Costume e Società
BORGOSESIA: TRA PIATTI TIPICI E TRADIZIONE SI FESTEGGIA IL CARNEVALE
Tempo di lettura 4 minuti La settimana successiva dal 29 al 31 gennaio, sempre nei locali della Pro Loco, ci sarà il Magunella Bierfest
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Redazione
Borgosesia (VC) – Torna il Carnevale a Borgosesia, il “re” Peru Magunella e la sua regina e fedele compagna Gin prendono le chiavi della città e inizia la festa. Tra leggende, tradizioni e piatti di “busecca” e fagiolata sarà un Carnevale gustoso ed eccitante nell'attesa di giungere al tanto desiderato ed unico evento in Italia: il Mercu Scurot, ovvero, il funerale del carnevale.
Quattro settimane di feste, eventi, gustosi piatti della tradizione di Magunopoli, questo era il nome, un tempo, di Borgosesia che dal 25 gennaio al 18 febbraio segna il confine tra la leggenda e la realtà, e chissà che la prima non sia meglio della seconda.
È qui che i carri allegorici – colossi di cartapesta – saranno i protagonisti della cittadina della Valsesia, dove il carnevale nato nel lontano 1854, è tanto importante che è proprio qui che ha avuto origine 1983 la prima scuola della cartapesta per la realizzazione dei carri allegorici che vede coinvolti artisti importanti come Guidubaldo Francesconi e Fabrizio Galli del Carnevale di Viareggio.
Rullano i tamburi, sale la tensione, son quasi tutti pronti, da ben 128 anni per la tanto attese sfilate, in tutto tre, che mostreranno i carri in tutto il loro splendore, perchè è qui che si contente il Palio dei Rioni. Ma le maschere non saranno solo su “quattro ruote” ma anche a piedi e alla più bella tra queste andrà il premio del Minipalio.
Numerosi sono gli eventi che si susseguiranno nel corso delle quattro settimane dedicate al Carnevale.
All'alba del 25 gennaio, alle 4 del mattino, i “cuochi di corte di Re Peru” accendono i fuochi per cucinare in piazza Mazzini la “Busecca” il caratteristico piatto carnevalesco fatto di brodo di verdure e trippa cotto dentro grosse marmitte. Alle 11,15 entra in “scena” Peru Magunella battezzato nel 1855 come il “Nuovo Carnevale”. La maschera infatti nasce in sostituzione di un costume originario definito semplicemente “carnevale” il cui scopo era quello di beffeggiare i francesi allora dominatori del territorio. Il nome di Peru deriva dal Patrono di Borgosesia, il cognome Magunella dalla identificazione della maschera nel capostipite dei Magoni, soprannome affibbiato ai Borgosesiani.
Dopo la cerimonia della consegna delle chiavi della Città Peru e Gin – la leggenda vuole che quando non è carnevale il Peru stia in giro e la Gin, sua fedele compagna e regina lo aspetti – danno il via ai festeggiamenti inaugurando la distribuzione della Busecca, insieme alla lingua con bagnetto (trito di prezzemolo, aglio, olio, uova e qualche spezia), alla lasagna, i bolliti misti con bagnetto e mostrada, la toma Valsesiana e la frutta.
La settimana successiva dal 29 al 31 gennaio, sempre nei locali della Pro Loco, ci sarà il Magunella Bierfest, festa a tema bavarese con stinchi, wurstel, salsicce, crauti e litri di birra a caduta con concerti e serate danzanti.
Domenica 1 febbraio si entra nel vivo del Carnevale con la prima delle tre sfilate di carri allegorici.
Non manca una giornata interamente dedicata ai bambini, il Bimbo Day, con l’allestimento, nella piazza, di giostre, strutture gonfiabili e spettacoli, e con la presenza di acrobati, giocolieri e clown.
Doppiopetto d'obbligo per il Sabato Grasso al veglione “Bianco e Nero”, così chiamato per la grande eleganza dei partecipanti che fino a tarda ora ascolteranno le orchestre e parteciperanno alle varie attrazioni organizzate per l'appuntamento.
Il 18 febbraio arriva il momento culminante del Carnevale: il Mercu Scurot. Mentre tutti gli altri carnevali di rito romano terminano, il Carnevale di Borgosesia vive il suo atto conclusivo nel primo giorno di Quaresima, per inscenare, con un lungo corteo, il funerale del Carnevale. Come vuole la tradizione, i partecipanti si ritrovano la mattina vestiti di tutto punto – con l'abito del Mercu Scurot: frac, gala (un grosso farfallino bianco di garza), cilindro e mantella. Accessorio indispensabile è il Cassù, mestolo di legno utilizzato per bere il vino, distribuito in apposite postazioni dislocate lungo il percorso del corteo. Dopo il Pranzo del Mercu Scurot alla Pro Loco i cilindrati (così si chiamano i partecipanti) iniziano un giro enologico della Città, che si concluderà la sera con la lettura del Testamento del Peru, il rogo del pupazzo che raffigura la maschera e i fuochi artificiali.
Ma ci sono anche eventi, promossi negli ultimi anni, che stanno ottenendo un successo per certi versi inaspettato: uno di questi è la serata “Seugn, Speransi, Ricord” (Sogni, speranze, ricordi), dedicata al teatro dialettale, alle canzoni del Carnevale e a racconti ed interventi di vecchi e nuovi protagonisti del Carnevale. Un ultimo aspetto, non certo di minore importanza, riguarda le iniziative benefiche da sempre promosse dal Comitato.
Dalla lotta al neuroblastoma all’ospedale cittadino, dal Centro Disabili di Varallo alla Croce Rossa, le associazioni aiutate sono state tante e in futuro saranno sempre di più, perché il Comitato è convinto che a Carnevale debba essere regalato un sorriso a tutti, e in particolar modo a chi ne ha più bisogno.
Borgosesia, paese situato in Valsesia, è ricordato per la Manifatture Lane che finanziò l’acquisto di due piroscafi su cu cui si imbarcarono i mille. Di particolare rilievo è il santuario di Sant’Anna che deve la sua fama alle sei cappelle dedicate agli episodi della Vita della Vergine, vanno segnalate inoltre le 150 statue in terracotta policroma realizzate dall’architetto Giovanni d'Enrico. Da non perdere c’è il Sacro Monte di Varallo che sorse per iniziativa del Beato Bernardino Caimi, che, di ritorno dalla Terra Santa volle ricreare in piccolo i luoghi della Palestina.
Il complesso degli edifici, una cinquantina è stato costruito nel corso di un paio di secoli. Ogni cappella rappresenta, con affreschi (circa 4.000 figure) e con gruppi di statue (circa 400), scene della vita di Gesù e di Maria.
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Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario
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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.
Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.
L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione
Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.
Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”
L’Umanità di Francesco Tagliente
Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.
La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.
Un Esempio di Vita
La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.
Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.
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