Franco Evangelisti che sfidò persino il mitico Manchester United negli anni ’60.” E poi la storia revisionata e corretta.
La Lazio: “Nata all’alba del ‘900 in una città divisa tra bianchi (laici) e neri (papalini) che aspirava alle pluraliste e più laiche Parigi e Londra: il nocciolo dei costituenti laziali, un terzo di quelli sopra i 16 anni, proveniva da ambienti vicini alla massoneria speculativa, impegnata attraverso l’associazionismo giovanile nella diffusione di pratiche ludico-sportive per l’emancipazione del popolo, rimasto per troppo tempo schiacciato dall’immobilismo di un cattolicesimo retrogrado che non vedeva di buon occhio il fenomeno che montava intorno alla cultura fisico-atletica e al pluralismo di idee nel libero pensiero che circolavano sui Polverini del biondo Tevere. Il figlio di Ernesto Nathan, storico sindaco di Roma ebreo e massone, fu tra i pionieri del foootball nostrano, così come si sostiene che nel 1899 il Milan adottò il simbolo del diavolo perché fondato da protestanti accesi anticlericali…
Coi distinguo del caso, il caso della Lazio non fu da meno…” Infine la Roma, col mistero della fusione nel Ventennio: “Al netto di una carenza documentale, visto che non c’è traccia di un atto notarile che sancisca l’ufficialità del natale romanista, ho potuto ricostruire per filo e per segno tutti i passaggi, ovvero i dietro le quinte, che portarono allo scioglimento di Fortitudo, Alba e Roman, le prime due erano squadroni, per altro finaliste scudetto negli anni ’20. Ma in quell’anno, stranamente retrocesse….. Ebbene, volete sapere com’è nata la Roma? Per astuzia ma forse anche per caso! Nel senso che si voleva fare una sola squadra nella città eterna, da almeno un decennio, ma questa non doveva per forza di cose essere proprio la Roma, nome irreperibile nelle fonti consultate.
Si ventilò addirittura l’idea di una sorta di Pan-Lazio, una Lazio piglia tutto! L’operazione venne condotta dall’ex Federale dell’Urbe del partito fascista Italo Foschi che ingaggiò un duello a distanza col Gen. Vaccaro, il referente laziale della Milizia del fascio. Fattori economici, uno stadio di troppo che poi sarebbe nato a Testaccio e non sulla Rondinella al Flaminio, e poi un guizzo, potremmo dire in piena velocità fascista, un vezzo di orgoglio e protagonismo mostrato dalla cordata di Foschi, spalleggiata dal deputato ex dannunziano Ulisse Igliori con l’avallo del federale Guglielmetti, per ingraziarsi i vertici nazionali del partito, varata la cosiddetta Carta di Viareggio nel 1926. Ecco, così è nata la Roma, per un gioco di potere: non per un’idea imperiale mussolinea da trasferire, almeno nel nome, sul rettangolo di gioco come s’è erroneamente sostenuto”.
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