Costume e Società
Bullismo e cyberbullismo, fenomeni in forte espansione soprattutto nei contesti scolastici
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Come possiamo interrompere la “moda” di essere bulli? Oggi le immagini o i video che i mass-media ci mostrano mettono in luce sempre più episodi di cronaca nera riferiti a vicende di bullismo e di cyberbullismo, compiute per lo più da ragazzi adolescenti.
Entrambi i fenomeni sono risultati in forte espansione soprattutto nei contesti scolastici,
ma anche nei luoghi di ritrovo delle nuove generazioni. Ad esempio, pensiamo ai tanti episodi di ragazzi che bullizzano l’insegnante e/o i loro pari, creando situazioni di vero disagio e sconforto emotivo.
Spesso, si sente dire: il ragazzo x ha lanciato una sedia all’insegnante e, nel frattempo, un altro suo alleato bullo ha ripreso la scena con il cellulare con lo scopo di pubblicarla sui social oppure la ragazza x è stata presa in giro dai suoi amici perché è troppo grassa.
La cronaca ci rivela che i bulli compiono dei veri e propri atti di violenza, sia fisica che psicologica. L’adolescenza, essendo una fase di crescita molto vulnerabile (es. cambiamenti fisici-psicologici, preoccupazioni, sensi di apatia, indecisioni etc …) è risultata la fascia d’età più colpita da tali fenomeni.
Se “ieri” erano soprattutto i maschi a mettere in pratica questi atti di violenza, ad oggi i dati riportano che anche le ragazze mirano alla pratica del bullismo. Le ricerche condotte negli anni hanno mostrano come questi fenomeni si concentrano particolarmente nell’ambito scolastico.
Un dato rilevante è che la “figura” del bullo agisce in gruppo e tende a preferire vittime dello stesso sesso. Nel caso del cyberbullismo, invece, si ha a che fare con bulli del web, nonché con coloro che bullizzano altri ragazzi/e mediante frasi minacciose e di cattivo gusto sui social.
L’aspetto preoccupante è che le vittime di violenza fisica o psicologica devono rispettare le regole dei bulli, ad esempio: non si parla con nessuno di quello che è successo e tutti devono tacere. Chi subisce e chi vede non deve professar parola, anzi deve sottostare alle leggi del “branco”.
Soggiacere ai principi del bullismo “annienta” l’altro soggetto in termini fisici, relazionali e piscologici. Tuttavia, le vittime di bullismo prima o poi potranno cadere in un senso si vuoto e di disperazione che li porteranno a confidarsi con qualcuno.
I tanti episodi di bullismo sono spesso collegati all’insorgere di sentimenti negativi come: l’invidia, la gelosia, l’aggressività e il desiderio di respingere l’altro denigrandolo e riducendolo in “polvere”.
Il bullo fisico e social ha lo scopo si ferire la persona che decide di “colpire”, la vuole
portare all’esasperazione e “gode” nell’osservare che soffre o che mostra atteggiamenti
di impotenza.
I bulli si sentono dei leader, ma in realtà sono molto fragili. Tali soggetti hanno spesso
dei vissuti molto duri nella loro infanzia e adolescenza, e attuare atteggiamenti non corretti gli consente di avere una rivincita.
Dinanzi a ciò il ruolo educativo è quello di accogliere e di ascoltare questi adolescenti.
È solo attraverso l’ascolto, l’appoggio, l’aiuto e la progettazione educativa che sia i “carnefici” che le “vittime” possono essere aiutati.
La scuola, la famiglia e le varie associazioni educative devono fungere da “ponte” che rafforza questi ragazzi, affinché abbiano la voglia di esprimersi.
Sovente, è naturale che i bulli così come le vittime vanno sostenuti, poiché entrambe sono figure che necessitano di appoggio e di attenzione.
Sarebbe opportuno “istituire” delle buone prassi che forniscano sia alle famiglie che alla scuola strumenti adeguati all’intervento educativo, un po’ come “giocare d’anticipo” per evitare il peggio.
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Costume e Società
Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario
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15 Luglio 2024![](https://www.osservatoreitalia.eu/wp-content/uploads/2024/07/IMG_5243.jpeg)
Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.
Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.
L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione
Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.
Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”
L’Umanità di Francesco Tagliente
Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.
La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.
Un Esempio di Vita
La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.
Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.
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