REGIONE LAZIO, GIUBILEO: NICOLA ZINGARETTI TIRA LE SOMME SU EXPO 2015 E PUNTA SULLA FILIERA UNITA

di Silvio Rossi

A inizio anno è tempo di bilanci rispetto il corso appena passato. Si cerca di far quadrare i conti tra le iniziative intraprese, con gli investimenti che hanno necessitato, e i risultati che sono stati raggiunti, o che ci si attende di raggiungere nel breve termine.
 

La Regione Lazio, nel 2015, ha scommesso decisamente su Expo, predisponendo un piano di comunicazione che ha coinvolto tutto il territorio, senza fermarsi, come troppe volte è avvenuto in passato, alle bellezze della capitale, ma valorizzando le peculiarità di una regione che non ha nulla da invidiare ad altre realtà a volte più considerate. Il punto della situazione è stato analizzato qualche sera fa al tempio di Adriano, alla presenza del Presidente della Regione, Nicola Zingaretti, del Presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, e dal responsabile della cabina di regia per il Lazio, Quirino Briganti.

Nicola Zingaretti ha illustrato i risultati ottenuti dalla Regione durante la rassegna milanese. Due milioni di visitatori sono stati ospitati nello spazio espositivo del Lazio dentro Palazzo Italia, sono state organizzate 37 giornate per la presentazione dei prodotti locali, con degustazioni di una cinquantina di etichette di vini laziali. Durante la serata è stato anche presentato il volume “Sotto le stelle del Lazio”, con le ricette di 23 cuochi che hanno preparato piatti di eccellenza con i cento prodotti portati a Expo dalla regione. Troviamo quindi i broccoletti di Anguillara che contornano un raviolo con bufala pontina, le alici del golfo di Gaeta a condire l’abbacchio romano IGP, l’olio della Sabina o della Tuscia, che impreziosiscono diversi piatti.

Abbiamo chiesto quali prospettive si aprono per le imprese laziali grazie all’Expo al Presidente della Camera di Commercio di Roma:
La partecipazione delle imprese e delle istituzioni del Lazio a Expo ha evidenziato due cose, in primo i prodotti della nostra regione, e tutta la filiera, dai produttori fino ai ristoratori, sono di eccellenza, queste hanno avuto un grande ruolo a Expo, e dimostrano di essere una di quelle risorse su cui la nostra regione, e la nostra città possono puntare.


Zingaretti ha detto nel suo intervento: non dobbiamo perdere questa esperienza. Cosa si può fare in più oggi?
Sicuramente tenere la filiera unita. Evitare che gli agricoltori stiano con gli agricoltori, gli artigiani con gli artigiani, gli chef con gli stellati. Ma è la filiera che moltiplica i fattori di successo. Questa squadra che è stata di successo a Expo può essere sfruttata anche in questa opportunità che ci viene offerta, rappresentata dal Giubileo. Alla fine del Giubileo questo poi deve rimanere come uno degli elementi di attrattività turistica della nostra regione.
 

Un’ultima domanda. Non esiste una fiera specifica dell’enogastronomia laziale. Ci sono molte piccole fiere, c’è la presenza di molti operatori del settore a “Arti e Mestieri”, ma non esiste una fiera dell’enogastronomia laziale. Si può pensare di colmare questa lacuna?
La Camera di Commercio promuove ad esempio un concorso sui formaggi, sull’olio, sul pane, ci sono una serie di manifestazioni che cercano di far emergere le eccellenze, poi una fiera generale può essere fatta, ma devono essere gli organizzatori degli eventi fieristici che devono proporre qualcosa, ovviamente noi come istituzione saremo pronti a dare il nostro contributo.

Sulla stessa linea è anche Quirino Briganti, il responsabile della cabina di regia regionale:

Se dobbiamo fare un bilancio del lavoro effettuato, quanto può ritenersi soddisfatto?
La soddisfazione è enorme, perché coma abbiamo potuto vedere anche dalla serata di oggi, il lavoro dentro Expo è stato molto complesso, e ha toccato tante sfere delle azioni della nostra regione, sia sul campo della tradizione che dell’innovazione, per passare al tema della sostenibilità dello sviluppo, si tratta quindi di tematiche fondamentali, che stanno dentro il tema principale dell’esposizione, che è vivere il pianeta, e che rappresentano un banco di prova anche per il futuro della nostra comunità regionale.
 

Nelle sue visite a Expo, quali realtà ha visto, provenienti da altre nazioni, dove ha trovato idee che potrebbero esserci utili, che magari in Italia non abbiamo pensato?
Ce ne sono state tante, per fortuna c’è oggi un atteggiamento di contaminazione, di rapporto osmotico tra i diversi soggetti, soprattutto nella capacità di creare attenzione e momenti di approfondimento nelle buone pratiche. Di buone pratiche ce ne sono state veramente tante, sul piano dell’alimentazione, della coltivazione, degli elementi dell’innovazione tecnologica applicata all’agricoltura, sull’idea di sviluppare ragionamenti che ci legano al tema dell’identità, cercare di guardare avanti ma tenendo ferma la barra su quella che è la tradizione.
 

Quale è invece un aspetto che magari si sarebbe potuto migliorare, che non è andato alla perfezione?
Quando si ha un calendario così fitto di iniziative, c’è a volte il rammarico, anche in questa, dove tutti hanno detto che è andata molto bene, ma per noi, vedendola dall’interno, si poteva fare ancora meglio. Però credo che il Lazio a Expo ha sviluppato innanzi tutto un lavoro di squadra straordinario, proprio come sistema Lazio, e ha messo in campo quello che era possibile con il ritmo, con la tempistica di Expo, perché non si potevano prevedere iniziative diverse.
 

E il futuro? Cosa può partire da questa esperienza?
Come ha detto anche il Presidente, partiranno molte iniziative che hanno avuto l’incubazione in Expo, sotto questo punto di vista, il Lazio potrà sviluppare un’azione anche con una spinta nuova da questa esperienza, che ha maturato il carattere di una comunità regionale, e l’ha resa consapevole delle proprie forze.




GLI ALLARMI DI OGGI E LE BOMBE NELLE SCUOLE DI IERI

di Silvio Rossi

 

Negli ultimi giorni sono state numerose le segnalazioni di pacchi sospetti, le chiamate per pericolo “bomba”, i messaggi segnalanti più o meno celati timori di attentati nella capitale, che hanno determinato in alcuni casi l’interruzione delle linee metropolitane e alcuni altri servizi essenziali.
Una rete di trasporto che è già debilitata dagli scioperi, dai continui guasti per la scarsa manutenzione pluriennale, dalla carenza strutturale atavica, viene messa a dura prova da queste manifestazioni dell’umana infantilità, cosa di cui non se ne sentiva francamente il bisogno.
Il clima di terrore susseguente alla folle serata di Parigi, fa tornare alla mente gli anni bui del terrorismo, quando le stesse perplessità erano riconducibili a gruppi più o meno estremi, appartenenti alla galassia delle formazioni allora definite extraparlamentari.
Chi, come il sottoscritto, ha iniziato le scuole superiori nello stesso anno in cui fu rapito e ucciso il Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, non può non collegare le sciocche manifestazioni odierne con le telefonate che, in particolare nei mesi successivi ai fatti di via Fani, paventavano più o meno credibili “allarmi bomba” nelle scuole di tutta la città e non solo.
Non molto è cambiato sotto il punto di vista dell’idiozia umana. Una manifestazione di poca coscienza civica, che è anche passibile di denuncia penale con l’accusa di reato di “procurato allarme”.
Ma se nella fine degli anni settanta, queste chiamate avevano lo scopo, benché puerile, di risolvere la giornata con un giorno di libertà giustificato, meta sempre agognata dagli svogliati studenti, ggi come allora, anni in cui la cultura del “sei politico” era ancora bene inserita nella società, mi sfugge quale recondita motivazione spinga gli allarmisti odierni a gettare la città nel caos.
A meno che coloro che oggi gridano “al lupo, al lupo”, non siano sempre gli stessi che trentacinque anni fa si esibivano nelle loro imprese armati di gettone telefonico e anonima cabina SIP, dimostrando che non sempre il tempo matura le persone.




ROMA. SCIOPERO IMPROVVISO DEI BUS PARALIZZA ROMA OVEST

di Silvio Rossi
Roma
– Una protesta covata da tempo, ma non annunciata, quella organizzata oggi dagli autisti di alcune linee Atac, che ha creato notevoli problemi a quanti utilizzano i bus per recarsi a scuola o al lavoro. Sono state una quarantina le linee interessate dalla protesta, in pratica tutte le linee gestite dal consorzio Roma TPL, che fanno riferimento al deposito di Maglianella.

Trentacinque sono le linee che sono state totalmente soppresse, tutte operanti nel quadrante ovest della capitale, a servizio delle zone più periferiche della città. La protesta è stata effettuata da un centinaio di lavoratori che hanno bloccato le attività del deposito dalla prima mattina, che manifestano contro il mancato versamento degli stipendi arretrati, e contro la voce che parla di 145 licenziamenti.

In particolare sono state totalmente soppresse le linee 08, 011, 017, 018, 023, 024, 025, 027, 028, 030, 031, 032, 035, 036, 066, 086, 546, 701, 711, 775, 787, 808, 889, 892, 908, 912, 914, 985, 992, 993, 998, 999, 701L, 703L e C1; mentre hanno avuto forti limitazioni le linee 037, 135, 763, 778 e 907.

Una vicenda, quella odierna, che ripropone il tema della regolamentazione degli scioperi nei servizi essenziali. I lavoratori di Roma TPL hanno tutto il diritto di manifestare, non è possibile però che, per rendere più evidente la loro protesta, decidano di creare il maggior disservizio agli utenti del servizio di trasporto urbano. Altrimenti si rischia di trovarci davanti a una guerra tra poveri, tra autisti e pendolari, che non porterà da nessuna parte.

Ciò che appare incomprensibile è la possibilità che viene lasciata alle società che gestiscono i servizi pubblici di non rispettare i propri lavoratori, mortificandoli con stipendi non pagati, assoluta mancanza di relazioni sindacali, così come lamentano i dipendenti. Non è possibile che un servizio essenziale venga erogato solo per la buona volontà di lavoratori che si recano al proprio posto anche senza aver riconosciuto il proprio stipendio.

Il Commissario Tronca dovrebbe intervenire (come ha chiesto anche il Presidente del XIV Municipio, Valerio Barletta), imponendo alla società che gestisce il servizio di trasporto precisi obblighi, e chiedere, in assenza del rispetto di tali disposizioni, il commissariamento della società.




ANGUILLARA, GLIFOSATO: IL CONSIGLIO COMUNALE RESPINGE LA MOZIONE DI ANGUILLARA IN MOVIMENTO

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di Silvio Rossi

Anguillara (RM) – Una battaglia, quella sull’abolizione del glifosato, sostanza utilizzata in agricoltura come diserbante, che vede il Movimento Cinque Stelle attivo su tutti i fronti, dal Parlamento, al Consiglio Regionale del Lazio, ai comuni, dove i gruppi locali lanciano proposte per introdurre nei regolamenti comunali il divieto di utilizzo e di vendita della sostanza incriminata.

In questa linea si pone anche il gruppo Anguillara in Movimento, che lo scorso mese di ottobre ha presentato al Consiglio Comunale di Anguillara una richiesta di deliberazione nell’ottica del divieto all’uso del glifosato. Richiesta che è stata recentemente restituita al mittente da parte del Presidente del Consiglio Comunale, Secondo Ricci, con la motivazione che tali richieste (mozione, interpellanza, interrogazione) sono prerogative dei consiglieri comunali.

Risposta che ha fatto infuriare i proponenti, che hanno accusato maggioranza e opposizione di non voler occuparsi della salute dei propri cittadini. In un comunicato hanno criticato i consiglieri comunali che hanno risposto loro di non poter, essendo fuori dal Consiglio Comunale, presentare mozioni.

Ci sono, in questa vicenda, alcuni elementi da considerare, per dare un’informazione corretta. Innanzitutto, la questione sulla pericolosità del glifosato è complessa, e gli studi che si trovano hanno fornito risultati discordanti, per cui, prima di chiedere a un singolo comune, che non ha la possibilità di effettuare ricerche accurate sul merito della questione, sarebbe il caso di stimolare una discussione più approfondita a livello nazionale, attenendosi ai risultati di uno studio approfondito sulla effettiva pericolosità del diserbante.

Se da una parte corrisponde a verità che il Glifosato è stato inserito, nello scorso aprile, tra le sostanze potenzialmente cancerogene, nella categoria 2A, la stessa in cui sono inserite patatine fritte e carni rosse, non certo la categoria 1, quella in cui sono inserite sostanze come l’amianto, l’arsenico, il benzene, o anche il fumo di sigaretta.

Ci sono altri elementi che dovrebbero essere approfonditi, per permettere una valutazione sulla messa al bando della sostanza. Nella mozione viene indicato come il glifosato sia una delle sostanze inquinanti presenti nelle acque superficiali. Non viene detto però che questo è praticamente assente nelle falde, caratteristica che ha determinato, quando è stato messo in commercio, il successo del brevetto della Monsanto. Il diserbante infatti ha un’azione meno aggressiva sul suolo rispetto agli altri sistemi chimici.

Ci si chiede quindi se la campagna condotta esclusivamente contro il glifosato sia condotta perché ritenuto più pericoloso di altri composti, oppure perché è un brevetto (ormai scaduto da anni, infatti è prodotto da diverse aziende) della Monsanto?

L’azienda di St Louis è una delle multinazionali oggetto di attacchi continui da parte di alcuni movimenti, assieme a Coca Cola e Mc Donalds.




ROMA, TEATRO AGORÀ: "ALBERTO VERONICA E ME" COMMEDIA IN DUE ATTI ALL'INSEGNA DEL PARADOSSO E DELL'UMORISMO

Redazione

“Alberto, Veronica e me”, la nuova commedia del regista Giuseppe Talarico, che debutterà al Teatro Agorà di Trastevere in via della Penitenza 33, martedì 17 novembre 2015 fino al 6 dicembre 2015, è uno spettacolo all’insegna del paradosso e dell’umorismo, si presenta come una metafora del quotidiano.

Storie comuni e persone comuni ma intrecciate da un ritmo irrefrenabilmente ironico e pieno di allegorie: Leonardo è un quarantenne single molto raffinato che vive da solo in un appartamento a Roma. La sua è una vita tranquilla se non fosse per le continue intrusioni della sorella Rita che molto apprensiva, spesso si reca da lui per rimettergli apposto casa. Rita, essendo di stampo tradizionalista, vuole a tutti costi farlo sposare. Ma lui, pur non avendo nulla contro il matrimonio, non ha ancora trovato la donna del suo destino. Rita, si è però ormai convinta che suo fratello, scappi dal matrimonio e dalle donne perché gay, supportata anche dai modi chic di lui, che a tratti danno questa impressione, fino a convincerla totalmente.

Quando arriverà Alberto, il migliore amico di Leonardo, anche lui dai modi raffinati ma sposato, tutto sembrerà avvalorare la tesi di Rita sull’omosessualità del fratello. In realtà, Alberto va da Leonardo per chiedere conforto, dato che si è perdutamente innamorato di una prostituta di nome Veronica, per la quale è disposto a tutto. Gli equivoci rendono questa commedia avvincente e divertentissima fino alla fine con momenti di grande comicità: ognuno dei personaggi vive in un universo proprio che quando va a collidere con quello degli altri riserva sempre sorprese e imprevisti travolgenti. Ogni personaggio incarna un sentimento, una paura, un sogno fino all’estremizzazione di tutto ciò, grazie all’ottima recitazione degli interpreti.

Leonardo, interpretato da Giuseppe Talarico, in balia della sua classe ed eleganza si ritroverà a spazientirsi fino a rivelare la sua vera natura, pragmatica e verace. Ed ancora Letizia Barone Ricciardelli, in Bianca, moglie di Alberto, incarna la donna insicura e tradita, afflitta da mille paranoie e paure, è una donna disperata.
Ad interpretare Rita è Serena Farnesi, personaggio cardine, rappresenta l’ingenuità e il retaggio di una realtà di borgata con tutti i suoi piccoli grandi sogni, così come il marito Natalino il cui ruolo è affidato a Claudio Boschi, scanzonato e dall’aria trasognata, vive facendo il poeta e compone in ogni momento, scrivendo tutto ciò che gli viene in mente sul suo inseparabile taccuino. Alberto, interpretato da Flavio Ciancio, il migliore amico di Leonardo invece è la personificazione del vizio, è vittima della sua stessa passione, il folle amore per Veronica, una escort professionista, il cui ruolo spetta all’attrice Lucia Rossi, l’apoteosi della seduzione e del potere femminile, per la quale sta sperperando tutti i soldi e trascurando la famiglia.

Gli universi dei personaggi si intrecciano fino a sviscerare risvolti inattesi, tutto sul filo della suspense e di una curiosità incontrollata sul gran finale. La romanità fa da cornice nel linguaggio e nell’atmosfera, nei modi di dire e di fare dei personaggi, eccetto per Veronica che incarna il sogno astratto, l’ideale irraggiungibile ma di fatto è l’emblema della più cinica realtà.

Nel Cast tecnico invece: Manuel Molinu: Tecnico audio e Luci, Mirella Getuli: Sarta e Parrucchiera, Andrea Mocci: Scenografo; Mario Farnesi: Tappezziere; Fotografo di scena: Luca Caravaggio; Silvia Buffo: Ufficio Stampa.




ROMA. SAXA RUBRA, VIA ENZO TORTORA: VERSO LA RIAPERTURA

di Silvio Rossi

Dopo oltre millecinquecento giorni, la palazzina pericolante che impediva il traffico veicolare su via Enzo Tortora non c’è più. Le ruspe hanno demolito i quattro piani colpiti nell’agosto del 2011 da un incendio doloso, che ha compromesso le strutture in maniera irrimediabile. Un disagio per i residenti del quartiere, ma soprattutto per quanti utilizzavano la strada per districarsi nel traffico mattutino della Flaminia, costretti a percorrere via Carlo Emery, strada che costeggia la linea ferroviaria Roma Nord, a senso unico fino a quando la chiusura di via Enzo Tortora ha costretto l’ufficio mobilità a utilizzarla a doppio senso di circolazione, con un evidente disagio per quanti la percorrevano con le autovetture o l’attraversavano davanti alla stazione “Centro Rai”, come i ragazzi che frequentano il vicino istituto scolastico Pietro Calamandrei.

Una notizia attesa da molto tempo quindi. Troppo, se si considera che le responsabilità dell’evento sono state accertate in breve tempo, e dopo la perizia atta a quantificare i danni subiti dai proprietari, non c’era motivo, se non quello economico, per ritardare la bonifica dell’area. La demolizione della palazzina è solo il primo passo, comunque necessario, per la riapertura della strada. C’è bisogno ancora di qualche settimana di lavoro, per togliere i detriti che si trovano in corrispondenza dell’edificio, e la grande quantità di materiali abbandonati nei pressi delle reti che delimitavano la zona off-limits, compreso un furgone probabilmente rubato e abbandonato a pochi metri dall’area recintata.
Perché in Italia, e particolarmente in alcune latitudini, ovunque si crei una situazione di assenza della circolazione, dove è possibile gettare dell’immondizia di qualsiasi genere, con grandi possibilità di passare inosservati, si riesce a trasformare il luogo in una discarica. La riapertura della strada non rappresenterà quindi un beneficio solamente dal punto di vista della circolazione automobilistica, ma anche per quanto riguarda il decoro urbano, compromesso a causa dell’abbandono della strada interrotta.




ROMA, TEATRO: ALL'ARCILIUTO UNA VISIONE AL "FEMMINILE" PER CECHOV

di Silvio Rossi

Roma – Una nuova avventura per la compagnia teatrale l’Eco dei Sanpietrini, che affronta tre atti unici di Cechov, in una visione tutta al femminile che ripercorre la vita e le opere del celebre drammaturgo russo. Presso il teatro dell’Arciliuto, a pochi passi da Piazza Navona, la compagnia teatrale porterà in scena tre opere che ruotano attorno alla realtà dei personaggi femminili, con caratteri decisi, autoritari, particolarmente moderni, che hanno caratterizzato molte creazioni di Cechov.

Reduce dal successo di “Roma: tra storie, canzoni, vizi e passioni, Alma Latina e Pasquinate Moderne”, la compagnia di attori romani, ha voluto cimentarsi con testi apparentemente più lontani dalla cultura e dallo spirito della nostra città, ma resi particolarmente attuali e calzanti grazie alla reinterpretazione di Lavinia Lalle e Sarah Mataloni, registe e attrici dello spettacolo.

“Alcuni tra i testi più significativi del drammaturgo russo – ha dichiarato Sarah Mataloni, coregista dello spettacolo – sono intrecciati tra loro in modo tale da costituire un'unica pièce teatrale focalizzata sul ruolo e sulla valenza della donna. Negli atti scelti, le vicende raccontate ruotano attorno a figure femminili, per esempio in I danni del tabacco, Ivan Ivanovič, è terrorizzato da una moglie autoritaria che lo domina psicologicamente; né L’Orso, un ex ufficiale di artiglieria, Smirnov, è sedotto dal temperamento della giovane vedova Popova e infine in Proposta di matrimonio, Ivan Vasilevič, desidera chiedere la mano alla sua vicina Natalia Stepanovna…”

“Il tono ironico e divertente degli atti unici si amalgama con il senso drammatico ma vero dell’esistenza – ha detto Lavinia Lalle, coregista dello spettacolo – ogni personaggio, anche il più divertente, come Ivan Ivanovič né I danni del Tabacco, lascia trapelare un retrogusto amaro e disincantato della vita”

Lo spettacolo verrà messo in scena i giorni 7 e 8 novembre, presso il teatro dell’Arciliuto, in Piazza Montevecchio, 5. La prima è prevista per le 21 di sabato 7 novembre, la replica il giorno successivo in pomeridiana.
Ospite speciale della rappresentazione è il Maestro Francesco Paniccia che accompagnerà la serata con le sue raffinate composizioni pianistiche, coronando e rendendo la scena ancora più intensa e coinvolgente.




EXPO 2015. QUALE EREDITA' CI LASCERA?

di Silvio Rossi

Milano – Centottantaquattro giorni, dal primo maggio al trentuno ottobre, in cui l’Italia ha dimostrato al mondo intero di essere un paese normale. Un paese dove i propri cittadini fanno diligentemente le file, contrariamente a quanto affermano gli stereotipi che circolano nel nostro paese e anche all’estero.
Sei mesi in cui, nonostante le perplessità iniziali, generate dai ritardi sui lavori di preparazione, e dagli scandali per le tangenti che portarono all’arresto del Direttore Generale dell’Expo, Angelo Paris, assieme ai politici Luigi Grillo, Primo Greganti e Gianstefano Frigerio, è stata fornita un’idea di efficienza italiana, e di competenza sui temi inerenti la manifestazione.

Laddove non c’era bisogno dell’esposizione per mostrare le qualità degli italiani, è sul piano dell’accoglienza. Tutti coloro che hanno raggiunto il nostro paese, sia come visitatori, sia perché impegnati nell’allestimento dei propri padiglioni, sono stati accolti con la solita fraterna umanità italiana. Africani, asiatici, gente venuta dalla fine del mondo, ha trovato all’Expo, a Milano, e più in generale nel nostro paese, una seconda casa.

Il bilancio di Expo2015, a poche ore dalla chiusura è decisamente positivo. Oltre ventuno milioni di visitatori, cinque milioni nel solo mese di ottobre, che ha visto un aumento delle presenze rispetto la media, come da italica abitudine di attendere sempre l’ultimo momento.
Ma il successo della manifestazione, che nei sei mesi di apertura è riuscita a far dimenticare i problemi precedenti all’apertura, non ha senso se limitato al contingente. Expo deve rappresentare un punto di partenza, una base comune su cui tutti devono collaborare per trovare soluzioni migliori.
I temi dell’alimentazione sostenibile, della diminuzione dei rifiuti, di un migliore sfruttamento dell’energia, che sono stati il focus milanese, devono diventare un mantra per tutti gli italiani, indipendentemente dalle convinzioni politiche, dalle differenze economiche e sociali, dall’istruzione.
Non dobbiamo dimenticare che l’Italia è il paese che ha grandissime risorse idriche, ma i suoi acquedotti disperdono circa il 40% di quanto captato dalla sorgente. E nelle case degli italiani le situazioni di spreco sono altrettante. Che nelle grandi città della penisola la raccolta differenziata arranca per affermarsi, e anche su questo aspetto Expo è stata un buon insegnamento.

Se da domani impareremo a dividere i rifiuti, a chiudere un rubinetto, a risparmiare energia, a comportarci in modo da lasciare un mondo migliore, Expo è valsa veramente qualcosa. Se tutto ciò non avviene, e riprenderemo i nostri vizi atavici, è stata solo una grande giostra durata sei mesi. Ma questo fallimento non potrà essere attribuito agli organizzatori, agli scandali, ai costi sostenuti. Sarà solo colpa nostra, che continueremo a non voler imparare le lezioni.




MORTA MARIA GRAZIA CAPULLI, GIORNALISTA DEL TG2

di Silvio Rossi

Una notizia che ha lasciato sconcertati colleghi e telespettatori. Maria Grazia Capulli, uno dei volti più apprezzati e amati del TG2, è morta stamattina. A dare la notizia è stato con un tweet il direttore del TG, Marcello Masi. 

Originaria di Macerata, dove si era laureata in lettere classiche all’Università, e aveva mosso i primi passi nella professione giornalistica con il Messaggero e il Corriere Adriatico, è stata assunta nel 1996 in Rai come inviata speciale del TG2, testata a cui è rimasta legata fino a oggi.
Ancora non sono state rese note le cause del decesso, la scomparsa è avvenuta improvvisamente, fino a pochi giorni fa Maria Grazia è apparsa sugli schermi. In passato aveva combattuto contro un brutto male, e si pensa che un riaffacciarsi della malattia possa essere stata la causa della morte.
La redazione del giornale si stringe attorno al dolore della famiglia.




MONTEZEMOLO TRA I LAVORATORI DELL'ALITALIA MAINTENANCE SYSTEMS

di Silvio Rossi

Un gesto che, anche se non può direttamente risolvere la complessa situazione, significa molto, anche dal punto di vista umano.

Luca Cordero di Montezemolo, Presidente di Alitalia, prima di iniziare la conferenza stampa, in cui avrebbe affrontato il piano di rilancio della compagnia, si è fermato con i lavoratori di Alitalia Maintenance Systems, presenti fuori la palazzina Alpha, per scambiare alcune parole, informarsi meglio sulle problematiche connesse alla loro situazione, e cercare di venire loro incontro, per quanto possibile.

AMS, che è ormai fallita dal primo ottobre scorso, mantiene inalterate le potenzialità produttive, almeno finché l’ENAC concederà all’azienda la certificazione. Per questo motivo i sindacati di categoria hanno incontrato nei giorni scorsi i curatori fallimentari, perché questi si attivino con l’ente per una proroga della certificazione, in modo da poter chiedere al giudice l’esercizio provvisorio, salvaguardando almeno parzialmente l’efficienza produttiva.
I sindacati hanno chiesto inoltre che, gli stessi curatori individuino quei soggetti che nel corso del tempo hanno dimostrato scarsa professionalità in azienda non curandosi dei lavoratori ma solo di stessi mentre oggi di distinguono nel cercare di affibbiare presunte responsabilità alle organizzazioni sindacali.

Tornando a Montezemolo,  ha promesso di fare tutto ciò che è possibile, garantendo l’affidamento delle commesse Alitalia per la revisione dei motori ad Alitalia Maintentenance Systems se questa mantiene la sua operatività. Alitalia però non è attualmente nelle condizioni di effettuare l’offerta per l’acquisizione della società. Così come dichiarato nella conferenza stampa dal Presidente, la compagnia avrà i prossimi due esercizi finanziari in passivo, con la prospettiva di tornare in attivo nel 2017, grazie all’opera di risanamento che si sta effettuando.

Montezemolo ha ricordato come, quando ha assunto il controllo meno di un anno fa, Alitalia si trovava in una condizione economica precaria, “non era garantito neanche l’acquisto del carburante”.
Sindacati e  lavoratori di AMS hanno comunque apprezzato il gesto di Montezemolo. “Da molti anni che lavoriamo qui, non ricordiamo mai di nessun presidente di Alitalia che è venuto a parlare con i lavoratori. Oltretutto il gesto è venuto spontaneamente, mettendo in difficoltà anche la sorveglianza. Certamente è stato un gesto di coraggio da parte sua, speriamo che possa concretizzarsi in buone notizie per tutti noi”.
 




GLI ERRORI DI MARINO

di Silvio Rossi

 

Ormai erano tutti contro di lui. Al momento delle dimissioni il sindaco Marino era più solo della particella di sodio che vagava nel bicchiere d’acqua in una nota pubblicità televisiva. Le opposizioni hanno chiesto le sue dimissioni, in un’escalation di accuse che sono partite già prima che la vicenda Mafia Capitale sconquassasse l’establishment politico capitolino, di destra e di sinistra, e che negli ultimi mesi ha raggiunto livelli di scontro notevoli.
Anche da parte della sua maggioranza, però, nessuno era più disposto a difendere il medico che preferiva gli Stati Uniti alla città eterna. Anzi, gli attacchi più feroci, ultimamente, sono giunti proprio da parte del PD, convinto che la difesa a oltranza di un simbolo ormai percepito come sbagliato dalla stragrande maggioranza della popolazione, era politicamente un suicidio.
Eppure probabilmente le vere colpe di Marino sono inferiori rispetto a quelle dei suoi predecessori. Non ci si deve scordare che Alemanno è rinviato a giudizio per finanziamento illecito (il processo inizierà tra otto mesi), Rutelli dovette pagare 40.000 euro di risarcimento al Comune di Roma, per una condanna della Corte dei Conti, la giunta Carraro dovette dimettersi per l’alto numero di arresti e incriminazioni dei suoi assessori.
Marino, però, a differenza dei precedenti, ha dato dimostrazione di non aver la minima cognizione di come affrontare una qualsiasi difficoltà. La dimostrazione fu offerta subito con la vicenda delle multe alla Panda, una storia quasi surreale, che ha comunque reso il sindaco di Roma lo zimbello dei social network (le battute sulla panda con multa incorporata sono state moltissime).
Di Marino, purtroppo, restano le sue numerose fughe. Ciò che realmente l’ha reso non credibile, non sono state le spese di rappresentanza, inferiore a quelle dei suoi predecessori, e a quelle di molti suoi colleghi. Sono le assurde giustificazioni, che avevano il tono del bambino che negava di aver mangiato la marmellata, pur avendo le labbra ancora sporche. Sono le continue assenze dal Campidoglio, nei momenti in cui si decide il futuro della città. Marino non c’era quando è stato nominato Gabrielli, non c’era quando il Presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone ha presentato la relazione sull’amministrazione capitolina.
Anche la sua presenza a Philadelphia, durante la visita del Papa, che avrebbe potuto essere gestita come un punto di forza da un politico capace, si è rivelata per Marino un boomerang. Il sindaco di Roma è riuscito in un’impresa che nessun altro politico nostrano, anche se ha commesso atti moralmente peggiori, ha mai neanche sfiorato. Ha visto il Santo Padre smentire le sue parole.
E si sa, il sindaco di Roma non deve stare bene solo al suo popolo (e Marino aveva perso la fiducia della gente), alle istituzioni nazionali (e certamente il rapporto tra il sindaco e il Premier si è molto incrinato negli ultimi mesi), ma soprattutto deve essere bene accetto da chi abita sul lato destro del Tevere, perché nessun sindaco può governare Roma contro il volere del Vaticano.