Siracusa, branco pesta e da fuoco ad anziano con problemi fisici

di Paolino Canzoneri

Siracusa – Ancora una volta un episodio di violenza gratuita a Siracusa ai danni di un anziano ottantenne con problemi fisici e cagionevole di salute costretto a subire per tre giorni minacce e violenze da un gruppo di ragazzi che oltre a percosse hanno gettato addosso benzina dando fuoco. Al momento il provero anziano è ricoverato in condizioni serissime all'ospedale Cannizzaro di Catania con ustioni gravissime in diverse parti del corpo e con il passare delle ore non si evidenziano condizioni di miglioramento. La polizia della Squadra Mobile grazie alle telecamere in una stazione di benzina nelle vicinanze dell'abitazione dell'anziano hanno potuto visionare un video di sorveglianza che ha ripreso dei giovani intenti a riempire una tanica di benzina. Da una prima ricostruzione il branco è composto da quattro giovani appena ventenni residenti Grottasanta nella zona nord di Siracusa, luogo dove almento tre volte sembra abbiano agito contro il povero anziano. Il procuratore capo della Repubblica di Siracusa Francesco Paolo Giordano ha disposto l'apertura di un fascicolo di indagine con l'accusa pesantissima di tentato omicidio precisando anche: "Si tratta di n episodio tra criminalità e bullismo di quartiere. Siamo fiduciosi. Grazie all'utilizzo dei diversi sistemi tecnologici, contiamo di avere qualche novità nelle prossime ore". La notizia giunge ad una precisa settimana di distanza al preciso scopo di non intralciare le operazioni della Squadra Mobile intenta a non creare sospetti fra i giovani che hanno agito senza motivazioni se non per provare malsano divertimento con violenza gratuita che evidenzia un forte disagio giovanile, una mancanza assoluta di valori e  con palesi segni di patologie legate a disturbi comportamentali. Indignazione e sgomento in città che conferma certe preoccupazioni legate allo ripetersi ancora una volta di episodi terribili che trovano i giovani anche incensurati quali protagonisti indegni di un degrado morale e psicologico.




Brexit. La sgradevole richiesta di Theresa May e il sorpasso a sinistra di Angela Merkel

di Paolino Canzoneri

All'indomani della vittoria del "leave" con un 52% che non lascia il benchè minimo dubbio sulla volontà degli inglesi di uscire dall'Europa, l'aria di Londra era più fresca del solito e nei volti degli inglesi aleggiava una sorta di stupore e di sorpresa; in fin dei conti non se lo aspettava nessuno e quelle facce dapprima serene e convinte parlavano da sole: "stavolta l'abbiamo fatta grossa". Proprio cosi, l'hanno fatta proprio grossa perchè in fin dei conti l'Inghilterra ha da sempre mostrato una riluttanza e poca predisposizione a voler stare nella comunità europea accollandosi regole e modalità che hanno comportato sacrifici non indifferenti per tutti gli altri paesi. Nel pieno rispetto delle loro tradizioni storiche e della loro cultura (come se l'avessero solo loro), hanno da sempre assunto un comportamento da viziati d'Europa senza volersi adeguare alla moneta unica financo mantenere l'odiosa corsia di transito a sinistra e non solo. Il cosiddetto Brexit comporterà dei disagi pressanti in termine di mercato ma al momento i fautori e vincitori del "Leave" sembrano ignorare che ogni paese dell'unione perderà un solo mercato cioè quello inglese mentre i britannici ne perderanno ben 27 cioè quelli degli altri paesi dell'unione ma se ne accorgeranno nel tempo. A poche ore dalla clamorosa scelta moltissimi inglesi, a cui è stata propinata una campagna informativa errata, faziosa e poco descrittiva su quello che avrebbe comportato la scelta dell'uscita, hanno dichiarato in diverse interviste e sondaggi post brexit di non aver capito bene e di essersi pentiti loro malgrado. In una di queste interviste per scopi di sondaggio spicca quasi per comicità grottesca quella di una signora quasi anziana che ha votato per l'uscita ma senza aver capito realmente cosa avrebbe comportato una scelta cosi importante: "non avevo capito bene, figurarsi che io e mio marito con i soldi risparmiati da una vita abbiamo comprato una casetta nel nord della Francia che tanto amiamo dove vorremmo trascorrere i mesi estivi…". Qualcuno dovrà spiegargli loro malgrado che improvvisamente per la Francia quella adorabile coppia inglese non diverrà altro che una coppia di extra comunitari con obblighi di documentazione in contrapposizione al libero attraversamento delle frontiere fra i paesi della comunità e con tempi di soggiorno limitati. Il nostro presidente del Consiglio stizzito un po come tutti ha rilasciato una dichiarazione con un'aria da sufficienza del tutto giustificata auspicando un veloce disbrigo delle pratiche per l'uscita, quasi a dire "sbrigatevi con le incombenze burocratiche e visto che non ci volete stare, levatevi dalle scatole in fretta perchè abbiamo molto altro da fare nella comunità". Con il passare del tempo sembra che più si aprono le frontiere e più si evidenzia quella scarsa propensione alla condivisione delle culture mentre invece prende piede quella volontà di chiusura a riccio e quella poca voglia di intergrazione. Diffidenza e razzismo quali tarli dell'animo umano vengono fuori proprio nel momento in cui ogni apertura non viene vista come risorsa culturale ma come rischio per una propria incolumità e per un ipotetico disgregamento delle proprie tradizioni che nessuno è disposto a perdere o a veder evolversi. Il Regno Unito in sostanza ha calato il sipario e ha chiaramente mostrato una arrogante ingratitudine verso tutta l'Europa che ogni anno per turismo e per studi ha visto ingrossarsi le proprie casse a dismisura e ha rivelato una altrettanta presunzione di onnipotenza molto collusa con una decisa linea di demarcazione fra l'inglese e il non inglese cosi come si è evidenziato dalla sgradevole richiesta di questi ultimi giorni della premier britannica Theresa May che ha disposto alle aziende del regno di comunicare l'elenco degli impiegati non inglesi. Comprensibile come questa decisione puzzi di celato razzismo ed è facile intuire come si stiano considerando dei provvedimenti legislativi che inducano favori e condizioni migliori per gli inglesi a discapito di tutti gli altri provenienti dall'Europa e dal resto del mondo. La Merkel quale leader della Germania, paese al momento fiorente e con livelli bassissimi di disoccupazione e debiti, in un impeto di insofferenza verso la collega britannica ha tuonato che senza libera circolazione nel Regno Unito non sarà possibile per gli inglesi d'avvalersi del libero accesso ai mercati dell'unione Europea. La Merkel raramente coglie il plauso di tutti i paesi ma stavolta sembra concorde l'approvazione per quanto affermato. Peccato però constatare quanto sempre più difficile sia affrontare temi importanti come la distribuzione del numero degl  immigrati che ogni giorno l'Italia in piena dimostrazione di civiltà e umanità accoglie salvando vite e vite da morte certa mentre altri paesi pensano a muri e credono di risolvere voltando le spalle o uscendo da accordi comunitari precedenti. Peccato assistere ad una incapacità di condivisione e di predisposizione sempre più evidente ad ogni porta aperta.




San Camillo: malato terminale muore al pronto soccorso, il figlio scrive alla Lorenzin: “Nessuna dignità"

di Paolino Canzoneri

Roma – L'azienda ospedaliere San Camillo-Forlanini è stata teatro ancora una volta di un drammatico evento che ha suscitato indignazione e che non mancherà certamente di creare polemiche e scambi di accuse. Un malato terminale privato della benchè minima privacy se non un maglione appeso tra muro e paravento dietro il quale il padre del giornalista Patrizio Cairoli di Askanews malato terminale, ha atteso 56 ore di agonia privato di cure, senza essere sedato e sopratutto lontano dagli occhi del continuo via vai di parenti, dottori, infermieri e inservienti. Il San Camillo è una realtà fra le più grandi della capitale che conta all'attivo ben oltre 90mila visite e pazienti ma ad oggi manca una zona cosiddetta "fine vita" quale luogo decoroso che possa accogliere quei pazienti a cui non è più possibile trovare cura o rimedio. Il direttore dell'ospedale Luca Casertano ha commentato l'accaduto: "Un limite che stiamo cercando di affrontare. Abbiamo un settore più tranquillo e defilato, ma purtroppo non era disponibile. Si tratta di un'area, non dedicata o strutturata, ma purtroppo era occupata da un malato grave e da un altro 'fine vita. E' una questione complicata da comunicare. Si manda in un posto letto, magari di terapia intensiva, una persona che ha maggiore possibilità di giovarne piuttosto che una di cui so, con assoluta certezza, che non potrò salvare'". Il collega giornalista vittima e testimone anch'egli di questa tragedia personale ha mandato una missiva al ministro della Salute Beatrice Lorenzin reclamando il diritto sacrosanto di morte dignitosa da parte di tutti: "Abbiamo protestato e chiesto una stanza in reparto o in terapia intensiva, un posto più riparato. Ma non abbiamo ottenuto nulla. Allora sarebbe bastata una tenda, tra un letto e l'altro. Invece abbiamo dovuto insistere per ottenere un paravento, non di più, perché gli altri servono per garantire la privacy durante le visite'; una persona che sta morendo, invece, non ne ha diritto: ci hanno detto che eravamo persino fortunati. Così, ci siamo dovuti ingegnare: abbiamo preso un maglioncino e, con lo scotch, lo abbiamo tenuto sospeso tra il muro e il paravento; il resto della visuale lo abbiamo coperto con i nostri corpi, formando una barriera. Sarebbe dovuto morire a casa, soffrendo il meno possibile. È deceduto in un pronto soccorso, dove a dare dignità alla sua morte c'erano la sua famiglia, un maglioncino e lo scotch. L'indifferenza dei medici ma soprattutto per l'epilogo deprivato della necessaria umanità e riservatezza accanto anziani abbandonati, persone con problemi irrilevanti che parlavano e ridevano, vagabondi e tossicodipendenti". La ministra ha prontamente risposto d'esser colpita da quanto accaduto e di aver appurato la presenza di fatti gravi che dovranno essere chiariti tanto da disporre prontamente l'invio degli ispettori. Di pari avviso il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che si aspetta una relazione dettagliata dal generale dell'ospedale mentre la senatrice pentastellata Paola Taverna ha annunciato una interrogazione per venire a conoscenza del fatto. Sembra esserci la volontà di ampliare e creare spazi grazie ai fondi del Giubileo cosi da consentire la realizzazione di due aree con accesso indipendente ma resta tuttora incompresibile e inaccettabile quella sorta di "indifferenza causa impossibilità di cura" che ha relegato quella povera persona in un angolo apparentemente in disparte a patire dolore nell'attesa disperata del decesso. Una chiara mancanza di rispetto della dignità di chi non ha più speranza di guarigione. 




Boom di italiani che espatriano, 107mila in un solo anno. Sempre più giovani e del Nord

di Paolino Canzoneri

ROMA – La Fondazione Migrantes ha presentato oggi il consueto rapporto "Italiani nel mondo 2016". Considerando che nel 2015 il numero considerevole dei connazionali espatriati era di 107.529, si rileva invece un incremento del 6,2% degl iscritti all'anagrafe dei residenti all'estero "AIRE", percentuale riferita a 6.232 persone in più. L'età dei 39.410 giovani che scelgono di partire si aggira dai 18 ai 34 anni, una percentuale del 36,7% che sceglie in primis la Germania con 16.568 preferenze seguita dal nord Italia e precisamente Lombardia con 20.088 e il Veneto con 10.374. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella auspica in un messaggio a monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, che si possano creare sempre e presto quelle condizioni ideali e concrete che possano agevolare i giovani ovunque vadino: "Oggi il fenomeno degli italiani migranti ha caratteristiche e motivazioni diverse rispetto al passato. Riguarda fasce d'età e categorie sociali differenti. I flussi tuttavia non si sono fermati e, talvolta, rappresentano un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e delle esperienze. La mobilità dei giovani italiani verso altri Paesi dell'Europa e del mondo è una grande opportunità, che dobbiamo favorire, e anzi rendere sempre più proficua. Che le porte siano aperte è condizione di sviluppo, di cooperazione, di pace, di giustizia. Dobbiamo fare in modo che ci sia equilibrio e circolarità. I nostri giovani devono poter andare liberamente all'estero, così come devono poter tornare a lavorare in Italia, se lo desiderano, e riportare nella nostra società le conoscenze e le professionalità maturate". I dati rivelano che il 69,2% quasi 75mila persona ha scelto di trasferirsi all'etero in Europa. Il rapporto cita testualmente: "I giovani hanno una mobilità "in itinere", che può modificarsi continuamente perché non si basa su un progetto migratorio già determinato ma su continue e sempre nuove opportunità incontrate. Pur restando indiscutibilmente primaria l'origine meridionale dei flussi si sta progressivamente assistendo a un abbassamento dei valori percentuali del Sud a favore di quelli del Nord del Paese". Risultano infatti in netto calo le partenze per l'America meridionale ridotte a -14,9% in un anno, stabili quelle per l'America centro-settentrionale mentre 352 italiani hanno scelto le altre aree continentali. Dal rapporto si evince che i maschi espatriati si aggirano oltre i 60mila con una percentuale del 56.1%, i celibi e nubili al 60,2% mentre la fascia più rappresentativa degli Echo boomes ossia coloro che sono nati nei primi anni 80 e metà degli anni 90 si aggira intorno al 36,7% e andano avanti con l'età arriviamo ai 35-49enni al 25,8%. Per i minori le percentuali si attestano al 20,7% con 13.807 under 10 anni mentre mentre il 6,2% ha più di 65 anni (di questi 637 hanno più di 85 anni e 1.999 sono tra i 75 e gli 84 anni). Tutte le classi di età registrano un aumento di partenze rispetto al 2014 tranne gli over 65enni che si aggirano circa dai 7.205 a 6.572.




Google sforna uno degli smartphone più attesi: ecco a voi Pixel

di Paolino Canzoneri

USA – Un evento in pompa magna sancisce l'entrata imponente di un nuovo concorrente con cui Apple e Samsung dovranno fare i conti. Google ieri ha presentato il suo primo smartphone "intelligente e semplice" che apre la strada ad un futuro nuovo e ad una concezione futurista dell'uso di un apparecchio che, come recita un recente fillm di successo italiano, rappresenta la "scatola nera della nostra vita".  "Pixel" è il nome del nuovo smartphone, offerto in una gamma comprensiva di due versioni Pixel e Pixel XL con le misure da 5 a 5,5 pollici, dal prezzo di 650 dollari, una batteria che ne consente l'utilizzo fino a 7 ore di autonomia e una ricarica completa in 15 minuti alla presa di corrente. Potente il processore interno Snapdragon 821 Quad Core di Qualcomm con 4 bg di Ram fino a 128 gb di memoria. Le due versioni sono entrambe compatibili con visore VRDayDream View in integrazione con l'apparecchiatura per la realtà virtuale e i modelli sono presentati in tre colori grigio chiaro, scuro e rosso. Come per gli iPhone 7 l'utente potrà avere il controllo personale delle varie applicazioni decidendone liberamente l'uso, l'aggiornamento o la rimozione. Google rilancia dopo le tiepide vendite del modello Nexus proposto nel 2010, modello che era stato implementato da diversi costruttori come LG e Hiawei ma stavolta il marchio sarà proprio Google. La cosa che colpisce è che Pixel integra il suo motore di ricerca interno per la ricerca di informazioni e dispone di un ottimo assistente virtuale con i comandi vocali utilizzabili sia dall'apparecchio stesso che da casa disponendo l'apparecchio in un cilindretto colorato da salotto. Simile a "Echo" di Amazon l'assistente risponde alle domande in modalità conversazione con informazioni sul negozi, meteo, traffico, prenotazione ristoranti e altro e all'occorrenza si prefigura come ottimo "playlist" per avviare musica da Youtube, Spotify o da Google Play. Al mattino basterà salutarlo per le informazoni desiderate e oltre ad accendere la televisione, cambiare il canale desiderato, proiettare foto sul televisore sarà in grado di interagire con i dispositivi intelligenti della casa. L'intelligenza artificiale prende piede oramai sulle nostre abitudini e il futuro sembra sempre più vicino. Sundar Pichai l'amministratore delegato di Google, lo Chief Executive Officer, ha detto e predetto che i prossimi dieci anni vedranno sempre di più l'evolversi di una perfetta integrazione tra l'uomo e la tecnologia e c'è proprio da credergli.




Crescita, Padoan conferma l'1%. Renzi: "Vedremo chi ha ragione".

 

di Paolino Canzoneri

 

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi difende ancora a spada tratta il contenuto del documento di programmazione economico-finanziaria e dalle parole di Pier Carlo Padoan rivolte ai deputati e senatori delle commissioni di Bilancio traspare una sicurezza e una convinzione sulla crescita prevista per il prossimo anno, previsione che non aveva incontrato il plauso dei rappresentati di Bankitalia, Corte dei Conti e Ufficio parlamentare di Bilancio che aveva invalidato la previsione richiedendone una revisione. Il nostro ministro dell'Economia ostenta sicurezza: "Il PIL programmatico non è una scommessa. E' la stima dell'effetto che la manovra produce sul prodotto il governo conferma il suo quadro programmatico all'1% e lo fa sulla base della consapevolezza che questo risultato viene dalla valutazione dell'impatto delle misure della prossima manovra sul tasso di crescita. Ai previsori, compreso l'ufficio parlamentare di bilancio, mancano queste specifiche informazioni ma proprio per questo ci sono i margini per chiudere il gap" tra le diverse stime." Renzi stesso con una punta di ironia, in partenza per il Veneto rilascia poche decise parole: "Vado ad incontrare chi il Pil lo produce non chi lo analizza; come sempre ad ottobre gli esperti ci dicono che le nostre misure non hanno copertura e i numeri non tornano. Rispetto le loro tesi anche se ricordo che dicevano la stessa cosa per gli 80 euro, per la tassa sulla prima casa, per il Jobs Act e i suoi incentivi, per l'Irap costo del lavoro, per le tasse agricole, per il patent box e il superammortamento o per i soldi in più sulla scuola o sulla cultura. Abbiamo sempre trovato le coperture, smentendo le previsioni negative: continueremo a farlo. Il governo non fa nessuna scommessa ma un calcolo, pure prudente, della spinta al Pil che arriverà con la prossima manovra". L'obiettivo di crescita all'1% per il nostro ministro Padoan appare ambizioso ma realizzabile e, pur sempre disponibile al dialogo, sembra voler confermare la linea e le stime del prossimo quadro macroeconomico redatte appunto nel DEF che il premier difende dicendo inoltre: "Essendo previsioni vedremo tra un anno chi ha ragione, l'ultimo anno siamo stati più prudenti della realtà ed è andata meglio. La crescita è ripartita anche se al momento è come una macchina con il freno a mano ancora tirato". Ritocco al ribasso dal Fondo Monetario che attenua le stime ufficiali relativamente alla crescita a +0,9 per il 2017 e +0,8 del 2016 e per il peso del debito pubblico in ascesa per quest'anno al 133,2% e per il prossimo al 133,4%, differenza evidente rispetto i dati del DEF che prevedevano un debito al 132,8% per il 2016 in discesa a 132,5% per il 2017. Le privatizzazioni giocheranno un ruolo fondamentale e Padoan stesso asserisce: "Il Governo ha ferma intenzione di andare avanti dopo il rallentamento di questi mesi da imputare alla alta volatilità dei mercati ma la sostenibilità del debito rimane oggetto di massima attenzione. Questa ambizione è sostenuta in modo concreto da una manovra che dà un boost, una spinta alla crescita,  quindi quel tipo di impatto è realistico perché la manovra è costruita con la cura alla composizione che spesso è stata evocata tra gli altri dal Presidente della Bce, e che ieri è stata richiamata durante l'audizione di Banca d'Italia, quale elemento cruciale di una strategia sostenibile per la crescita". Nessuna sovrastima quindi per Padoan, e inoltre aggiunge che ci potranno essere: "Sorprese positive visto che tecnicamente siamo in una fase di bassi tassi e rischio deflazione e facciamo fatica a stimare i moltiplicatori, che sono quindi adottati in modo prudente. Inoltre nello stesso quadro disegnato dall'esecutivo non vengono calcolati gli effetti positivi dell'utilizzo dell'extradeficit per la messa in sicurezza del territorio sia dal rischio sismico sia da quello idrogeologico". Il capogruppo dei socialisti al Parlamento Europeo Gianni Pittella interviene dicendo: "non vedo come Bruxelles possa dire 'no' ad una deviazione di uno zerovirgola" per mettere in sicurezza il territorio, sarebbe assurdo".




Taranto, boom di tumori per chi abita vicino all'impianto. Emiliano impugna la legge salva ILVA

di Paolino Canzoneri

BARI – Dinanzi alla Corte Costituzionale, ieri la giunta regionale riunita in seduta straordinaria ha deliberato di impugnare la legge "salva ILVA" che aveva convertito l'ultimo decreto legislativo riguardo l'ILVA con la motivazione di "lesione del principio di leale collaborazione che dovrebbe ispirare l'operato del legislatore". Precisa l'ente inoltre: "l'esclusione di qualunque strumento collaborativo con la Regione rende palesemente incostituzionale la disposizione impugnata". Proprio ieri il presidente della regione Puglia Michele Emiliano aveva prospettato l'impugnazione visto il boom dei tumori e l'aumento delle mortalità e patologie causate dall'inquinamento di tutta l'area dove risiede dell'impianto siderurgico. Il numero dei decessi e delle patologie, dal documento di indagine presentato, evidenziava un picco preoccupante di ricoveri per gli abitanti nelle zone limitrofe dell'industria e conseguentemente a questo dato sconfortante va aggiunto che i dati più impressionanti riguardano putroppo i minori di età compresa tra 0 e 14 anni afflitti da patologie legate all'apparato respiratorio in aumento a seconda della stretta vicinanza all'impianto siderurgico: 24% per gli abitanti del quartiere Tamburi e 26% per i residenti nel quartiere Paolo VI.

La relazione causa-effetto delle emissioni inquinanti e il danno conseguete sanitario appaiono palesi dai risultati dell'indagine sull'epidermide condotta per valutare quanto le sostanze tossiche giochino un ruolo fatale nella salute dei residenti e alla luce dei risultati la giunta della Puglia ha difatto impugnato il decreto legge numero 151/2016. Lo studio è stato esguito nell'ambito delle attività del Centro Salute e Ambiente della RegionePuglia su campioni di 321.356 persone residenti dal primo gennaio 1998 e dal 31 dicembre 2010 nei comuni di Tatanto, Statte e Massafra, tutti soggetti seguiti fino a data di decesso o abbandono del luogo di residenza a cui erano stati attribuiti indicatori della esposizione a fonti di inquinamento delle polvere sottili e anidride solforosa Pm10 e So2 persistenti nell'area. I risultati degli importanti studi sono la prova di un valente sforzo collaborativo fra il dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, la ASL di Taranto, ARPA e ARES di Puglia.

La Regione Puglia inoltre asserisce che la legge "non prevede alcuna forma di coinvolgimento della Regione nelle modifiche alla procedura o alla integrazione al piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria o di altra autorizzazione per l'esercizio del siderurgico ILVA di Taranto, attuando cosi una discriminazione totalmente irragionevole". Di parere contrario all'impugnazione della legge il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti: "Le autorità sanitarie, che stanno già monitorando attentamente la situazione di Taranto, esamineranno con la massima attenzione anche i dati presentati a Bari. A Michele Emiliano ricordo che al centro del decreto legge c'è proprio la valutazione del piano ambientale come presupposto per il futuro di Ilva. C'è chi, come lui, lavora per lo sfascio e chi, come il governo, per tutelare insieme salute e occupazione". Il caso ILVA e la lotta fra la preservazione della struttura e suoi posti di lavoro e la sicurezza dei residenti appare ancora tristemente lontana da una reale soluzione.  




Il caos M5S: Muraro querela Renzi. Pizzarotti si libera del movimento e la Virgina Raggi trova i conti fuori posto

di Paolino Canzoneri

Maurizio Mannoni, storico conduttore di Linea Notte, un ottimo programma di approfondimento notizie dal mondo in onda in seconda serata nella TV di Stato, ironicamente ha introdotto l'ennesima notizia relativa al M5S come fosse un appuntamento fisso, una sorta di rubrica giornaliera del programma e torto non gli si può certo dare se pensiamo che il M5S ne combina una al giorno quasi ci fosse una intenzione dolosa di fare notizia sempre e comunque. L'amara realtà è che i problemi di incapacità nel risolvere i problemi relativi ad una sempre più confusa gestione dei poteri all'interno del movimento e una palese incapacità di creare un assetto governativi efficace e concreto al Campidoglio necessario per cominciare a risolvere i problemi della capitale, sembrano molto lontani dalla probabile riuscita. Un caos infinito aggravato dagli ultimi sviluppi che hanno visto l'assessora all'ambiente Paola Muraro querelare il presidente del Consiglio Matteo Renzi per la sua dichiarazione senza mezzi termini: "In fondo la svolta della Raggi è dare la gestione dei rifiuti a una donna collegata a Mafia capitale, a quelli che c’erano prima". La querela risulta estesa anche a tutti coloro che hanno fatto indebiti accostamenti con l'inchiesta di Mafia Capitale e l'avvocato dell'assessora Alessio Palladino ha immediatamente emesso un esposto spiegando le ragioni della sua assistita e giudicando la vicenda come una vera e propria azione diffamatoria e asserendo che la Murari è già a disposizione degli inquirenti per l'accusa di abuso d'ufficio insieme all'ex dirigente di AMA Giovanni Fiscon imputato nel processo di Mafia Capitale e reo d'aver firmato i contratti della Muraro con la municipalizzata nonchè d'averla scelta quale consulente giudiziario. Sembra inoltre che si siano spuntate delle telefonate agli atti dei PM aggiunti alle verifiche delgi atti sequestrati all'AMA che pongono sotto indagini anche Salvatore Buzzi e Massimo Carminati che configurano la Muraro quale vera e propria manager con deleghe alla gestione degli impianti di trattamento meccanico-biologico e dei tritovagliatori e favorendo le aziende dei rifiuti di Manlio Cerroni facendo in modo che gli impianti di AMA avessero un carico di lavoro minore e più lento e consentendo alle ditte private di occuparsi dello smaltimento del resto del carico. 

Una confusione e un giro di accuse in un caos da cui si è appena liberato il primo sindaco M5S di Parma che in un messaggio video dopo ben 144 giorni di sospensione dal Movimento a seguito della sua "illeggitimità" per aver aperto dei contatti a Alternativa Libera e ai Civatiani per una probabile e ipotetica alleanza necessaria e che forse avrebbe magari giovato alla città,

ha spiegato le sue motivazioni dell'uscita dal M5S che a detta sua non è più quello di una volta, non è più quel baluardo di trasparenza proclamato a viva voce in ogni comizio a porte aperte dove le dirette in streaming delle sedute di comune e di tutti quegli impegni e promesse per i cittadini potevano essere controllati nella rete da tutti ma che poi pian piano invece la porta si è chiusa sempre di più e la chiave custodita gelosamente da un Beppe Grillo autoproclamatosi dirigente del movimento. Con rammarico ma con un volto sereno di chi si è levato un macigno dallo stomaco: "Non sono cambiato io, o i nostri ideali, è cambiato il M5s. È mancata la coscienza critica, l'ho esercitata solo io, e quindi vengo visto come disturbatore. In tante parti d'Italia siamo stati consumati da arrivisti ignoranti che non sanno cosa vuol dire amministrare: vogliamo governare e poi non si dialoga con nessuno. Questo non vuol dire governare». 

E a poche ore di distanza a Roma Beppe Grillo ha incontrato Davide Casaleggio, il figlio del compianto fondatore del movimento per discutere insieme ai capigruppo alla Camera e Senato  Giulia Grillo e Luigi Gaetti del programma di governo M5S con i portavoce parlamentari. A testa alta e ostentando la solita sicurezza già vista troppe volte del "tutto va bene", discuteranno dei problemi che interessano i cittadini e che possono trasformare il Paese in una Italia pentastellata. Ovviamente a connessione spenta.

Nel corso di una conferenza nella sede muncipale della capitale, la sindaca Virginia Raggi ha rassicurato tutti circa il fatto che la recentissima attività di governo è stata dedicata alla quadra dei conti di Roma Capitale e che tutto non è stato trovato in ordine. Alla scoperta "dell'acqua calda" della sindaca ne è seguita una forsennata ricerca di tutte quelle economie di bilancio da rivedere dove è stato appurata una cattiva gestione e un costante spreco: "Oggi presentiamo una prima variazione importante al bilancio. Abbiamo trovato 9 milioni di euro che assegniamo all'assistenza sociale nei municipi. Da una verifica puntuale delle poste di bilancio abbiamo gia' individuato 11 milioni. Di questi 3.181 milioni andranno all'assistenza degli alunni disabili, mentre i restanti 6 all'assistenza sociale in generale come famiglie case riposo eccetera. Dal 6 ottobre prenderà il via il Sostegno per inclusione attiva, SIA, per il sostegno alle famiglie in condizione economiche disagiate. Ci siamo trovati a gestire una situazione particolare perché la carta acquisti sperimentale non era partita a Roma. I 7 milioni stanziati dal governo per Roma Capitale saranno usati per un progetto di aiuto al reinserimento in società".




Ennesimo retro front di Matteo Renzi. Questa volta il ponte: "Non è una priorità"

di Paolino Canzoneri

Quando un presidente del Consiglio tira fuori il “jolly” del ponte, sembra proprio dare l'impressione di essere arrivato “alla frutta”. Sembra davvero che tutte le cartucce a disposizione per cercare disperatamente di recuperare consensi caduti a strapiombo siano proprio finite. La sensazione amara è che dietro a quei sorrisini, a quella camminata spavalda “alla Obama” e a quella sfrontata presunzione d'aver capito e saputo sempre fare la cosa giusta, si nasconda un politico insediatosi senza voto plebiscitario che finalmente ha compreso quanto gli italiani non siano più disposti a sopportare quelle che il grande maestro della comicità italiana Totò chiamava “fetecchie” e suo malgrado se ne accorge sempre di più per fischi e contestazioni che oramai lo accompagnano quasi in ogni luogo dove si rechi per impegni istituzionali che lo portano a contatti sempre più difficili con le categorie di lavoratori e cittadini come alla Versiliana dove il pubblico gli ha urlato del “Pinocchio” fino a Treviso dove il nostro Presidente ha rischiato grosso con insulti, cartelli offensivi e lanci di arance di fronte Palazzo Rinaldi durante un “tentativo spensierato” di una passeggiata serena ed innocua a seguito di un incontro con imprenditori locali. Questo percorso la dice lunga sulla caduta di consensi e a due mesi dal referendum l'aria è stanca, il suo volto ostenta meno sicurezza e il colore è quello di un uomo che sente spianata la strada verso una uscita poco dignitosa come è stata quella di Silvio Berlusconi, del governo dei “Tecnici” e del successivo debole e fragile Letta. Serve un espediente, serve qualcosa che possa ridare fiducia agli italiani..serve il Ponte! Questo avrà pensato Matteo Renzi che fra i suoi difetti rientra pure quello del non riflettere prima di parlare ma putroppo non fa i conti con tutta una serie di motivazioni plausibili per cui il ponte diventa un ridicolo espediente tirato fuori per scopi propagandistici e tremendamente lontani da possiblità oggettive di realizzazione. Per la sua realizzazione in quella specifica locazione geografica la struttura stessa non può avvalersi di un pilone centrale a sostegno del ponte che deve essere invece sorretto esclusivamente dai due piloni su terraferma cioè a Messina e a Villa San Giovanni in Calabria che per queste ragioni devono essere profondissimi ed enormi con un impatto ambientale non propriamente di basso conto. Gran parte della Sicilia orientale e parte della Calabria sono zone sismiche e costruire un ponte sospeso in quel corridoio di mare è palesemente un azzardo e la storia di questo paese dovrebbe averci insegnato quanto sia saggio ed importante evitare le cosiddette “tragedie annunciate” come quella del Vajont dell'ottobre del 1963 dove perdemmo il paese di Longarone e tutti i suoi abitanti per la persistente e malsana idea di costruire una diga fra due montagne fradici e umide a ridosso del paese. Un affare come quello del ponte rappresenterebbe un enorme pericolo fiscale e un affare colossale che richiamerebbe sugli attenti tutta la peggior schiera di mafie varie che si vedrebbero offrire una tentazione irresistibile a cui certamente non saprebbero rinunciare e a cui sarebbe impossibile effettuarne un controllo costante e sicuro. E la cosa che rabbrividisce di più i siciliani e i calabri è l'ipotesi sciagurata di tracce visibili di progetti interrotti abbandonati che lasciano alla pubblica gogna panorami incantevoli di mare rovinati dalla visione di  pezzi di piloni nel mare a perenne ricordo e vergogna dell'incapacità italiana di sapere sempre portare a termine le grandi opere. Una impossibilità che siamo costretti a pagare ma che preserverà e manterrà tutta quella forza lavoro relativa ai traghetti e imbarcazioni di trasporto merci che giornalmente percorre quel lembo di mare da costa a costa. Altro che tratta di alta velocità Napoli -Palermo che il nostro premier in un impeto vigoroso di ottimismo credeva di piazzare come una tele vendita dei tempi delle prime TV private; per quel tipo di spot Berlusconi è sempre stato insuperabile e di un altro pianeta. Sarà che a qualcuno attorno a Renzi sarà scapatto un sorrisino o magari qualche fedele portaborse consigliere sia proprio scoppiato a ridere girandosi magari per non farsi vedere, ma sta di fatto che di li a poche ore dopo dai microfoni di Radio Popolare, Renzi, ancora una volta è tornato sui suoi passi dicendo: ”Il Ponte sullo Stretto non è una priorità. L'ho sempre detto. Dopo di che il dire di "no" perché l'ha detto Berlusconi mi fa scappare un sorriso. Per me prima vengono la banda larga, l'edilizia scolastica, la Salerno Reggio Calabria, le ferrovie in Sicilia, i viadotti in Sicilia, tutti gli interventi sul dissesto idrogeologico. Quando si è chiuso questo pacchetto mi dovete spiegare perché un collegamento che permette di avere l'alta velocità da Napoli a Palermo non si possa fare, un'opera che costa 3 miliardi di euro, e invece si possa fare il tunnel del Brennero, la Torino-Lione”. Ma qui a ridere sono gli italiani, ma è una risata sempre più amara e sempre più vicina a una smorfia di dolore per un disinteresse e una distanza dai cittadini che nessun ponte potrà riunire. 

 




Dopo l'accusa all'ex Miss Universo, spunta Trump in un video di Playboy

di Paolino Canzoneri

New York (USA) – La corsa frenetica alla presidenza della Casa Bianca per il prossimo presidente degli Stati Uniti comporta la faticosa e meticolosa ricerca da parte dei contendenti degli scheletri nell'armadio e di qualsiasi cosa che possa screditarne il competitor rendendolo debole e poco credibile agli occhi della comunità americana che dovrà scegliere il futuro presidente americano.

Il candidato repubblicano Donal Trump, scagliatosi recentemente a colpi di tweet contro l'ex miss universo venezuelana Alicia Machado denunciando l'esistenza di un suo coinvolgimento in un video hard al momento non ancora appurato: "Clinton l'imbrogliona forse ha aiutato la disgustosa Alicia Machado (andatevi a vedere i suoi video porno) ad ottenere la cittadinanza americana per poterla usare nel dibattito?" a cui è seguita una risposta della Machado: "Tutto questo per intimidirmi, umiliarmi ancora, e per distogliere l'attenzione dai suoi veri problemi e dalla sua incapacità di far finta di essere il leader di questo grande Paese". Solo pochi giorni dopo Trump si è visto invece contraccambiare il colpo grazie alla scoperta da parte del famoso sito di informazione americana Buzzfeed di un classico video firmato da Playboy dal titolo "Playboy Video Centerfold 2000" che mostra le solite famose e formose conigliette molto scollate e poco vestite ma in un certo punto si vede il tycoon Trump che stappa una bottiglia di champagne in una lussuosa limousine. Playboy è un marchio famoso relativo ad una famosa rivista di nudo di modelle e anche di video commercializzati nel web ma sempre del genere soft erotic con una trama prevalente che mostra le conigliette alla ricerca della "playmate" dell'anno in ogni città d'America e nel video risalente al 2000 scovato dal sito americano presso un rivenditore a Buffalo, si può proprio assistere ad un cameo in cui Trump pronuncia una breve battuta: "La bellezza è bellezza, stiamo a vedere cosa succede a New York". Comprensibile come il detto "chi la fa l'aspetti" giochi un ruolo primario in questa storia risibile ma che alza i toni di uno scontro già molto forte. Il video è stato pubblicato a poche ore dagli attacchi di Trump alla ex miss universo offesa pubblicamente sulla condizione fisica attualmente più "in carne" rispetto a quando vinse il concorso di bellezza del 1996, concorso sponsorizzato da Trump stesso e successivamente difesa dalla candidata democratica Hilary Clinton durante un dibattito in cui prese le difese della Machado descrivendola vittima di maschilismo e bullismo. Donal Trump non è mai stato e forse non sarà mai una persona compìta nel suo modo di parlare ed appare troppo spesso di cattivo gusto e aggressivo e in fin dei conti sono tutte cadute di stile a favore della candidata democratica che ha cosi modo di poter dimostrare quando Trump sia una persona piena di pregiudizi spregevoli.




Zapponeta, il comune più indebitato d'Europa. A scuola con la Panda del sindaco

di Paolino Canzoneri

Zapponeta (Foggia) – Spendig review a parte, la maggior parte dei Comuni d'Italia specie quelli molto piccoli a bassa densità di popolazione soffre di enormi debiti e carenze di capitali che non permettono l'acquisto anche di quei beni e strumenti necessari per la gestione ottimale civile e urbana. Esistono per fortuna esempi positivi come nel comune di Zapponeta nel foggiano di appena 3.400 abitanti e sprovvisto di fondi per l'acquisto dello scuolabus dove le istituzioni per assolvere a queste carenze, si danno fare in prima persona. Il neo sindaco da appena tre mesi Vincenzo D'Aloisio di prima mattina si improvvisa autista e con la sua vettura, una Panda, prende quattro bambini dalle loro case e li accompagna a scuola per poi recarsi puntualmente alle 8.30 al suo posto di lavoro al Comune. Questo nobilissimo gesto consente ai genitori degli alunni di poter andare a lavoro nei campi sin dalle prime luci del mattino e offre uno spunto di riflessione su come il nostro paese stia attraversando un periodo difficile e molto lontano dai proclami ottimisti dei politici al governo che quasi ogni santo giorno sparano cifre e sondaggi sempre positivi cercando di portare avanti una "propaganda" mirata al mantenimento delle solite e comode poltrone. Un piccolo grande gesto che consente una consolazione in un paese che da oltre 4 anni non è in grado di garantire i pagamenti utenze pubbliche e che ha dichiarato il suo dissesto sin dal 2012 a causa degli enormi debiti accumulati. Un sindaco 47enne agronomo e agricoltore sposato e padre di due fanciulle di 12 e 15 anni, che è riuscito a far convivere schieramenti insofferenti come Forza Italia con il M5S in una sorta di paradossale "compromesso storico" nella via comune della sopravvivenza forzata vista la cifra pazzesca di indebitamento più alta d'Europa di circa 17 milioni di euro di cui 10 milioni sono un mutuo da capogiro con rata annuale di 700mila euro a fronte di un bilancio che assicura appena 2 milioni di euro alle casse del Comune. D'Aloisio dal canto paga un conto durissimo causato dalle gestioni precedenti condotte in modo incompetente. Basti pensare agli ex sindaci come Savino Di Noia, prima comunista e poi passato a PD, che dal 1982 fino al 2001 lasciò un avanzo di cassa di 300 milioni di lire; il maresciallo dei Carabinieri Francesco D'Aluisio che nella vicina Margherita di Savoia sempre in divisa pure al municipio, in 10 anni lasciò anch'egli una voragine di 7 milioni  ed altri debiti successivi da successive cariche per 1.3 milioni le cui denunce alla magistratura penale e contabile passarono in sordina. Commenta il sindaco D'Aloisio sopreso dei riflettori dei media su questa vicenda: "Non capisco perchè questa storia stia facendo così tanto scalpore: questa è la normalità, questo è un piccolo paese, ci conosciamo tutti, cerchiamo di fare il possibile per risolvere le cose. Il pulmino è una goccia nel mare di problemi che abbiamo. La Regione Puglia ha stanziato un contributo per l'acquisto dello scuolabus ma le casse del Comune sono talmente vuote che non è possibile neppure coprire la restante somma necessaria per l'acquisto del mezzo. Con i pochi soldi che abbiamo, riusciamo a garantire solo illuminazione, riscaldamento pubblico e servizio di raccolta rifiuti. I genitori degli alunni che accompagno a scuola sono agricoltori e vanno presto a lavorare nei campi: non possono accompagnare i figli e gli altri si sacrificano, chiedono aiuto a parenti oppure, purtroppo, non mandano i figli a scuola. Ho utilizzato la mia Panda per sopperire alla mancanza delle istituzioni, ma sinceramente mi è sembrata una cosa normale. Noi viviamo di normalità: cosa voglio dire? Che se non c'è lo scuolabus in qualche modo si deve fare: a me non pesa andare a prendere questi bambini e accompagnarli a scuola e alle 8.30 sono in Comune. Certo, noi vorremmo un miracolo: vorremmo risolvere i nostri problemi finanziari e, perchè no, finalmente acquistare un pulmino. In attesa del 'miracolo', però, bisogna darsi da fare e noi non ci tiriamo indietro. Il 6 giugno siamo stati eletti e un paio di giorni dopo con mogli e fidanzate ci siamo armati di secchi e di scope e abbiamo pulito tutto il Municipio. E' tutto normale di cosa vi meravigliate?".