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di Angelo Barraco
Enzo Iacopini, presidente dell’ordine nazionale dei giornalisti scrive sul suo profilo facebook quanto segue il 23 novembre:
“asta soubrette, ora le denunciamo. Senza distinzioni di genere (il sinonimo al maschile non lo conosco) o di reti sulle quali si esibiscono. L'informazione è materia delicata. Basta con l'occhio umido e la recitata partecipazione alle tragedie. Basta con il dolore come ingrediente dello spettacolo per fare audience. Basta con le banalità/bestialità dispensate a piene mani, soprattutto nelle tv, da chi si preoccupa solo di come aumentare il personale compenso, passando sopra a diritti e sentimenti (Sarah Scazzi, Yara Gambirasio, Melania Rea, Melissa Bassi e, da ultimo, Elena Ceste: tanto per citare alcuni casi e tutti coloro i quali a queste vicende sono collegati), anche di persone estranee alle vicende che possono avere un interesse pubblico.
L'esecutivo dell'Odg nazionale ha deciso che, senza eccezione alcuna, denuncerà alle magistratura per esercizio abusivo della professione giornalistica quanti galleggiano sul diritto dei cittadini all'informazione, senza dover rispondere a quelle regole deontologiche che impongono precisi doveri ai giornalisti.”
Poche ore fa è giunta la notizia, sempre tramite il profilo del Presidente quanto segue:
“soubrette e informazione. La prima denuncia”. Migliaia di persone (la stragrande maggioranza colleghi) hanno letto il post BASTA SOUBRETTE, ORA LE DENUNCIAMO. Esattamente, per gli amanti delle statistiche, 57.504 al momento di questa nota. In 691 lo hanno condiviso, raggiungendo così altre migliaia di cittadini. In 1.663 hanno manifestato apertamente il loro gradimento e un numero significativo ha deciso di aggiungere un commento (qualche isolata critica non è mancata: è la democrazia e va bene così). C’è chi, in privato, mi ha chiesto di non fare mucchi, mettendo tutti i “contenitori” o le trasmissioni sullo stesso piano. Non ci pensa nessuno.
La cosa che mi ha colpito di più è che praticamente tutti hanno pensato mi riferissi alla signora Barbara D’Urso (che non è giornalista). Non pensavo solo a lei, non agiremo solo nei suoi confronti. Mi arrivano le prime segnalazioni in tema di esercizio abusivo della professione. Dobbiamo controllarle, ovviamente (ne capite le ragioni, vero?) e, quindi, occorrerà del tempo.
Ma ho firmato la prima denuncia/esposto proprio nei confronti della signora D’Urso. E’ indirizzato a due Procure della Repubblica (Milano e Roma), all’Agcom, al Garante per la protezione dei dati personali e al Comitato Media e minori.
Valutino loro. Hanno gli strumenti e, direi, il dovere di farlo.
Il femminicidio non si consuma solo con l'uccisione di una donna, ma, oltre la morte, anche con l'oltraggio alla sua vita e a quello della sua carne: i suoi figli.”
E’ finita l’era dell’accanimento mediatico che interferisce sulla vita di coloro che patiscono il dolore delle vittime?
L’inchiesta, l’analisi di un caso e lo studio di questa materia non ha e non deve avere come obbiettivo quello di avere ascolti, l’obbiettivo di questa materia così delicata è quello di analizzare i fatti con tatto.
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