Banca Popolare del Lazio, ci risiamo: vogliono tapparci la bocca

Il diritto di cronaca e la libertà di informazione rappresentano due capisaldi su cui si fonda la nostra Costituzione. Questo concetto lo ha condiviso e affermato anche il Professore Bernardino Quattrociocchi, consigliere di amministrazione dimissionario della Banca Popolare del Lazio e piazzato all’ottavo posto nella lista presentata dal “Consiglio di Amministrazione”.   

Ma veniamo alle solite lasciando da parte concetti troppo pieni di valori che per alcuni evidentemente valgono ben poco.

Si siamo alle solite e possiamo affermare che siamo stati buoni Profeti!

Non era difficile prevedere una reazione stizzita e fuori dal contesto da parte dei vertici della Banca Popolare del Lazio. Avevamo previsto che se avessimo citato la Vigilanza della Banca D’Italia i vertici della Banca Popolare del Lazio si sarebbero risentiti con diffide e richieste di risarcimento danni.

Nel recente articolo in cui si richiamano i “segreti di Pulcinella” e le indubbie capacità di Napoleone, avevamo scritto testualmente: “ogni volta che questo giornale nomina Banca D’Italia, immediatamente sembrano risentirsi i vertici della Popolare del Lazio, che puntualmente rinnovano la richiesta di risarcimento di presunti danni che avremmo cagionato loro con i nostri articoli.”

Puntuale come il sorgere del sole è arrivata anche stavolta la diffida della Banca Popolare del Lazio che potete leggere integralmente cliccando qui.

Ciò a dimostrazione del legame indissolubile con la Banca D’Italia che ricordiamolo rimane l’unico vero baluardo a difesa degli investitori.

Dopo aver letto il contenuto della diffida, più di qualcuno si sarà fatto una autonoma e incondizionata opinione delle metodologie adottate dagli uomini ai vertici della Banca Popolare del Lazio, senza che ci sia alcuna necessità da parte nostra di aggiungere alcun altro aggettivo che ne qualifichi le modalità operative.

Un chiaro tentativo di intimidirci per impedirci di informare i lettori.

Come anticipato il diritto di cronaca e la libertà di stampa sono tutelate dal diritto internazionale. Nessun dubbio che continueremo con coraggio a fare il nostro dovere di giornalisti, come abbiamo sempre fatto, a difesa della libertà di informazione, quella stessa informazione di cui i lettori hanno diritto usufruire. Per noi è un servizio e siamo nel pieno esercizio dei nostri diritti e doveri.

Del resto nei nostri articoli, contrariamente da quanto riportato nella diffida, alcuna oscura motivazione abbiamo adombrato dietro le dimissioni del Consiglio di Amministrazione, al contrario abbiamo avuto il coraggio, noi soli tra tutti gli organi di stampa, di informare i lettori del fatto che solo fino al mese di giugno 2023 fosse possibile tenere assemblee non in presenza e che il rispetto della parità di genere era un adempimento che sarebbe scaduto a giugno 2024 (come riportato nell’articolo 30 dello statuto) e cioè dopo la naturale scadenza del Consiglio di amministrazione, senza alcuna necessità di anticipare dimissioni di massa.

Abbiamo ricordato che la parità di genere poteva essere rispettata utilizzando l’istituto della cooptazione, da sempre utilizzato dai vertici della Popolare del Lazio, tranne che in questa occasione. Tutti fatti veri e non solo veritieri.

Abbiamo accertato, infine, e dopo gli articoli per i quali ci viene inviata la diffida, motivo per il quale attendiamo una nuova ed ulteriore diffida, che le dimissioni di massa, secondo il nostro parere, non avevano neanche l’obiettivo di garantire la parità di genere, avendo posto all’ultimo posto della lista del Presidente Capecelatro, la seconda donna, figlia del Dott. Romagnoli, Presidente del collegio sindacale, ben sapendo, i vertici dimissionari, che  la presenza di una seconda lista ne avrebbe precluso l’elezione.

Di sicuro un’assemblea non in presenza, di certo non “doverosa” come definita nella diffida, poichè la norma riserva una facoltà alla Banca e non un obbligo, di sicuro non consente la partecipazione ed il confronto con i soci/investitori, ed anche questo è un fatto e non una illazione, così come è un fatto che il valore del titolo azionario sia vertiginosamente e drasticamente crollato negli ultimi anni.

Spiace dover verificare che in nessun modo i vertici della Banca ci riconoscono il pregio di aver segnalato, primi ed unici tra tutti, la posizione del Dott. Alessandro Natalizia, socio ed amministratore della Natalizia Petroli, nonchè figlio di Giancarlo, indagato per conflitti di interesse a favore proprio della Natalizia Petroli della quale nel medesimo periodo era Presidente del Collegio Sindacale il Dott. Carlo Romagnoli, padre di Raffaella, nuova candidata al Consiglio di amministrazione della Banca e baluardo a difesa delle quote di genere e forse sacrificata unitamente al Dott. Quattrociocchi all’altare di una seconda lista.

Ci dispiace dover essere ancora una volta resistenti alle intimazioni di rimuovere tutti gli articoli ma non sarebbe giusto, non stiamo facendo altro che il nostro mestiere.

Ai vertici della Banca Popolare del Lazio rinnoviamo ancora una volta il nostro invito a contribuire all’informazione. Concedeteci una intervista o se volete intervenire su qualche tema non tiratevi indietro, il contraddittorio è il mezzo migliore per suscitare pensieri liberi.