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di Cinzia Marchegiani
Cagliari (CA) – Nel primo giorno della prova di maturità la Sardegna riscatta e rivendica la propria battaglia contro la riforma della scuola. Una cinquantina di docenti si sono incatenati questa mattina ai cancelli del Liceo classico “Dettori” di Cagliari, la manifestazione è stata organizzata dal coordinamento insegnanti Cagliari. Incatenati al cancello i docenti esibivano slogan ben visibili al passaggio degli studenti e dei genitori non hanno bisogno di altre spiegazioni: “No alla scuola azienda, No alla precarizzazione istituzionalizzata degli insegnanti, No scuola privata, No al preside sceriffo, Torna a casa Renzi”. " La protesta andrà avanti per tutta la mattina, anche con la distribuzione di volantini che spiegano, anche per chi è a digiuno della nuova riforma che scardinerà completamente la scuola italiana come il disegno di legge – si legge – è stato approvato dalla Camera dei deputati senza un preliminare dibattito in aula ignorando completamente le manifestazioni di un totale dissenso di una piazza che l'80 per cento dei lavoratori e simpatizzanti della scuola ha scioperato per difendere la scuola pubblica.
Laura Parisi, docente di filosofia al Liceo classico Siotto, prima di prendere servizio a scuola per gli esami spiega il motivo della sua presenza in questa protesta, facendo luce come la nuova riforma metta in competizione fra loro gli insegnati, come appunto in una grande azienda, mentre non ci sono le condizioni per insegnare bene. Si legge: “Siamo qui per difendere la scuola statale, anche i termini usati fanno riflettere: si parla di incentivi e rimborsi per i consumi culturali".
Anche per Francu De Fabbis insegnante di sostegno all'Istituto tecnico 'Primo Levi' di Quartu, reduce da altre azioni di protesta spiega ai giornalisti che la riforma è il colpo di grazia: “Si sta chiudendo il cerchio”.
Una scelta forte di questi insegnanti che lontani dalla grande manifestazione nazionale del 5 maggio scorso che ha invaso tutte le città d’Italia. Questi doceneti si sono messi davanti ai cancelli delle proprie scuole a chiedere al governo di ascoltare la loro voce, quella degli insegnati italiani affinché nonarrvi un colpo di grazia tanto temuto, non solo per i diretti interessati, ma anche del futuro delle nuove generazioni che si nutriranno e cresceranno fra i banchi della "scuola statale".
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