Connect with us

Cronaca

BARI: OMICIDIO PSICHIATRA; ERA UN OMICIDIO ANNUNCIATO

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 2 minutiLa psichiatra è stata uccisa da un paziente mentre era al lavoro, l’omicidio è avvenuto nel 2013

Published

on

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti

di Angelo Barraco

Bari –  Il gup di Bari, Roberto Oliveri del Castillo, nelle motivazioni della sentenza che riguardano l’omicidio della psichiatra Paola Labriola, scrivono che l’omicidio è stato “di autentica ferocia indegna di un essere umano ma tristemente annunciato perché gli organi preposti non hanno mai previsto alcun tipo di pur minimo assetto o presidio di sicurezza a tutela del personale”. La psichiatra è stata uccisa da un paziente mentre era al lavoro, l’omicidio è avvenuto nel 2013 ad opera di Vincenzo Poliseno che è stato condannato a 30 anni di reclusione. Paola Labriola è stata uccisa con 50 coltellate dal suo paziente Vincenzo Poliseno. La dottoressa è stata colpita prima alle spalle, successivamente il carnefice ha continuato ad infierire sulla donna anche quando si trovava a terra. La maggior parte dei colpi sono stati sferrati sul torace e su organi vitali, hanno colpito cuore e polmoni. Nel momento in cui il personale della struttura è riuscito a disarmare il killer la dottoressa era già morta. Successivamente alla furia dell’omicidio, il killer ha atteso in modo tranquillo la polizia e da quel momento ha detto di non essersi reso conto del gesto compiuto. La dottoressa Paola Labriola, durante i colloqui con il suo paziente/carnefice, ha potuto apprendere e annotare che il suo paziente aveva dei problemi. Le annotazioni risalgono ad alcuni mesi prima che Poliseno uccidesse la dottoressa. La dottoressa aveva annotato che il paziente aveva “vuoti di memoria, idee di morte (da tre-quattro mesi), numero scarso di ore di sonno, sintomi depressivi a decorrere da ottobre-novembre 2012 e di volontaria sottrazione alla terapia farmacologica per ragioni di stordimento”, oltre a questo appunto, aveva scritto che il paziente era in “uno stato di angoscia che aveva indotto il paziente a tornare malgrado avesse deciso di non tornare più”. La dottoressa inoltre aveva scritto che il soggetto era “uno che trasgredisce le regole ed è dedito a cannabis e alcool dall'età di 15 anni fino all'arresto”. 

Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.