Corea, venti di guerra: raffica di missili anti-nave, l'ultima follia di Kim

 

Reazione


NORD COREA – RedPyongyang ha lanciato una raffica di missili (probabilmente missili da crociera terra aria) al largo della costa orientale, nella zona di Wonsan. Lo confermano gli stati maggiori riuniti della Corea del Sud. I missili a corto raggio hanno viaggiato per 200 chilometri prima di precipitare in mare. Il ministro degli esteri giapponese Fumio Kishida ha precisato che il nuovo lancio non ha avuto alcuna conseguenza per la sicurezza nazionale e che i missili non hanno raggiunto la sua zona economica esclusiva. Tokio tuttavia "rimarrà in stato di elevata allerta, raccogliendo informazioni e analisi sul lancio e coordinandosi con i paesi interessati come gli Stati Uniti e la Corea del Sud", ha aggiunto. E' il quarto lancio di missili, dalla Corea del Nord, in meno di cinque settimane. Dopo l'ultimo lancio di missili, la Cina lancia un appello a tutte le parti coinvolte perché "facciano sforzi positivi volti a garantire la stabilità nella regione" della penisola coreana. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato risoluzioni molto chiare in materia di uso di tecnologia missilistica balistica, ha quindi ricordato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, durante un briefing a Pechino.azione




Non solo Blue Whale, tutti i 'giochi del suicidio' degli ultimi 20 anni

 

di Marco Staffiero

 
Benvenuti nell'era del caos. Gli antichi, già milleni fa l'avevano descritta come il Kali yuga (l'età oscura). La violenza inaudita verso tutto e tutti  è il fenomeno più evidente della nostra società e dei nostri tempi. Non possiamo fare finta di niente. Dai continui attacchi terroristici, alle violenze sui bambini, sulle donne, sugli animali a nuove forme di autolesione giovanile. Un dramma che ha radici lontane. L'ultima folle "moda", chiamata Blue Whale, la macabra sfida autolesionistica condotta via web non è infatti né il primo né l'unico caso di 'gioco dell'orrore'. Fenomeni simili, ovvero 'giochi' composti da sfide che portano spesso al suicidio, esistevano infatti anche prima dei social network. "Choking game”, “blackout game" o “scarf game”. Sono questi alcuni dei nomi che comparivano in un articolo del Washington Post di quasi 10 anni fa.
 
Era infatti il febbraio del 2008 quando il quotidiano statunitense parlava di "almeno 82 giovani morti nello "choking game” a partire dal 1995". Il gioco – letteralmente "gioco del soffocamento" – consiste nello strangolare se stesso o qualcun altro usando le mani o una corda, in modo da raggiungere il più velocemente possibile uno "stato di euforia". "Quasi il 96 per cento dei giovani è morto mentre si trovava da solo, e il 93 per cento dei genitori ha detto di non essere a conoscenza del macabro gioco di cui erano vittime i loro figli" . Queste le parole di Robert L. Tobin del National Centre for Injury Prevention and Control degli Stati Uniti, riportate al tempo sul Washington Post.
 
"L'età più a rischio va dai 6 ai 19 anni, con una media di 13, e ad essere coinvolti sono soprattutto maschi." Molti tratti in comune con il 'Blue Whale', quindi. Un mix di euforia ed eccitazione incomprensibili le cui vittime sono ragazzi giovanissimi. "Giochi simili sono stati probabilmente praticati per generazioni" – aggiungeva il ricercatore americano. Tant'è che, seppure riportati ufficialmente dai media dal 1995, dall'articolo emergeva il sospetto che alcuni casi potessero risalire addirittura agli anni '70. "Quel che è nuovo è che vengono praticati in solitudine e i metodi usati aumentano i fattori di rischio e la probabilità di morire". In una società dell'orrore prevale il senso di morte e di sconfitta. In una società dell'amore, dell'equilibrio, della centralità e del rispetto prevale la gioia di vivere. Educhiamo i nostri figli ai Valori, dedichiamo del tempo prezioso a loro. Non lasciamoli da soli in questo triste mondo.



La salute รจ un lusso, sono 12 milioni gli italiani che rinunciano alle cure

 

Aumenta la spesa sanitaria privata degli italiani, che sale a 35,2 miliardi, e si espande l'area della 'sanità negata' con 12,2 milioni di persone che nell'ultimo anno hanno rinunciato o rinviato prestazioni sanitarie (1,2 milioni in più rispetto all’anno precedente, pari a un incremento del 10,9%). E' quanto emerge dal Rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute sulla sanità pubblica, privata e integrativa presentato oggi a Roma al 'Welfare Day 2017'. Un rapporto che fotografa una situazione in cui i Sistemi sanitari locali sono sempre più divaricati, e le opportunità di cura per i cittadini sempre più differenziate.
 
Alla presentazione sono intervenuti, tra gli altri, Roberto Favaretto e Marco Vecchietti, rispettivamente presidente e consigliere delegato di Rbm Assicurazione Salute, Giuseppe De Rita e Francesco Maietta, rispettivamente presidente e responsabile dell’Area politiche sociali del Censis. Il Rapporto mette in evidenza come ci si trovi di fronte a un boom della spesa sanitaria privata, che porta a un gorgo di difficoltà e disuguaglianze crescenti che risucchiano milioni di persone. La spesa è aumentata del 4,2% in termini reali nel periodo 2013-2016 (un aumento maggiore della spesa totale delle famiglie per i consumi, pari a +3,4% nello stesso periodo) e sono 13 milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno sperimentato difficoltà economiche e una riduzione del tenore di vita per far fronte a spese sanitarie di tasca propria. Circa 7,8 milioni hanno dovuto utilizzare tutti i propri risparmi o indebitarsi con parenti, amici o con le banche, e 1,8 milioni sono entrati nell’area della povertà.
 
"Più di un italiano su quattro non sa come far fronte alle spese necessarie per curarsi e subisce danni economici per pagare di tasca propria le spese sanitarie – sottolinea Marco Vecchietti, consigliere delegato di Rbm Assicurazione Salute – intanto la stessa spesa sanitaria privata, che oggi pesa per circa 580 euro pro-capite, nei prossimi dieci anni è destinata a raggiungere la somma di 1.000 euro pro-capite, per evitare il crack finanziario e assistenziale del Ssn". Una possibile soluzione? "Occorre puntare su un modello di Assicurazione sociale integrativa alla francese – osserva Vecchietti – istituzionalizzato ed esteso a tutti i cittadini, che garantirebbe finanziamenti aggiuntivi per oltre 21 miliardi di euro all’anno, attraverso i quali integrare il Fondo sanitario nazionale. Dobbiamo prendere atto che oggi abbiamo un universalismo sanitario di facciata, fonte di diseguaglianze sociali, a cui va affiancato un secondo pilastro sanitario integrativo per rendere il nostro Ssn più sostenibile, più equo e veramente inclusivo".
 
Il Rapporto Censis-Rbm rileva che tra i cittadini che hanno dovuto affrontare spese sanitarie private, hanno incontrato difficoltà economiche il 74,5% delle persone a basso reddito e il 15,6% delle persone benestanti. Difficoltà per il 51,4% delle famiglie con al proprio interno una persona non autosufficiente, che hanno affrontato spese sanitarie di tasca propria. Più si invecchia, più si deve mettere mano al portafoglio per pagarsi le cure: considerando 100 la spesa sanitaria privata pro-capite degli italiani, per un anziano si arriva a 146. La Corte dei Conti segnala un record di contrazione della spesa sanitaria pubblica italiana, con un valore pro-capite ridotto dell'1,1% all’anno in termini reali dal 2009 al 2015. Nello stesso periodo in Francia è aumentata dello 0,8% all’anno e in Germania del 2% annuo. L’incidenza rispetto al Pil della spesa sanitaria pubblica italiana è pari al 6,8%, in Francia si sale all’8,6% e in Germania si arriva al 9,4%.
 
In sintesi – sentenzia il Rapporto – meno risorse pubbliche per la sanità rispetto al passato e rispetto agli altri Paesi. Attese per prestazioni sanitarie nel servizio pubblico troppo lunghe e che spesso richiedono l'esborso del ticket. E' questa la ragione principale per cui tanti italiani vanno nel privato e pagano a tariffa intera, e le attese rilevate dal Rapporto sono impietose: per una mammografia si attendono in media 122 giorni (60 in più rispetto al 2014) e nel Mezzogiorno si arriva a 142 giorni. Per una colonscopia si attendono in media 93 giorni (+6 giorni rispetto al 2014), ma al Centro di giorni ce ne vogliono 109. Per una risonanza magnetica ci vogliono in media 80 giorni (+6 giorni rispetto al 2014), 111 giorni al sud. Per una visita cardiologica l’attesa media è di 67 giorni (+8 giorni rispetto al 2014), 79 giorni al Centro. Per una visita ginecologica si attendono in media 47 giorni (+8 giorni rispetto al 2014), ma ne servono 72 al Centro. Per una visita ortopedica 66 giorni (+18 giorni rispetto al 2014), con un picco di 77 giorni al Sud.



Concerto di Vasco Rossi, massima allerta dopo Manchester

 

Mantenere elevato il livello di attenzione e di vigilanza, attraverso misure di sicurezza a protezione degli obiettivi e luoghi ritenuti più a rischio. E' quanto si legge in una nota del Viminale, al termine della riunione straordinaria del Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo (C.A.S.A.) tenutasi all'indomani dell'attacco di Londra. Alla luce degli ultimi attentati terroristici e di quanto successo sabato notte a Torino, i vertici delle forze di polizia e dei servizi di intelligence italiani si stanno organizzando per garantire la massima sicurezza dei cittadini soprattutto in occasione dei grandi eventi musicali in programma per l'estate 2017. I fari sono puntati, in particolare, sul concerto di Vasco Rossi al Modena Park del prossimo 1 luglio per il quale sono attesi 220 mila spettatori.
 
L'evento che ha segnato un nuovo record mondiale per biglietti venduti sarà infatti blindato a causa delle imponenti misure di sicurezza che verranno adottate a partire dal 29 giugno, giorno in cui si terrà la prova generale in presenza di "un numero definito di membri del fan club". "Il parco verrà messo in sicurezza nelle sue parti più rilevanti", si legge sul sito del Comune di Modena, che ha introdotto un divieto di circolazione temporaneo nelle zone limitrofe all'area del concerto. In particolare, l'area concerto a partire dalle ore 19.00 del 30 giugno fino alle ore 07.00 di domenica 2 luglio sarà raggiungibile esclusivamente a piedi dai soli spettatori muniti del biglietto del concerto.
 
Verrà divisa in due cerchi, la zona blu e la zona rossa, e agli ingressi verranno effettuati controlli e perquisizioni. "Sicuramente", avvertono gli organizzatori dell'evento, "non potranno essere portati all'interno dell'area del concerto oggetti potenzialmente pericolosi per la propria ed altrui incolumità", come bastoni per selfie, ombrelli, bombolette spray, caschi, armi, catene e utensili. Tra le misure di sicurezza previste invece, si legge in un comunicato pubblicato sulla pagina Facebook di Vasco Rossi, si citano barriere jersey di protezione che delimiteranno le aree off limits, 55 telecamere con riconoscimento facciale a 1 km che vigileranno h24 a 360° e 5500 addetti alla sicurezza già turnizzati da fine maggio al 1 luglio, quando saranno 1200 dislocati nei punti nevralgici. Il Comune, infine, raccomanda ai cittadini di "fare la spesa o gli acquisti" e di "organizzare eventuali spostamenti per esigenze familiari nei giorni precedenti il concerto" e "di parcheggiate l'auto in garage o in cortile, in modo da mantenere le strade più libere".



Lecce, direttrice delle Poste si sente male durante una rapina: i banditi la soccorrono

 

LECCE – La direttrice della filiale di Poste Italiane di viale Grassi a Castrì di Lecce ha avuto un malore quando si è trovata di fronte tre rapinatori armati e con il volto coperto, che erano penetrati nella notte nei locali dell'ufficio. I banditi l'hanno però rassicurata, dicendole che non volevano farle del male e che erano interessati solo a impadronirsi quanto prima dei soldi. L'hanno perfino accompagnata in bagno facendole bere un bicchiere d'acqua in modo che potesse riprendersi. Poi, subito dopo essersi assicurati il bottino, circa 60mila euro, sono fuggiti a bordo di una autovettura uscendo dallo stesso foro dal quale erano entrati. La direttrice, assieme a un impiegato, è giunta intorno alle 8 nell'ufficio: i due si apprestavano a compiere le operazioni preliminari prima dell'apertura al pubblico, prevista solitamente per le 8:30. A un certo punto, sono spuntati i tre rapinatori armati con il volto coperto da passamontagna e con i guanti. Il malore della direttrice non li ha scomposti più di tanto: si sono dimostrati freddi e preparati. Sull'episodio indagano i carabinieri della compagnia di Lecce e del Comando provinciale: si conta sull'esame dei filmati dei circuiti di videosorveglianza, anche se non sarà semplice visto che hanno agito a volto coperto.




Riciclaggio, sequestrati beni per 1 milione di euro a Gianfranco Fini


ROMA – I finanzieri del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico) hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di circa 1 milione di euro, emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma nei confronti dell’ex presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini. "Il provvedimento cautelare reale – fa sapere il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata della guardia di finanza – segue altro sequestro preventivo già eseguito nei confronti di Giancarlo, Sergio ed Elisabetta Tulliani, in relazione a plurimi reati, tra cui episodi di riciclaggio e autoriciclaggio commessi in concorso con Gianfranco Fini. Si tratta di reati emersi nell'ambito di una più ampia attività d'indagine che ha già portato all'esecuzione, in data 13 dicembre 2016, di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Francesco Corallo, Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani e Amedeo Laboccetta, in quanto facenti parte di un'associazione a delinquere aggravata, a carattere transnazionale, dedita ai reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, promossa e diretta da Francesco Corallo". I finanzieri spiegano inoltre che "è stata data anche esecuzione a un decreto di sequestro per equivalente di beni per un valore complessivo pari a 215 milioni di euro".

Secondo i finanzieri è emerso "un circuito economico fraudolento posto in essere dai sodali i quali si adoperavano, attraverso la costituzione di numerose società offshore, a trasferire, dall'Italia verso numerosi Paesi europei ed extraeuropei, somme di denaro oggetto di peculato, e sottratte alla pretesa impositiva erariale". "I proventi illeciti conseguiti dall'associazione capeggiata da Francesco Corallo – secondo quanto riferisce la guardia di finanza – sono stati utilizzati per attività economiche, finanziarie, ed acquisizioni immobiliari, tra cui l'acquisto dell'appartamento ceduto da Alleanza Nazionale alle società offshore Printemps e Timara, riconducibili a Giancarlo e Elisabetta Tulliani". Da quanto emerso dalle indagini dei finanzieri questo "negozio giuridico, realizzato alle condizioni concordate con Francesco Corallo ed i Tulliani, è stato deciso da Gianfranco Fini nella piena consapevolezza di tali condizioni".

Secondo quanto ricostruiscono i finanzieri, inoltre, è emerso come "i membri della famiglia Tulliani dal 2008 abbiano ricevuto, per il tramite di società offshore riconducibili a Francesco Corallo, oltre sette milioni di euro, trasferiti su conti personali e su conti di società a loro direttamente o indirettamente riconducibili". Già a febbraio il gip aveva emesso un "decreto di sequestro per equivalente relativo a beni immobili, mobili e conti correnti, della famiglia Tulliani, per un valore di oltre 7 milioni di euro". Da ulteriori indagini, spiega la guardia di finanza, è emerso come "Gianfranco Fini sia stato artefice dei rapporti che si sono instaurati tra Francesco Corallo e i membri della famiglia Tulliani, rapporti in forza dei quali costoro hanno ricevuto dal primo le cospicue somme di denaro menzionate, in assenza di qualsiasi causale logica, ovvero in presenza di causali non collegabili a reali prestazioni effettuate". Proprio sulla base di queste nuove indagini, è stato emesso il decreto di sequestro preventivo eseguito nei suoi confronti.




Minori: ogni anno in Europa 50mila segnalazioni di scomparsa

 

Sono oltre 50mila ogni anno, in tutta Europa, le segnalazioni di minori scomparsi che giungono al numero unico europeo per i minori scomparsi 116.000. Una ogni due minuti. Lo rende noto Missing Children Europe, la federazione europea per i "Bambini Scomparsi e Sfruttati Sessualmente" che rappresenta 33 organizzazioni non governative attive in 24 Paesi dell'Ue, in occasione della Giornata Internazionale dei Bambini scomparsi, che si celebra oggi. Il tema dei minori scomparsi in Europa è diffuso. Le segnalazioni dei casi trattati dalla hotline riguardano casi di "fuga" (57%), seguita da rapimento (23%). Spesso i minori scappano dai centri d'accoglienza, diventando però vittime di abuso e sfruttamento sessuale. Nel 2016 i casi effettivamente gestiti dalle hotline 116.000 di 23 Paesi Ue sono stati 5.742, un trend in crescita rispetto al 2015. In Italia, secondo quanto rende noto Telefono Azzurro che gestisce nel nostro Paese il numero 116.000, dal 2009 ad oggi la linea telefonica dedicata ha accolto 1.816 nuove segnalazioni di scomparsa, ritrovamenti, avvistamenti e aggiornamenti su casi di minorenni scomparsi. In particolare, le segnalazioni relative ai nuovi casi di scomparsa sono state 1.037. Nell'ultimo biennio, segnala Telefono Azzurro, il Servizio 116 000 in Italia ha registrato un esponenziale incremento delle segnalazioni di allontanamento dai centri di accoglienza da parte dei minori stranieri non accompagnati. Dal 1 Gennaio al 31 Marzo 2017, il 79,63% dei casi gestiti dalla hotline di Telefono Azzurro ha riguardato casi di fuga o scomparsa di minori stranieri soli, dei quali le tracce rimangono quasi sempre perse. Solo nel primo trimestre del 2107 sono arrivate 87 segnalazioni di scomparsa, oltre la metà di tutto il 2016. La maggior parte dei minori coinvolti in situazioni di scomparsa e segnalati alla hotline è di genere maschile (56,60%), mentre la fascia d'età più coinvolta riguarda i ragazzi che hanno un'età compresa tra quindici e diciotto anni (51,92%).



Dalla vivisezione al traffico di cuccioli, la Lav compie 40 anni

 

di Marco Staffiero

 
Era il 28 maggio 1977 nove donne e uomini in una stanza in via dei Portoghesi 18 a Roma, grazie a un ciclostile di seconda mano i volontari della Lav iniziarono a fare volantinaggi, a mostrare foto della violenza sugli animali e con dei tavolini 'da pittore' a raccogliere firme, sull’onda del clamore suscitato dal libro “Imperatrice Nuda” di Hans Ruesch. Iniziava così un lungo percorso fatto di denunce e manifestazioni per ostacolare la violenza sugli animali. Dalla vivisezione alle pellicce, dai circhi agli zoo. E ancora: dalla caccia al traffico di cuccioli, fino a scelte sempre più condivise come la moda animal free e la scelta veg. Sono solo alcune delle tante battaglie della Lav, la Lega antivivisezione, che quest'anno compie 40 anni di storia e azioni sempre dalla parte degli animali.
 
Il traguardo delle 40 candeline sarà il tema centrale del Congresso nazionale Lav, in programma a Roma (Palazzo Santa Chiara) dal 9 all'11 giugno. "Con pochi mezzi ma con un grande sogno di equità e giustizia per tutte le specie, i primi attivisti Lav sono stati dei veri pionieri in tema di diritti degli animali" afferma la Lav. La prima proposta di legge d’iniziativa popolare per l’abolizione della vivisezione raccoglie 270mila firme di sostegno e viene depositata in Parlamento nel 1978. Nel 1993 l'associazione ottiene la prima legge al mondo che consente l'obiezione di coscienza alla vivisezione per studenti universitari e ricercatori (Legge 413/93). Ma c'è anche la lunga battaglia europea (2013) per mettere fine ai test cosmetici sugli animali e la condanna in due gradi di giudizio per i vertici dell’allevamento di beagle Green Hill. E poi gli importanti effetti restrittivi in tema di sperimentazione animale introdotti dal decreto Legislativo n.26/2014, grazie al quale le fabbriche di cuccioli come "Green Hill" non sono più legali in Italia, come la protezione e le vittorie per scimpanzè, gorilla e macachi.
 
"La nostra battaglia antivivisezionista in questi anni – commenta la Lav – ha segnato una chiara impronta culturale e politica, ma si potrà fare di più e meglio favorendo in ogni ambito i modelli sostitutivi di ricerca, come abbiamo iniziato a fare con l’Università di Pisa, di Bologna e l’Istituto Tumori di Genova: il presente e il futuro della ricerca scientifica è senza animali”. Ai “40 anni di LAV” sarà dedicata una mostra che ripercorrerà le tante battaglie dell’associazione ma il calendario del Congresso nazionale è ricco di eventi: dallo show cooking con lo chef Simone Salvini (9 giugno ore 11-12) e la chef blogger Stella Vegan (10 giugno ore 13), allo spettacolo teatrale “AnimaAnimale" con l'attrice Daniela Poggi (9 giugno ore 21). E' prevista per sabato 10 giugno (ore 21) invece la proiezione del film “Lion Ark” sugli animali nei circhi. Il meeting proseguirà domenica 11 giugno con gli adempimenti congressuali: l’illustrazione e la votazione del bilancio consuntivo 2016, la presentazione e il voto del Documento di Programmazione delle attività 2018 e di alcune modifiche statutarie.



Fiumicino: blitz di Legambiente contro il nuovo Terminal e la Quarta pista dell'Aeroporto

 

Redazione


FIUMICINO (RM) – Sotto silenzio, e mentre Alitalia si stava avvitando in una drammatica crisi, e' cominciata la procedura di approvazione del “Master plan 2030” dell’Aeroporto di Fiumicino che prevede la realizzazione di un nuovo Terminal e una quarta pista al posto di aree agricole, alberi e corsi d’acqua. La proposta, che ha cominciato l’iter di Valutazione di Impatto Ambientale, interesserebbe un area enorme ricompresa nella Riserva Naturale Statale del Litorale Romano e determinerebbe una incredibile occupazione di suoli con piste di asfalto e edifici, un nuovo svincolo autostradale di accesso, oltre che un notevole impatto acustico e atmosferico per un ampio territorio tra Fiumicino, Fregene, Maccarese. Quasi 500 gli ettari che verrebbero asfaltati e cementificati all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, oggi agricoli e oltretutto con vincoli paesaggistici e archeologici.
 
"E’ davvero incredibile che solo quattro mesi fa all’inaugurazione del nuovo Terminal E di Fiumicino, di fronte al Presidente del Consiglio Gentiloni, i Manager dell’Aeroporto si vantassero di aver realizzato un intervento senza consumo di suolo. Stavolta senza proclami hanno presentato un progetto che stravolgerebbe un area grande 6 volte Villa Borghese – ha commentato Edoardo Zanchini Vicepresidente nazionale di Legambiente – Inoltre, come messo in evidenza dal comitato Fuoripista, che si batte contro il progetto, non si comprendono neanche le motivazioni trasportistiche della proposta. Il progetto prevede la realizzazione di una quarta pista parallela e attaccata alla terza, e quindi di difficile utilizzo contemporaneo. Inoltre prevede di realizzare un enorme nuovo terminal nella Zona Nord. La ragione della fretta sta forse nella volontà di evitare che un progetto di questa dimensione sia sottoposto al Dibattito Pubblico previsto dal Codice degli Appalti e che tra poche settimane sarà definito da un Decreto del Ministero delle Infrastrutture”. 
 
Diversi studi tecnici hanno dimostrato infatti che è possibile perfino raddoppiare i passeggeri trasportati a Fiumicino – attualmente sono 40 milioni l’anno -, con un utilizzo diverso delle piste e potenziando i terminal esistenti con nuovi spazi e connessioni. Ma proprio il fatto che un intervento di questo tipo costerebbe molto meno, e non occuperebbe nuovi suoli, è la ragione per cui non interessa, secondo Legambiente, a chi gestisce l’Aeroporto e vuole guadagnare dai cantieri e garantirsi una lunga gestione degli introiti aeroportuali con progetti mastodontici quanto inutili. Oltretutto, sottolineano gli ambientalisti del cigno verde, è da sottolineare che sia a Fiumicino che a Ciampino i cittadini soffrono il superamento dei limiti di inquinamento acustico senza vedere mitigazioni e compensazioni ambientali. E l’Enac, che dovrebbe controllare queste situazioni, è sempre dalla parte di chi gestisce gli aeroporti. 
 
"Non e' ammissibile che un progetto di questa dimensione e impatto, venga presentato senza alcun confronto con il territorio, soprattutto perché esistono altre soluzioni possibili per l’Aeroporto che avrebbero un impatto molto minore. Per queste ragioni e contro la prepotenza di chi gestisce l’Aeroporto di Fiumicino e di chi dovrebbe controllare i gestori ma sembra invece difenderne gli interessi – dichiara Roberto Scacchi Presidente di Legambiente Lazio – ci appelliamo al Presidente della Regione Nicola Zingaretti e ai Sindaci di Roma Virginia Raggi e di Fiumicino Esterino Montino, perche' fermino la procedura di Via di questo progetto devastante. Quello di cui siamo sicuri è che, insieme ai cittadini, alle associazioni e ai comitati del territorio, siamo pronti a una dura battaglia nell'interesse generale e dell’ambiente, per difendere una porzione di altissimo pregio del Lazio, che rischia di dissolversi sotto una colata di asfalto”.



Cina, primo taglio rating da oltre 25 anni

 

Redazione

 

Moody's taglia per la prima volta dal 1989, ad 'A1' da 'Aa3', il rating della Cina, a causa dei timori sul rallentamento della crescita economica e sull'aumento del debito governativo proiettato verso il 40% del Pil per il 2018. L'agenzia di valutazione, in una nota, ha comunicato di aver anche modificato l'outlook da 'negativo' a 'stabile'. La decisione chiude un lungo periodo segnato da una crescita impetuosa e dall'uscita dalla soglia di povertà per oltre 600 milioni di persone. Il downgrade di oggi corrisponde al primo cambio di giudizio (verso l'alto o verso il basso) sul Dragone espresso negli ultimi sette anni da una delle 'Big three' agenzie di rating internazionale: S&P's, Moody's e Fitch. La questione è se S&P's deciderà di seguire Moody's, avendo emesso l'outlook negativo su Pechino a febbraio 2016, ponendo le basi per il possibile downgrade. Attualmente, il giudizio di S&P's è un gradino superiore a quelli di Moody's e Fitch. Il taglio del rating sulla Cina, da Aa3 ad A1 annunciato oggi da Moody's, è basato su un approccio "pro-ciclico" dei giudizi "non appropriato": è la risposta del ministero delle Finanze, affidata a un comunicato, sulla prima "bocciatura" in oltre 25 anni. I punti esaminati "sovrastimano le difficoltà dell'economia cinese e sottostimano le capacità della Cina di rafforzare le riforme strutturali sul lato dell'offerta e di espandere la domanda nel suo complesso".




Pomezia, incendio Eco X: la Commissione Ambiente indaga su passaggi amministrativi

 

Redazione

 
L’incendio della Eco X di Pomezia è tornato al centro di un’audizione alla Pisana. Ad essere ascoltati dalla sesta commissione del Consiglio regionale, competente in materia di ambiente, l’assessore regionale Mauro Buschini, il direttore di Arpa Lazio Marco Lupo, il direttore della Asl Roma 6 Narciso Mostarda, la dirigente dell’Area Ciclo integrato dei rifiuti della Regione Lazio, Flaminia Tosini, e il sindaco di Pomezia Fabio Fucci. Al termine dei lavori è stata presentata una proposta di risoluzione, destinata però a essere discussa e affinata in una prossima seduta. L’atto di indirizzo nei confronti della Giunta punterà a sollecitare controlli preventivi sugli impianti di stoccaggio o trattamento dei rifiuti del Lazio. Nel corso dell’audizione, chiesta dalla minoranza, è stato offerto ai consiglieri un quadro sull’inquinamento, sui monitoraggi ancora in corso, sulle autorizzazioni e sui controlli. Annunciato durante i lavori di oggi che anche l’ottava commissione consiliare si occuperà degli effetti dell’incendio sulle attività produttive. Il “caso Eco X” era stato già al centro, l’11 maggio scorso, di una seduta della commissione consiliare speciale sulle infiltrazioni mafiose e sulla criminalità organizzata, nel corso della quale Fucci aveva parlato – come pure questa mattina – di natura dolosa dell’incendio.
 
L’Arpa Lazio ha riferito di aver subito installato campionatori a ridosso dell’area del disastro, aver analizzato i dati della rete di monitoraggio – integrata di ulteriori filtri oltre a quelli per le polveri sottili (pm10) e un’unità mobile ad Albano – e di aver sviluppato una simulazione per individuare le aree di eventuale ricaduta degli inquinanti. Nella commissione alla Pisana si è parlato delle rilevazioni nei pressi dell’incendio – con picchi di pm10, diossine e pcb nei primi due o tre giorni, come già illustrato da Lupo in un’analoga audizione in Senato – delle rassicurazioni circa altre zone della regione e delle analisi in corso, da parte di Asl e Istituto zooprofilattico sperimentale, sull’assenza di amianto nell’aria, su vegetali a foglia larga e sulla presenza di inquinanti nella zootecnia. Ma anche delle precauzioni per la salute adottate nell'immediato dalla Asl Rm 6. Illustrate anche le misure di contenimento del rischio e di bonifica messe in atto dal sindaco Fucci, che ha annunciato anche uno stanziamento della Città metropolitana di 100 mila euro per le scuola superiori. È emerso, nel complesso, che non va sottovalutato quanto accaduto, che i controlli devono continuare ma che comunque – ha affermato Lupo – “non è la Chernobyl del Lazio”.
 
Durante l’audizione è emersa la necessità di fare chiarezza su alcuni intricati passaggi amministrativi, in particolare su quelli dell’esistenza o meno della certificazione antincendio, sulla esigibilità della polizza e sui tempi e sulle modalità della bonifica. Tre gli atti amministrativi sui quali si è concentrato il dibattito. Un’autorizzazione del 2010, accompagnata da 34 prescrizioni, la cui vigilanza – secondo gli uffici regionali – spetterebbe alla Provincia. Poi una voltura nel 2014 dell’impianto dalla Eco X alla Ecoservizi per l’ambiente, con passaggio anche della polizza assicurativa e, infine, nel 2015 una variante circa la tipologia dei rifiuti trattati. La ditta, infatti, ha ottenuto di esser autorizzata a lavorare materiali non pericolosi, come carta e plastica, al posto di una pari quantità di pericolosi.