BRACCIANO (RM) – Un evento atteso al Comune di Bracciano quello di ieri che ha visto ufficializzare la cittadinanza onoraria al giornalista antimafia Paolo Borrometi.
Le motivazioni,
votate all’unanimità dal Consiglio comunale e riportate sulla pergamena della
cittadinanza, si riferiscono al lavoro svolto da Borrometi nella sua Sicilia:
“Per l’elevato senso civico dimostrato, sfidando le mafie in nome della verità
e della giustizia contribuendo con le proprie inchieste a portare alla luce
gravi reati legati alle organizzazioni mafiose e diventando così un esempio da
seguire sia come giornalista, sia e soprattutto come uomo e cittadino”. Un lavoro di
legalità che non si piega nemmeno davanti alle minacce dei boss di Pachino che
avevano orchestrato per lui un attentato sullo stile di quello di Capaci.
Il sindaco: “Borrometi, un eroe dei giorni nostri”
Il sindaco
Armando Tondinelli riferendosi a Borrometi lo ha appellato come “eroe, di
quelli veri, di quelli che servono all’Italia perché incarnano quei valori che
ci hanno permesso di diventare una grande nazione”. Il primo
cittadino ha ricordato come un articolo d’inchiesta sulle mafie agroalimentari,
firmato dal giornalista siciliano e pagato 3 euro lordi, sia costato a
Borrometi una menomazione permanente di una spalla.
Paolo Borrometi: “5 anni fa, mi trovavo in ospedale dopo un’aggressione mafiosa”
Lo stesso
giornalista antimafia, una volta presa la parola, ha ricordato come il 16
aprile sia per lui un giorno difficile: “5 anni fa, mi trovavo in ospedale dopo
un’aggressione mafiosa che ha segnato l’inizio di tutta una serie di atti
invasivi compiuti contro la mia persona”. Borrometi si
è poi soffermato sull’importanza della libertà del giornalista di svolgere
onestamente il suo mestiere, una libertà che va difesa perché prodromo per la tutela
di tutte le altre libertà, “Io non condivido la tua idea, ma morirei affinché
tu possa esprimerla”.
Davanti le
videocamere de L’Osservatore d’Italia, Borrometi ha spiegato nei dettagli le
pagine del suo libro “Un morto ogni tanto” dove riporta attimi di vita
personale, articoli ed inchieste che hanno portato al commissariamento di molti
comuni tra cui quello di Vittoria centro propulsivo per le agromafie che
proprio lì avevano dato il via ad un business di centinaia di milioni euro.
Oggi Paolo
Borrometi è costretto ad una vita sotto scorta, una non vita, per continuare a
lottare affinché il cancro mafioso venga finalmente sconfitto. Borrometi non ama
definirsi un eroe dato che “Esistono solamente cittadini perbene che fanno il
loro mestiere” ma sicuramente è, per dirla con Siani, un “giornalista
giornalista”.