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di Silvio Rossi
Bracciano (RM) – È stato un vero e proprio trionfo, il neosindaco di Bracciano, Armando Tondinelli ha raddoppiato i voti ottenuti al primo turno, ottenendo quasi cinquemila schede, distaccando di quasi duemila preferenze lo sfidante Claudio Gentili, sostenuto dal Partito Democratico. Una vittoria senza ombra di dubbio, apparsa evidente già con l’arrivo dei primi dati, quelli dei seggi 7 e 8, notoriamente identificati come “rossi”, per i buoni risultati sempre raggiunti dal centrosinistra. Col passare dei minuti la forbice tra i due contendenti aumentava, fino a superare il 60%, e stabilizzarsi, a fine scrutinio, al 62,35% contro il 37,65% di Gentili.
Grande fermento al comitato elettorale di Tondinelli, con i candidati consiglieri e i supporter che son andati a festeggiare la vittoria in Piazza IV Novembre, davanti al palazzo del Comune, dove è stata esposta, sul portone d’ingresso, la scritta: “Bracciano è libera”. Una campagna elettorale condotta sempre all’attacco, con la scelta specifica di individuare l’avversario diretto nel candidato del Partito Democratico Gentili, suo sfidante del ballottaggio.
Proprio le colpe del partito nella situazione economica disastrosa in cui versano le casse del Comune di Bracciano, sono state il leitmotiv di Tondinelli e della sua squadra. Verso gli altri contendenti del primo turno, ricordiamo che i candidati alla carica di sindaco all’ombra del castello Orsini-Odescalchi erano sei, mai è stato lanciato un attacco diretto, una contrapposizione così netta, come quelle sferrate nei confronti dell’uomo del PD.
In particolare la candidatura di Gentili è stata attaccata come contigua all’ex sindaco di Bracciano, costretto alle dimissioni per le inchieste giudiziarie. Su questo tema l’abilità comunicativa di Tondinelli e della sua squadra, sono riusciti ad avere la meglio sull’avversario. Gentili infatti aveva presentato le due liste a suo supporto come il vero rinnovamento cittadino, quasi a rinnegare qualsiasi legame con la precedente giunta. Prova ne era che nelle uscite pubbliche, non erano stati notati ex assessori, non si vedeva Giuliano Sala, tutto era improntato a mostrare “facce nuove”.
Il punto di svolta per Tondinelli, la mossa che ha spiazzato il centrosinistra, è stato un post sul social Fb, che apparentemente sembrava un passo falso di Tondinelli, ma che in realtà era una mossa da grande giocatore di scacchi: ha attirato in una trappola l’avversario. parlando del palazzo comunale, lo ha immaginato trasparente come un Panopticon, una struttura immaginata da Bentham nel tardo Settecento, dove lo sguardo di un sorvegliante poteva controllare molti punti. Una struttura poi utilizzata, anche se non esattamente come indicata dal filosofo, in alcune carceri, qualche fabbrica, un paio di ospedali. A questa provocazione due ex assessori della giunta Sala, il vicesindaco Gianpiero Nardelli e l’assessore ai Lavori Pubblici Remo Eufemi, hanno immediatamente risposto, lanciando un immotivato allarme sul fatto che Tondinelli volesse far diventare Bracciano un carcere, ma cadendo nella trappola di dimostrare come la candidatura di Gentili e di tutta la sua squadra era stata generata dalla stessa logica indicata da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nella sua opera più famosa, quando fece dire a Tancredi, protagonista del romanzo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
La risposta dei due esponenti politici che credevano di mangiare la regina avversaria, restando in tema di scacchi, consegnava invece al neosindaco la possibilità di fare scacco matto. Probabilmente gli ex assessori non hanno compreso come determinati allarmi, non supportati dall’effettivo pericolo, appaiono solo come un giochino ideologico di qualche radical chic, lontano anni luce dai bisogni della popolazione, che non ha certo paura del carcere o delle inchieste, ma che, proprio a causa dei comportamenti fatti oggetto delle denunce di Tondinelli o di altri, riscontra delle difficoltà economiche e sociali che probabilmente non affliggono in egual maniera questi “intellettuali de noantri”.
Se avesse voluto realmente rappresentare una possibilità di governo cittadino, il PD avrebbe realmente dovuto cambiare radicalmente, ristrutturando le basi, e non dandosi una sciacquatina alla faccia. Non basta presentare un nuovo candidato sindaco. Bisogna affrancarsi definitivamente dal vecchio (anche se anagraficamente giovane) che pervade le sezioni. Sarebbe stato opportuno, assieme al commissariamento del comune, che il partito avesse avviato un analogo provvedimento anche per la sua struttura territoriale.
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