Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
Redazione
Bracciano (RM) – Il Movimento Ciinque Stelle di Bracciano ha risposto al segretario del Pd Renzi sui tre punti rispetto ai quali il leader Pd avrebbe chiesto condivisione. Il 2 gennaio 2014 il nuovo segretario del Partito Democratico, pubblica la lettera che, a suo dire, avrebbe inviata a tutti i segretari dei partiti e al "leader" del MoVimento Cinque Stelle. Essa contiene la proposta di collaborazione su tre punti precisi:
1) Una legge elettorale che sia maggioritaria, che garantisca la stabilità e l’alternanza, che eviti il rischio di nuove larghe intese;
2) Una riforma del bicameralismo con la trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie Locali e la cancellazione di ogni indennità per i senatori che non vengono più eletti ma diventano tali sulla base dei loro ruoli nei Comuni e nelle Regioni;
3) Una riforma del titolo V che semplifichi il quadro costituzionale e istituzionale, che restituisca allo Stato alcune competenze oggi in mano alle Regioni (per esempio l’energia) e che riduca il numero e le indennità dei consiglieri regionali al livello di quello che guadagna il sindaco della città capoluogo.
Non sono dunque tardate ad arrivare le risposte degli attivisti Cinque Stelle di Bracciano: "In questi mesi – scrivono – ci siamo più o meno abituati ai titoloni sulle testate giornalistiche nazionali, tuttavia quello che si legge nel blog del novello Segretario ci fa rimanere di stucco; passato il momento umano in cui il pathos prende il sopravvento e la lucidità viene meno, ci fermiamo a riflettere meglio su quanto scritto dal Sindaco di Firenze. Ancora una volta vediamo un partito che fa dichiarazioni mengnere a proposito dei risultati elettorali del 2013 in cui, asserisce Renzi nel suo monologo, il PD ne esce vincitore con il maggior numero di voti. Lo ripeteremo fino allo stremo che la prima forza politica per preferenza è stato il M5S con ben 9 milioni di voti. Il Governo – prosegue la nota – è stato formato in fretta e furia dopo l’incostituzionale rielezione di re Giorgio, grazie alle larghe intese portate avanti dai capilista Berlusconi e Bersani (Letta è entrato nel secondo tempo). La riforma del bicameralismo e delle istituzioni è un punto sul quale il M5S si batte da molti mesi e che ci ha visti votare a favore della mozione Giacchetti, che invece è stata bocciata in blocco dal PD e dallo stesso PDL che oggi, al contrario, invoca la riforma d’accordo con Alfano e la sua nuova indipendenza politica. L’istituzione della “Camera delle Autonomie Locali” cancellerebbe de facto la democraticità del Senato. I suoi partecipanti non sarebbero più eletti ma proverrebbero direttamente dai ruoli dei Comuni e delle Regioni, si aumenterebbe la sua rappresentatività e la democrazia diretta sarebbe ancora più lontana. Se si dovesse procedere in questo senso, dove andrebbe a finire la sovranità del popolo e il potere decisionale ch'esso dovrebbe pretendere? Il Senato nasce nel 1948 con lo scopo di assicurare la democraticità, è composto da 315 senatori elettivi e, secondo gli tabella 57 e 58 della Costituzione (quella stessa Costituzione che lor Signori avrebbero voluta ridotta alla loro mercé) i Senatori sono eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori che abbiano compiuto il venticiquesimo anno di età. In seguito, con la legge elettorale del 2005, alla coalizione che risulti di maggioranza relativa all'interno di ciascuna Regione sarebbe attribuito un numero di senatori pari ad almeno il 55%, a meno che non le spetti comunque una quota superiore. La sostanza con la proposta di Renzi non cambia, quindi la domanda è: di che cosa stiamo parlando?
“L'operazione mediatica Renzi” non è altro che la parvenza di un nuovo Illuminismo che si contrapponga alle ombre dell’attuale medioevo, perché è fatta solo di finte speranze, con in nuce già i primi tradimenti, come quello avvenuto durante la Rivoluzione Francese e la successiva incoronazione dell’imperatore Napoleone.
Correlati