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12 anni agoon
A distanza di oltre 60 anni da quell’episodio, ha deciso di distaccarsi dal prezioso vessillo, che risalirebbe ai primi del ‘900 ed è appartenuto a un reparto di ascari a cavallo, comandati da un ufficiale italiano, che avevano il compito di controllare il confine meridionale dell’Eritrea e dell’Etiopia.
Tarquinia (VT) – Il poeta e scultore Benito Romagnoli ha consegnato al Museo della Fanteria la bandiera italiana che da giovane sottrasse agli inglesi. Benito Romagnoli è nato nel 1930 in uno sperduto paesino dell’Eritrea, dove ha vissuto la sua giovinezza e la formazione professionale nel campo alberghiero per 48 anni. In seguito agli eventi politici e bellici tra Eritrea e Etiopia, nel novembre 1978 rientra in Italia, a Tarquinia, città natale del padre Nello Dino. Nel 1950 il giovane Benito Romagnoli era impiegato dell’allora amministrazione britannica dell’Eritrea.
Curiosando in un magazzino dove gli inglesi avevano accantonato vario materiale, scoprì questo vessillo contenuto in un elegante cofanetto in legno. Decise di impossessarsene, perché non andasse perduta questa testimonianza dell’amor di patria e dell’eroismo dimostrato dagli Ascari che combatterono sotto le insegne italiane durante il secondo conflitto mondiale e anche perché non si compissero vilipendi alla nostra bandiera. Al termine della giornata lavorativa, poco prima della chiusura dell’ufficio, prese lo stendardo e lo avvolse sul corpo, celandolo sotto i vestiti. Riuscì così a portarlo a casa e per tutti questi anni lo ha custodito gelosamente. A distanza di oltre 60 anni da quell’episodio, ha deciso di distaccarsi dal prezioso vessillo, che risalirebbe ai primi del ‘900 ed è appartenuto a un reparto di ascari a cavallo, comandati da un ufficiale italiano, che avevano il compito di controllare il confine meridionale dell’Eritrea e dell’Etiopia. Da una parte c’é la bandiera italiana con lo stemma sabaudo.
Dall’altra ha al centro un leone rampante con il motto “Fedeli oltre la morte” e le scritte “Commissariato Regionale del Confine Meridionale – Banda dell’Acchelé Guzai”. Il tutto a caratteri ricamati in oro su un tessuto di velluto nero. Recentemente Romagnoli ha formalizzato la donazione dello stendardo e si è recato a Roma, accompagnato dagli amici Vincenzo Marini e Massimo Stefani, presso il Museo Storico della Fanteria, in piazza Santa Croce in Gerusalemme. “Non volevo che lo stendardo andasse distrutto – ricorda commosso Romagnoli – così me lo avvolsi sul corpo e uscii dall’ufficio senza destare i sospetti degli inglesi. Ancora oggi sono orgoglioso di questo piccolo gesto che è servito a custodire e a non mandare disperso il simbolo della presenza italiana in quella parte dell’Africa. Ringrazio il senatore Luigi Ramponi che si è interessato alla donazione. Oggi – conclude – questo simbolo degli eroici ascari, che combatterono per la bandiera tricolore, ha una degna collocazione nelle sale del Museo della Fanteria di Roma.”
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