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BULLISMO: L'OSSERVATORE D'ITALIA NE PARLA CON MARY PETRILLO

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Tempo di lettura 6 minuti Dottoressa Petrillo: "Il bullismo on-line , oggi sembra essere il fenomeno più preoccupante, i computer, gli smartphone, tablet permettono al “bullo” di soggiogare e sottomettere un sempre più al

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di Angelo Barraco
 
Il bullismo è quella forma di coercizione fisica e psicologica attuata ai danni di un’altra persona che viene considerata, dal soggetto che esercita la violenza, un “debole”. E’ un fenomeno molto vasto, che non è catalogabile in una specifica fascia di età e/o contesto sociale. Con l’avvento di internet il fenomeno si è espanso, sono nate altre forme di violenza che hanno spinto giovani a compiere gesti estremi poiché derisi e umiliati attraverso il mezzo web. Noi abbiamo intervista la Dottoressa Mary Petrillo, Psicologa criminologa docente presso master criminologia università Niccolò Cusano, che ci ha gentilmente spiegato in dettaglio il fenomeno del bullismo, la sua espansione e come combatterlo.  
 
 
 
Cos’è il bullismo?
 
Il termine serve per definire e connotare il fenomeno delle prepotenze, delle prevaricazioni psicologiche e fisiche tra pari in un contesto di gruppo e tra le prevaricazioni vanno fatte ulteriori    e opportune distinzione tra dirette ed indirette
 
 
 
Chi sono i soggetti che manifestano coercizione fisica e psicologica nei confronti di altri soggetti?
 
I primi studi sul bullismo furono condotti agli inizi degli anni ’70 ad opera di Heinemann e di Olweus in Svezia, essi definiscono un comportamento ‘bullo’ come persistente, talvolta può durare per settimane, mesi, persino anni ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime. Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare.  gli “attori”  di tale modalità comportamentale sono i bulli, ossia coloro che mettono in atto le prevaricazioni, le vittime, coloro che subiscono le sopraffazioni e gli spettatori, coloro che non prendono parte attiva durante le violenze, ma vi assistono. All’interno di tali raggruppamenti è possibile individuare alcune sottocategorie: il bullo prevaricatore, bullo gregario  e la vittima che generalmente è passiva/sottomessa, ma che può, invece, anche essere “provocatrice”. Gli “spettatori” questi soggetti  possono con il loro comportamento favorire o frenare il dilagare del fenomeno, la cosiddetta  maggioranza “silenziosa"
 
 
 
Quali sono i malesseri fisici riscontrabili nelle vittime di bullismo? Quali sono i malesseri psicologici che manifesta una vittima di bullismo? Quali sono invece i malesseri sociali manifestati da una vittima di bullismo? Un genitore come può accorgersi che il proprio figlio/a è vittima di bullismo? Quali sono i segnali?
 
Il bullismo produce effetti che si protraggono nel tempo e che comportano dei rischi evolutivi tanto per chi agisce quanto per chi subisce prepotenze. Le  conseguenze per il bullo sono che acquisisce una forte aggressività e bisogno di dominare sugli altri, con conseguente rischio di condotte antisociali e devianti in età adolescenziale e adulta. Le Conseguenze per la vittima sono disturbi di vario genere a livello sia fisico che psicologico, dalla paura di uscire per non fare incontri “pericolosi”, svalutazione della propria identità, Formazione di tratti di personalità insicura e ansiosa e probabili episodi di depressione. Le conseguenze per i bulli, come per le vittime, possono essere a breve termine  e lungo termine. Ad esempio il basso rendimento scolastico. I disturbi della condotta per incapacità di rispettare le regole, le difficoltà relazionali, le ripetute bocciature fino ad arrivare all’ abbandono scolastico.  Comportamenti devianti e antisociali: crimini, furti, atti di vandalismo, abuso di sostanze,  violenza in famiglia e aggressività sul lavoro. Le conseguenze per le vittime a breve termine sono sintomi fisici, soprattutto alla mattina prima di andare a scuola. Sintomi psicologici, problemi di concentrazione e di apprendimento, calo del rendimento scolastico, riluttanza nell’andare a scuola, disinvestimento nelle attività scolastiche e svalutazione della propria identità, scarsa autostima. A lungo termine: psicopatologie, abbandono scolastico, a livello personale: insicurezza, ansia, bassa autostima, problemi nell’adattamento socio-affettivo. A livello sociale: ritiro, solitudine, relazioni povere, che possono portare ad isolamento sociale. Quali sono i consigli  per le famiglie? Trasmettere valori positivi quali fermezza, assolutamente no alla durezza, fissare delle regole e soprattutto la comunicazione è fondamentale, ci vuole autorevolezza e non autorità coi ragazzi. 

 
 
Com’è cambiato il bullismo negli anni?
 
Negli anni il bullismo non è cambiato, piuttosto rispetto a molti anni fa anche nel nostro Paese si è preso coscienza e sicuramente c'è più consapevolezza e sensibilizzazione verso questo problema, un problema che già conoscevamo anche noi in Italia e che chiamavamo nonnismo, ossia una forma di bullismo e prevaricazione che avveniva nelle caserme quando era in vigore il servizio di leva obbligatoria, un fenomeno che si manifestava con l'imposizione di prove dolorose, umiliazioni e vessazioni di ogni genere che il cosiddetto "nonno" (elemento più forte ed anziano nel gruppo) infliggeva al "novellino" ( elemento più giovane e/o debole del gruppo) e purtroppo a volte gli esiti erano anche tragici e si soleva farli passare per incidenti e solo se i familiari della vittima approfondivano l'accaduto, attraverso indagini investigative ed autoptiche, emergeva la verità 

 
 
Come viene contrastato il fenomeno nel nostro paese?
 
Nel nostro Paese nel 2007 è stata emanata la Direttiva Ministeriale n.16 (Min. Pubblica Istruzione) e l'oggetto di tale direttiva sono proprio le "linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo" (dentro e fuori la scuola) , accertati gli episodi di bullismo si possono applicare sanzioni disciplinari di tipo riparativo, ad esempio attività a favore della comunità scolastica e comunque se non si ravvedono in tali episodi eventuali violazioni a livello penale e civile, quindi atti violenti nei confronti delle persone o eventuale danneggiamento di cose, perché in questo caso, invece, si può procedere o alla denuncia  o alla segnalazione alla A.G. E possono farlo anche gli insegnanti stessi o se la vittima è dovuta ricorrere in ospedale anche i professionisti sanitari, avendo l'obbligo di referto, possono denunciare 

 
 
Quanti tipi di bullismo ci sono?
 
Il bullismo può essere diretto ed indiretto e viene messo in atto sia da soggetti maschili che da  soggetti femminili. Il bullismo al maschile mette in atto prevalentemente atti di prepotenza di tipo diretto, con aggressioni per lo più fisiche oltre che verbali, e tali comportamenti sono messi in atto nei confronti sia dei maschi che delle femmine.  Nel bullismo al femminile, invece, si utilizzano, in genere,  modalità indirette: offese, insulti, pettegolezzi, diffamazioni e isolamento della vittima dal gruppo e vengono rivolte prevalentemente verso altre femmine. Il bullismo, quindi, presenta una differenza tra maschi e femmine nella percezione del fenomeno e nell’atteggiamento, però negli ultimi tempi il fenomeno si sta "evolvendo" anche in questo senso, ossia sempre più ragazze attuano comportamenti da bulla anche di tipo aggressivo e fisico.
 
 
 
Che ruolo ha internet in tutto ciò?
 
Il bullismo on-line , oggi sembra essere il fenomeno più preoccupante, i computer, gli smartphone, tablet permettono al “bullo” di soggiogare e sottomettere un sempre più alto numero di vittime, le “chat” come strumento per diffamare e per offendere le proprie vittime. Molti cyber-bulli pubblicano sui  “Forum”  e nei Social Network, la lista dei nomi delle loro vittime, denigrandoli e offendendoli pesantemente, rendono pubblici tutti i loro difetti e le loro debolezze . Chi è il cyber-bullo? Egli agisce per attrarre su di sé tutte le attenzioni possibili, per ricevere cioè dal mondo esterno tutte quelle attenzioni che non ricevono quotidianamente all’interno della loro famiglia o all’interno del loro gruppo di pari. Rimediare al cyber-bullying è possibile farlo ad esempio evitando anche la diffusione on line ed in TV  dei video di bullismo sarebbe certamente un primo passo importante per ostacolare il fenomeno, visto che il bullo si "nutre" di popolarità. Deve essere chiaro al “Cyber-bullo” che nella rete egli non è invisibile e può essere scoperto. Una soluzione potrebbe esserequella di rendere il cyber-bullo empatico, facendogli capire che la “cyber-victim” è una persona nei confronti della quale egli si sta' comportando in maniera non etica e che le sta' facendo provare una forte sofferenza. 
 
 
 
E  la famiglia?
 
Il problema del bullismo è anche educativo e proprio per questo le famiglie hanno molta importanza nell'insegnare ai propri figli a farsi rispettare senza far ricorso alla violenza o al conflitto anzi cercando di essere più empatici, ossia adottando il punto di vista dell'altro, immedesimandosi negli stati d'animo altrui e percependo le emozioni degli altri per ridurre il pregiudizio e la sensazione di sentirsi minacciato dall'altro, specie se diverso. La diversità deve essere vista come un arricchimento ed in questo la scuola e le famiglie dovrebbero lavorare insieme.

 
 
Qual è l’errore che sta alla base del problema?
 
Il bullismo può essere interpretato come un “problema sociale” e vi è necessita’ di recuperare l’attenzione su queste manifestazioni di disagio infantile/adolescenziale in un’ottica di prevenzione e di promozione del benessere personale e sociale come affermato in un convegno del telefono azzurro, già nell’anno 2003. Uno dei luoghi in cui più frequentemente emerge questo tipo di disagio rappresentato dal bullismo è costituito dalle aule scolastiche è necessario porre attenzione a tutto il gruppo classe che potrebbe contribuire più o meno attivamente a “costruire” i ruoli di bullo e di vittima mantenendoli rigidi e invariati nel corso del tempo. Uno degli argomenti che più fa discutere, circa l’emergere del fenomeno del bullismo è la violenza televisiva con relativa, secondo molti studi in ambito psicologico, desensibilizzazione di fronte alle immagini violente, ossia, la banalizzazione della violenza, lo sviluppo di una sensibilità molto flebile di fronte alle violenze subite da una vittima. L’esposizione ripetuta a episodi di violenza, secondo molti studi presenti nella letteratura scientifica riduce la sensibilità dell’individuo alla sofferenza altrui. Gli atti di prevaricazione possono proseguire
all’esterno del contesto scolastico e le azioni bullistiche, però, possono essere perpetrate anche durante il tragitto casa-scuola e viceversa, abbiamo potuto riscontrare dalle cronache che questi atti avvengono, infatti, ma che nei luoghi di aggregazione giovanile ad esempio parchi pubblici.
 
 
 
Come viene aiutata una vittima di bullismo? Come si può contrastare il fenomeno?
 
La prevenzione del bullismo, come emerge dagli studi sul fenomeno, è il potenziamento e promozione, ad esempio, delle conoscenze, competenze e abilità personali dei ragazzi, quindi coltivando la loro autostima; promozione di life skills, ovvero di capacità adattive e positive. E’ importante, inoltre,  promuovere la partecipazione e la mediazione culturale, i modelli di intervento più utili sono, poi, quelli  che coinvolgano bulli e vittime, genitori, gruppo di pari, scuola e le diverse agenzie educative presenti sul territorio anche le attività di sostegno psicologico, la mediazione dei conflitti, l’alfabetizzazione socio-affettiva, e più squisitamente di natura psicologica è utile, per bulli e vittime è un training terapeutico cognitivo-comportamentale.

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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