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"Qui non è questione di calendario" del congresso, "quella è una tecnica. Qui il problema è se siamo il Pd o il Pdr, il Partito di Renzi. Io da Renzi non mi aspetto nulla, ma chi ha buonsenso ce lo metta. Perché siamo a un bivio molto serio": così Pier Luigi Bersani all'indomani della direzione. "La scissione è già avvenuta tra la nostra gente. E io mi chiedo come possiamo recuperare quella gente lì", aggiunge.
"Noi come ogni partito normale ce l'abbiamo un canale per discutere a fondo ed eventualmente correggere la linea politica o no? Di questo stiamo discutendo. Il calendario è una tecnica che può inibire ogni discussione vera. Chi ha buonsenso ce lo metta perché la questione è seria", ha detto ancora Bersani. "Serve consapevolezza politica: da Renzi non me lo aspetto dopo averlo sentito ieri ma da quelli che stanno attorno a lui me l'aspetto". Quindi Orlando o Franceschini? "Vediamo".
L'assemblea del Partito democratico si terrà domenica all'hotel Parco dei Principi di Roma. Lo si apprende da fonti Dem, secondo le quali dal Nazareno sta per partire la convocazione ai delegati.
Nel Pd si rischia la scissione? "Mi auguro vivamente di no. La parola scissione ha già prodotto grandi danni nella storia della sinistra", ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. "Scindersi oggi di fronte ad una destra che è sempre più aggressiva e agita l'odio, credo che sarebbe una responsabilità che non ci potremmo in alcun modo perdonare", ha concluso. "Ho detto ieri alla Direzione, mettiamo al bando la parola scissione – aggiunge Orlando – Torniamo a parlarci, a farci carico delle ragioni dell'altro. Rispettando il fatto che c'e' stato un congresso e la scelta di una leadership che non puo' essere delegittimata quotidianamente".
"Non è Renzi, è il Pd che credo debba seguire un'altra strada, che è quella di provare prima a stringere su un accordo programmatico e poi confrontarsi anche sul tema della leadership": così il ministro della Giustizia a chi gli chiede se Renzi rischi di "andare sbattere" nel Pd. "Io credo che non ci sia niente di male – dice Orlando – nel fare un congresso. Ma fare un congresso senza prima aver parlato al Paese rischia di essere un elemento di lacerazione. Credo che sia importante una conferenza programmatica anche per fare il punto su che giudizio diamo su questi anni di governo. Non credo che ci possiamo permettere di andare ad un congresso nel quale i candidati da un lato rivendicano il buon governo e le cose positive fatte in questi tre anni e dall'altro paragonano il governo Renzi a quelli della destra. Rischiamo di preparare noi la campagna elettorale per i nostri avversari".
Intanto l'assemblea del Partito democratico si terrà domenica all'hotel Parco dei Principi di Roma. Lo si apprende da fonti Dem, secondo le quali dal Nazareno sta per partire la convocazione ai delegati.
Con 107 sì, 12 no e 5 astenuti, la direzione del Pd approva l'accelerazione decisa da Matteo Renzi: nel fine settimana l'assemblea darà il via al congresso immediato dopo che il segretario formalizzerà le sue dimissioni necessarie per l'anticipo della sfida interna che nei fatti allontana il voto a giugno. "E' ora di mettere un punto, facciamo il congresso e poi chi perde il giorno dopo da una mano", è il gong che suona l'ex premier che riesce a compattare la sua maggioranza tranne Andrea Orlando ma non a convincere la minoranza di Pier Luigi Bersani e Michele Emiliano, per i quali "con il congresso ad aprile si rischia la scissione".
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