Ronciglione, terremotati: una crocchetta sotto l'albero per i nostri amici a quattro zampe
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di Roberto Ragone
MILANO – L’adozione di due pesi e due misure da parte del potere politico in Italia è sempre stata una cosa macroscopica, ma non è mai arrivata agli assurdi di oggi, con il PD che, durante il regno di Renzi, ha acquisito ogni e qualsiasi centro nevralgico di comando. Senza alcuna vergogna, assistiamo ad assurdi quotidiani, non ultimo l’attaccamento alla poltrona del ministro della (D)istruzione Valeria Fedeli, che, in un paese serio, non avrebbe dovuto essere neanche presa in considerazione. Infatti, dopo la candida confessione del falso in curriculum, data la mancanza di una laurea prima ivi menzionata, ma mai conseguita, si viene a scoprire che, nella migliore tradizione di questo governo, latita perfino un misero e doveroso titolo di studio di scuola media superiore. E va bene che la Lorenzin, inamovibile e blindata dalle case farmaceutiche – non si spiega altrimenti la sua riconferma al ministero della Salute (di chi, poi, la sua? Non certo quella dei cittadini) – anch’essa non dispone di una laurea, magari in medicina, che la renderebbe perlomeno adeguata al compito, svolto abitualmente inviando per indagini negli ospedali ‘ispettori’ non meglio identificati, che certamente ne sanno più di lei. Nessuno le ha mai chiesto, dall’alto, di dimettersi; a differenza di quanto succede ‘dal basso’, da parte di cittadini che ne hanno chiesto l’intervento, senza mai ricevere un benché minimo cenno di interesse, nonostante situazioni gravi: non ultima, quella di Vincenza Sicari, l’ex maratoneta ora ricoverata a Bari, che da anni attende da parte dei sanitari una diagnosi precisa del suo male che la sta portando alla tomba all’età di 37 anni.
Lorenzin, che ha garantito che con la vittoria del SI’ al referendum anche i bambini ammalati di cancro avrebbero ricevuto cure più efficaci: anche questo un’indegna assurdità della nostra politica malata. Quindi, Valeria Fedeli, avendo già mentito in apertura di giochi sul suo curriculum ufficiale, e non avendo i requisiti che possano certificarla come adeguata ad un Ministero che tratta ciò che lei non è mai arrivata a conseguire, dovrebbe dimettersi. Ma, in base alla consuetudine di due pesi e due misure, il personaggio, sponsorizzato, manco a dirlo, da don Matteo per altri meriti che non quelli che l’avrebbero portata a cotanto soglio, resiste, senza vergogna – e qui siamo in linea con Renzi e il suo governo -, ma anche senza dignità personale. Altro caso è quello che ci permette di confrontare due situazioni palesemente simili, quella della sindaca di Roma Virginia Raggi, e quella del sindaco di Milano Giuseppe Sala.
Acque tranquille a Milano, agitatissime a Roma, con l’attacco dell’artiglieria pesante nei confronti di Raggi e del M5S. ipotesi le più truci viaggiano e scorrazzano sui quotidiani, soprattutto su quel Messaggero il cui patron Caltagirone fu colpito negli interessi più cari quando la Raggi decise il NO per le olimpiadi a Roma; quello stesso Messaggero la cui desistenza da attacchi giornalistici il Marra arrestato per corruzione voleva ottenere con le sue telefonate. Nella realtà, nessun crimine ha commesso Virginia Raggi, di fronte alla legge, nonostante i giornali stampati e parlati insistano sulla posizione di Marra ‘molto vicino’ al sindaco di Roma. L’illecito di Marra, presunto fino a giudizio definitivo, sarebbe stato commesso nel 2013, sotto ben altra amministrazione, vedi un po’ proprio quella del Piddino Ignazio Marino. Ma nessuno si è mai peritato di specificare che, magari, il Marra era ‘molto vicino’ a Marino, molto di più di quanto non sia stato, visto il limitato tempo trascorso, ‘vicino’ a Virginia. E giù tutti a chiedere le dimissioni di Raggi e della sua giunta, dopo aver ripescato la Muraro, già scagionata a suo tempo dall’indagine di Mafia Capitale. Altro clima a Milano, da minuetto, con tanti ‘prego, si accomodi’, ‘dopo di lei’, ‘ma che fa, si autosospende?’, ‘ma non era necessario’, ‘ma lei è troppo corretto’, ‘suvvia, si controsospenda’, ‘ma no, aspetto ancora un po’’, ‘ma no, la città ha bisogno di lei’, ‘dice?’ ‘certo, non faccia così’, ‘quasi quasi ci ripenso’, suvvia, faccia il bravo’. E così pare che Giuseppe sala, indagato in prima persona, e non squalificato dalla scelta sbagliata di un assessore – ma ai suoi assessori nessuno va a fare le pulci?- fluttua su di una nuvoletta, aspettando che la folla acclamante lo spinga a rifare il sindaco. Sala, indagato in prima persona; De Luca, indagato per l’ennesima volta; Fedeli, falso curriculum; un solo comune denominatore: tutti del partito di governo. La verità è amara: in Italia, quando ti metti contro certe persone, ti sguinzagliano contro i cani. Contro la Raggi , che non ha commesso alcun crimine, i carri armati, l’artiglieria pesante, le cluster bomb. Sala, soggettivamente indagato, indisturbato, pregato, corteggiato, affinchè riprenda il suo ruolo. All’orizzonte, nuvole nere per Raggi e M5S, che deve essere squalificato a tutti i costi, perché rischia di arrivare al governo: hanno anche inventato che i suoi esponenti parlano per frasi fatte, estrapolandole dalle varie registrazioni. Questo succede a chi non si adegua al regime, a chi vuole andare contro corrente. Questo succede ad un paese governato da chi ha come scopo soltanto il proprio vantaggio. Questo succede quando il potere, comunque ottenuto, viene usato come una clava per abbattere i propri nemici, a dispetto della democrazia e dei cittadini.
di Roberto Ragone
Brexit insegna: dopo la debacle, Cameron è scomparso dalla scena, lasciando il potere in mano a chi il referendum aveva vinto di misura, pur avendo dalla sua un numero di consensi non trascurabile. Ma l’Inghilterra è un paese serio. Gli Inglesi si possono amare o no, ma hanno una grande qualità: esprimono un carattere nazionale che prescinde da ogni scelta politica o finanziaria, un attaccamento alla nazione e alla casa regnante che è la loro spina dorsale. Una spina dorsale che gli Italiani hanno perso, insieme al loro carattere nazionale. Se oggi parli da patria, ti danno del fascista. Ma l’amor patrio non appartiene al ventennio. Durante il regime è stato esaltato e sfruttato politicamente, ma è nato prima, e sarebbe molto bello che venisse ritrovato, a dispetto di chi vuole renderci soltanto una colonia. Insomma, l’Inghilterra è una nazione seria. Tutt’altra cosa che l’Italia. O meglio, tutt’altra cosa che i suoi politici, attaccati al cadreghino con resina epossidica. In UK, il giorno dopo, nonostante le proteste di parecchi fan del Remain, la cosa è andata avanti, pur contestata dalla Merkel e Soci europei, e per quanto ne sappiamo, la felice separazione da una Unione Europea vampiresca, pur non consensuale, andrà avanti fino a compimento. Intanto la borsa in UK vola, l’economia è ripresa, le tasse sono, o saranno ridotte, e il sacrificio economico sull’altare del Moloch di Strasburgo è stato cancellato: tutti quei miliardi di sterline da versare ogni anno nelle casse di un’amministrazione oscura, infatti, rimarranno all’interno del Regno Unito, a tutto vantaggio di chi ci vive. Nessun timore per i nostri ragazzi che vogliano andare a lavorare a Londra, sempre che trovino posto: nessuna barriera alle dogane. Tutt’altra solfa ascoltiamo da noi.
Sconfitto amaramente dal voto referendario, per quanto si sia dato da fare in ogni modo, Renzi non si toglie dai piedi, anzi, prepara il ritorno. Anzi, la maggior responsabile – almeno secondo la storia – di una riforma costituzionale raffazzonata e faziosa, Maria Elena Boschi, è stata promossa, mentre l’amico personale di don Matteo, Lotti, ha ricevuto in dono un ministero tutto nuovo, creato apposta per lui, il Ministero dello sport. Forse per la sua capacità nel reperire urgentemente nelle pieghe di bilancio, sottraendo risorse a chi ne aveva diritto, 68 mln di euro per pagare Ecclestone e consentire la gara di Formula 1 a Monza e non scontentare Marchionne, testimonial autorevole del SI’. Dopo averci inflitto, Renzi, complice un Napolitano sempre nell’ombra, ma sempre operativo, un governo noioso come chi lo guida, ha imposto la ‘sua’ squadra di governo, continuando nei fatti a comandare anche dopo le ‘dimissioni’, che ormai meritano le virgolette. Gentiloni è grigio, grigio nell’abito, grigio nei capelli, grigio nel volto, grigio nell’eloquio, incapace di esprimere una supposta personalità, per scelta, per istruzioni ricevute, o per carattere: propendiamo per quest’ultima ipotesi. Anzi, tante sfumature di grigio, magari cinquanta, come il libro che ne porta il titolo – ma senza il pepe che me è contenuto: solo la copertina.
E Gentiloni questo è, la copertina di un esecutivo pilotato da remoto, come in un videogioco: ma all’interno solo fogli bianchi. Non sappiamo quanto durerà; la data di metà settembre 2017 è cruciale per ottenere, da parte di molti parlamentari – pare poco meno di 600 – il diritto all’erogazione dell’agognato vitalizio, che ormai è rimasta l’unica ragione valida per molti per stare in politica. Se Renzi lo riterrà vantaggioso per la sua politica, potrà arrivare a fine legislatura, nel 2018, quando si spera che non si giunga al quinto governo non eletto, e si vada finalmente a votare. Nel frattempo don Matteo avrà maneggiato e rimestato tanto, da avere una posizione di vantaggio, annientando in qualsiasi modo gli avversari politici – leggi Cinquestelle – e accordandosi con i sodali – leggi Verdini – ancorchè scontenti per essere rimasti a far da tappezzeria, mentre sulla pista tutti ballano tranne loro. Berlusconi sta alla finestra, sicuro dei fatti suoi, e sempre disposto a tornare nella stanza dei bottoni: la politica del partito di minoranza che fa da contrappeso sulla bilancia del potere glie l’ha insegnato anni fa il suo amico Bettino Craxi, che riusciva a condizionare la vita politica della nazione con il suo piccolo risultato elettorale. Intanto in TV impazzano presunti sondaggi che mostrano il gradimento di Gentiloni da parte degli intervistati oltre il 50%. Preferiamo non commentare i risultati, ma basta parlare con chiunque per rendersi conto che la situazione è ben diversa. Vien da chiedersi dove siano state fatte le interviste, e come. Ma tant’è: ormai i risultati dei sondaggi in TV servono ad orientare le scelte dei cittadini, e a tranquillizzarli. Non è successo nulla, proprio nulla, infatti Gentiloni da’ proprio l’idea del nulla, e dell’impossibilità di esprimere se non il nulla. Tutto in attesa del ritorno di Renzi, come quando Putin, scaduto il suo mandato, mise al suo posto Medvedev, in attesa di sostituirlo successivamente alla guida della grande Russia. Non che Renzi abbia la personalità dell’ex agente del KGB, nel bene e nel male, tutt’altro. La dimensione dell’uomo è diversa, salta agli occhi. Abbiamo visto Putin sul tatami, portare alcune tecniche di Judo, o a cavallo, stile Mussolini: di contro, abbiamo visto Renzi alla Ruota della Fortuna, senza fortuna, o peggio ancora, vestito da boy scout, con le gambe pelose sotto i calzoncini e il fazzoletto variopinto al collo, sempre con quell’espressione mutuata da Rowan Atkinson nei panni di Mr. Bean. Da rabbrividire. Intanto tutto scorre, ‘Panta rei’, come diceva Eraclito, la vita continua. Ci hanno messo un cappuccio sulla testa, per farci credere che fuori è buio, cerchiamo di strapparcelo dagli occhi. Oppure il nostro destino sarà simile a quello di quel tizio che s’era buttato dall’alto di un grattacielo di più di cento piani, e ad ogni piano si ripeteva: “Fino ad ora, tutto bene”.
di Roberto Ragone
E’ ormai chiaro che gli Italiani, con il sonoro NO del 4 dicembre, sono sfuggiti, più o meno consapevolmente, a quella trappola che Renzi &Co. avevano teso loro, combinando il tutto – il famoso ‘combinato disposto’ tanto caro a Berlusconi – con la nuove legge elettorale, un Italicum che sarebbe andato benissimo se a vincere fosse stato il SI’ (I Piddini non parlano di vittoria del SI’, ma di Renzi, lapsus freudiano), ma che improvvisamente s’è scoperto anticostituzionale, nonostante il suo pregresso. Infatti la legge Italicum era stata a suo tempo dichiarata anticostituzionale da un Mattarella in quota alla Corte Costituzionale; lo stesso Mattarella che, da presidente della Repubblica, l’ha firmata senza batter ciglio.
Con il SI’ al referendum, l’Italicum avrebbe chiuso definitivamente le manette ai polsi di noi tutti. Ma a volte basta un sassolino per confondere il meccanismo più perfetto. Gli autori: Sensi, spin doctor di don Matteo, e Messina, il guru venuto da lontano ad incassare, pare, 400.000 euro per garantire la vittoria referendaria: che poi in realtà sarebbe stata la vittoria di Renzi e della sua politica. Non avevamo torto quando, da queste colonne, mettevamo in guardia i chiamati al voto, nonostante la propaganda martellante su tutti i media, senza alcun rispetto per una presunta par condicio, coinvolgendo anche la stessa scheda utilizzata per il voto, palesemente faziosa. Ed anche i ricorsi contro la scheda sono andati a vuoto, facendo per lo meno sospettare dell’obiettività dell’esame dei ricorsi stessi. Così, dopo un meraviglioso 60 a 40, pensavamo finalmente che la volontà dei cittadini fosse chiara, e che i preposti alla nostra amministrazione pubblica ne facessero tesoro.
Ma no, tutto continua come prima, con il quarto governo non eletto, ma imposto dall’alto, e gli Italiani inviperiti. Dov’è la democrazia, in questo paese? Forse in fondo a destra, come quando al ristorante cerchi la toilette. Dopo Prodi con l’euro, Monti con l’austerity assassina, Letta l’indeciso e Renzi l’arrogante, oggi ci godiamo Gentiloni il ‘felpato’ – così è stato definito – un presidente del consiglio a sua insaputa che pare scorrere su ben lubrificati cuscinetti a sfere, tanto la strada è facile, è già tracciata, ed è controllata da re Giorgio. Anche se oggi il PD & Co. non sanno più dove sbattere la testa. La priorità non è, come potrebbe sembrare, la prosecuzione della legislatura, ma una legge elettorale che consenta di tagliare fuori i Cinquestelle, evidentemente in grande crescita. Nel frattempo continua la cerimonia di avvicendamento alla guida del governo, con un Gentiloni più che malleabile, scelto proprio per la sua capacità di adattarsi a qualsiasi evento politico. Se vogliamo, Nardella, Gentiloni e Mattarella hanno una cosa in comune: l'essere una proiezione degli originali: Nardella di Renzi come sindaco di Firenze, Gentiloni come presidente del consiglio; Mattarella di Napolitano. Un Napolitano che a noi piace vedere ancora come una presenza attiva nelle decisioni di questo governo, una specie, mi si passi il termine, di 'presidente ombra'. Se vogliamo prevedere ciò che succederà, basta guardare ciò che Napolitano farebbe se fosse al potere – in modo evidente.
La svolta che tutti aspettavamo dopo il 4 dicembre, e che non c'è stata, sembra proprio portare la sua firma. Ignorare ciò che è successo, e continuare installando il quarto governo non eletto, contro il volere della maggioranza dei cittadini, democraticamente espressa con un voto plebiscitario, è da gesuita: cioè, ignorare semplicemente che sia successo qualcosa, come fa la Chiesa Cattolica quando è in imbarazzo. Come quando un giornalista gli chiese se si fosse accorto del boom del Cinquestelle, alle ultime politiche, e lui rispose che l'ultimo boom di cui si era accorto era stato quello degli anni '60, il boom economico. Per re Giorgo i Cinquestelle rappresentano una spina nel fianco, come per tutto il PD, oltre che per Berlusconi e Forza Italia, e questo si respira nelle sue esternazioni. Insomma, via Renzi, arriva Gentiloni, e il voto del 4 dicembre va a pallino. Come niente fosse. Si notano comunque le tracce di contatti di corridoio avuti con gli esponenti delle varie forze politiche. Romani, FI, con a fianco un Brunetta stranamente mansueto, ha dichiarato che Gentiloni darà il via ad un governo 'normale', come se il governo di Gentiloni fosse ‘normale’, e non una stortura della democrazia; e questo la dice lunga su chi Berlusconi appoggerà in parlamento. Ricordiamo tutti Brunetta inviperito tuonare contro Renzi, e il suo governo, oggi stranamente – o prevedibilmente – silenzioso. E questo è solo uno dei sintomi che in appresso andremo ad annotare. Non ha importanza chi sarà nominato a capo dei vari ministeri in queste ore, tanto non cambierà nulla. E non è cambiato neanche Renzi, dopo la batosta che ha preso. In direzione PD ha ritrovato – ove mai l'avesse persa – tutta la sua arroganza. Speravamo che avesse capito, ma sembra di no. Il governo Gentiloni è nato per arrivare a fine legislatura, come appare molto probabile, nonostante voci di elezioni anticipate, delle quali Renzi dice di non aver paura. Allungare i termini per un confronto gioverebbe certamente al potere in carica, consentendo di consolidare alleanze più o meno legittime: con il dichiarato proposito di spegnere tutte e cinque le stelle di Grillo, chissà, con qualche scandaluccio, tipo firme fasulle, opportunamente montato sui media a traino. Mentre il presidente emerito, re Giorgio Napolitano muove le fila per distruggere il nemico – politico. Si vedrà.
di Roberto Ragone
RONCIGLIONE (VT) – Nuove incursioni di ladri a Ronciglione, questa volta è toccato nuovamente a Poggio Cavaliere. A nulla sembra esser valso l’appello del comandante della locale Compagnia dei Carabinieri, Capitano Alfredo Tammelleo, ai residenti, per una maggiore vigilanza. Infatti era stata trasmessa una richiesta di maggior vigilanza da parte di chi a Poggio Cavaliere abita stabilmente. "Qualsiasi presenza estranea, qualsiasi auto sconosciuta, qualsiasi rumore notturno va segnalato al 112 o al numero diretto dei Carabinieri di Ronciglione 0761.62921".
L'appello è quello di sostenere le forze dell’ordine ad aiutare la popolazione, cercando di creare, oltre alla rete Whatsapp già in atto per un rapido allarme dei residenti, una ronda virtuale, che segnali tutto ciò che non va.
Chi non ha la coscienza sporca non deve lamentarsi dei controlli: essi sono tesi unicamente alla protezione dei cittadini. Non sbuffiamo se magari la sera tardi una pattuglia ci ferma e controlla i documenti: il controllo del territorio è l’unica arma per prevenire i furti ed evitare che ladri senza ostacoli possano a loro volta controllare le nostre case. Non lampeggiare con le macchine che si incrociano quando si è appena passato un posto di controllo: è accaduto più volte che, in seguito a questo lampeggiamento, un’auto abbia fatto inversione di marcia, magari proprio quella, rubata, che avrebbe portato i ladri in casa nostra, senza controllo.
Con le nuove normative, grazie a questo governo, sono stati depenalizzati circa 220 reati per i quali non è possibile neanche l’arresto in flagranza di reato. Fra decreti svuota carceri e indulto, nessuno rimane in gabbia più di qualche ora, magari denunziato a piede libero e, appunto, ‘libero’ di continuare a delinquere. Adottiamo tutte le difese passive possibili, dagli impianti d’allarme, alle telefonate al 112.
Perciò, ascoltiamo l’appello di chi è preposto alla nostra sicurezza, senza orario d’ufficio, ma a volte rischiando la vita sulle auto per impedire una danno alle nostre proprietà: difendiamoci da soli, abbiamo avuto assicurazioni della più ampia disponibilità e di interventi il più possibile rapidi da parte dei Carabinieri di questo paese. E posso certificare, per esperienza diretta, che questo è vero.
di Roberto Ragone
ROMA – Era apparsa come una vicenda dai contorni poco chiari, ma le telecamere di sorveglianza della zona hanno aiutato gli investigatori a dipanare la matassa. La morte di Zhang Yao è stata provocata da un treno di passaggio, che l’ha urtata e l’ha catapultata nel cespuglio in cui è stata trovata, a qualche centinaio di metri di distanza. A rivelare la verità dei fatti una telecamera posta su di un capannone industriale nella zona di via Salviati.
Nel filmato si possono seguire gli ultimi momenti di vita della ragazza, nonché la fuga di tre uomini, che appaiono purtroppo come soltanto tre ombre in movimento, data la scarsa qualità delle immagini. Questo conforta la versione dell’amica di Zhang Yao, che ha riferito che la ragazza la chiamò al cellulare per dirle che stava inseguendo tre rapinatori, dei quali almeno uno di colore; altre versioni riportano che di colore fossero tutti e tre.
Nell’inseguire i tre, la ragazza sarebbe salita sulla massicciata, rimanendo travolta. Si vede infatti la cinese sui binari, un attimo prima d’essere investita, guardarsi intorno confusa. Poi lo schianto. Una vicenda molto triste per i familiari, una vita stroncata in conseguenza dello scippo di tre balordi che evidentemente vivono ai margini della società. Il fatto che siano stati descritti come ‘di colore’, alimenta l’odio razziale che in Italia ha avuto un’impennata in conseguenza delle varie vicende collegate ai migranti e comunque agli stranieri, non ultima quella della famiglia marocchina di Torbellamonaca. I genitori sono in viaggio verso l’Italia per occuparsi della parte più triste, il riconoscimento e il trasporto della salma in patria. Sulla scomparsa di Zhang Yao s’erano fatte le ipotesi più varie e disparate, compreso il sequestro di persona, o un sequestro simulato. Purtroppo la realtà è sempre più cruda di come noi la immaginiamo, e la povera ragazza ha spento i suoi sogni sulla massicciata di una linea ferroviaria. Il macchinista del treno, interrogato, ha dichiarato di aver sentito gridare, ma di non aver dato importanza al fatto. Il PM Pierfilippo Laviani, a cui è stata affidata l’indagine, ha aperto un fascicolo non più per sequestro di persona, ma per rapina. Introvabile il cellulare della ragazza, che potrebbe essere andato smarrito nell’urto: non può infatti, secondo la logica, essere in possesso dei rapinatori, che, nel filmato della telecamera a circuito chiuso, si vedono fuggire. Ultimo atto, i risultati dell’autopsia, che ci daranno maggiori particolari su questa vicenda che ha sconvolto la comunità cinese di Roma. Da trovare ed arrestare i tre balordi: nella borsetta di Zhang Yao, infatti, c’erano 1.500 euro in contanti.