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Cronaca

CADUTI IN AFGHANISTAN: VERTICI DELLA DIFESA INDIGNATI DIFRONTE ALLA COSTITUZIONE

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Tempo di lettura 2 minutiLa conferenza “Afghanistan, quanto ci resta?” è stata rovinosamente troncata dai vertici della Difesa che ne hanno determinato la brusca e inaspettata interruzione

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di Matteo La Stella

Roma – La conferenza intitolata “Afghanistan, quanto ci resta?”, organizzata martedì nella sala conferenze della regione Lazio, per mano dell'Associazione “ Caduti di guerra in tempo di pace”, è stata troncata rovinosamente dai vertici della Difesa che ne hanno determinato la brusca e inaspettata interruzione. Il generale Marco Bertolini, intervenuto in qualità di rappresentante del Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Graziano, ha interrotto l'intervento dell' Avvocato Giorgio Carta, tutore legale di numerosi procedimenti riguardanti uomini in divisa, dando vita, insieme al generale Giuseppe Nicola Tota, portavoce del Capo di Stato Maggiore dell'esercito, ad una messa in scena inopportuna. Subito dopo l'interruzione inquisitoria, il definitivo forfait delle alte cariche della Difesa, è stato segnato dalla ritirata “strategica” guidata dal generale Marco Bertolini, il quale, abbandonando la seduta, è stato emulato da tutti gli altri militari gallonati presenti alla conferenza.
L'incontro, voleva essere l'ennesimo monito lanciato alle sorde istituzioni, che ormai da tempo hanno abbandonato i familiari dei caduti alla deriva in un mare di dolore e incertezza.
Degli “invitati speciali”, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Ministro degli Interni Angelino Alfano, alle ore 15:00, ora prevista per il lancio della conferenza, nemmeno l'ombra. Al loro posto una sfilata di lustrini e medaglie, puntati sulle giacche degli ufficiali e dei generali in rappresentanza dei vertici della difesa. Tra i relatori figurano invece giornalisti vicini alle vicende afghane, pronti a tirare le somme di una “missione di pace” che in 11 anni (dal 2003 al 2014) ha prodotto 54 vittime tra le fila dell'esercito fregiato dal tricolore.
 Dopo aver introdotto la tematica, intervengono i genitori di 4 caduti. Inizia Annarita Lomastro, madre del Caporal Maggiore David Tobini nonché fondatrice dell'Associazione, poi la moglie del Caporal Maggiore Capo Francesco Langella, i genitori del Caporal Maggiore Alessandro Di Lisio ed in fine i genitori del Caporal Maggiore Scelto Francesco Saverio Positano. Diverse le sorti dei loro affetti, come anche le loro storie. Ad accomunarli è il vuoto lasciato dai propri cari, la necessità di onorare i loro nomi fino alla morte e il desiderio di convincere lo stato italiano a prendersi le proprie responsabilità, perchè, come ripetono più volte-“L'Afghanistan non lo abbiamo chiesto noi”-.
 Poi inizia la “parata” militare, intervallata dagli interventi di alcuni relatori. La situazione inizia a vacillare già al termine dell'intervento del generale Giuseppe Nicola Tota, a cui la moglie del Caporal Maggiore Capo Francesco Langella domanda il motivo che impedisce ai familiari dei caduti, di recuperare il fascicolo degli stessi senza assoldare un legale a loro spese. Il generale, prendendo il centro della scena, asserisce ad alta voce, quasi urlando, che non si trova alla conferenza per dare risposte , che è una questione legale e che lo farebbe chiunque-”Per qualsiasi attività”.
L'evento, già in picchiata, raggiunge la definitiva caporetto a pochi minuti dall' inizio dell'intervento dell'Avvocato Giorgio Carta. Durante l'esposizione del suo punto di vista, evidenzia come l'intervento delle truppe italiane in Afghanistan vada a collidere con l'articolo 11 della Costituzione, che-”Ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”-.
 Quando il suo discorso tocca il bilancio della-”Guerra inutile”-, dalla platea irrompe il Generale Marco Bertolini, che arriva a definire i pensieri del legale, sebbene distanti dai suoi,-”Masturbazioni mentali”-. Con il supporto del Generale Giuseppe Nicola Tota, ne segue una sequela di urla, che cessano solo al momento della “ritirata strategica” di tutti i presenti in divisa, colpevoli di voltare ancora una volta le spalle ai familiari dei caduti in missione, che vogliono rispetto ancor prima delle risposte.

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