CAMERA DEI DEPUTATI: PRESENTATO IL LIBRO "LA CITTA' E' UNA SOLA"

di Silvio Rossi

La presentazione nella sala Aldo Moro, alla Camera dei Deputati, del libro di Ernesto Preziosi: “Una sola è la città” è stata l’occasione per affrontare il tema dell’impegno dei cattolici in politica. Un libro che affronta l’argomento senza fare sconti a nessuno, che impegna il lettore nella riflessione, che non si legge facilmente, ma proprio per questo ha affascinato chi l’ha affrontato, in primis i relatori della serata che hanno elogiato la profondità con cui l’autore ha trattato i temi.

L’incontro, moderato dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, ha offerto spunti interessanti, grazie agli interventi degli ospiti, che hanno impreziosito il pomeriggio con riflessioni non banali, che non hanno cercato di trovare facili risposte, ma hanno posto domande su cui gli intervenuti possono sviluppare una propria convinzione, con elementi di conoscenza maggiore.
Il primo dei relatori, monsignor Bregantini, arcivescovo di Campobasso e presidente della Commissione Cei per gli affari sociali e il lavoro, ha posto l’accento sulla necessità per i cristiani di non chiudersi nelle proprie posizioni, ma di aprirsi al dialogo. Per Bregantini anche il risultato recente delle elezioni greche, che hanno visto il successo della sinistra radicale di Syriza, non deve spaventare. Certamente il fenomeno desta una certa preoccupazione, però non bisogna chiudersi su posizioni di contrasto precostituite, bisogna invece accompagnare le scelte del nuovo governo greco cercando di indirizzarlo in un piano compatibile con i valori riconosciuti dai cristiani.
Gli ha fatto eco Agnese Moro, figlia dello statista ucciso nel 1978 dalle Brigate Rosse, una delle figure che meglio hanno rappresentato l’impegno cattolico in politica coniato nel rispetto dei valori, ma che non è mai scaduto nella china di una clericalizzazione delle istituzioni. La relatrice, che è stata invitata dall’autore proprio perché la sua testimonianza nelle scuole e in altri incontri ha molto in comune con la sua esperienza personale, ha posto alla platea alcune domande circa la necessità, i risultati, e l’eventuale mancanza dei cattolici in politica. Nella sua riflessione ha concluso che non serve a nulla sbandierare un’appartenenza religiosa non seguita dai contenuti, cosa che purtroppo è avvenuta più volte, e ha citato ad esempio la vicenda Welby, dove ha criticato la scelta di aver negato il funerale a Piergiorgio.
Sull’argomento, dopo la chiusura dell’incontro, c’è stata l’approvazione del vescovo, che ha raccontato come molti studenti che lui incontrava nelle scuole non comprendessero come fosse stato possibile negare i funerali a Welby, che in ogni caso era una persona che stava soffrendo per una malattia terribile, mentre spesso sono stati concessi funerali ai mafiosi, con tutti gli onori.
Altro relatore della serata è stato l’ex Presidente della Corte Costituzionale, professor Ugo De Siervo, che ha ricordato lo spirito con cui i costituenti cattolici, che sebbene in buon numero nell’assemblea, non rappresentavano la maggioranza, hanno cercato di collaborare con chi era diverso per estrazione culturale, riuscendo insieme a produrre una carta costituzionale che pone al centro il rispetto e la tutela del cittadino. Al giorno d’oggi si è perso questo spirito, col risultato di non mettere più al centro dell’azione politica l’individuo. Per chiarire questa teoria il professore ha spiegato come in Italia ci siano circa cinque milioni di persone, immigrate regolari, che lavorano e pagano tasse e contributi, ma che si trovano comunque in una situazione delicata, perché la legge italiana ha creato condizioni che rendevano socialmente ricattabili (per un’eventuale perdita del permesso di soggiorno) un numero di persone non marginale, pari a quasi il dieci per cento della popolazione.
De Siervo ha affermato che anche la possibilità dello ius soli, su cui alcuni stanno cercando di convergere, non rappresenta la soluzione, poiché creerebbe differenze anche nella stessa famiglia, dove i genitori avrebbero a questo punto meno diritti dei loro figli.
Abbiamo chiesto al professor De Siervo cosa pensasse dei sindaci che conferiscono la cittadinanza onoraria ai bambini stranieri nati in Italia. La sua risposta è stata: “Sono manifestazioni che servono per far parlare della cosa, ma sarebbe meglio che i sindaci facessero sentire la loro voce nei rispettivi partiti per stimolare una legge che cambi le cose”.
In conclusione, la presentazione del libro, da parte di tutti i relatori, non ha voluto fornire precetti da seguire, ma è servita a stimolare il ragionamento. Stesso scopo che l’autore del libro si è riproposto nella stesura del testo. Un volume che offre diversi punti dai quali partire per indirizzare il proprio impegno nella società.
In questo ha contribuito la sua lunga esperienza maturata nell’Azione Cattolica, la partecipazione a molti progetti nel sociale, l’attività lavorativa esercitata nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, la lunga esperienza come storico.




WILHELM GUSTLOFF: SETTANT'ANNI FA LA PIU' GRANDE TRAGEDIA NAVALE

di Silvio Rossi

Settanta anni fa, il 30 gennaio 1945, nelle gelide acque del Mar Baltico, è avvenuta la più grande tragedia marina della storia. La nave da crociera tedesca Wilhelm Gustloff, gioiello della marineria teutonica, che negli anni d’oro del Reich era unica in quanto a lusso, è stata affondata da un sottomarino russo, mentre stava partecipando all’operazione Annibale, che consisteva nel portare in salvo i profughi delle città occupate dalla Germania durante la guerra, sulle coste del Baltico, con la morte di circa diecimila persone.
La nave fu varata nel 1937, e nei primi due anni portò la ricca borghesia in crociere nell’Atlantico e nel Mare del Nord. Allo scoppio della guerra fu trasformata in nave ospedale, verniciata di bianco con fascia verde e molte croci rosse su fiancate e pontile, ormeggiata pressi di Danzica. Nel gennaio 1945, quando l’Armata Sovietica stava inesorabilmente avanzando verso il territorio tedesco, fu impegnata nell’evacuazione della popolazione tedesca, che portò in salvo oltre due milioni di persone, e alla quale parteciparono tutte le più grandi navi della Kriegsmarine (la marina da guerra tedesca).
Durante uno dei viaggi della disperazione, un sommergibile russo, ignorando le segnalazioni per cui la nave era impegnata nel trasporto di civili, lanciò un missile contro il transatlantico. Delle undicimila persone a bordo, tra equipaggio e profughi, meno di mille furono i sopravvissuti.
Alla tragedia della Gustloff si è aggiunto il 10 febbraio, l’affondamento della nave Steuben, impegnata nella stessa operazione, con oltre quattromila morti.




QUIRINALE: MATTARELLA E' IL NOME DEL PD

di Silvio Rossi

Era il nome che era facile immaginare se non ci fosse stato il Patto del Nazareno a condizionare le consultazioni per l’elezione del prossimo Presidente. Sergio Mattarella è un uomo dello Stato, un lavoratore della Repubblica che ha sempre anteposto il bene pubblico alla gloria personale.
Una carriera trentennale nelle istituzioni. Il nome legato alla legge elettorale, nata per riavvicinare i cittadini alla politica dopo lo scandalo di Mani Pulite. Operazione effettivamente riuscita, i candidati eletti nelle tre legislature successive alla promulgazione del “Mattarellum” (termine coniato dal politologo Sartori per definire la paternità del provvedimento) hanno mantenuto effettivamente un legame col territorio di elezione che difficilmente, a parte alcune eccezioni, si è ripetuto nelle consultazioni successive.
Mattarella forse non è il candidato che stimola gli entusiasmi di molti, ma certamente è la persona, tra tutti i nomi che sono stati “gettati allo sbaraglio” in questi giorni, che ha la carriera politica più immacolata. Non può essere accusato d’inciuci o d’implicazioni negli scandali della Prima o della Seconda Repubblica, è difficilmente attaccabile anche dal Movimento Cinque Stelle.
Figlio d’arte (il padre Bernardo fu ministro democristiano nel dopoguerra), e fratello di Piersanti, il Presidente della Regione Siciliana ucciso nel 1983 dalla mafia, è stato incaricato da De Mita di “ripulire” la DC siciliana dopo gli scandali legati a Salvo Lima e Vito Ciancimino. Fu tra i promotori dell’elezione a sindaco di Palermo di Leoluca Orlando.
Negli anni successivi è stato eletto deputato nei Popolari e nella Margherita, ricoprendo diversi incarichi nei ministeri, tra cui la Pubblica Istruzione nel 1989 e la Difesa nel 1999.
L’assemblea dei grandi elettori PD ha approvato all’unanimità la scelta del segretario Renzi, anche SEL e i centristi concordano, mentre Berlusconi si è preso una pausa di riflessione. Certamente la candidatura di Mattarella non è stata pienamente gradita al Cavaliere. Il giudice costituzionale ha in passato spesso assunto posizioni molto distanti, ma rompere su questo nome potrebbe far cadere la scelta su candidati meno graditi da Arcore (dopo la consultazione delle parlamentarie grilline Romano Prodi è la possibile alternativa).
Probabilmente dovremo attendere sabato mattina per verificare se il nome di Mattarella è stato speso per un’effettiva possibile elezione, o è servito solo per coprire il vero candidato. Oggi i parlamentari democratici hanno detto che è il vero candidato, ma anche due anni fa Prodi fu approvato all’assemblea dei grandi elettori, prima che i centouno…




STAMINA: VANNONI PATTEGGIA A UN ANNO E DIECI MESI

di Silvio Rossi

Davide Vannoni era solo un truffatore, e quanti hanno creduto nella validità del metodo stamina sono stati raggirati.
Quanto appena affermato non è l’arringa di un pubblico ministero, o l’accusa di qualche scettico, nel tentativo di ostacolare l’azione del discusso ideatore del metodo di cura. È invece il risultato dell’ammissione di colpa che lo stesso Vannoni ha implicitamente prodotto con il patteggiamento per l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa.
Una decisione che contrasta notevolmente con l’atteggiamento spavaldo avuto dall’esperto in comunicazione alle prime indagini, quando affermava che il metodo da lui creato era da premio Nobel, una scelta che significa smentire tutte le accuse al ministero di boicottare le sue ricerche, le dispute con gli scienziati internazionali, che hanno sempre bollato il metodo Stamina come inefficace e, in qualche caso “criminale”.
Sebbene lo stesso Vannoni continui ad affermare che il patteggiamento non sia un’ammissione di colpevolezza, interpretazione alquanto bizzarra, non riteniamo verosimile la proposta di accettare una pena che sfiora i due anni (l’accordo col Procuratore Guariniello è di un anno e dieci mesi), nonostante la non menzione nel certificato penale. Una pena che prevede, come misure accessorie, la rinuncia a effettuare nuovamente le infusioni, e il ritiro al ricorso contro il Comitato Scientifico del Ministero della Salute, presentato al Tar del Lazio, altro elemento che dimostra la rinuncia a difendere il metodo sia su tutta la linea.
Sarà il GUP Giorgio Potito il prossimo 18 marzo a decidere se approvare o meno la proposta di patteggiamento, che se da una parte mette fine alla disputa sulla validità del metodo Stamina, non fornisce risposte adeguata a quanti chiedono all’ideatore della terapia non convenzionale il risarcimento dai danni provocato dalle infusioni.

Tra questi il più attivo è Carmine Vona, classificato nell’inchiesta come “vittima numero 52”, venditore ambulante, che per colpa delle infusioni ha avuto un ictus che l’ha lasciato semiparalizzato. Si definisce amareggiato perché con questa procedura Vannoni non farà neanche un giorno di carcere, ma ringrazia lo stesso Guariniello perché perlomeno la verità è venuta fuori, per zittire quanti hanno speculato sul suo dolore.




ANGUILLARA SABAZIA: IL 27 GENNAIO 2014 UNA GIORNATA SENZA MEMORIA

 

Nulla sulla pagina istituzionale del Comune, nulla sul blog realizzato da un assessore in nome dell’amministrazione, nulla nel gruppo Facebook “istituzionale”, gruppo dove un post che un cittadino scrisse per onorare il ricordo, è stato rimosso dall’assessore amministratore del gruppo, trattamento che non viene riservato neanche ad alcune pubblicità o a post dai chiari intenti, neanche troppo velati, di propaganda politica.

 

di Silvio Rossi

Anguillara Sabazia (RM)
– La cultura della commemorazione, intesa nell’accezione di “memoria comune”, non è un elemento che può essere facilmente adottato da chi non impegna concretamente la sua volontà per dedicare a questo importante momento collettivo l’attenzione che merita. Non si può pretendere che tutti siano egualmente coinvolti rispetto ai drammi umani vissuti dalle generazioni che ci hanno preceduto, e hanno lottato per consegnarci un mondo migliore, dono che troppe volte sembra si faccia fatica ad apprezzare.

Quale occasione migliore per monitorare il livello di civiltà raggiunto dalle amministrazioni, del giorno della memoria, istituito per celebrare la liberazione del Campo di Concentramento di Auschwitz, avvenuta all’alba del 27 gennaio 1945? Quest’anno, inoltre, ricorrendo il settantesimo dall’evento, il significato, così come spesso avviene nelle scadenze decennali, ha un valore maggiore: difficilmente tra dieci anni i sopravvissuti dallo sterminio potranno portare la loro testimonianza.

Un avvenimento che è stato considerato come l’emblema più rappresentativo della lotta contro la barbarie, cui tutte le nazioni partecipano, immedesimandosi nel lungo elenco di vittime che nel campo hanno visto terminare la loro esistenza. Un evento che impone a tutte le amministrazioni locali la partecipazione, un obbligo morale che tutti i sindaci, gli assessori, i consiglieri degli ottomila comuni, delle venti regioni e delle province devono rispettare, un monito non derogabile, un richiamo alla comune partecipazione.

Ma non tutti sono ugualmente partecipi nella celebrazione. Alcuni comuni non ritengono, probabilmente, di sentirsi in dovere nel garantire l’impegno di divulgare, informare, riflettere su quest’argomento. Noi, francamente, non ne comprendiamo le ragioni. Sorprende, ad esempio come Anguillara, un comune con ventimila abitanti, che tra l’altro ha la delega alla cultura affidata a una storica che spesso affronta questi temi in contesti universitari, non faccia nulla per il ricordo della Shoah. Nulla sulla pagina istituzionale del Comune, nulla sul blog realizzato da un assessore in nome dell’amministrazione, nulla nel gruppo Facebook “istituzionale”, gruppo dove un post che un cittadino scrisse per onorare il ricordo, è stato rimosso dall’assessore amministratore del gruppo, trattamento che non viene riservato neanche ad alcune pubblicità o a post dai chiari intenti, neanche troppo velati, di propaganda politica.

Siamo convinti che la consigliera Roghi avrebbe desiderato un maggiore coinvolgimento da parte dei suoi colleghi nel Consiglio Comunale (se la maggioranza non ha organizzato nulla, le opposizioni non hanno fatto sentire la loro voce nel merito), e che a malincuore abbia dovuto rinunciare a questa impresa.

Tutti gli altri comuni del territorio (Bracciano, Manziana, Canale Monterano, Campagnano, Formello) hanno realizzato incontri, manifestazioni, dibattiti, in cui i cittadini sono stati invitati tramite il portale comunale. Invece ad Anguillara un inquietante silenzio, che fa più male di mille urli, sta a ricordarci chi non sente il bisogno di urlare “io ricordo”.




ANZIO: IL RICORDO DELLO SBARCO

di Silvio Rossi

Anzio (RM) – Coltivare la memoria significa innanzi tutto cercare di comprendere fino in fondo cosa è avvenuto, quali sono state le azioni degli attori delle vicende, chi ha commesso degli errori e perché. Non basta organizzare una rievocazione in fretta e furia per rendere giustizia ai protagonisti della storia.
Il comune di Anzio ha ben compreso la necessità di non trascurare i dettagli del racconto storico, in particolare nell’organizzazione delle celebrazioni per lo sbarco alleato avvenuto nelle coste della cittadina laziale.
Una settimana d’incontri, mostre, visite, tutte dedicate all’episodio che ha contribuito a cambiare drasticamente le sorti della Seconda Guerra Mondiale per quanto concerne il teatro delle operazioni italiane. Tra le varie iniziative che hanno colorato di grigio-verde le strade della città che diede i natali a Caligola e Nerone, il convegno organizzato da Comune e Museo dello Sbarco presso Villa Sarsina, ha messo in evidenza le luci, e alcune ombre che hanno caratterizzato l’azione alleata nell’inverno del 1944.
Il Generale Massimo Coltrinari ha ricordato la figura del generale John P. Lucas, comandante delle operazioni durante lo sbarco, ricordando come le forze messe a sua disposizione erano insufficienti per il compito richiesto. Nell’esposizione il generale ha esposto come, i rapporti contrastanti tra britannici e americani riguardo l’opportunità di spostare le forze nel mediterraneo, non gli ha permesso di avere più di due battaglioni (sarebbe stato opportuno averne il doppio), né la presenza dei mezzi di appoggio navale partiti subito dopo le operazioni di sbarco, condizioni che hanno determinato il blocco delle posizioni, e una battaglia durata oltre tre mesi con decine di migliaia di morti, che un attacco più deciso avrebbero risparmiato.
Proprio nel non aver avuto la forza di ribellarsi ai propri superiori sono partite le critiche del generale Coltrinari. Questa debolezza è costata la vita a molti suoi sottoposti.
Anche il professor Giancarlo Ramaccia ha messo in evidenza le incertezze degli alleati nell’operazione Shingle, innanzi tutto nella scelta del punto in cui attraccare, definendo più opportuno, per sconfiggere le difese tedesche organizzate nella linea Gustav, uno sbarco più vicino alle linee nemiche, nei pressi di Terracina. Deficitaria era, per gli alleati, anche la comunicazione, che ha messo in seria difficoltà i reparti sbarcati, salvati solo dall’azione dell’aeronautica e dalle informazioni che giungevano dalla resistenza dei partigiani, che a loro volta però erano profondamente divisi nel loro interno tra i fedeli alla corona e i convinti repubblicani.
Le manifestazioni collegate alla rievocazione dello sbarco, che da molti anni impreziosiscono Anzio, sia per il contenuto dei convegni, sia per l’importanza degli ospiti (nel 1994, in occasione del cinquantesimo anniversario, è stato ospitato l’allora Presidente americano Bill Clinton), hanno avuto il culmine il 25 gennaio, con la rievocazione dello sbarco con mezzi anfibi e sorvolo di aerei, e terminerà domenica 1 febbraio con un convegno storico sul contributo statunitense nella ricostruzione italiana post bellica.




ROMA, SAXA RUBRA: FINALMENTE LE MULTE!

Redazione

Roma / Saxa Rubra – Per far rispettare le regole in Italia, in particolare a certe latitudini, c’è bisogno dell’eccezionalità, altrimenti i tentativi di chi, per ruolo o per coscienza, tenta di condurre i comportamenti umani al rispetto delle norme, sono destinati a fallire. Accade così che, nei dintorni del Centro di Produzione RAI di Saxa Rubra, cittadella dell’informazione nata nei primi anni novanta, da dove vengono trasmessi tutti i telegiornali del servizio pubblico, la sicurezza avrebbe imposto il divieto di sosta e fermata delle autovetture a confine con l’insediamento. Regola che, da sempre, è stata ampiamente violata, da dipendenti, fornitori, visitatori e quanti, invece di lasciare le proprie vetture nei parcheggi che pochi metri più in la, esistono numerosi, preferiscono lasciare il proprio caro bene più vicino possibile, infischiandosene dei cartelli.
 

Dopo la strage di Charlie Hebdo, la preoccupazione per attentati a giornali e televisioni di tutta Europa ha riguardato anche l’emittente di Stato italiana, per cui, a titolo precauzionale, la Polizia Locale ha multato la lunga fila di mezzi parcheggiati in divieto.

Ci sono alcuni elementi di questa storia che ci devono far riflettere. Innanzitutto, se la verifica delle auto posizionate a ridosso del muro del centro televisivo fosse stata orientata alla prevenzione di eventuali attentati (un’autovettura carica di esplosivo, per esempio), la semplice multa non avrebbe certo avuto l’effetto disinnescante. Se invece questo slancio di legalità è solo un’operazione atta a non mostrarci troppo “sguaiati” quando l’intelligence di mezza Europa sta in stato di allerta, ci si chiede perché non adottare lo stesso zelo anche in condizioni “normali”.

Nonostante i controlli, però, l’automobilista medio appare refrattario al rispetto delle regole. Infatti, se la mattina, quando la pattuglia di servizio passa regolarmente a “bollare” quanti hanno lasciato la loro vettura nel posto proibito, ecco che, nelle ore pomeridiane, quando la “buriana” è passata, le scatole di ferro tornano a impadronirsi dell’agognato fazzoletto di asfalto sotto il cartello sanzionatorio.




CAMPOBASSO: IL TEATRO SANNITA PRESENTA FILUMENA MARTURANO

di Silvio Rossi

Campobasso – La rappresentazione di Filumena Marturano, celebre opera partorita dalla penna di Eduardo de Filippo, e resa celebre, oltre che dalle interpretazioni dell’autore e dalla sorella Titina, dall’adattamento cinematografico di Vittorio de Sica, con Marcello Mastroianni e Sofia Loren nella parte di Don Mimì e Filumena, è stata presentata la scorsa estate nell’ambito del 40° SANNITA TEATRO FESTIVAL, nello splendido scenario del teatro sannita di Pietrabbondante.
Proprio dal paese dell’alto Molise proviene la compagnia “Amici del teatro di Pietrabbondante”, che ha affrontato la sfida di portare in scena una rappresentazione intensa, che se da un lato ha il vantaggio di essere conosciuta da molti, per cui non necessita per lo spettatore di un impegno particolare per conoscere la trama, pone però gli attori in confronto con modelli difficilmente imitabili.
Domenica prossima, alle ore 18:00, gli attori di Pietrabbondante presenteranno la commedia nel teatro Savoia, nel centro del capoluogo molisano. Un degno riconoscimento per un impegno nella valorizzazione della cultura nella piccola regione.
L’opera
Nel dramma di Filumena, che rifiuta di rivelare all'amante quale dei tre figli da lei messi al mondo sia il suo, De Filippo dichiarava di aver inteso rappresentare un'allegoria dell'Italia lacerata e in larga misura depauperata anche moralmente, e prefigurarne la dignità e la volontà di riscatto. Forse la commedia italiana del dopoguerra più conosciuta e rappresentata anche all'estero, ha un ruolo centrale nella produzione di Eduardo De Filippo, collocandosi tra i primi testi di quella Cantata dei giorni dispari che, a partire da Napoli milionaria, raccoglie le opere più complesse e problematiche in cui si riversano i drammi, le ansie e le speranze di un paese e di un popolo sconvolti dalla guerra.
La trama
Filumena Marturano è un’ex prostituta che da molti anni vive come serva e concubina di Domenico Soriano. Stanca della sua condizione, vuole farsi sposare e ci riesce fingendosi morente. Domenico, accortosi dell'inganno, fa annullare le nozze. Ma Filumena nasconde un segreto, anzi due: ha tre figli ed uno di questi è di Domenico. È riuscita a tirarli su dignitosamente grazie ai soldi che nel tempo ha sottratto a Domenico, senza che lui se ne sia mai accorto …….

Personaggi ed interpreti
Adriana Palmisano Filumena Marturano
Giovanni Palladino Domenico Soriano, ricco dolciere
Aldo Cutone Alfredo Amoroso, 'O cucchieriello
Irene Di Carlo Rosalia Solimene, confidente di Filumena
Concetta Magnanti Diana, giovane «fiamma» di Soriano
Alessia Tesone Lucia, cameriera
Francesco Colaianni Umberto, studente
Fabio Capaldi Riccardo, commerciante
Fabrizio Massaro Michele, operaio
Feliceantonio Di Schiavi L'avvocato Nocella
Arianna Tesone Teresina, sarta
Prodotto dall’Associazione “Amici del teatro di Pietrabbondante”
Regia di Mario Baldini




SALVINI: CUI PRODEST?

di Silvio Rossi

Salvini è un politico navigato, e sapeva bene, al momento della presentazione del referendum per l’abrogazione della legge Fornero, che la Corte Costituzionale non avrebbe mai accolto la sua proposta. Non avrebbe potuto farlo, per due ragioni che non avrebbero potuto essere trascurate neanche chiudendo entrambi gli occhi.
La proposta della lega era inammissibile perché la legge non prevede la possibilità di presentare referendum su temi finanziari o di bilancio, e la spesa pensionistica ha un impatto notevole su quest’argomento. Inoltre non è possibile abrogare una legge se la sua cancellazione provocherebbe in automatico un ammanco di bilancio. Che nel caso di cancellazione della Fornero sarebbe pari a circa venti miliardi di euro, una cifra che corrisponde a un’intera finanziaria.
Salvini sapeva che il referendum non si sarebbe fatto, e allora perché ha portato avanti fino alla fine la proposta? Per cercare di cancellare le norme sulla pensione? Oppure per ottenere un facile consenso (la legge Fornero è forse la più odiata degli ultimi anni). Una mossa propagandistica per schierarsi dalla parte dei difensori del popolo?
Se veramente avesse voluto far modificare i tempi e le modalità per raggiungere il trattamento pensionistico avrebbe dovuto fare qualche proposta al governo, trattare, collaborare nel trovare le adeguate coperture economiche, e votare la nuova eventuale proposta di modifica migliorativa.
Ma tutto ciò costa, se non altro politicamente, perché si dovrebbe rinunciare ad assumere le posizioni di quelli sempre arrabbiati, di quelli che non fanno inciuci. È più facile mandare una proposta a schiantarsi contro un muro per poi urlare che è morta la democrazia, condita con un termine riciclato dai primordi delle manifestazioni grilline. Però, a queste azioni, viene da chiederci: a chi servono?




Sinistra in confusione tra Cofferati e Tsipras

di Silvio Rossi

 

Più che dal nemico storico, Berlusconi, colui che con l’unica eccezione del 1996 li aveva sempre battuti alle urne (perché il risultato del 2006 non può certo essere considerato una sua sconfitta), la sinistra italiana, o meglio, ciò che ne rimane, sembra non riuscire a resistere a un premier che, annoverato nelle proprie file, propone ricette decisamente indigeste ai rappresentanti più ortodossi della linea più radicale della gauche nostrana.
Da quando Renzi è al governo SEL ha vissuto una scissione drammatica, con l’addio del capogruppo alla Camera Gennaro Migliore, la Federazione della Sinistra diminuisce nei sondaggi raggiungendo percentuali imbarazzanti, la sinistra interna del PD con Civati e Fassina subisce umiliazioni continue.
L’ultima in ordine di tempo è la sconfitta di Cofferati alle primarie liguri, sconcertante non tanto per il risultato, solo una parte della vecchia dirigenza non aveva compreso che il “vento” è cambiato e non si possono riproporre vecchie statue di cera per sperare in un successo, ma per la reazione sconclusionata del “cinese” che dopo l’amaro risultato ha fatto come i bambini capricciosi, tornando a casa urlando “con voi non ci gioco più”.
Un atteggiamento criticato da tutti, tranne dal solito sempiterno Fassina, che non perde nessuna occasione per porsi come bastone di traverso rispetto a Renzi, riuscendo ogni volta a essere travolto dalla maggiore esuberanza e convinzione del leader fiorentino.
Cofferati ora si è dimesso, Fassina e Civati minacciano di fare altrettanto, attratti sulla via di Atene dal nuovo messia della sinistra italiana, che come alcuni anni fa, in mancanza di un faro vicino si erano lasciati abbagliare da Zapatero, fino a rimanerne bruciati dall’inconcludenza della sua azione amministrativa. Oggi invece schifano il loro governo e lanciano segnali d’amore verso Tsipras, in attesa di vivere quella che, se Siriza non effettuerà una svolta nella politica annunciata, potrà diventare una nuova tragedia greca.




ALITALIA MAINTENANCE SYSTEMS: IL TRIBUNALE ACCORDA IL CONCORDATO

di Silvio Rossi

Buone notizie per l’Alitalia Maintenance Systems, società che si occupa della manutenzione degli aeromobili di Alitalia. L’azienda, che per cattive gestioni pregresse e accordi non rispettati dai clienti, si era trovata in difficoltà, con il personale in cassa integrazione e il rischio di fallimento, aveva proposto un concordato per superare questa fase, e aprire le porte a possibili investitori esterni che potessero rilevarne le quote societarie e riprendere a pieno l’attività lavorativa.
Il 16 gennaio, verso le ore 12, il tribunale di Roma, sezione fallimentare, ha dato l'ammissibilità alla richiesta di concordato, altro passo importante che proietta ora l'azienda A.M.S. verso l'omologa, quindi, in pratica, offre una possibilità di soluzione della vicenda.

Ora si attende la risposta dei creditori. Se la maggioranza di questi accettano il piano di rientro, come sperano sindacati e lavoratori, si può affermare che è stato compiuto un gesto importante nel percorso di salvezza della società.
Come avevamo annunciato in un articolo di un mese fa, nel momento in cui la società ottiene l'omologa, sono pronti a entrare in azione i Giordani di Panmed, una società leader nel settore delle energie rinnovabili e che ha tutta l’intenzione di avvalersi della qualificata manodopera italiana per ampliare il suo business attraverso i motori aeronautici.

Abbiamo ascoltato l’opinione di Fabio Ceccalupo, membro del dipartimento territoriale dell’UGL trasporto aereo: “La Panmed dovrebbe acquisire il 60% di AMS Holding s.r.l., socio di maggioranza di Alitalia Maintenance Systems, assumendo il controllo amministrativo della società. E’previsto da parte di Panmed un cospicuo investimento che dovrebbe ridare respiro alle casse dell’azienda”.

La speranza dei lavoratori è che la nuova società porti un nuovo management determinato a investire in progetti innovativi, in modo da valorizzare al massimo la potenzialità della forza lavoro che non teme concorrenza in campo internazionale.

“Voglio ringraziare a nome di tutte le sigle sindacali impegnate nella trattativa, ossia FILT CGIL FIT CISL UILTRASPORTi e UGL Trasporto aereo, tutti coloro hanno collaborato nelle loro possibilità per giungere alla soluzione positiva, in particolare l’attuale CEO Giorgio Pietra (ex Alitalia CAI), che in questo periodo difficile per l’azienda ha assunto il ruolo di vero regista, impegnandosi in prima persona per raggiungere questo risultato”, è quanto ci dice Ceccalupo, che chiaramente ci fa capire come non sia ancora tutto risolto, ma finalmente si riesce a vedere la luce in fondo al tunnel.