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Bloodstained Ritual of The Night, l’erede indiscusso di Castlevania

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Tempo di lettura 6 minuti

Bloodstained Ritual of The Night venne concepito nel 2014 quando il celebre producer Koji Igarashi, lasciato Konami, fu subissato di richieste di fan che chiedevano a gran voce un nuovo gioco in stile Castlevania. Non potendo usare però il brand, essendo di proprietà di Konami, Koji si ritrovò nella difficile situazione di dover trovare una maniera per reinventare il genere di cui per anni fu considerato il padre spirituale. Appoggiandosi quindi al crowfunding, e di fatto all’aiuto di quei fan che tanto volevano un degno successore dell’intramontabile Symphony Of The Night, Igarashi cominciò il lungo, e altri, travagliato, sviluppo di quello che a oggi possiamo considerare il gioco che in molti avrebbero desiderato da moltissimo tempo. Inutile dire che se si è fan accaniti dell’originale Symphony of The Night è obbligatoriogiocare al più presto alla nuova opera di Koji Igarashi perché Bloodstained Ritual of The Night. Vi diciamo questo in quanto il titolo, disponibile su Pc, Xboxc One, Ps4 e Switch, altro non è che la summa di tutto ciò che è stato il ciclo di Castlevania negli anni in cui Iga lo ha diretto. Quindi non ci si trova solo di fronte a un seguito spirituale ma a una vera e propria autocelebrazione di un genere per mano del suo stesso produttore, ritrovatosi orfano della sua creatura ma non per questo deciso a rifulgere il proprio, storico, passato o a voltare le spalle alla sua fanbase. Se, invece, si è tra quella schiera di persone che non ha mai potuto o voluto affrontare l’immortale avventura di Alucard, potete prepararvi a comprendere l’arcana alchimia che permette a una produzione quale Bloodstained Ritual Of The Night, di risaltare in mezzo a un panorama ricolmo di titoli pregni di grafiche incredibili e narrazioni accattivanti, basandosi solo su un gameplay che dal 1997 a oggi ha caratterizzato un intero genere videoludico. Ma veniamo alla trama: alla fine del settecento, nel 1783 per la precisione, nel pieno della Rivoluzione Industriale, un gruppo di demoni attacca l’Inghilterra, compiendo dei terribili massacri. Per fermarli, una gilda di alchimisti crea gli shardbinder, ossia degli esseri umani con impiantati dei cristalli imbevuti di potere demoniaco. La gilda, in collaborazione con la chiesa, riesce a fermare i demoni, ma al prezzo di migliaia di vittime. Gli shardbinder infatti muoiono tutti nel rito di purificazione dei cancelli demoniaci. Solo due sono riusciti a sopravvivere: Gebel, uscito illeso dal rito, e Miriam, addormentatasi poco prima che questo iniziasse. Da allora sono passati dieci anni e i demoni sono tornati sotto la guida di Gebel, ormai quasi completamente cristallizzato. L’unica che può fermarlo è Miriam, perché capace di sfruttare i poteri dei cristalli demoniaci presenti nel suo corpo. Ad aiutarla il fido Johannes, un ex-alchimista redento, l’esorcista Dominique e il guerriero Zangetsu, il protagonista di Bloodstained: Curse of Moon (spin-off stile NES della serie), utilizzabile anche in Ritual of the Night.

Pad alla mano, sin dalle prime stanze si avverte tutta l’esperienza di Igarashi. I movimenti di Miriam sono molto simili alle movenze di Alucard (Il protagonista di Castevania Symphomy of the Night), c’è persino la scivolata tattica all’indietro e quella d’attacco in avanti. Il sistema di assorbimento dei cristalli è semplice ma intelligente: ogni volta che si incontra un nuovo nemico, dopo averlo sconfitto c’è una chance di ottenere un cristallo che si potrà assorbire acquisendo le sue abilità specifiche. Ci sono tanti tipi di cristalli, di attacco, di difesa, di supporto e via discorrendo. Essi vanno equipaggiati e hanno un consumo di MP variabile in base al tipo stesso al grado. Grado che aumenta in base al numero di cristalli dello stesso demone che verranno trovati, con un meccanismo simile a un incremento del livello delle abilità. Nelle prime aree di gioco c’è una grande sensazione di gratificazione, in quanto si potranno incontrare nemici quasi sempre diversi ogni due tre stanze e si potranno trovare tanti cristalli, in maniera tale da poter provare tutte le abilità ad essi connesse. Uccidendo i nemici si potranno trovare come loot anche tanti materiali e ingredienti che inizialmente non è chiaro come utilizzare, salvo poi capirne meglio i meccanismi dopo aver incontrato compagni della Gilda e personaggi che si offrono di aiutare la protagonista nella missione, che spiegano come combinare gli oggetti e craftarne di nuovi. In Bloodstained Ritual of The Night, come anche accadeva in Castlevania SotN, consultare la mappa è sempre essenziale per capire dove bisogna andare, per comprendere la conformazione delle stanze alte e per trovare punti chiave e stanze segrete. Queste contengono quasi sempre equip potenti, oggetti per aumentare il cap di HP ed MP o anche NPC. Tra le diverse aree si trovano, come in ogni Castlevania che si rispetti, dei corridoi separatori, e ad ogni nuova area corrisponde anche un cambio di musica in background e set di nemici. Talvolta potrà capitare di poter accedere contemporaneamente a più aree diverse, e generalmente il modo migliore per capire se si è scelto la strada giusta è saggiare la forza dei nemici: se servono più di quattro o cinque attacchi per eliminarli, generalmente è meglio battere in ritirata in quanto è richiesto un livello di potere più alto e si andrebbe incontro a morte certa.

Man mano che si andrà avanti nell’avventura ci si dovrà scontrare con mini-boss e boss di livello. Questi ultimi sono quasi sempre accompagnati da delle cut-scene e richiedono una buona dose di run ed eventuali morti per trovare la tecnica giusta per superarli. Il backtracking è presente in maniera preponderante, ma fortunatamente ci sono i ben noti portali che permettono, una volta trovati e attivati, di viaggiare velocemente tra gli angoli più remoti della mappa. E quindi, ogni qualvolta si sblocca una nuova abilità che permette di eseguire nuove mosse, quasi sempre bisognerà tornare indietro per accedere alle parti della mappa inizialmente precluse. In Bloodstained Ritual of The Night però c’è anche spazio per qualche piccola novità. Infatti, strada facendo si potranno trovare diversi NPC che propongono tante missioni secondarie, come la vendetta del marito ucciso da un particolare tipo di demone, o la raccolta di ingredienti e oggetti specifici. Queste missioni aggiungono ulteriore backtracking e quando se ne accettano più di una sarà facile confondersi o perdere di vista gli obiettivi. Fortunatamente gli sviluppatori hanno inserito un sistema di tracking che viene in aiuto con dei segnalini da posizionare sulla mappa. Bloodstained Ritual of The Night offre poi la possibilità di eseguire tante abilità e mosse speciali legate al tipo di arma brandita. E di armi ne esistono di varie categorie: spade corte e lunghe, pugnali, fruste, pistole mazze chiodate e persino opzioni per il combattimento a mani nude; e strada facendo troveremo delle librerie che ci svelano mosse segrete che aggiungono profondità al combattimento. Tra le novità implementate è bene evidenziare anche un sistema di assegnazione veloce delle abilità legate ai cristalli, che permette di cambiare rapidamente set di skill, pratica particolarmente utile nelle parti più avanzate del gioco quando i nemici si fanno più duri da abbattere e sfruttare le loro vulnerabilità diventa vitale. Da questo punto di vista il combattimento risulta più tattico e meno piatto rispetto al passato. C’è ampio margine anche nella customizzazione del personaggio, con armi, mantelli e accessori che hanno un impatto cosmetico ben visibile su Miriam. Inoltre, in un punto preciso del castello è presente anche un barbiere in grado di modificare l’acconciatura ed altri aspetti del look della protagonista. Come da tradizione poi, non manca nemmeno una vasta enciclopedia che abbraccia personaggi, luoghi e mostri che appagherà la sete di conoscenza dei puristi del genere. Immancabili inoltre gli shop di armi e oggetti ed il mitico barcaiolo in stile Caronte.

In termini di esplorazione e progressione, Bloodstained: Ritual of The Night è costruito in modo molto simile ad alcuni dei titoli della serie Castlevania già citati: c’è un’unica grande mappa, di cui molte zone diventano accessibili solo dopo aver sbloccato alcuni poteri specifici o dopo aver ottenuto certi oggetti, come il già citato doppio salto. Paradossalmente più si esplora, più la mappa sembra ampliarsi. Igarashi e i suoi hanno ottenuto questo effetto aumentando le diramazioni in modo graduale: non si arriva mai a sentirsi persi come accade in un Hollow Knight, ma in certi momenti non manca del sano disorientamento. Il tempo necessario per finire il gioco a livello Normal è noto, perché dichiarato dallo stesso Igarashi: una decina di ore. Si tratta in realtà di un abbaglio, nel senso che Bloodstained è costruito per essere esplorato in lungo e in largo e per essere finito più volte a diversi livelli di difficoltà. Parlando ora del comparto tecnico, il gioco ha fatto netti passi avanti durante il suo lungo sviluppo. Non poche erano le polemiche insorte per animazioni legnose, uno stile grafico vecchio ed effetti grafici non all’altezza della generazione attuale. Igarashi ha però saputo rispondere bene a queste critiche cambiando tutto a poche settimane dal lancio, presentando un cambiamento radicale quasi da notte a giorno per effetti e stile grafico. Alcune aree sono veramente belle a vedersi, con tanti effetti particellari e oggetti in movimento in background che danno decisamente vita e spessore allo stile 2.5D. La colonna sonora è chiaramente ispirata a quella dei precedenti Castlevania ed è sicuramente uno dei punti di forza dell’intera produzione. Unica nota veramente negativa è da associare alla traduzione in italiano, davvero di mediocre fattura. Sicuramente farà contenti tutti quei giocatori che non conoscono altre lingue, ma doversi andare a rileggere dei testi in inglese per capirli fino in fondo non è affatto una cosa buona. Tirando le somme, Bloodstained Ritual of The Night non è solamente il successore spirituale di Symphony Of The Night, o del filone dei Castlevania in due dimensioni che hanno popolato le console portatili nel primo decennio degli anni 2000, ma è soprattutto una produzione coraggiosa, fede delle proprie radici e in gradi di dimostrare che il genere ha ancora molto da dire, specialmente se al timone c’è uno dei suoi storici fondatori. Con un solido gameplay in grado di divertire oggi come ventidue anni fa e un level design sopraffino, l’ultima creazione di Igarashi non solo riesce a tenere testa a tutti i titoli usciti negli anni precedenti ma anche a ridefinire le basi del genere così come fu nel 1997 con la storia di Alucard. Se siete fan di Catlevania non giocare a questo titolo sarebbe un vero peccato in quanto incarna quanto di buono già visto in passato e lo eleva con alcune buone novità, con un gameplay fluido e con una trama avvincente.

GIUDIZIO GLOBALE

Grafica: 8,5

Sonoro: 9

Gameplay: 9,5

Longevità: 9

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise

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