Connect with us

Primo piano

BERLUSCONI CONTRO LE RIFORME. RENZI: "IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE"

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 5 minuti Il no di Silvio Berlusconi alle riforme, che martedi' saranno votate dall'Aula della Camera, viene accolto con indifferenza da Matteo Renzi. Eppure lo scenario sta per cambiare

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 5 minuti
image_pdfimage_print

Si apre una nuova fase per Forza Italia che tanto per cominciare, martedì voterà contro le riforme di Renzi il quale ha disatteso, secondo Berlusconi, quel "cammino di unità" sugellato dal patto del Nazareno. "Forza Italia voterà contro le riforme". Lo ha detto Silvio Berlusconi, nel corso di un intervento all'iniziativa del centrodestra pugliese. Berlusconi fa appello "alle forze del centrodestra perchè si uniscano, in modo da costruire un'alternativa al Pd. Martedì diremo no all'arroganza e alla prepotenza di un Pd che non è stato capace di cambiare il Paese. Oggi, con tutto il centrodestra di nuovo insieme, si apre una nuova fase". "Oggi rappresenta un momento importante per una ripartenza. Il primo passo di un cammino, un'occasione per il rinnovamento di Fi che si candida per tornare a vincere e a guidare il Paese. Un Paese che sta peggio dal punto di vista economico, democratico, di equilibrio delle istituzioni. La disoccupazione è ai massimi e quella giovanile supera il 40% spesa e debito pubblico sono aumentati. Sono convinto – ha ribadito – che occorra lavorare tutti insieme per invertire la rotta. Siamo chiamati ad avere la maturità di essere eredi di noi stessi. Spero che tutti noi sappiamo rinunciare a qualcosa in nome dell'unità del centrodestra".Berlusconi ha così chiarito nettamente la sua posizione e la sua volontà di contrastare il Pd con un centrodestra unito e compatto.

Il tradimento del Patto del Nazareno. "Oggi a Palazzo Chigi c'è un segretario di partito che non è stato eletto, un segretario di partito che ha promesso tanto e fatto poco. Un segretario di partito con cui avevamo pensato di condividere grandi scelte istituzionali del Paese, avevamo sperato di poter chiudere quella guerra civile che ha avvelenato tutti, ma purtroppo non è stato così". Lo ha detto Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente a Bari, durante l'avvio della campagna elettorale del candidato del centrodestra, Francesco Schittulli. "Abbiamo imparato a nostre spese – ha aggiunto Berlusconi – che per la sinistra il partito viene prima del Paese, che non c'è dialogo. Noi – ha continuato – in questo avevamo creduto fino in fondo. Oggi a testa alta possiamo dire che non siamo stati noi a tradire quel cammino".

Fitto e il cambio di rotta. "Il nostro partito ha intrapreso un percorso sbagliato. Qualche mese fa si è ipotizzato di fare un partito con Renzi, si sarebbe creata una situazione imbarazzante. Noi siamo stati eletti nel centrodestra, siamo una forza alternativa alla sinistra". Afferma Raffaele Fitto a Palermo in una delle tappe del suo tour italiano Ricostruttori con il quale entra in polemica con la classe dirigente di FI e i fedelissimi di Berlusconi chiedendo maggiore democrazia interna al partito, l'adozione delle elezioni primarie per le cariche di vertice, il superamento del Porcellum con una legge elettorale "che porti in parlamento deputati eletti e non nominati". Fitto ha poi affrontato il tema del presidenzialismo e dell introduzione di un tetto fiscale. "Quello che abbiamo rappresentato per anni come FI – ha proseguito Fitto – non siamo piu' in grado di rappresentarlo. Vogliamo spiegare che anche nel centrodestra puo' esserci una sana competizione che però non può monopolizzare il consenso". Non posso criticare Salvini – ha aggiunto – la Lega fa il suo lavoro, ma perché nel nostro partito non c'è la consapevolezza di mettere in campo una forza politica che sia in grado di competere". Infine il parlamentare pugliese ha criticato il leader degli azzurri "Berlusconi si chiude in un bunker con i suoi collaboratori – ha detto – noi suggeriamo un altra strada, nuove regole di democrazia. Ma per fare questo non vogliamo scontrarci con qualcuno"

 

Il no annunciato da Silvio Berluisconi alle riforme, che martedi' saranno votate dall'Aula della Camera, viene accolto con ostentata indifferenza da Matteo Renzi, come a dire che ormai del secondo contraente del Patto del Nazareno non c'e' piu' nemmeno tanto bisogno. " Martedi' andiamo alla camera con il voto finale della seconda lettura – spiega il premier -. Puntiamo al referendum finale perche' per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario: la sovranita' appartiene al popolo e sara' il popolo a decidere se la nostra riforma va bene o no. Il popolo, nessun altro, dira' se i parlamentari hanno fatto un buon lavoro o no". In mattinata il leader di Forza Italia aveva dichiarato totale indisponibilita' verso il Pd ed il suo leader, nel pomeriggio questi risponde con la piu' renziana delle alzate di spalle. Il meglio deve ancora venire, scrive il presidente del Consilgio nella sua newsletter, e noi non abbiamo alcuna voglia di mollare. Primo pensiero di Renzi nella sua circolare telematica, quello alla ripresa economica. "In un anno sono aumentati i posti di lavoro, piu' 134mila. Con le misure della legge di stabilita', zero tasse per chi assume a tempo indeterminato e con la riforma del lavoro (Jobs Act) sara' ancora piu' facile assumere", rivendica, "Il Jobs Act aumenta le tutele per chi perde l'occupazione, ma soprattutto facilita le assunzioni, con buona pace di chi ha trascinato per mesi una polemica ideologica".

Inoltre: "Lo spread non fa piu' paura: il decennale con i Bund era oltre 200 nel febbraio 2014, adesso sta sotto i 90 e ancora non e' partito il Quantitive Easing.
Quando partira' lo spread scendera' ancora". Ancora: "Il dollaro ha recuperato terreno sull'Euro e ci avviciniamo alla parita'. L'Italia ha tutto da guadagnarne". In aggiunta: "L'Unione Europea sta attenta ai vincoli di bilancio ma finalmente si torna a parlare di crescita e investimenti (piano Juncker) e la nostra battaglia sulla flessibilita' ha visto dei risultati concreti (la comunicazione sulla flessibilita' della Commissione Europea)". E se non bastasse: "Mutui e compravendita di auto crescono a doppia cifra. Mercato immobiliare, consumi, indice di fiducia delle famiglie e delle imprese tornano al segno piu' dopo anni. Nel primo trimestre e' probabile che il Pil torni positivo dopo decine di rilevazioni negative".

Grazie al governo, grazie ad un Pd forte, suggerisce a questo punto Renzi: "Tutto questo deriva dalla solidita' delle nostre riforme (l'elenco non comprende solo il mercato del lavoro ma spazia dai tanto criticati 80 euro fino alle misure innovative sulla legge di stabilita' che ha abbassato le tasse per chi crea posti di lavoro e ridotto l'Irap) e dalla recuperata credibilita' internazionale del Paese, che e' un fattore molto importante per la fiducia dei mercati e quindi per l'economia reale. Ma naturalmente non basta". Insomma, "Il quadro economico non e' mai stato cosi' invitante: si aggiunga – e su questo noi non c'entriamo niente, ma siamo felici per gli effetti – che il costo del petrolio e' molto basso e questo e' un dato molto significativo specie per un paese con la nostra bolletta energetica". Quindi "fuori torna a splendere il sole. Ma uscire di casa e mettersi in cammino dipende solo da noi. Per questo noi continuiamo con decisione sulle principali sfide che abbiamo davanti". Detto questo, Renzi presenta il lavoro della prossima settimana, con una considerazione di carattere metodologico. Il contributo delle opposizioni e' benvenuto, a patto che non intralci. I punti sono enumerati quasi con pedanteria. Eccoli a partire dal primo. "Riforme costituzionali. Superare il bicameralismo paritario, ridurre i poteri delle regioni e semplificare il rapporto tra centro e autonomie, eliminare gli enti inutili. Ci siamo. Martedi' andiamo alla camera con il voto finale della seconda lettura.
Puntiamo al referendum finale (perche' per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario: la sovranita' appartiene al popolo e sara' il popolo a decidere se la nostra riforma va bene o no. Il popolo, nessun altro, dira' se i parlamentari hanno fatto un buon lavoro o no)".

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

Continua a leggere

Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

Continua a leggere

In evidenza

Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti