Banca Popolare del Lazio, c’è una alternativa: intervista a Domenico Capitani

L’Osservatore d’Italia ha intervistato l’imprenditore agricolo Domenico Capitani.

Capitani, ritiene che la dinamica delle premature dimissioni del Consiglio di Amministrazione sia stata ben digerita dai soci? Come commenta la vicenda?

Come pensa che possa commentare? Un Consiglio di Amministrazione che approfitta della normativa sul Covid che non richiede il voto in presenza, si dimette in blocco e non lascia tempo di creare una alternativa per delle rielezioni lampo è ormai un chiaro messaggio per tutti: i soci non hanno voce in capitolo, ormai la banca è in mano a pochi personaggi e guai a chi dissente. Ritengo che pochi si siano appropriati indebitamente di un bene comune. Non c’è più di fatto il ruolo di dell’Assemblea dei Soci che garantisca che la voce di tutti venga ascoltata.

Perché parla di assenza di ruolo?

Era settembre 2022 quando in una intervista apparsa sul quotidiano “Sole 24 ore” il direttore generale Massimo Lucidi ci annunciava l’acquisto della banca Valconca e l’avvio della procedura della quotazione in borsa. Peccato che non aveva fatto i conti con l’Assemblea dei Soci della banca Valconca che hanno fatto valere le proprie ragioni.
È evidente che il rapporto con le assemblee dei soci rappresenta un buco nero per i vertici Bpl e Blu banca perché si preferiscono le decisioni monocratiche dei Cda e la più semplice formalità della raccolta delle deleghe dei soci clienti da parte dei dipendenti della banca.

Eppure, a dire del presidente Capecelatro si vede una maggiore partecipazione alle attività della banca.

Eh sì, infatti si vede che le code nelle filiali per sottoscrivere la delega sono frutto delle lunghe spiegazioni e informazioni sul nuovo assetto del Cda e le complesse spiegazioni sul bilancio.
Senza contare che durante le cene e i pranzi offerti dalla banca ai soci più importanti, sia il presidente che l’Ad direttore generale hanno spiegato oltre al bilancio anche la scelta di dimettersi per poi rinominarsi con l’aggiunta di una quota rosa figlia d’arte. Anche questa scelta spiegata ai soci nelle code alle filiali. Se poi questo permetta a qualche amministrare di allungare di due anni la sua permanenza nel Cda è una concausa. Insomma gestiamo la vita sociale della banca come fosse una associazione di calcetto.

Eppure la banca è solida, la banca va bene, secondo quanto asseriscono i vertici

Certo, la banca va bene è solida nonostante gli insuccessi, i crediti incagliati, i super costi per i compensi al management, i costi per ricche consulenze, per proggetti di acquisizioni farlocche, ristrutturazioni faraoniche ecc ecc. Nonostante ciò la banca va bene, ma da dove arrivano tutti questi ricavi? In un periodo in cui le banche soffrono noi siamo la mosca bianca!!!
Noi non siamo nelle condizioni di dubitare della veridicità dei numeri ma sarebbe più tranquillizzante se il tutto fosse spiegato e illustrato ai soci personalmente, guardandosi in faccia.

Quello che dice si può forse toccare con mano analizzando la svalutazione delle azioni che ai tempi del presidente Mastrostefano avevano un valore alto che negli anni si è quasi completamente perso

Lei che dice? Va tutto bene tranne le azioni dei soci che valgono zero visto che nessuno le vuole quotate in un mercato sconosciuto. Sono tanti i soci che ormai pensano che siano soldi persi , magari chissà è questo l’obbiettivo dà raggiungere.
All’illustrissimo presidente ricordo che ci aveva garantito in più occasioni che l’operazione banca della Tuscia serviva a trasformare la Coop in Spa per valorizzare le quote dei soci. È stato fatto tutto per ottenere il contrario ivi compreso lasciare la Bpl con quattro filiali, portare di fatto la sede a Roma e addio Velletri mentre il silenzio degli amministratori e dei soci Velletrani è assordante. La ricetta è molto semplice non servono grandi manovre. Bisogna iniziare un percorso di valorizzazione delle azioni prima di tutto togliendole dal quel mercato parallelo assurdo. Le azioni vanno riportate all’interno della banca rivitalizzando uno scambio proficuo tra soci e clienti, dando il giusto valore all’interno della banca. Solo così può tornare a crescere una banca sana dove tutti all’interno hanno un peso e contribuiscono alla crescita delle imprese, delle famiglie e del territori.

Sembra ci siano molti temi cruciali su cui discutere

Potremmo dire tante altre cose per esempio sulla gestione del personale, il cerchio magico, assunzioni familiari, carriere stroncate, panchine lunghe ecc
Preferiamo concentrarci sulla questione soci. Ora per presentare una lista di amministratori alternativi alla lista presentata dalla banca occorrono 250 firme autenticate dei soci e nove candidati. Operazione che stiamo facendo nonostante i tempi ristrettissimi che sono dettati dallo statuto e dai regolamenti. Una operazione che comunque si può effettuare anche dopo la nomina del “nuovo” cda.
È inutile dire che questa nostra iniziativa viene osteggiata dal presidente e dall’Ad – direttore generale, contattando i soci sostenitori offrendo posti, ruoli ecc e dimostrando ancora una volta che la banca è cosa loro e qualsiasi iniziativa seppur legittima viene vista come un “attacco” personale alle loro autorità. Neanche chi la banca l’aveva creata gestiva con questa arroganza di potere. È mancato il rispetto delle regole. Va anche detto che le autorità preposte al controllo sia sulla attività bancaria che sulla legittimità delle attività societarie lasciano a desiderare ma come si dice mai dire mai, magari ora si svegliano dal torpore in cui sembra versino.

Nonostante le difficoltà e la fretta quindi, riesce a nascere una lista alternativa rispetto a quella della banca?

Certo che sì. Siamo ancora in democrazia. La lista c’è ed è composta di soli professionisti. Questa lista alternativa a quella della banca ha un compito preciso e delineato: rimettere al centro i soci senza alcun stravolgimento rivoluzionario. Noi intendiamo soltanto riportare la banca alla funzione originaria: la banca del territorio. La banca di riferimento di imprenditori e famiglie. La banca che cresce e che coinvolge l’assemblea dei soci. La Banca Popolare del Lazio dei vecchi tempi ma con uno sguardo a un futuro prosperoso.

Grazie a Domenico Capitani