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BASILICATA: LA REGIONE PUNTA SU AMBIENTE E SOSTENIBILITÀ CON IL PROGRAMMA EPOS

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Tempo di lettura 8 minutiLa strategia di EPOS spinge ad individuare un modello di collaborazione con le altre istituzioni ed i cittadini, fino alla creazione di una rete territoriale

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di Domenico Leccese

Potenza – Lunedì 14 Dicembre alle presso la Sala A del Consiglio Regionale si è svolto il convegno “Informazione, cultura e territorio” per condividere esperienze e risultati del Programma EPOS 2010-2013.

I Centri di Educazione Ambientale per la Sostenibilità (CEAS) fanno parte della Rete regionale di educazione alla sostenibilità. Accreditati formalmente come nodi della REDUS, mediante l’applicazione del Sistema di Indicatori di Qualità della Regione Basilicata (Siquab), essi operano secondo cinque funzioni: proposta educativa, formazione, animazione e progettazione territoriale, informazione e comunicazione, coordinamento e capacità sistemica.

Il programma stategico EPOS, approvato con Delibera della Giunta Regionale n. 2014 del 30/11/2010, è coordinato dalla Direzione Generale del Dipartimento Ambiente Territorio Politiche della sostenibilità, che ha dedicato un team di risorse umane alla sua attuazione. EPOS nasce dalla volontà di promuovere azioni per avvicinare i cittadini al tema della responsabilità verso l'ambiente nel convincimento che il paradigma dello sviluppo sostenibile ha nell'educazione e nella partecipazione un pre-requisito fondamentale.

La strategia di EPOS spinge ad individuare un modello di collaborazione con le altre istituzioni ed i cittadini, fino alla creazione di una rete territoriale che lavori insieme per far crescere la capacità di relazione dell 'individuo e della comunità con l'ambiente, il territorio ed il paesaggio. Il programma sostiene la Rete dei Centri di educazione ambientale e alla sostenibilità di Basilicata – REDUS – con finanziamenti regionali, statali e del PO FESR 2007-2013, con una struttura organizzativa che funge da Centro di Coordinamento regionale della rete e che, insieme alla Direzione scolastica regionale, ai Centri e agli Amici della Rete costituisce un laboratorio di idee e proposte per promuovere la sostenibilità ambientale. La Redus è articolata in un Centro Regionale di Coordinamento, attestato presso la Regione Basilicata – Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità, ed una serie di nodi, distribuiti sul territorio, costituiti da Centri di Educazione Ambientale per la Sostenibilità (Ceas) e da Osservatori Ambientali per la sostenibilità (Oas). La Redus è sostenuta dal gruppo: Amici della rete (Adr).

Il Centro Regionale di Coordinamento della Redus è composto da: – Dott. Donato Viggiano, Direttore Generale del Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità;- Arch. Anna Abate, responsabile del Sistema Regionale Redus;- Dott.ssa Antonella Logiurato, dott.ssa Filomena Pesce, esperte in educazione ambientale ed alla sostenibilità, interne all'Amministrazione Regionale. Il responsabile del Sistema e gli esperti sono stati nominati con atto del Dirigente Generale del Dipartimento suddetto;

Il Laboratorio della Redus è composto da: – Arch. Anna Abate, responsabile del Sistema Regionale Redus – Dott.ssa Filardi, Direzione Scolastica Regionale – Dott. ssa Cammarota, rappresentante dell'A.R.P.A.B.; – Ceas Dolomiti Lucane, Ceas Pollino Basilicata, Ceas Lega Navale, Oas Università popolare lucana, Oas Wwf, rappresentanti dei Centri di Educazione Ambientale per la Sostenibilità e degli Osservatori Ambientali per la Sostenibilità; – Istituto Comprensivo di Accettura, Associazione Arte Pollino, rappresentanti degli Amici della Rete; – dott.ssa Logiurato e dott.ssa Pesce, esperte in educazione ambientale ed alla sostenibilità interne all'Amministrazione Regionale, componenti del Centro Regionale di Coordinamento;

Tutti lavorano ed operano secondo una logica di Sistema, partecipando attivamente ad ogni proposta, iniziativa, progetto della Rete. ——- Sono stati presentati oggi, nel corso dell’incontro svoltosi nella sala A del consiglio regionale di Basilicata a Potenza, i risultati del programma Epos, Programma Strategico messo in campo dal Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, finanziato dal PO FESR 2007-2013. All’incontro, cui erano presenti numerosi rappresentanti dei CEAS e delle associazioni che si occupano di ambiente, hanno preso parte il dirigente generale del Dipartimento Ambiente Carmen Santoro, la referente del Centro Redus Antonella Logiurato, il presidente del Parco dell’Appennino Lucano Domenico Totaro, l’assessore regionale all’ambiente Aldo Berlinguer, e Gaetano Lofrano del CEAS “Il cielo di Indra”.

Nel suo intervento il presidente Totaro, coordinatore regionale di Federparchi Basilicata, è partito dall’attualità che in questi giorni fa registrare due eventi importanti come gli accordi di Parigi sul clima e la decisione del governo in merito alle trivellazioni in mare e alle estrazioni petrolifere. In merito al tema dell’incontro, che verteva su “Informazione, cultura e territori”, Totaro ha sottolineato la ristrettezza dei trasferimenti statali ai Parchi e ha ribadito “l’importanza strategica dell’educazione ambientale che non deve essere rivolta solo ai ragazzi e ai bambini, ma che deve interessare tutti, in particolare colo che vivono in un’area protetta perché il primo passo verso una cosciente salvaguardia ambientale e verso lo sviluppo sostenibile è la consapevolezza dell’enorme patrimonio rappresentato dal capitale natura, del quale ancora oggi si apprezzano poco le potenzialità di motore dell’economia dei luoghi”. In merito alle attività svolte dai CEAS in questi anni, Totaro ha avuto parole di apprezzamento verso tutti i progetti. “Occorre proseguire questa esperienza –ha detto- e investire di più sulla educazione ambientale in modo che ci sia una inversione culturale, già in atto per quanto riguarda i tanti giovani professionisti capaci e dotati di tanta passione che operano nei CEAS , ma ancora carente nella sensibilità di tante amministrazioni locali che spesso disertano incontri e appuntamenti importanti in cui si dibattono temi e strategie per la valorizzazione di questi siti.

Le zone a protezione speciale (SIC, ZPS e SCS) non sono solo dei riconoscimenti della comunità scientifica ma devono essere sapute trasformare in delle occasioni di crescita per tutte la comunità, dal momento che in tanti, nel mondo, apprezzano e ci invidiano queste rare bellezze naturali della nostra Basilicata. Ci vuole uno scatto di orgoglio da parte di tutti noi affinché questo patrimonio produca ricchezza e nuove opportunità di lavoro nel campo del racconto della biodiversità, della tutela della fauna, dell’offerta nel turismo natura e culturale. Un’ultima riflessione è stata riservata da Totaro alla comunicazione. “Il successo dell’obiettivo di Matera 2019 ci dice che noi lucani siamo ospitali creativi e laboriosi, ora però dobbiamo trasferire questa creatività e laboriosità anche su iniziative legate alla valorizzazione delle risorse ambientali diffuse sull’intero territorio regionale. Federparchi Basilicata già impegnata su progetti di rete (NatuArte, Epos, Azioni sull’arresto della Biodiversità ecc,) non farà certo mancare il suo contributo per il rafforzamento della rete esistente nella elaborazioni di nuove progettualità anche in funzione dei prossimi appuntamenti sulle opportunità della nuova programmazione 2014/2020)

Intervista a Gaetano Lofrano

Gaetano, come educatore e operatore di un Ceas, che fa parte della Redus grazie al programma Epos lavora per diffondere una cultura della sostenibilità nella Regione Basilicata.
Grazie per questo intervista e per questa opportunità di fornire informazioni utili, in particolare sul coordinamento Redus, sullo staff di chi ha lavorato realmente per questa iniziativa e lavora quotidianamente per l’attuazione del programma EPOS, sento il dovere di evidenziare pochi ma, spero, significativi aspetti, cercando di non dilungarmi eccessivamente ma allo stesso tempo di evidenziare il punto di vista di chi lavora direttamente sul campo per far sì che gli indirizzi politici diventino pratica quotidiana.

Qual è la tua esperienza nella REDUS?
La mia esperienza nella Redus si riferisce agli ultimi cinque anni, durante i quali, non senza difficoltà, sono stati attivati e portati a termine numerose iniziative, con l’obiettivo di innescare quel processo di cambiamento proprio dell’educazione ambientale, grazie a un atteggiamento positivo e propositivo verso l’ambiente inteso come natura, territorio, paesaggio, ma anche società, valori e cultura.

I primi cambiamenti sono avvenuti negli stessi Ceas e Oas?
Esattamente, in diverse occasioni, sono stati messi in condizione di lavorare insieme; inizialmente “costretti” a collaborare, hanno potuto conoscersi, confrontarsi e a volte anche riconoscersi nelle affinità.

Sappiamo quanto sia difficile per noi lucani (e non solo) descrivici le tue esperienze.
Consapevole che è necessario, abbandonare la visione individualista del proprio orto e aprirsi alla reale cooperazione, anche perché i centri sono sparsi in tutto il territorio regionale e questa collaborazione, per limiti geografici oltre che culturali, non è sempre agevole, ma credo vada elencata assolutamente tra i punti di forza di questa esperienza.

Sostanzialmente è una buona pratica che dovrebbe diventare routine all’interno di ogni istituzione e ambiente di lavoro?
Soprattutto nelle realtà periferiche della nostra regione, il senso di isolamento rischia di disperdere energie e di scoraggiare l’iniziativa anche di gruppi molto motivati. Ne abbiamo prova tutti i giorni. Far parte di una rete, invece, costituisce un grosso stimolo e, per quel che ci riguarda, ha significato e vorremmo che significasse ancora di più aprirsi ad altre possibilità, sentirsi parte di una comunità che lavora per uno stesso obiettivo.

Quali i temi trattati in questi anni?
Insieme, in questi anni, credendo di essere una risorsa per questo territorio, abbiamo lavorato sul tema acqua, boschi, risorse, sostenibilità… per mettere in moto un processo verso una cittadinanza responsabile e solidale: abbiamo lavorato per creare le basi di una nuova cultura, quella richiesta dalla modernità {formare cittadini competenti e capaci di affrontare i problemi di questo nostro tempo}.

Sappiamo oramai che quando diciamo educazione ambientale parliamo di qualcosa che parte dalla natura, i boschi e i fiumi e va ben oltre, fino ad arrivare ai consumi, agli stili di vita, alla povertà, ai diritti e ai privilegi di alcuni, alla salute, alla cultura. "E soprattutto parliamo di relazioni, di nessi, dell’interdipendenza che esiste tra noi tutti e tra noi e le altre forme di vita". Quando diciamo educazione ambientale, cosa intendiamo realmente?
Non parliamo solo di informazione. Oggi gli educatori ambientali hanno il compito di formarsi e rinnovarsi per diventare promotori di un pensiero e di una cultura nuova, di cui ancora non disponiamo, capace, come ci ricorda anche Papa Francesco, di mettere in discussione i “miti” della modernità, far maturare delle sane abitudini quotidiane, recuperare l’equilibrio interiore, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale. È un compito arduo, che forse non è stato ancora pienamente compreso nella sua complessità, ma che ha un obiettivo altissimo e, per questo, necessita di un riconoscimento. Senza sottovalutare o sottacere il lavoro che viene richiesto a ciascuno di noi, a ciascun Ceas, è importante, a mio avviso, che la Redus venga vista finalmente come un patrimonio di intelligenze, professionalità, umanità di questa regione; che venga dato valore a questa enorme risorsa, e che come tale venga riconosciuta mediante tutti gli strumenti possibili. È tempo, a mio avviso, che a questa rete venga data maggiore visibilità come avamposto della società lucana, e, per il ruolo fondamentale a cui è chiamata, venga sostenuta e difesa.
A tal fine sarebbe opportuno uno scambio più frequente, una maggiore conoscenza di quanto avviene in questa realtà, della Regione Basilicata, delle criticità così come del potenziale che essa custodisce e rafforza. "All’interno delle rete sono presenti associazioni, piccole società, cooperative, imprese dunque che, con enormi difficoltà, rischiano e danno lavoro e che, oltre a lavorare in ambito educativo, forniscono anche servizi turistici ad esempio all’interno dei Parchi. Tant’è che, negli ultimi due anni, molti Ceas sono stati coinvolti nel programma Estate nei Parchi, con l’obiettivo di avvicinare le persone al patrimonio naturale della Basilicata".

Queste esperienze se adeguatamente sostenute, possono diventare traino per nuove economie, in armonia col territorio e con le sue vocazioni originarie?
Sicuramente, ma soprattutto, a queste realtà, viene chiesto di giocare un ruolo fondamentale in questo momento storico. Un ruolo che non può essere affidato alle leggi del mercato; l’educazione va difesa in quanto diritto e dovere della persona; all’educazione ambientale va riconosciuto il ruolo, così come sta accadendo a livello ministeriale, fondamentale nella formazione di una cittadinanza responsabile, in grado di cambiare i propri comportamenti e di salvaguardare la vita, la propria salute e quella delle altre specie.

Il ruolo della Scuola?
E pur sottolineando il ruolo speciale che la scuola gioca nella produzione della società e della cultura e, per questo, pur riconoscendo nella scuola uno dei principali interlocutori di chi lavora in ambito educativo, per l’urgenza dettata dal momento storico e dalle condizioni ambientali in cui ci troviamo, è necessario progettare azioni rivolte a ogni fascia di età.

L’educazione ambientale non può rivolgersi solamente al mondo della scuola: è necessario e improcrastinabile l’apertura all’intera società?
Si ed è necessario investire risorse economiche in questa direzione. Per queste ragioni, a mio avviso, è importante che alla rete dei Ceas venga riconosciuto il ruolo strategico di facilitatori; di fronte all’appellativo di ambientalisti contrari a ogni forma di sviluppo, sarebbe opportuno invece puntare su questa economia nella nostra regione e dimostrare come sia possibile un altro tipo di crescita, più attenta alla natura, agli animali, così come ai legami sociali, alla solidarietà. Sarebbe opportuno, ad esempio, che i Ceas venissero accreditati anche presso gli Enti Parco. E qui rivolgo un invito al presidente Domenico Totaro, presente al convegno odierno, come referente di Federparchi, ma anche come Presidente del Parco Val D’Agri, a farsi promotore affinché si attivi un tavolo (tra tutti i parchi lucani), nel quale discutere questo argomento. Ma non solo, sarebbe opportuno che i Ceas fossero parte integrante dei programmi di educazione ambientale che i Parchi mettono in campo. Come operatore di un Ceas, insomma, mi piacerebbe che la Redus tutta fosse coinvolta nel decidere le sorti di questa regione, che avessimo voce in capitolo nell’indicare la strada da seguire. Per affrontare la crisi che stiamo vivendo, oltre che di una classe dirigente coraggiosa, c’è bisogno del coinvolgimento della società. Penso di poter parlare a nome di tutti nell’affermare che noi vorremmo essere protagonisti di questo cambiamento.