Connect with us

Primo piano

Blue Whale, il gioco che induce al suicidio: parlano gli esperti…

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 6 minuti ome contrastare questa follia? Come fermare questa macchina infernale che induce al suicidio centinaia di giovani in Russia e che si sta espandendo?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 6 minuti
image_pdfimage_print

 
di Angelo Barraco

Un nuovo “gioco” molto pericoloso ha cagionato la morte di circa 157 adolescenti in Russia, il suo nome è “Blue Whale” ovvero “Balena Blu”. Un fenomeno talmente preoccupante che le tv e i giornali russi hanno dedicato intere puntate a questo gioco, con interventi di esperti e familiari delle vittime che vorrebbero  trovare una possibile e tempestiva soluzione a questo agghiacciante fenomeno che pian piano si sta diffondendo a macchia d’olio anche in Brasile, Francia, Gran Bretagna e forse anche Italia.


Ma che cos’è “Blue Whale”? Si tratta di pura manipolazione mentale, dove ci sono dei “Curatori” che adescano gli adolescenti sui social per introdurli al gioco. Vi è un’interazione tra i giocatori e gli amministratori o curatori che inducono gli adolescenti –attraverso le regole- a cagionarsi danni fisici fino alla morte. Dopo essere entrati nel gioco non è più possibile uscirne poiché gli amministratori arrecano minacce nei riguardi dei partecipanti e delle loro famiglie.  Tutti devono seguire obbligatoriamente e quotidianamente 50 regole per 50 giorni, che devono essere completate l’ultimo giorno con il suicidio, che avviene solitamente dal palazzo più alto della città.

 

Dietro tutto ciò si cela Philipp Budeikin, un ex studente di Psicologia che è stato arrestato e condannato. A lui sono riconducibili ben 16 suicidi di ragazze, ha inoltre dichiarato che il suo scopo era quello di “ripulire” la società inducendo al suicidio coloro che riteneva indegni di vivere. “Blue Whale” è un gioco malato di pura coercizione psicologica che induce i partecipanti a mantenere l’assoluto silenzio in merito a quanto stanno facendo e obbliga ad ostentare una normalità apparente che non lascia in alcun modo far presagire gli intenti futuri. La trasmissione televisiva “Le Iene” si è occupata di tale inquietante fenomeno e dalle interviste che Matteo Viviani ha realizzato in Russia si apprende chiaramente come l’induzione al suicidio sia stata talmente devastante da stravolgere queste giovani vite che in principio erano serene. I genitori di questi ragazzini hanno raccontato infatti che i loro figli erano allegri, sereni e pieni di interessi e solo dopo aver collegato la morte del proprio figlio a quella di altri ragazzi e al fenomeno “Blue whale” hanno capito che determinati comportamenti che nell’ultimo periodo assumevano i  figli erano dettati dalle assurde regole di un gioco malato. I loro figli per esempio disegnavano balene, le collocavano all’interno di immagini di ogni tipo. In un primo momento i genitori pensavano che fosse un semplice disegno ma non è così poiché la balena collocata in qualsiasi spazio rappresenta l’inizio del gioco stesso che porta i ragazzini a gesti di autolesionismo, all’annullamento del proprio io non parlando con nessuno, guardando film dell’orrore per tutta la notte, alzandosi alle 4 del mattino. Progressiva e lento stress fisico e mentale che disorienta e disturba una giovane mente sana che pian piano cade in uno stato depressivo che si spinge fino al suicidio. Ultima regola del gioco: la morte deve essere documentata attraverso un filmato.

 
La Dott.ssa Rossana Putignano – Psicologa Clinica- Psicoterapeuta Psicoanalitica- Responsabile della Divisione Sud e della Divisione di Psicodiagnosi Neuropsicologia e Forense del Crime Analysts Team ci ha spiegato che “Nel Novembre 2015 scattò il primo arresto per un 21enne, Filip Budejkin, amministratore di 8 “gruppi della morte”, il quale, secondo gli inquirenti, avrebbe istigato al suicidio almeno 15 teenagers tra il 2013 e il 2016. Ora il fenomeno si sarebbe esteso anche in Ucraina, Bielorussa, Azerbaijan, Kazakhistan e Kirgizistan e la Camera civile da sempre a tutela i diritti dei cittadini in Cremlino, ha dovuto porre il divieto di accesso ad internet ai minori sotto i 15 anni” ha aggiunto inoltre “Questo fenomeno sta comparendo anche su instagram: anonimi amministratori affidano alcune “prove” da superare per accedere a gruppi più esclusivi; queste tappe iniziali prevedono una serie di attività come scrivere poesie sulla morte, disegnarsi un cetaceo blu sul polso, decifrare indovinelli o pubblicare foto di vene recise. Man mano che sali nella “scala della morte” vedrai film horror per 24 ore di fila, ti inciderai sul braccio la balena col tuo stesso sangue e poi scatterai il tuo “selfie” finale prima di ucciderti. Secondo i dati che provengono dal Rotsit (Centro pubblico russo sulle tecnologie Internet) si contano almeno 4mila hashtag al giorno associati a queste chat suicide”.
 
L’aspetto più assurdo di questa storia è certamente legato all’indifferenza dei presenti dinnanzi ad un suicidio programmato che viene anche documentato con un video. Una morte annunciata, pianificata e soprattutto imposta da terzi ma che nessuno osa contrastare poiché si tratta del “gioco” a cui nessuno può sottrarsi poichè vi sono minacce continue qualora vi fosse l'intenzione. L’esasperazione del mezzo internet si palesa davanti ai nostri occhi e si tramuta in un mostro amorfo che gioca con la vita degli altri e usa le fragilità di adolescenti nel fiore della loro età  che ancora non hanno sviluppato la possibilità di potersi imporre in autonomia ad un meccanismo psicologico malato e deviato che fa leva su una presunta e illusoria crescita in una scala generazionale attraverso il raggiungimento di obiettivi e prove di forza, come l’autolesionismo e poi il suicidio. C’è un altro gioco che ha già seminato molte vittime e che si chiama “Fata di Fuoco”. E’ un gioco che coinvolge i bambini di 9 anni e li induce al suicidio attraverso un video in cui si vede un bimbo che entra in cucina, accende il gas e si trasforma in una fata di fuoco come nei cartoni animati. Nell’immagine coercitiva c’è scritto “entra in cucina silenziosamente senza farti notare da nessuno altrimenti la magia scomparirà”. Le conseguenze di questa depravata manipolazione ha avuto effetti devastanti sui bambini e numerosi sono stati i casi di suicidio o ustioni. Come contrastare questa follia? Come fermare questa macchina infernale che induce al suicidio centinaia di giovani in Russia e che si sta espandendo? 
 
Abbiamo intervistato la Dott.ssa Mary Petrillo, Psicologa, criminologa, Coordinatrice del Crime Analysts Team, Docente Master Univ. Niccolò Cusano.

– Cosa spinge queste persone a indurre al suicidio i minori?
Cominciamo col dire che in Italia l'istigazione al suicidio è un reato penale, art. 580 c.p. ., il suicidio può essere indotto per svariati motivi da quelli più di natura compassionevole a quelli più abietti, come quelli che avvengono nelle sette o come in questo caso. Purtroppo ci sono persone che affermano la loro personalità e la loro dominanza sugli altri, facendo leva sulle debolezze altrui e spingendo le persone più fragili fino a commettere tale atto non conservativo. Teniamo presente però che, come in questo caso specifico, nel soggetto che subisce questa pressione deve già preesistere il proposito suicida e che egli stesso mette in atto la sua morte, altrimenti dovremmo parlare di omicidio del consenziente e/o di omicidio volontario, quindi il tutto dovrebbe poi assumere un altro "aspetto ". 

– Quali sono i punti deboli su cui fanno leva?
Se parliamo di istigazione, questa può essere perpetrata per motivi disparati quali ad esempio partecipazione emotiva nei confronti di chi vive una situazione di disagio psicologico e/o fisico, si può istigare al suicidio attraverso la minaccia, l' inganno, per odio e violenza. 
 
– Un minore come può contrastare tutto ciò?
Torniamo all'inizio del nostro discorso, ossia se trattasi di omicidio del consenziente o di suicidio vero e proprio perché ovviamente ciò cambia anche il modo in cui un soggetto può far fronte a ciò. In linea di massima un giovane deve imparare ad amare la vita ed in questo noi adulti abbiamo le nostre responsabilità, in quanto i ragazzi vogliono punti di riferimento che facciano capire loro fino a che punto possono spingersi e ovviamente la sana socializzazione tra coetanei è un ottimo antidoto contro il suicidio. Oggi i ragazzi nonostante i social network sono più soli che mai e purtroppo molte volte questi social non fanno che alimentare le invidie e i disagi che alcuni giovani vivono e sentono. 

– Un adulto come può accorgersi di tale coercizione?
 Un adulto attento e che non lascia solo per troppe ore davanti ad un PC o ad uno smartphone un   adolescente, si! Un adulto che privilegia la comunicazione in famiglia può accorgersi di certi segnali coglierli in tempo e quindi con l'aiuto della scuola e dei professionisti della salute psicologica può sicuramente far fronte a questi terribili eventi.

– Un genitore come può capire se il proprio figlio è stato plagiato e cosa può fare? 
Parlare di plagio in un Paese che lo ha eliminato come reato è molto difficile, personalmente lo reintrodurrei con le opportune modifiche che fanno riferimento anche alle più moderne tecniche di interpretazione del disagio psicologico. Logicamente è bene farsi aiutare in questi casi da un professionista

– Che consigli si sente di dare?
Innanzi tutto di fare sempre attenzione a cambiamenti repentini di personalità del ragazzo/a e anche a cambiamenti di vita quotidiana. È importante favorire sempre la comunicazione in famiglia, ma non facendo il "genitore/amico"! È importante far capire quanto la vita sia bella e preziosa e che ogni situazione si può superare, perché è la paura che deve "essere uccisa" e non la persona! È necessario stare vicino a chi vive un momento di panico e/o smarrimento e con la propria vicinanza ed umanità si può far superare il panico che porta poi al compimento anche di gesti inconsulti.

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

Continua a leggere

Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

Continua a leggere

In evidenza

Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti