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3 anni faon
Dal 15 maggio al 26 luglio del 2018 si è tenuta una ispezione di Banca d’Italia nella direzione generale di Banca Popolare del Lazio a Velletri.
Sembrerebbe che la Vigilanza abbia fatto tesoro del famoso contenuto della lettera dei soci coraggiosi, lettera da cui è partita la nostra inchiesta giornalistica, dimostrandone la affidabilità delle affermazioni contenute.
È poco rassicurante e davvero singolare il fatto che Banca d’Italia si sia mossa soltanto dopo che un gruppo di soci autodefinitisi coraggiosi abbia stilato una serie di episodi in Bpl di conflitti d’interesse.
Come possibile che in tanti anni di controlli, Banca d’Italia non si sia mai accorta che nessuno mai all’interno di Banca Popolare del Lazio abbia denunciato un solo conflitto d’interesse in una banca del territorio amministrata da professionisti del territorio. O meglio qualcuno li ha denunciati ma è stato messo alla porta.
Il gruppo ispettivo era formato da Stefano Pagliuca, Giuseppe Bufano, Christian Ricciuti, Ginette Eramo, Giuseppe Quero, Antonio De Rubeis.
Gli accertamenti hanno fatto emergere risultanze “parzialmente sfavorevoli da ascrivere ad un sistema di governo inciso da conflittualità interne che, oltre a ledere l’immagine della Banca, hanno compromesso l’efficacia dell’azione di indirizzo gestionale, con negativi riflessi sul presidio dei rischi creditizi e operativi nonché sulla redditività aziendale”.
Molto forti le dichiarazioni all’interno del verbale nella voce “considerazioni”, una tra tante: “Gli organi aziendali (ndr. I vertici della Banca Popolare del Lazio) non hanno assicurato piena trasparenza informativa su potenziali conflitti d’interessi”.
Poi un’ammissione, oltre a dire che ci si è trovati di fronte a una debole pianificazione strategica, nel verbale si legge chiaramente qualcosa per cui anche L’Osservatore d’Italia ha cercato sempre di capire, sollevando interrogativi. Ebbene gli ispettori di Banca d’Italia non parlano con i condizionali ma dicono che l’attività creditizia ha seguito logiche puramente commerciali che hanno comportato l’assunzione di elevati rischi, anche per l’erogazione di finanziamenti al settore agricolo promossa, senza un attento vaglio, con l’intervento di una società di mediazione creditizia (Coopcredit).
La Coopcredit di cui abbiamo sempre parlato. La Coopcredit che tra i fornitori ha anche Ampla, società di proprietà della sig.ra Angela Ghirga moglie del sig. Roberto Lucidi, fratello del Ragioniere Massimo Lucidi, (amministratore delegato della Banca Popolare del Lazio ai tempi dei fatti narrati), società che si prestava ad emettere fatture di consulenza alla Coopcredit per ottenere il pagamento di una somma che sembrerebbe aver costituito parte delle somme che la Popolare del Lazio riconosceva a quest’ultima società (Coopcredit) per il lavoro definito dalla Coopcredit di intermediazione tra il cliente agricoltore e la banca.
Massimo Lucidi, pochi giorni dopo aver annunciato le dimissioni dalla Banca Popolare del Lazio, è stato nominato amministratore delegato della controllata Blu Banca da gennaio 2021. Il Consiglio di amministrazione di Blu Banca ha eletto presidente Cesare Mirabelli, vice presidente vicario Carlo Palliccia, vice presidente Edmondo Maria Capecelatro (che è anche presidente della controllante), amministratore delegato Massimo Lucidi, segretario Claudio Iovieno. Una gestione che appare sempre portata avanti dagli stessi soggetti che come asserito dal verbale di Banca d’Italia hanno portato avanti una gestione poco trasparente e non solo, perché il viaggio nel verbale di Banca d’’Italia è appena iniziato.
I vertici della Banca Popolare del Lazio come hanno gestito i soldi? Basti pensare che sono aumentati tutti i costi operativi come si legge nel verbale. Ovvero “maggiori spese del personale dovute a riconoscimenti economici ai tre componenti dell’esecutivo (quasi il 25%) mediante interventi strutturali sulla retribuzione (trasformazione di quote variabili in assegni ad personam per euro 224mila, deliberati il 22/12/2016 con il voto contrario dei consiglieri Guidaldi e Bruschini e con le riserve espresse dal presidente del collegio sindacale.
Quello che fa paura è la diminuzione drastica dei soci della Bpl, la banca del territorio. Insomma la drastica perdita di fiducia. Basti pensare che nel verbale viene scritto: “Il capitale sociale è pari a 22,1 milioni e fa capo a 5.646 partecipanti, numero che si è ridotto quasi di mille unità dal 2013.
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