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di Angelo Barraco
Rio De Janeiro – Terribile rivolta nel penitenziario di Anísio Jobim (Compaj), considerato tra i più duri e temuti del Brasile per le disumane condizioni di vita dei detenuti. Una rivolta improvvisa e furibonda che si è trasformata in una vera e propria carneficina in cui il sangue ha fatto da sfondo a immaginabili scene di surreale violenza oltre ogni logica e ragione. I detenuti hanno picchiato e legato le guardie che si trovavano nei corridoi del carcere e si sono armati di pistole, coltelli, machete, bastoni e armi di ogni tipo, trasformando una prigione che già era un inferno nell’inferno stesso. Si contano almeno 60 morti, secondo Sergio Fontes, segretario di Pubblica Sicurezza locale che ha definito l’accaduto come “il maggior massacro del sistema carcerario di Amazonas”. Non è possibile al momento stabilire con esattezza il numero dei morti poiché il sopralluogo all’interno della struttura risulta complesso e richiede tempo. Fontes ha aggiunto che “Tutti hanno sofferto ogni tipo di sevizia” riferendosi alle inumane torture che sono state eseguite nei confronti delle vittime. Poche le informazioni che trapelano dalla blindatissima struttura teatro del massacro e molte notizie sono da verificare, emerge però un quadro agghiacciante, un escalation di violenza in cui le vittime sarebbero state torturate, bruciate vive e i loro corpi gettati dall’alto della struttura e proprio costoro –che sarebbero sei- avrebbero subito la decapitazione. I loro corpi sono stati identificati ma probabilmente si tratta di detenuti uccisi nel corso di uno scontro scoppiato presumibilmente tra esponenti di clan rivali. Dodici gli agenti della penitenziaria presi in ostaggio che sono stati liberati a seguito di lunghe e complesse trattative. I militari hanno blindato il carcere onde evitare eventuali fughe ed evasioni, anche se tale pericolo non si è potuto evitate e 20 detenuti sono riusciti a scappare. Quindici di loro sono stati individuati e catturati dai poliziotti, grazie anche all’ausilio dei cani molecolari. La notizia della rivolta è stata resa nota dai TG e numerose donne si sono accalcate all’esterno del penitenziario, chiedendo a gran voce agli agenti informazioni in merito alle condizioni dei propri cari. Alcune di loro hanno iniziato a spintonare il cancello esterno tentando invano di fare irruzione nella struttura e la zona esterna è stata circondata da agenti armati che hanno fatto allontanare ogni veicolo presente in zona. Nel corso di un programma presso la radio locale Tiradentes, Fontes ha riferito che “Nel corso dei negoziati, i prigionieri hanno chiesto quasi nulla, solo che non vi fossero eccessi all'arrivo della polizia. Hanno fatto quello che volevano, hanno ucciso i membri dell'organizzazione rivale e hanno ottenuto la garanzia che non sarebbero stati attaccati dalla polizia. La Fdn ha massacrato i sospetti membri del Pcc e altri rivali”.
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