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7 anni faon
Comunque la si guardi, la mossa di Salvini di chiudere i porti e guardare un po’ più da vicino le navi ONG ha risolto una situazione che si protraeva da troppo tempo nella più totale irregolarità, in nome del buonismo ipocrita e dell’umanitarismo ideologizzato e politicizzato. Oggi sappiamo, ad esempio, che due navi che battono bandiera olandese, non sono in carico nei registri navali di quella nazione, e che oltretutto, essendo navi da diporto, buone per non più di cinquanta persone, ne trasportano più di duecento, oltre i membri dell’equipaggio, rischiando che tutti vadano ai pesci, nel senso letterale dell’espressione. Quelli che qualcuno ha indicato come ‘taxi del mare’, subito subissato da una marea di improperi, sono navi che qualcun altro ha definito ‘pirata’, come ci ha fatto capire il procuratore Zuccaro.
Poi possiamo discutere della distribuzione del popolo dei gommoni. Intanto la prossima nave vedrà diviso il suo carico di migranti sembra fra sei diverse nazioni, sempre che quelle che ‘ci stanno pensando’ accettino. Che l’Italia debba ricevere, oltre che i passeggeri raccolti in acque italiane, anche quelli raccolti in acque territoriali libiche – dove molto premurosamente si va a ‘salvarli’ – oppure nel mare di Malta, non può continuare. Naturalmente, di tutto questo, una sinistra avvelenata dagli ultimi risultati elettorali da’ la colpa all’uomo forte attualmente al Ministero dell’Interno, Matteo Salvini. Al punto da criminalizzarlo oltre che sputargli addosso qualsiasi improperio, sui giornali e in TV.
Ma stiamo attenti. Se noi italiani abbiamo la misura di quello che si dice, e sappiamo discernere, non altrettanto si può dire della massa di africani sbarcati da noi a qualsiasi titolo, rifugiati o economici. Comunque, anche sapendo di non averne diritto, chi arriva qui fa domanda di asilo, che viene mediamente esaminata nell’arco di due anni. Come anche circa due anni ci vogliono per il successivo ricorso. Nel frattempo questa popolazione campa sulle nostre spalle. Quello che a loro non manca è qualcuno che li informi dei loro ‘diritti’, senza minimamente menzionare i loro ‘doveri’. Come ad esempio pagare il biglietto sui mezzi pubblici, non aggredire polizia e carabinieri, oltre che i controllori di bus e treni, non violentare le ragazze sulla spiaggia, non sporcare i luoghi pubblici, non aggredire in gruppo il prossimo di pelle bianca, eccetera eccetera.
Che è venuta in Italia, o in Europa per lavorare, integrarsi e avere un futuro. Ma sono i meno. La gran parte di chi sbarca da noi viene con un senso d’avventura, come – absit iniuria – un rapinatore che va a togliere ai ricchi ciò che lui non ha, e non potrà mai avere se non con la ruberia – in senso metaforico, ma in qualche caso anche letterale. Come quelli che sono subito reclutati dagli spacciatori. Questa gente non ha il nostro senso comune, e non capisce che gli insulti a Salvini hanno un’origine ben precisa, e che da noi non è come da loro, dove si fa giustizia sommaria. La sinistra è tutta impegnata a indottrinare costoro, e il pericolo è che qualcuno commetta un atto irresponsabile.
A quel cosiddetto filantropo ungherese-americano-ebreo che risponde al nome di George Soros, che dichiaratamente vorrebbe rendere l’Italia un ghetto di poveri, e che c’è il sospetto che controlli, tramite altri, anche testate giornalistiche importanti. Come ‘La Repubblica’, che definisce Salvini ‘nazista e assassino’, senza che abbia mai ucciso nessuno. O come ‘L’Espresso’ che titola ‘Uomini e no’, con la parola ‘Uomini’ sotto il viso di un migrante, e il ‘No’ sotto il ritratto di Salvini.
Un avversario politico è un avversario, non un nemico. E la politica è un gioco, alla fine, nel quale chi non sa stare deve lasciare le carte sul tavolo e cambiare mestiere. Il pericolo è che, continuando su questa strada, succeda qualcosa di grave da parte di chi si dovesse sentire giustificato da tutto ciò che scrivono i giornali. Smettiamola con questi toni esacerbati. Capisco che la sconfitta brucia, specialmente dove non batte il sole, ma bisogna accettarla. Specialmente quando di essa si può incolpare soltanto se stessi. A chi addebiteremo un eventuale moto di piazza con vittime, o peggio, dopo tutto questo linciaggio mediatico? La sinistra ha le sue responsabilità. chi ha distrutto – o meglio, rottamato – il PD ha nome e cognome, si chiama Matteo Renzi. Ed è pericoloso oggi voler cercare di recuperare posizioni insultando l’avversario. Soprattutto pericoloso, specialmente quando si obbedisce a ordini dall’alto.
Roberto Ragone
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