BANDA DELLA MAGLIANA IV PARTE: 1983 ARRESTATE 64 PERSONE

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di Angelo Barraco

Roberto Calvi, rimesso il libertà provvisoria, riassume la presidenza del Banco Ambrosiano. Ma la sua situazione non è delle migliori, entra perciò in contatto e in rapporti con Flavio Carboni, amico di alti prelati e politici, ma anche amico di Pippo Calò e Danilo Abbruciati. Carboni conquista la fiducia di Calvi e lo convince a farsi concedere un forte prestito dal Banco Ambrosiano. Carboni promette a Calvi che con quella somma lo aiuterà ad uscire dalla brutta situazione in cui si trova. Roberto Rosone, vicepresidente del Banco Ambrosiano, non è d’accordo a questo prestito. Roberto Rosone è un uomo che è entrato nel Banco Ambrosiano da semplice impiegato e ha fatto carriera diventanto vicepresidente, capisce le difficoltà di Calvi e capisce anche che Calvi rischia di trascinare l’intero istituto nel baratro e critica apertamente questa scelta di Calvi. A questo punto le vicende del Banco Ambrosiano entrano in misterioso contatto con la Banda romana.
26 aprile 1982,  Danilo Abbruciani si dirige in treno verso Milano. Il 27 aprile 1982 due persone, uno in motocicletta e uno a piedi, poco distante, attendevano che Roberto Rosone uscisse di casa per recarsi al Banco Ambrosiano. Roberto Rosone esce dal suo appartamento per raggiungere l’appartamento per raggiungere l’ufficio, un uomo gli si avvicinò, cerco di sparare ma l’arma non gli funzionò subito, riprovò e riusci a colpirlo e Rosone cadde a terra. L’uomo che spara è Danilo Abbruciati, ma l’errore che commette è quello di voltare le spalle alla vittima. Dopo aver sparato Abbruciati scappò, c’erano delle persone presenti tra cui una guardia giurata, la guardia giurata sparò ad Abbruciati e morì. Abbruciati ha agito senza informare il resto del gruppo e ancora una volta Abbatino si è sentito tradito. Per Abbatino parte uno scontro aperto contro la banda dei Testaccini, guidati ormai da Enrico De Pedis. I ragazzi della banda non si sono resi conto che le forze dell’ordine, tramite gli omicidi, hanno individuato il gruppo criminale e sono sulle loro tracce.

La magistratura si rende conto di avere un’arma da puntare anche contro la Banda della Magliana, i pentiti. Il 15 dicembre 1983 vengono arrestate 64 persone. La capitale viene passata al setaccio. L’organizzazione viene messa dietro le sbarre, da Abbatino a De Pedis. Vengo accusati di associazione a delinquere, sequestro di persona, pluriomicidio, traffico di stupefacenti. Hanno sempre potuto contare di amicizie compiacenti, per loro stringere amicizie nei corridoi dei tribunali non è mai stato un problema. Questa volta non hanno valutato un imprevisto, Fulvio Lucioli diventa collaboratore di giustizia. Lucioli era un uomo di Selis e fece comprendere ai suoi uomini di essere esposti ad un enorme rischio, sapeva che sarebbe stato ucciso e quindi decise di parlare. La sua confessione fiume lascia gli inquirenti senza parole, Lucioli parla di un’organizzazione con appoggi politici, mafiosi e di alto livello. La situazione era cambiata per la banda. Il clan compatto non c’è più.

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