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BOSCHI: "I POTERI FORTI CONTRO DI NOI"

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Tempo di lettura 3 minuti La Procura della Repubblica di Potenza presenterà appello contro il rigetto da parte del gip del Tribunale del capoluogo lucano

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Redazione

Il governo continua a incassare colpi. Difesa del ministro Maria Elena Boschi sotto accusa da parte dell'opposizione dopo le dimissioni del ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi in seguito alla pubblicazione di una intercettazione nell'ambito dell'inchiesta di Potenza sui rifiuti legati all'estazione del petrolio in Basilicata, nella quale la Guidi al compagno Gianluca Gemelli, per il quale è stato richiesto l'arresto dice: "metteremo quella norma al Senato
se Maria Elena è d’accordo".

"Posso sbagliare – dice la Boschi in una intervista alla 'Stampa' – ma mai in malafede. I poteri forti sono contro di noi'. La ministra spiega: 'Mai conosciuto Gemelli. Possono dirci incapaci, ma non disonesti. Io favore a mio padre? Non c'ero alle riunioni, il decreto lo fece il Mef'. E, ancora Boschi spiega che 'Con l'emendamento abbiamo solo fatto la cosa giusta per l'Italia', e precisa 'non sapevo degli interessi di Gemelli'. L'azione giudiziaria legata al referendum trivelle?: 'non ci voglio credere'.

La Procura della Repubblica di Potenza presenterà appello contro il rigetto da parte del gip del Tribunale del capoluogo lucano della richiesta di arresto per Gianluca Gemelli, il compagno dell'ex Ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che è indagato per concorso in corruzione e per millantato credito nell'ambito dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata.

La richiesta di arresto di Gemelli – rigettata dal gip Michela Tiziana Petrocelli – fa parte del filone dell'inchiesta che riguarda la costruzione del centro oli della Total a "Tempa rossa", a Corleto Perticara (Potenza). In questo filone Gemelli è indagato insieme ad altre 22 persone, tra le quali l'ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino, che da giovedì scorso si trova agli arresti domiciliari.

Si indaga anche su eventuali ipotesi di disastro ambientale. L'Eni si difende sostenendo, in base a studi commissionati ad epsrti che "lo stato di qualità dell'ambiente, studiato e monitorato in tutte le sue matrici circostanti il Centro Olio" di Viggiano (Potenza) "è ottimo secondo gli standard normativi vigenti".

Intanto nell'ambito dell'inchiesta, i pm di Potenza ascolteranno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, e l'ex ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi.

Dopo le dimissioni della Guidi le opposizioni sono sul piede di guerra e vanno all'attacco. Il centrodestra ha annunciato una mozione di sfiducia al governo, sottoscritta anche da Forza Italia e presentata sia alla Camera che al Senato. Sulla stessa linea anche il movimento cinque stelle che ha fatto sapere che presenterà un proprio documento di sfiducia e invita tutti a votarlo. Renzi replica sottolineando che il Pd è "sotto attacco" e il Pd annuncia una querela nei confronti di Beppe Grillo e Luigi Di Maio.

Renzi, mozione sfiducia? Non ci manderanno a casa – "La disponibilità immediata di Guidi ad un passo indietro ha gettato nel panico le varie opposizioni che a quel punto non sapendo che fare hanno iniziato ad urlare ancora più forte chiedendo le dimissioni dell'intero governo, responsabile non si sa bene di cosa. E presentando l'ennesima mozione di sfiducia. Andremo in Parlamento, spero prima possibile. E ancora una volta il Parlamento potrà mandarci a casa, se vorrà. Ma non credo succederà neanche stavolta". Lo scrive Matteo Renzi nella sua eNews, sull'inchiesta petrolio.

"Chi ruba va a casa anzi in carcere – sostiene il premier intervenuto alla scuola di formazione del Pd – perché chi ruba non sta rubando solo qualcosa ma il futuro, che è la cosa peggiore" ma "chi ruba lo decide una sentenze e noi vogliamo che i magistrati lavorino ma quando si cerca di buttarla in rissa rispetto alla comunità del Pd se ne risponde nelle sedi opportune i tribunali sulla piazza"

"Perché deve pagare solo il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, se l'emendamento incriminato è stato approvato dall'intero Governo all'interno della sua stessa legge di Stabilità? È evidente il tentativo del Bomba di sviare l'attenzione sui rapporti famigliari tra la Guidi e il compagno Gianluca Gemelli". Lo scrive il M5s sul blog di Beppe Grillo

Il capo di Stato maggiore della Marina, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, è indagato con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze e per concorso in abuso d'ufficio in un filone siciliano dell'inchiesta sul petrolio in Basilicata. La notizia (pubblicata stamani anche dall'edizione Basilicata de "Il Quotidiano del Sud") ha trovato conferme in ambienti giudiziari. Secondo quanto si è appreso, De Giorgi è indagato nell'ambito di accertamenti sull'attività dell'Autorità portuale di Augusta insieme a Gianluca Gemelli, compagno dell'ex ministra Federica Guidi, al dirigente della Total, Giuseppe Cobianchi, all'ex sindaco di Corleto Perticara (Potenza), Rosaria Vicino, all'imprenditore Pasquale Criscuolo, a Nicola Colicchi, collaboratore della Camera di Commercio di Roma, e al presidente del Collegio dei Revisori dei conti della stessa Camera di Commercio, Valter Pastena (ex direttore generale della Ragioneria di Stato). Negli scorsi mesi, agli indagati è stato notificato un avviso di proroga delle indagini preliminari.

"Non conosco sulla base di quali fatti il mio nome venga associato a questa vicenda. La cosa mi sorprende e mi amareggia, e tutelerò la mia reputazione nelle sedi opportune": così il capo di Stato maggiore della Marina, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, in merito alle notizie del suo coinvolgimento nell'inchiesta della procura di Potenza

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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