Bilinguismo e code switching: nuove visioni di pedagogia interculturale

In Italia il cambio di registro linguistico (code switching) è legato al passaggio dall’italiano al dialetto regionale

Il termine bilinguismo potrebbe sembrare una traduzione dall’inglese del concetto di code switching, ma in realtà non lo è. Bilinguismo e code switching sono due nozioni differenti e con caratteristiche proprie.

Il bilinguismo è sostanzialmente la capacità di parlare due lingue, mentre il code switching deriva dall’inglese e significa cambiamento del codice linguistico.

La traduzione linguistica dei due concetti balza ai nostri occhi come termini già sentiti, ma non approfonditi. La ricerca da me condotta nell’anno 2023, mediante questionari, ha fatto emergere come i due termini non siano ben recepiti nel contesto linguistico.

Lo studio, condotto nell’area metropolitana di Bologna, rivela come la maggior parte degli intervistati concepisce così i due termini: alcuni affermano che il bilinguismo è parlare due lingue, mentre altri dichiarano che il code switching significa esprimersi mediante forme dialettali. Tuttavia, le interviste documentano come la popolazione italiana non ha ben chiaro i significati dei due termini.

L’Italia di fatto non è un paese bilingue (tranne il Trentino Alto-Adige e il Friuli Venezia Giulia) per cui i fenomeni linguistici sono spesso congiunti al fenomeno dei flussi migratori.

I migranti infatti portano con sé la loro lingua d’origine, utilizzandola insieme ad una mediocre percentuale della lingua italiana che già conoscono.

Il code switching è visto dagli italiani come una sorta di “alieno” che si è inserito nella linguistica italiana senza avere un’identità ben precisa.

L’Italiano medio rispetto ai cittadini di altri paesi europei e non, dove conoscere un’altra lingua (rispetto la lingua madre) è diventato pressoché obbligatorio, utilizza scarsamente la seconda lingua senonché il dialetto.

I risultati emersi dimostrano che in Italia il cambio di registro linguistico (code switching) è legato al passaggio dall’italiano al dialetto regionale.

Nell’analisi condotta il 70% dei bambini e degli adulti stranieri migrati in Italia si è mostrato contento dell’accoglienza ricevuta e dichiara di sentirsi partecipe dei progetti inclusivi proposti ad esempio, nelle scuole.

Il rimanente 30% ha dichiarato di aver avuto molte difficoltà, soprattutto con la lingua e con l’inserimento nel nuovo contesto di vita.

Dall’altro canto le insegnanti italiane dichiarano che la diffusione di più lingue è positiva, ribadendo che il cervello dei bambini è come una spugna assorbente che sa acquisire in tempi rapidi un’ altra lingua, rispetto all’adulto che mostra più difficoltà.
L’indagine condotta riporta l’interesse italiano di approfondire nuove culture e nuove lingue, così come per gli stranieri.

Il ruolo di noi adulti verso i bambini e i ragazzi è, quindi, favorire l’accoglienza e l’opportunità di costruire la propria quotidianità su nuovi saperi.

L’Italia, nella maggioranza dei casi, è aperta al nuovo e al diverso, in effetti, ultimamente stanno aumentano i corsi di alfabetizzazione per gli adulti stranieri e le opportunità di apprendimento per i bambini-ragazzi sia a scuola che a casa.

L’idea pedagogica è di conoscere il nuovo e il diverso, di estendere nuovi percorsi linguistici per bambini, adulti stranieri e non ed educare a nuove esperienze culturali.

Per i bambini, i ragazzi e gli adulti italiani/stranieri è opportuno diffondere l’immagine dell’ “altro” mediante una lettura positiva priva di preconcetti.

La pedagogia necessità di organizzare dei percorsi inclusivi, trasformare le parole in fatti concreti e consentire, senza obblighi e stereotipizzazioni, la crescita di una popolazione concorde nel diffondere una pedagogia interculturale.